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Marco D'Ottavi
Il bello dell’Europa League 2019 vol. 5
30 nov 2018
30 nov 2018
I momenti più meritocratici dalla competizione più meritocratica.
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Marco D'Ottavi
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Foto di Dean Mouhtaropoulos/Getty Images
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Conosci la tua squadra di Europa League: AEK Larnaca

Fino al XVIII secolo, arrivando dal mare, navigando verso l’isola di Cipro a sud, si poteva intravedere uno strano castello. Un castello basso che si estendeva in orizzontale e non in altezza; un castello di pietra portoghese, con dietro una torre bassa. Solo a giudicare dallo stile architettonico, sarebbe stato difficile capire in quale parte del mondo ci si trovava, ma guardando le mappe si sapeva che quello era il piccolo porto di Larnaca. O meglio: quello che oggi chiamiamo Larnaca ma a quel tempo si chiamava Scala di Saline. Scala era l’antico nome di Larnaca ma non l’unico. Come tutte le altre località con una sottile storia politica ma con una grossa storia commerciale si portava dietro tanti nomi diversi, che prendevano la forma della visione del mondo di chi li pronunciava: Porto delle Salines, Rada delle Saline, Ponta delle Saline, Punta delle Salino, Golfo delle Saline, Port Salines, Selines, Salines, Le Seline, Le Salline, Saline, Salin, Salinas, Arnicho di Salinas, Port of Lazarus, Lazare [o], Marine, Marina, Commercio. È solo nel XIX secolo che Larnaca prende a chiamarsi Larnaca, dal greco Larnax, una parola dai significati vaghi e il cui senso è, in sostanza, “sarcofago”. Sarebbe un tributo naturale a una zona dove, proprio in quegli anni, gli archeologi trovano più di 3000 tombe. Eppure Larnaca ha una storia che scava negli abissi nella nostra cultura mediterranea. Un primo insediamento urbano sarebbe stato fondato dai greci nel XIV secolo, che è stato in seguito abitato dai fenici. Larnaca era soprattutto la capitale del Regno di Kition, ed è conosciuta per la campagna militare dell’ammiraglio Kimon, che a Larnaca morì eroicamente mentre cercava di difendere la città. Kimon era uno dei militari più celebri della storia greca, noto soprattutto per la battaglia del fiume Eurymedon, quando sconfisse la flotta persiana. Quando morì invito i suoi generali a tenere segreto il suo decesso, per non dare vantaggi ai nemici: «Kimon, vittorioso anche nella morte» è il motto con cui vi si riferisce. Il profilo di Kimon compare anche sullo stemma del glorioso AEK Larnaca, una delle due squadre della città, di sicuro la più famosa, se non altro perché sta giocando l’Europa League. Nonostante l’AEK Larnaca non giochi un campionato particolarmente competitivo come quello cipriota, non è mai riuscita a vincere un titolo nazionale. Peggio: l’AEK Larnaca ha la sindrome del secondo posto, ricoperto per tre anni consecutivi. Se l’AEK è riuscito a qualificarsi per l’Europa League è perché ha vinto la Coppa di Cipro lo scorso anno, per la seconda volta nella sua storia. Se volete emozionarvi, ecco il video del successo. https://www.youtube.com/watch?v=Q10JFsKfotc La rosa dell’AEK Larnaca sembra essere stata costruita con un ordine puramente casuale. Oltre ai ciprioti, ci sono molti spagnoli - perché la proprietà del club è spagnola, due macedoni - un ivoriano, un francese, un greco, un olandese, un argentino e un brasiliano. Quanti di loro sono buoni giocatori è impossibile da stabilire. Fatto sta che oggi l’AEK Larnaca è già fuori dall’Europa League. La sua partecipazione resterà alla storia in negativo, per il brutto episodio della partita di preliminari contro lo Sturm Graz, quando il guardalinee venne colpito da una lattina. Le squadre che dobbiamo prepararci a salutareAEK Larnaca Cipro è un brutto posto. Ad esempio è uno dei posti meno regolamentati per la caccia agli uccelli, e per questo Franzen lo odia. Però si può odiare veramente una squadra con le saline, il lungomare con le palme e una squadra con uno stemma di un generale greco? No. Ludogorets

