Conosci la tua squadra di Europa League: AEK Larnaca
Fino al XVIII secolo, arrivando dal mare, navigando verso l’isola di Cipro a sud, si poteva intravedere uno strano castello. Un castello basso che si estendeva in orizzontale e non in altezza; un castello di pietra portoghese, con dietro una torre bassa. Solo a giudicare dallo stile architettonico, sarebbe stato difficile capire in quale parte del mondo ci si trovava, ma guardando le mappe si sapeva che quello era il piccolo porto di Larnaca. O meglio: quello che oggi chiamiamo Larnaca ma a quel tempo si chiamava Scala di Saline.
Scala era l’antico nome di Larnaca ma non l’unico. Come tutte le altre località con una sottile storia politica ma con una grossa storia commerciale si portava dietro tanti nomi diversi, che prendevano la forma della visione del mondo di chi li pronunciava: Porto delle Salines, Rada delle Saline, Ponta delle Saline, Punta delle Salino, Golfo delle Saline, Port Salines, Selines, Salines, Le Seline, Le Salline, Saline, Salin, Salinas, Arnicho di Salinas, Port of Lazarus, Lazare [o], Marine, Marina, Commercio. È solo nel XIX secolo che Larnaca prende a chiamarsi Larnaca, dal greco Larnax, una parola dai significati vaghi e il cui senso è, in sostanza, “sarcofago”. Sarebbe un tributo naturale a una zona dove, proprio in quegli anni, gli archeologi trovano più di 3000 tombe.
Eppure Larnaca ha una storia che scava negli abissi nella nostra cultura mediterranea. Un primo insediamento urbano sarebbe stato fondato dai greci nel XIV secolo, che è stato in seguito abitato dai fenici. Larnaca era soprattutto la capitale del Regno di Kition, ed è conosciuta per la campagna militare dell’ammiraglio Kimon, che a Larnaca morì eroicamente mentre cercava di difendere la città. Kimon era uno dei militari più celebri della storia greca, noto soprattutto per la battaglia del fiume Eurymedon, quando sconfisse la flotta persiana. Quando morì invito i suoi generali a tenere segreto il suo decesso, per non dare vantaggi ai nemici: «Kimon, vittorioso anche nella morte» è il motto con cui vi si riferisce.
Il profilo di Kimon compare anche sullo stemma del glorioso AEK Larnaca, una delle due squadre della città, di sicuro la più famosa, se non altro perché sta giocando l’Europa League. Nonostante l’AEK Larnaca non giochi un campionato particolarmente competitivo come quello cipriota, non è mai riuscita a vincere un titolo nazionale. Peggio: l’AEK Larnaca ha la sindrome del secondo posto, ricoperto per tre anni consecutivi. Se l’AEK è riuscito a qualificarsi per l’Europa League è perché ha vinto la Coppa di Cipro lo scorso anno, per la seconda volta nella sua storia. Se volete emozionarvi, ecco il video del successo.
La rosa dell’AEK Larnaca sembra essere stata costruita con un ordine puramente casuale. Oltre ai ciprioti, ci sono molti spagnoli – perché la proprietà del club è spagnola, due macedoni – un ivoriano, un francese, un greco, un olandese, un argentino e un brasiliano. Quanti di loro sono buoni giocatori è impossibile da stabilire. Fatto sta che oggi l’AEK Larnaca è già fuori dall’Europa League. La sua partecipazione resterà alla storia in negativo, per il brutto episodio della partita di preliminari contro lo Sturm Graz, quando il guardalinee venne colpito da una lattina.
Le squadre che dobbiamo prepararci a salutare
AEK Larnaca
Cipro è un brutto posto. Ad esempio è uno dei posti meno regolamentati per la caccia agli uccelli, e per questo Franzen lo odia. Però si può odiare veramente una squadra con le saline, il lungomare con le palme e una squadra con uno stemma di un generale greco? No.
Ludogorets
Addio Razgraad, città oscura, città che hai ispirato uno dei progetti di elettronica sperimentale più interessanti d’Italia. Ci rivediamo il prossimo anno, come ogni anno.
Spartak Trnava
Basta un solo dato a descrivere il prestigio dello Spartak Trnava: è l’unica società slovacca – insieme allo Zilina – a non essere mai retrocessa in seconda categoria. Zbohom, Trnava!
Rosenborg
Salutiamo la squadra della sublime città di Trondheim, che però può consolarsi con 68790esimo campionato nazionale vinto. In questo articolo trovate un report antropologico sulla sua tifoseria.
Anderlecht
Non smetterà mai di mancarci una squadra che può schierare nel suo centrocampo un uomo chiamato Knowledge.
FC Vorskla
Del Vorskla Plotava ci mancherà soprattutto il suo logo, il miglior compromesso possibile tra un immaginario medievale fatto di frecce e stelle e il rigore grafico sovietico. Insomma, l’Ucraina.
