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La finale più squilibrata di sempre
08 mag 2018
08 mag 2018
La storia e le aspirazioni del Les Herbiers, piccola squadra di terza divisione che stasera, contro ogni pronostico, affronterà il PSG nella finale di Coppa di Francia.
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All’alba del 3 febbraio del 1794 la colonna infernale guidata dal generale François-Pierre Amey entrò nella regione del Bocage e diede fuoco alla città di Les Herbiers. L’armata cattolica vandeana era stata definitivamente sconfitta, ma l’esercito rivoluzionario non doveva solo sconfiggere sul campo i propri avversari: doveva incenerirli. La città fu distrutta insieme al castello dell’Entenduère, che oggi è ridotto a poche rovine abbandonate e ricoperte dalla vegetazione. Senza avvicinarsi

riconoscerne il profilo seicentesco. Dopo la rivoluzione francese ci sono voluti quasi due secoli perché la città di Les Herbiers rinascesse dalle spoglie di tre diversi borghi rurali, fusi poi nel 1964.

 

Nessuno aveva mai sentito nominare questa città, tranne ovviamente gli stessi abitanti di Les Herbiers, prima che, circa un mese fa, la squadra di calcio locale, contro ogni pronostico, è arrivata in finale di Coppa di Francia contro il Paris Saint Germain.

 



Quella del Les Herbiers è la storia di una piccola squadra come un milione di altre, e per questo forse vale la pena di essere raccontata in breve. La squadra è stata fondata nel 1920 da un parroco. Nei suoi quasi cento anni di storia ha quasi sempre militato nel contesto regionale, con qualche sporadica apparizione in quello nazionale. I suoi successi più prestigiosi hanno a che fare con trofei che non esistono più: tre coppe di Vandea, tre coppe atlantiche e diversi campionati regionali.

 

Dal 2015 milita in terza divisione, che è il massimo livello che la squadra è riuscita a raggiungere in tutta la sua storia. Quindi, per dirla con altre parole, il Les Herbiers gioca a un livello professionistico da tre anni e fino a pochi giorni fa, cioè fino alla vittoria contro il Laval, il Les Herbiers era in piena lotta per non retrocedere, eventualità che l’avrebbe fatta tornare tra i dilettanti. Stiamo quindi parlando di una squadra nemmeno particolarmente in forma e che fa fatica persino nel proprio contesto minore. Per arrivare in finale di Coppa di Francia il Les Herbiers ha superato 9 turni, vincendo 9 partite: le stesse che è riuscito a vincere in campionato (su un totale di 31 partite giocate).

 

Per dire quanto è travagliata la stagione del Les Herbiers, l’attuale tecnico, Stephane Masala non ha neanche il patentino per allenare e il club deve pagare una multa di 1170 euro ogni partita. Masala è subentrato a gennaio in una situazione difficile: «Quest’anno le cose sono iniziate in maniera pessima e mi è stato chiesto di gestire ed allenare la squadra ad interim mentre la società cercava un altro allenatore». Poi la dirigenza ha cambiato idea e ha deciso di tenere Masala, che ha origini italiane e di recente ha rilasciato un’intervista a

in cui ha raccontato delle proprie radici sarde e della propria passione per il calcio italiano: «Mi sono formato come allenatore guardando le partite della Serie A. Tifo Juventus e Italia, e il mio modello di allenatore è Sarri, un vero mito».

 

Il Les Herbiers, nel suo piccolo, ha uno stile di gioco offensivo, che cerca di replicare dei princìpi posizionali chiari nonostante la rosa di basso livello. La squadra prova sempre a costruire dal basso, raramente butta via il pallone e coinvolge molto anche il portiere. Guardate quest’uscita palla così curata e ditemi se, anche per via di una maglia molto simile, non vi sembra il Foggia di De Zerbi.

 



 

L’esecuzione dell’ultimo passaggio è sciatta, ma tutti gli smarcamenti sono stati perfetti.


 

Masala schiera la sua squadra su un 4-2-3-1 che non ha assunto una forma più conservativa neanche negli scontri di Coppa di Francia contro squadre più attrezzate. Il Les Herbiers prova sempre a controllare il pallone, avanzando per il campo tramite la formazione di triangoli. Non schiera un vero centravanti di ruolo, anche se Gboho è bravo a venire incontro e a cucire il gioco per favorire gli inserimenti da dietro della mezzala Flochon e dell’esterno Rochefort.

 

Guardando giocare il Les Herbiers è impossibile non accorgersi che il livello tecnico medio è più alto di quello che ci si potrebbe aspettare da una squadra di terza serie. Alcuni giocatori non sfigurerebbero in una nostra Serie B d’alto livello - Frosinone, Empoli ad esempio - e questo è significativo del livello di cura del talento che esiste in Francia ad ogni livello.