Addio Razgraad, città oscura, città che hai ispirato uno dei progetti di elettronica sperimentale più interessanti d’Italia. Ci rivediamo il prossimo anno, come ogni anno. Spartak Trnava Basta un solo dato a descrivere il prestigio dello Spartak Trnava: è l’unica società slovacca - insieme allo Zilina - a non essere mai retrocessa in seconda categoria. Zbohom, Trnava! Rosenborg

Salutiamo la squadra della sublime città di Trondheim, che però può consolarsi con 68790esimo campionato nazionale vinto. In questo articolo trovate un report antropologico sulla sua tifoseria. Anderlecht Non smetterà mai di mancarci una squadra che può schierare nel suo centrocampo un uomo chiamato Knowledge. FC Vorskla Del Vorskla Plotava ci mancherà soprattutto il suo logo, il miglior compromesso possibile tra un immaginario medievale fatto di frecce e stelle e il rigore grafico sovietico. Insomma, l’Ucraina. Qarabag In nessun altro posto al mondo forse troverete cavalli di buon carattere e veloci come quelli della steppa azera. I cavalli preferiti dell’esercito persiano e ottomano. Dudelange Sono fin troppi i motivi per cui ci mancherà il Dudelange. Diciamo che l’immagine della loro sede attaccata a Royal Kebab rimarrà indelebile nella nostra memoria. Apollon Limassol In mezzo a questa massa di pippe, l’Apollon Limassol ha dimostrato di meritare l’Europa League. Lo ha dimostrato con un rendimento casalingo pazzesco, confermato dalla vittoria di ieri contro la Lazio. È stato solo il sorteggio a fregarli. Olympique Marsiglia Dalla finale dell’anno scorso al misero punto di quest’anno, fino alla partita con l’Eintracht condita da due autogol spettacolari. Il punto più basso della storia d’amore tra l’OM e l’Europa League. Akhisar Belediyespor Una cosa importante dell’Europa League sono le goleade, e l’Akhisar ne portava in dotazione pareccchie. Ci mancherà anche il panino con le polpette. PAOK Mi dispiace ma del Paok Salonicco non ci mancherà niente. FK Jablonec Lo sapevate che, letteralmente, Jablonec significa “città dei meli”? <3 Power Ranking dei numeri maglia dei giovani dell’Arsenal Complice un passaggio del turno già archiviato e un derby con il Tottenham in arrivo, Unai Emery ha dato spazio ad una folta batteria di giovani gunners nella trasferta di Europa League contro il Vorskla. Il problema principale per un giovane che si affaccia in prima squadra è la scelta del numero: i numeri più classici e quelli più amati sono già presi, per cui non resta che pescare dal mucchio dei numeri rimasti e sperare di non scegliere un numero direttamente collegato ad un gerarca nazista. Di seguito mettiamo in classifica le scelte dei giocatori dell’Arsenal.

