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Dybala vs Barcellona: rubare la scena
13 apr 2017
13 apr 2017
Nella vittoria della Juventus la partita de "La Joya" è stata un capolavoro nel capolavoro.
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La partita di Dybala è stata la ciliegina sulla torta di una prestazione che va molto al di là delle capacità individuali a disposizione di Allegri. La vittoria contro il Barcellona ha qualcosa in comune con i

artistici, che si possono guardare da qualsiasi punto di vista, da vicino, da lontano, soffermandosi su un angolo della tela, su

della scultura, trovando conferma alla bellezza e al valore dell’opera nel suo insieme.

 

Quella contro il Barcellona è stata la

(come ha detto Fabio Barcellona e come abbiamo scelto di titolare) ma potremmo sottolineare le singole prestazioni della maggior parte dei giocatori in maglia bianconera, dalla difesa (intesa come fase difensiva ma anche come i singoli ingranaggi che hanno funzionato praticamente alla perfezione) a Higuain, di cui si parla poco quando non segna (se fallisce un’occasione si parla invece quasi solo di quella) ma che ha fatto un lavoro di raccordo che pochi centravanti sono in grado di fare con altrettanta qualità, con un’influenza sulla fase offensiva juventina all’altezza quasi di quella che aveva nel Napoli.

 

La partita di Dybala, pur in un contesto del genere, è stata quella più

e anche il giorno dopo, a mente fredda, è quella più interessante da analizzare. Quella che si presta a più letture, ad essere guardata da più punti di vista (un capolavoro nel capolavoro).

 

Si parla già da tempo di Dybala come di un giocatore

, non solo come possibilità di

o perché, all'interno di quel sotto-genere giornalistico formato da paragoni più o meno inopportuni tra giocatori, è stato confrontato 

(e tra le altre cose questa partita è una buona dimostrazione lo stile dell’uno non c’entri niente con quello dell’altro), ma anche nel senso di un'autentica affinità elettiva, certificata persino da un occhio finissimo come quello di

.

 

Dopo la partita

ha detto di considerare Dybala tra i migliori 5 o 3 giocatori del mondo, aggiungendo che una prova ulteriore è arrivata proprio dal fatto che lo ha dimostrato in una partita come quella di ieri. Nel calcio il tempo è sempre la variabile più importante di tutte, e chissà come ricorderemo la prestazione di Dybala vs Barcellona tra qualche mese, o anno; ma in tutte le carriere più brillanti sono individuabili singole partite (o brevi competizioni) in cui il talento del giocatore in questione è emerso in superficie per respirare e lo spettatore - per continuare la metafora marina - ha potuto apprezzarne le reali dimensioni: il quarto di finale di andata tra Juventus e Barcellona, nell’edizione ’16/’17 di Champions League, potrebbe essere una delle partite chiave da ricordare in futuro quando vorremo parlare di Dybala.

 

E non solo per i due gol con cui Dybala ha letteralmente spezzato la partita sulla sua qualità individuale, mostrando un potere, una capacità di piegare gli eventi di una partita di calcio di altissimo livello, ormai indiscutibile. Riguardare la sua prestazione, anzi, significa prestare attenzione a tutti gli altri momenti, in cui quello specifico potere resta più in profondità.

 

La partita di Dybala contro il Barça, ad esempio, comincia con un

molto lungo (guardate da dove parte con l’intenzione di offrire l’appoggio a Cuadrado) e una sponda di prima per con Dani Alves, venuto dentro al campo.

 



 

 

La seconda palla toccata deriva sempre da uno spostamento sulla fascia destra, dove mette giù un fallo laterale e accelera nello spazio. Lo stop di interno sinistro e il tocco di esterno con cui si porta avanti il pallone per puntare in diagonale la linea difensiva blaugrana sono

, anche se il corpo di Dybala è ruotato di più di 90° gradi (è passato dal guardare la linea laterale, al guardare la linea difensiva blaugrana). Iniesta fa fallo, forse colto di sorpresa da una fluidità che pochi (a parte lui, e alcuni suoi compagni di squadra hanno, forse con la semplice intenzione di interrompere l’azione prima che diventasse troppo pericolosa.

 

La terza e la quarta palla che tocca Dybala testimoniano della sua capacità ad associarsi con i compagni, in particolare sulla fascia destra del campo, quella scelta da Allegri per costruire le azioni meno dirette (grazie alla contemporanea presenza da quel lato di Bonucci, Dani Alves e Pjanic una sfumatura del suo talento meno discussa. Prima si allarga in fascia e serve di esterno (calciando lungo però, oltre la linea di fondo) una sovrapposizione interna di Cuadrado; poi viene nello spazio alle spalle di Iniesta a fare nuovamente una sponda.