 

Forse l’elemento più interessante della rosa è Rodrigue Bongongui, 25 anni, esterno destro con un buon dribbling e una certa esplosività. Bongongui ha iniziato a giocare nell’AS Bondy, la stessa squadra di Mbappé, che ritroverà in finale: «Quando io calciavo di punta lui calciava già di collo»

a un’intervista a Le Parisien. Bongongui non ha mai giocato in Ligue 1 e ha un passato nel Paris Football Club. A

di avere un rapporto diretto con Dio e che la partita davvero importante per la squadra era quella contro il Laval, vinta tre a due grazie a un suo gol.

 



Nel suo percorso verso la finale il Les Herbiers non ha battuto una squadra di Ligue 1, ma si è portata a casa lo scalpo di un paio di nobili decadute come il Lens e l’Auxerre. Agli ottavi di finale, sotto la neve, i rossoneri hanno battuto con un incredibile 3 a 0 l’Auxerre: ha segnato col suo numero 9, Rocheteau, col suo numero 10, Gboho, e con il capitano Flochon. Nel mezzo il portiere è riuscito anche a parare un rigore.

 



 

Ai quarti di finale, contro un’altra squadra di Ligue 2, il Lens, il Les Herbiers ha subito l’iniziativa avversaria, ma ha dimostrato di saper difendere bene. Dopo aver preso anche una traversa con Gboho di testa, il Les Herbiers ha spinto il Lens fino ai calci di rigore.

 

Matthieu Pichot è il portiere del Les Herbiers. Suona il pianoforte e in

gli hanno chiesto come definirebbe il suo stile: «Non credo di averne uno visto che non sono uscito da un’accademia. Mi definisco un portiere efficace». Durante il riscaldamento per caricarsi dice di ascoltare “Grazie Roma” e di essere un grande tifoso giallorosso, «sono stato male per l’eliminazione contro il Liverpool».

 

Prima della partita Masala ha mostrato a Pichot i video delle migliori parate di Buffon: «Lo volevo scuotere, io mi emoziono ogni volta che vedo quelle immagini». Pichot ha parato il rigore che avrebbe mandato il Lens in finale stendendosi sulla sua sinistra, e poi ha parato anche quello successivo, mandando Flochon a segnare il rigore decisivo.

 

La semifinale è stata un evento unico: il Les Herbiers ha affrontato un’altra squadra di terza divisione, lo Chambly, un club fondato dall’italiano Walter Luzi nel 1989, soprannominato “Pepe” e morto pochi giorni dopo l’arrivo in semifinale. La semifinale tra Les Herbiers e Chambly ha registrato il record nazionale di affluenza in un incontro fra due squadre di terza divisione. Un primato che a livello europeo è detenuto da City-Gillingham di circa vent’anni fa, ma che era condizionato dalla presenza di una nobile decaduta.

 

Lo Chambly è una piccola Inter: della squadra di Milano ha il logo e la maglia a bande nerazzurre. Nel 2016 il club ha dovuto modificare il logo su richiesta dell’Inter. La squadra, allenata dal figlio del fondatore, Bruno Luzi, è riuscita a guadagnare 11 promozioni attraverso uno stile di gioco d’ispirazione italiana, fondato sulla solidità difensiva. In

, Luzi si è vantato di aver avuto per due volte la difesa migliore di Francia.

 

La sfida con il Les Herbiers, quindi, conteneva anche un antagonismo tattico archetipico: attacco contro difesa. I rossoneri hanno controllato il gioco, schiacciando lo Chambly nella propria metà campo.

 



 

Il gol del vantaggio è arrivato con un’altra grande azione di Bongongui sulla destra, che ha messo dentro per Florian David, che ha segnato in spaccata. Il 2 a 0 nasce invece da un bellissimo lancio in verticale di Eickmayer per Gboho, bravo a scattare sul filo del fuorigioco.

 



Il tifoso più famoso del Les Herbiers è Katerine: un cantautore eccentrico e dallo stile indecifrabile, una sorta di Klaus Nomi francese. Dopo la conquista della semifinale Katerine ha dedicato una canzone al Les Herbiers insieme al rapper locale MC Circulaire. Katerine, vestito da generale vandeano, arringa la folla nello stadio Massiabelle insieme ai giocatori. Il testo della canzone è abbastanza sconnesso, ma evoca un generico sentimento di riscossa: «Alzo il bicchiere per tutti i ragazzini del Les Herbiers, che non hanno accarezzato né oro né soldi. I vandeani non sono così pazzi». E poi dà un significato preciso ai due colori sociali: «Rosso: il sangue del nostro nemico, il nero, per il nostro lutto».

 



 

Prima della finale il canale YouTube della Federazione francese ha dedicato al Les Herbiers una serie in sei episodi. Il migliore

in qui vanno in città, ricoperta di festoni rossi e neri, ad intervistare i tifosi. Il farmacista, la tabaccaia e i due tifosi di mezza età che sfogliano una rivista dedicata al Les Herbiers in un bar che sembra il quartier generale del tifo rossonero.