Emile Smith-Rowe - 55: È la somma dei numeri da 1 a 10, rappresenta il tipo di giocatore totale che vuole diventare Smith-Rowe, primo 2000 a segnare per l’Arsenal. Charlie Gilmour - 43: Grande appassionato di Seconda Guerra Mondiale, ritiene il 1943 l’anno fondamentale per le sorti dell’Europa che oggi conosciamo. Joseph Willock - 59: sono le sterline che aveva in tasca quando si è trasferito da Waltham Forest alla foresteria dell’Arsenal, distante una trentina di chilometri. Zech Medley - 47: delle feste di Natale passate a Napoli ricorda soprattutto le risate quando a tombola qualcuno urlava “morto che parla”. Edward Nketiah - 49: Il verbo “adorare” è usato 49 volte nel Vecchio Testamento ed il verbo “crocifiggere”, 49 volte nel Nuovo Testamento. Bukayo Saka - 87: nato nel 1999, vorrebbe però essere nato nel 1987 per vivere la stagione delle boy-band e delle infinite partite a Snake. L’azione più Europa League della storia dell’Europa League https://twitter.com/FootbaII_HQ/status/1068279222936973313 Ieri agli sgoccioli di uno spettacolare Standard Liegi - Siviglia è andata in scena una delle azioni più surreali della storia del calcio, e quindi una delle più rappresentative dello spirito dell’Europa League, la coppa che più di tutte ci mette di fronte all’inerzia del mondo fisico. Al fatto che le cose non sembrano fatte per un fine e quindi fluttuano nell’universo in maniera nauseante. Ecco una lista di dettagli incredibili e nauseanti di quest’azione: - L’aria da sonnambulo di Kjaer mentre corre verso il pallone. Il difensore corricchia verso la palla e non si accorge che il suo portiere gli sta andando incontro. - Lo sguardo assente di Kjaer mentre segue con gli occhi la palla che sbatte sul palo. - I continui cambi di direzione dell’azione, avanti-indietro-avanti-indietro, che la fanno somigliare a una puntata di Willy il Coyote e Beep Beep. - Dovreste seguire Kjaer tutta l’azione, tenere lo sguardo su di lui, sembra un uomo ubriaco di Europa League. - Il lavoro di fino di Sa, che mette a sedere il portiere e vuole mettere ordine, fare un lavoro fatto bene. - Poi arriva Djenepo da dietro che si è già immaginato tutto - “adesso arrivo e la metto forte di piatto sotto la traversa” - ma prende l’incrocio dei pali. La palla tocca la riga e viene risputata in alto, dove Vaclik la va a raccogliere. Chi sa solo di Europa League non sa niente di Europa League, edizione speciale Dudelange 91 Diciassette sono i minuti in cui il Dudelange 91 si è trovato in vantaggio a San Siro, la Scala del Calcio. Una situazione che il Milan è riuscito a riportare alla normalità, ma che non può non rimanere un piccolo momento prezioso nella storia non proprio blasonata del calcio lussemburghese. Una storia che abbiamo già celebrato più volte nella nostra rubrica, nata proprio per celebrare piccoli regni con grandi capitali e che quindi dovreste conoscere a menadito, se siete dei lettori appassionati. Scopriamolo!

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1. In quale di queste squadre ha giocato Dominik Stolz prima di trafiggere Reina con un mezzo collo esterno liftatissimo? a)Spielverein Seligenporten b) Arminia Bielefeld c) Stade Dudelange 2. Cosa viene conservato di tanto prezioso in Lussemburgo? a) Il Sacro Graal b) La cassaforte di CR7 c) La Magna Charta Libertatum 3.Lo stadio del Dudelange, lo Stade Jos Nosbaum, ospita occasionalmente le partite di un’altra squadra, quale? a) Le Dudelange Rugby Club - rugby b) Dudelange Red Sappers - baseball c) Èchecs Dudelange - scacchi 4. Il drammatico portiere Bonnefoi ha un passato italiano: in quale squadra ha giocato? a) Juventus b) Carpi c) Lodigiani 5. Per cosa era conosciuto John Grun, uno dei più lussemburghesi più famosi della storia? a) Era considerato l’uomo più forte del mondo tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. b) Ha inventato gli occhiali da vista con sopra le lenti da sole. c) È stato il primo essere umano ad aprire una birra con i denti. Risposte: 1. Spielverein Seligenporten. Società calcistica tedesca con sede a Pyrbaum. Fa parte di una polisportiva nata il 23 luglio 1949 e attiva anche nella pallamano, Ju-Jitsu, equitazione, danza e altre attività ricreative. 2. La cassaforte di CR7. Conservata in Rue de Bonnevoie, dove ha sede la Crs Holding Sarl società controllata al 100% da Cristiano Ronaldo. 3. Dudelange Red Sappers. Al centro del suo logo si incrociano una mazza da baseball e un piccone. 4. Juventus. Arrivato come giovane speranza nel 2001, non riuscirà mai a debuttare con la maglia bianconera, tuttavia può fregiarsi di due Scudetti, 2001-2002, 2002-2003, e una Supercoppa Italiana, 2002. 5. John Grun era considerato l’uomo più forte del mondo. Conosciuto come l'Ercole del Lussemburgo, le sue specialità erano lacerare mazzi di carte e ferri da cavallo, rompere un blocco di pietra sul suo petto con un martello e fermare una macchina in movimento. 7 stelle che possono competere con quella dello Slavia Praga È impossibile guardare una normale giornata di Europa League senza rimanere totalmente stregati dalla gigantesca stella rossa sulle maglie dello Slavia Praga. La stella dello Slavia Praga senza infischiarsene del senso della misura e dell’armonia, si staglia sulla maglia chiassosa e pacchiana. Così tanto da fare il giro e diventare meravigliosa. Guardatela: sopra spunta un’altra stella, quella dei titoli nazionali vinti, e il confronto tra la prima e la seconda stella è ridicolo.