Qarabag
In nessun altro posto al mondo forse troverete cavalli di buon carattere e veloci come quelli della steppa azera. I cavalli preferiti dell’esercito persiano e ottomano.
Dudelange
Sono fin troppi i motivi per cui ci mancherà il Dudelange. Diciamo che l’immagine della loro sede attaccata a Royal Kebab rimarrà indelebile nella nostra memoria.
Apollon Limassol
In mezzo a questa massa di pippe, l’Apollon Limassol ha dimostrato di meritare l’Europa League. Lo ha dimostrato con un rendimento casalingo pazzesco, confermato dalla vittoria di ieri contro la Lazio. È stato solo il sorteggio a fregarli.
Olympique Marsiglia
Dalla finale dell’anno scorso al misero punto di quest’anno, fino alla partita con l’Eintracht condita da due autogol spettacolari. Il punto più basso della storia d’amore tra l’OM e l’Europa League.
Akhisar Belediyespor
Una cosa importante dell’Europa League sono le goleade, e l’Akhisar ne portava in dotazione pareccchie. Ci mancherà anche il panino con le polpette.
PAOK
Mi dispiace ma del Paok Salonicco non ci mancherà niente.
FK Jablonec
Lo sapevate che, letteralmente, Jablonec significa “città dei meli”? <3
Power Ranking dei numeri maglia dei giovani dell’Arsenal
Complice un passaggio del turno già archiviato e un derby con il Tottenham in arrivo, Unai Emery ha dato spazio ad una folta batteria di giovani gunners nella trasferta di Europa League contro il Vorskla. Il problema principale per un giovane che si affaccia in prima squadra è la scelta del numero: i numeri più classici e quelli più amati sono già presi, per cui non resta che pescare dal mucchio dei numeri rimasti e sperare di non scegliere un numero direttamente collegato ad un gerarca nazista. Di seguito mettiamo in classifica le scelte dei giocatori dell’Arsenal.
Emile Smith-Rowe – 55: È la somma dei numeri da 1 a 10, rappresenta il tipo di giocatore totale che vuole diventare Smith-Rowe, primo 2000 a segnare per l’Arsenal.
Charlie Gilmour – 43: Grande appassionato di Seconda Guerra Mondiale, ritiene il 1943 l’anno fondamentale per le sorti dell’Europa che oggi conosciamo.
Joseph Willock – 59: sono le sterline che aveva in tasca quando si è trasferito da Waltham Forest alla foresteria dell’Arsenal, distante una trentina di chilometri.
Zech Medley – 47: delle feste di Natale passate a Napoli ricorda soprattutto le risate quando a tombola qualcuno urlava “morto che parla”.
Edward Nketiah – 49: Il verbo “adorare” è usato 49 volte nel Vecchio Testamento ed il verbo “crocifiggere”, 49 volte nel Nuovo Testamento.
Bukayo Saka – 87: nato nel 1999, vorrebbe però essere nato nel 1987 per vivere la stagione delle boy-band e delle infinite partite a Snake.
L’azione più Europa League della storia dell’Europa League
Standard Liege vs Sevilla tonight, into added time, incredible stuff pic.twitter.com/ZskhFPs9PG
— Football HQ (@FootbaII_HQ) November 29, 2018
Ieri agli sgoccioli di uno spettacolare Standard Liegi – Siviglia è andata in scena una delle azioni più surreali della storia del calcio, e quindi una delle più rappresentative dello spirito dell’Europa League, la coppa che più di tutte ci mette di fronte all’inerzia del mondo fisico. Al fatto che le cose non sembrano fatte per un fine e quindi fluttuano nell’universo in maniera nauseante.
Ecco una lista di dettagli incredibili e nauseanti di quest’azione:
– L’aria da sonnambulo di Kjaer mentre corre verso il pallone. Il difensore corricchia verso la palla e non si accorge che il suo portiere gli sta andando incontro.
– Lo sguardo assente di Kjaer mentre segue con gli occhi la palla che sbatte sul palo.
– I continui cambi di direzione dell’azione, avanti-indietro-avanti-indietro, che la fanno somigliare a una puntata di Willy il Coyote e Beep Beep.
– Dovreste seguire Kjaer tutta l’azione, tenere lo sguardo su di lui, sembra un uomo ubriaco di Europa League.
– Il lavoro di fino di Sa, che mette a sedere il portiere e vuole mettere ordine, fare un lavoro fatto bene.
– Poi arriva Djenepo da dietro che si è già immaginato tutto – “adesso arrivo e la metto forte di piatto sotto la traversa” – ma prende l’incrocio dei pali. La palla tocca la riga e viene risputata in alto, dove Vaclik la va a raccogliere.