 

La Vandea è una regione dalle forti radici contadine. Il senso di autarchia e di diversità rispetto alla République è stato forte sin dal ‘700, quando la regione si è ribellata formando un proprio esercito cattolico e contro-rivoluzionario. Le vicende delle guerre di Vandea sono state narrate dal bellissimo

, di Victor Hugo, e il termine “una Vandea” è stato spesso usato da Marx per indicare in modo generico delle attività contro-rivoluzionarie. Nel corso del novecento, nonostante la Vandea rimanga una roccaforte della destra, la conflittualità politica si è via via smorzata: oggi Les Herbiers è una cittadina ricca e serena, con un tasso di disoccupazione di appena il 5%.

 

Tuttavia le rivendicazioni continuano a bruciare sotto la cenere, e la partita contro il Paris Saint Germain sta assumendo significati ottocenteschi che vanno al di là del calcio: la città contro la provincia, l’autenticità dei contadini contro l’inaffidabilità della gente di città. Philippe de Villiers, tifoso del club e politico francese,

con toni enfatici: «Due secoli fa i vandeani furono massacrati nel tentativo di attraversare la Loira. Dall’epoca delle colonne infernali siamo sempre stati sospettosi di ciò che viene da Parigi». A Les Herbiers i parigini vengono chiamati “parigots”, un termine che indica in senso dispregiativo l’ingenuità e l’impreparazione alla

degli abitanti della capitale. Forse non esiste una squadra migliore di questa versione del PSG per incarnare l'idea negativa dei vandeani su Parigi. Il PSG dei dribbling barocchi di Neymar, dell'aristocrazia tecnica di Rabiot, dei tagli di capelli freschi di Kimpembé, delle storia Instagram leziose di Kurzawa.

 

La storia del Les Herbiers somiglia a quella di altre squadre minori che vanno insperatamente avanti nelle coppe nazionali. Lo scorso anno ad esempio

della favola del Lincoln City, che aveva superato il quinto turno di FA Cup ed era poi uscito con l’Arsenal, con in mezzo la triste storia del portiere che aveva mangiato un panino durante la partita, in combutta con una società di scommesse. Il meccanismo aperto della FA Cup moltiplica le possibilità di scontri Davide vs Golia, creando una lunga tradizione di

che ormai rappresentano

di interesse della coppa.

 

Anche in Francia il sistema è regolato per favorire il più possibile i

proteggendo il cammino delle piccole squadre, non solo perché hanno sempre il vantaggio di giocare in casa, ma anche perché senza replay l’esito della partita secca è ancora più imprevedibile. Il Les Herbiers è la quarta squadra di terza divisione ad arrivare in finale di Coppa di Francia negli ultimi vent’anni; nel 2000 ci era riuscita una squadra di quarta divisione, il Calais, che era persino passato in vantaggio nella finale contro il Nantes, prima di essere rimontato e sconfitto per 2 a 1.

 

Bisogna anche riconoscere che il divario tecnico tra squadre di prima e di terza divisione è inferiore a quello di altri campionati. Un aspetto che il giornalista della BBC Julien Laurens

positivamente: «La ragione principale per cui le piccole squadre fanno bene in coppa sia da ricercare nel grande livello delle accademie francesi lungo il paese. Solo pochi giocatori usciti dall’accademia del Lione giocheranno in prima squadra, ad esempio, ma anche gli altri sono molto forti e finiranno per far bene altrove».

 

Quello tra PSG e Les Herbiers è uno dei mismatch più clamorosi della storia. Les Herbiers ospita 15 mila abitanti; Parigi 2 milioni e 200 mila. Il budget del Paris Saint Germain è 275 volte quello del Les Herbiers, che si aggira attorno ai 2 milioni di euro. Il budget annuale dei vandeani basterebbe a pagare appena 16 giorni dello stipendio di Neymar (che comunque non giocherà per via dell’infortunio al piede che ha subito a fine febbraio). In proiezione, l’acquisto di Mbappé per 190 milioni di euro basterebbe a finanziare 85 stagioni del Les Herbiers. La rosa dei rossoneri vale 4 milioni, lo 0,4% dei 542 milioni di euro del PSG. E se il Les Herbiers fosse retrocesso, il prossimo anno avrebbe affrontato la squadra riserve dei parigini.

 

Philippe de Villiers, politico con un passato fra i neo-monarchici, parlerà alla squadra prima della partita e ha già chiaro in testa quello che dirà: «Questi tipi del PSG hanno le scarpe d’oro, ma voi, voi avete il fuoco nelle vene, il fuoco nelle gambe, il fuoco negli occhi! Loro difendono semplicemente la loro situazione, ma voi, voi vi battete per il nostro pezzo di paese».

 

 

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