La stella è di per sé un logo bellissimo, e ho scelto altre 10 stelle che potrebbero competere per bellezza e assurdità con la gigantesca stella dello Slavia Praga. La Stella del Partito comunista francese

Che recentemente ha redisegnato il logo del partito. La Stella del Red Star di Parigi

La squadra fondata da Jules Rimet a fine ‘800 ed oggi di proprietà di VICE (!). La Stella Rossa di Belgrado

Ovviamente. La Stella dei Partigiani

Senza neanche starlo a dire. La Stella di Naboombo

In Pomi d’Ottone e Manici di Scopa Re Leonida porta al collo il talismano che la Signora in Giallo bramava da morire. È un talismano a stella molto bello. La Stella del logo dei Clash

Bellissima specie su un parka verde militare. La Stella di Betlemme

Un classico, specie sotto natale. La storia luminosa e istruttiva di Ari Il calciatore più buono del mondo gioca in Europa League con la maglia del Krasnodar. Si chiama Ariclenes da Silva Ferreira, ma tutti lo chiamano Ari. Ieri con un pallonetto ha segnato il gol vittoria per la sua squadra, blindando la qualificazione. Ma questo è niente in confronto alle sue qualità umane. Guardate ad esempio quanto sta bene in posa insieme ad un cuore gigante, una sua foto altrettanto grande e una bambina.

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Un post condiviso da Ари (@ari_gol1000) in data: Nov 21, 2018 at 9:51 PST

A undici anni Ari faceva il venditore ambulante di frutta in Brasile, sognando di giocare a pallone. Come nelle migliori storie carioca è stato scoperto mentre giocava sulla spiaggia. Pochi mesi fa, a 33 anni, è stato convocato dalla nazionale Russa esordendo contro la Germania dopo non essere riuscito ad avere il passaporto in tempo per partecipare al Mondiale. Ari è il primo calciatore di colore a giocare per la Russia, un paese in cui l’integrazione non è semplice e passa anche da gente come lui. Sposato con una russa, Ari è stato varie volte in Piazza Rossa, in prima fila durante la parata per il “Victory Day”. Due anni fa, insieme a Farfan, ha salvato una donna incinta da un’auto che stava andando a fuoco: «ricordo un incidente pazzesco, tante fiamme, io che mi precipito fuori dall’auto per soccorrere i feriti. Un’esperienza davvero incredibile». Nel tempo libero colleziona capelli con il suo logo A9, ha ricevuto offerte da Cina e Arabia Saudita, ma lui spera di restare perché «questa è la mia seconda casa». La storia triste e non istruttiva di David Faupala Ieri David Faupala ha segnato un incredibile rete in rovesciata contro la Lazio ed è stato il momento più alto di una carriera amara nonostante gli appena 21 anni. Dopo aver cominciato nelle giovanili del Lens Faupala è stato reclutato dallo scouting di una delle migliori squadre d’Europa: il Manchester City. Dopo due anni nell’academy ha finalmente esordito in prima squadra in FA Cup, nel Chelsea - Manchester City più squilibrato di sempre. https://www.youtube.com/watch?v=BV_9UHF4GXk In un City zeppo di riserve, Faupala alla prima palla toccata dribbla Cahill e Ivanovic e arriva al tiro. Poi segna il suo primo gol tra i professionisti mettendo in rete un rinvio sbagliato di Azpilicueta. Due anni prima Faupala aveva guadagnato le prime pagine per i motivi sbagliati. Mentre militava nel Lens, aveva scritto su twitter che il pareggio del Lille gli era costato 800 euro. Oggi Faupala è letteralmente ai margini del calcio, confinato a giocare a Cipro, un posto con così poca fantasia da aver messo la forma della propria isola sulla bandiera. Non gioca molto neanche nell’Apollon Limassol: quella di ieri era appena la sua seconda partita stagionale. Quanto fa freddo a Krasnodar Alle 11:59 di oggi a Krasnodar fanno già 0 gradi, il cielo è coperto e l’umidità uno sembra poterla toccare mentre passeggia per Via Krasnaya, la via rossa. Quanto freddo doveva fare quindi la sera prima mentre la squadra della città superava di misura l’Akhisar Belediyespor? Freddo che devono mettere dei maxi schermi per imitare i fuochi di artificio che altrimenti si congelerebbero in aria

Freddo da sciarpa gigante a quadri di diverse tonalità del marrone e del grigio

Freddo da paura che ti cadano le orecchie

Freddo da pezzi di ghiaccio che cascano dalla porta

Oggi vi facciamo scoprire il talento di Tobias Heintz (grazie) C’è un centrocampista offensiva norvegese di 20 anni che indossa la 10, è molto forte e non è Martin Odeegaard. Si chiama Tobias Heintz, è alto appena un metro e 73 e gioca nel Sarpsborg. Nel 4-4-2 del suo club gioca esterno a sinistra, dove cioè venivano messi i giocatori di talento negli anni ‘90, quando non si usciva mai dal dogma del modulo sacchiano. Ma Heintz da lì ama accentrarsi e spesso lanciare lungo verso la parte opposta del campo. http://www.giphy.com/gifs/2gR9zk4BOit0PW9nnd È un rifinitore classico: ogni volta che ha il pallone guarda davanti a sé per cercare una verticalizzazione o un passaggio che tagli in due la difesa avversaria. Ha un’ottima sensibilità sul piede destro, che usa anche per tirare delle punizioni pericolose tanto da destra quanto da sinistra. È un giocatore che crea molto, e ieri contro il Besiktas - in una partita sfortunata per il Sarpsborg - ha messo insieme un gol e un assist (oltre a 2 dribbling e 1 passaggio chiave). Nel primo gol fa una verticalizzazione di prima, di interno, per il taglio in profondità della punta, che sta scritta nei manuali del numero 10. Il secondo lo segna tirando all’improvviso da una zona x del campo, di collo-esterno; la parabola è un po’ alta e Karius stava pensando ai suoi problemi (lo capisco). Quindi niente, se pensavate che in Norvegia non nascessero talenti - a parte strani troll della foresta come Solskjaer e Tore Andre Flo - dovete ricredervi. Mi spiace. L’esultanza di Simic: un brutto momento per il calcio Ieri c’è stato un momento in cui il Dudelange era in vantaggio contro il Milan per 2 a 1, poi i rossoneri hanno avuto la dignità di segnare 4 gol in pochissimo tempo. Dopo uno di questi gol, Stefan Simic, autore di un colpo di testa deviato in rete, invece di esultare ed esplodere di gioia per il primo gol con la maglia di un club glorioso come il Milan (che poi sarebbe stato un autogol), è andato a imbruttire a Clement Couturier, che lo aveva marcato in maniera un po’ irregolare e nonostante questo chiedeva il fallo all’arbitro. http://www.giphy.com/gifs/4KECif4ySNViD8jVoL Simic ha 23 anni e ieri era al suo esordio con il Milan. Ha giocato in contesti difficili come Crotone o Mouscron, giocando comunque poco. Diciamo che ieri avrebbe potuto prendersi il suo momento di felicità, e invece ha preferito arrabbiarsi moltissimo con Clement Couturier, che si può definire un calciatore professionista davvero a malapena. Couturier che l’anno scorso giocava nel Les Herbiers, la squadra della favola della Coppa di Francia, e che quest’anno si è trasferito in Lussemburgo «Non per una questione economica, è troppo bello giocare in Europa. Non avrei mai pensato di giocare in posti come il Kosovo». C’è qualcosa che tradisce di più lo spirito dell’Europa League e del calcio in generale? Cosa c’è che non va in questa foto?

Scriveteci la risposta in privato, qua e qua. Giocatore più Europa League: Jeremain LensQuanto ci abbiamo creduto: 7Quanto è stato realmente forte: 5Quanto è caduto in disgrazia: 8Quanto sembra depresso: 5 Cosa possiamo dire di un giocatore che trova il suo riscatto sull’erba sintetica dello stadio si Sarpsborg? Fino a ieri Jeremain Lens giaceva prono nei meandri più oscuri del nostro inconscio, accavallato con tutte le ali veloci e inconsistenti prodotte dall’Olanda negli ultimi 10 anni. Lens non ci aveva neanche provato ad issarsi sopra i vari Elia, Afellay e Babel (oggi suo compagno al Besiktas). La sua storia parte piana, avvicinandosi ai canoni del talento olandese: esordio tra i professionisti con la maglia dell’AZ Alkmaar, una buona stagione che ne sancisce l’esplosione e l’acquisto da parte del PSV. Qui iniziano le incongruenze: dopo aver giocato con l’U21 dell’Olanda, Lens decide di accettare la chiamata del Suriname, suo paese di origine, pensando di non avere speranze con l’arancione, il che la dice abbastanza lunga su Jeremain Lens. Per sua fortuna (o sfortuna, punti di vista) la partita che gioca contro la Guyana nella Parbo Bier Cup, non viene riconosciuta dalla FIFA. Questo gli permette di essere ancora eleggibile quando dopo la finale Mondiale del 2010 l’Olanda decide di iniziare il suo declino. Ad appena 23 anni si ritrova ad essere titolare di PSV e nel giro della nazionale olandese, ma quella che sembra una rampa di lancio verso le stelle, lo porta invece - non si sa bene come - a finire in Ucraina, dove si trasforma rapidamente in un giocatore Europa League. Nel giro di 4 anni veste le maglie di Dinamo Kiev, Sunderland, Fenerbahce e Besiktas. https://twitter.com/BesiktasTalk/status/1067094432598683649 In Turchia Lens sembra aver trovato la pace. Divide il campo con Wagner Love e Babel, su Instagram posta foto dei suoi figli e del cane. Gol più Europa League: Luiz Gustavo https://twitter.com/SkySport/status/1068406778273165312 Virilità: 0Assurdità: 10Anti-epicità: 10Paura della morte: 10 Dobbiamo sinceramente ringraziare Luiz Gustavo e Pelè, dopotutto abbiamo creato questa “rubrica nella rubrica” proprio pensando a momenti così surreali all’interno di partite così surreali. Un autogol che incarna perfettamente il rapido ed inesorabile declino del Marsiglia di Rudi Garcia, squadra che l’anno scorso ci aveva fatto palpitare il cuore fino alla finale e di cui rimangono in piedi solo dei ruderi traballanti. Un autogol che raggiunge un bel punteggio pieno anche grazie a Pelé (il portiere del Marsiglia, non l’attaccante brasiliano e neanche il trequartista africano) che legge malissimo lo sviluppo dell’azione e invece di offrire uno scarico al centro della porta rimane defilato a destra, provando poi un recupero lento e impacciato, che viene quasi da credere che abbia voluto prendere quel gol per accelerare l’inevitabile corsa verso la fine terrena. Insomma se l’autogol di per sè è comico e deprimente al tempo stesso, una rappresentazione calcistica della frase “tutti devono morire”, ciò che lo rende davvero Europa League è la reazione di Luiz Gustavo (sempre più simile a Little Richard) che guardando al cielo sembra dover soffocare una risata. Un autogol che ha spinto il centrocampista brasiliano a guardare in faccia la morte, ma non è dopotutto questo il primo passo verso la risurrezione? La partita di Fabregas Ieri Fabregas ha giocato la sua terza partita stagionale dal primo minuto, tutte in Europa League, l’unica competizione in cui Sarri si concede di allargare le rotazioni. Dopo la partita Fabregas ha parlato del suo futuro: «Sono felice allo Stamford Bridge, ma è normale che ogni giocatore vorrebbe giocare di più più. Non ho ancora parlato con nessuno, ma ovviamente

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