 

Negli ottanta minuti giocati fino al cambio con Rincon, Dybala ha giocato spessissimo di prima. Con una sensibilità nel tocco e un’abilità a rendersi disponibile per la ricezione notevoli. Subito prima dell’azione del vantaggio, la Juventus è stata pressata altissima dal Barcellona, Alex Sandro ha messo in difficoltà Buffon con un retropassaggio errato e Bonucci si è trovato a gestire un possesso da ultimo uomo con la porta vuota alle spalle. In suo soccorso è arrivato velocissimo Dybala, che fa una sponda scivolando per Dani Alves (che poi va lungo linea su Cuadrado che subisce fallo).

 

Questa è la quinta palla che ha toccato Dybala.

 



 

 

La sesta palla che ha toccato Dybala è quella del gol.

 



 

 

Wow, la difesa del Barcellona è davvero messa uno schifo sul cambio di gioco di Higuain. Dybala per un attimo chiama la palla in profondità, nel buco lasciato da Umtiti che inizialmente lascia la palla scoperta, una finestra spazio-temporale strettissima ma che in effetti lo avrebbe portato dritto dritto in porta, dato che Piqué non lo stava neanche guardando e Mathieu era lontano per via di Cuadrado. Sul cambio di gioco nessuno si affretta. Dybala non si muove da prima punta perché probabilmente sa che a riempire l’area per un eventuale cross ci sono Khedira, Mandzukic e lo stesso Higuain, va incontro alla palla per offrire uno scarico facile a Cuadrado, che dopo avergliela data scatta alle spalle di Mathieu (e anche l’opzione del triangolo in fondo era più che valida). L'occasione vale 0,06 xG, cioè statisticamente ci si può aspettare che un attaccante (da quella posizione, ricevendo quel tipo di passaggio ricevuto e con tutti gli altri parametri presi in conto dall'indice) segni 6 volte su 100 tentativi uguali.

 

D’accordo, sul gol pesa la passività della difesa blaugrana. Di Piqué ma, secondo me, soprattutto di Mascherano a cui bastavano tre passi in più per prendere la schiena a Dybala. Ma questo non toglie nulla alla fluidità della Juventus (tutta l’azione dura 17 secondi) o al gesto tecnico di Dybala, che senza pressione alle spalle esegue stop e tiro in un solo movimento. Il piede con cui controlla il pallone, il destro, diventa il perno su cui ruota per calciare, senza soluzione di continuità.

 

In questo caso Dybala ruota di 180° esatti, quando riceve palla sta virtualmente guardando la bandierina dell’angolo, quando calcia il suo corpo è rivolto al fallo laterale opposto, più o meno all’altezza della metà campo. Il che significa anche che quando gli arriva la palla Dybala non può fisicamente conoscere la posizione degli altri giocatori in campo e, quindi, avere idea della traiettoria del tiro successivo. È una decisione che prende a un certo punto indefinito di quell’unico, elegantissimo, movimento rotatorio.

 

Ma decisione non è la parola giusta se si parla di frazioni di frazioni di secondo, oltretutto Dybala ha la testa bassa sul pallone. Diciamo allora che ha avuto una

Che questo gol - bellissimo oppure no perché comunque Piqué, Mascherano, eccetera eccetera - è una lampante dimostrazione di una

geniale.

 



 

 

 

Un gesto sensibile, che però ha l’effetto di un pugno sbattuto all’estremità di un tavolo in equilibrio su un piede centrale. Da quel momento il piano inclinato della partita è a favore della Juventus, che può diminuire la pressione e accorciare il campo al Barcellona (che, come aveva giustamente sottolineato Alfredo Giacobbe

, ha bisogno di allungarsi per essere pericoloso).
Rivediamo Dybala quasi dieci minuti dopo (16.39) quando su una palla recuperata in fascia da Dani Alves e Cuadrado effettua un altro taglio interno-esterno arrivando a proteggere palla sulla linea del fallo laterale. Con il movimento alle spalle di Mathieu porta via Umtiti, ma Higuain è troppo lontano per lanciarsi nel buco al centro; al tempo stesso la sovrapposizione interna di Dani Alves e la minaccia di un possibile filtrante gli toglie di dosso Mascherano, Umtiti e Mathieu. A Dybala non resta che difendersi dal tentativo di recupero di Neymar,

, specialità della casa (questa non ve la mostro direttamente perché dopo fa una cosa simile ancora migliore).

 

Poco dopo si allarga ancora una volta, per compensare una conduzione interna di Cuadrado, che gli scarica il pallone una volta arrivato al limite dell’area. Da dietro arriva Dani Alves, che si butta in area e Dybala

. La combinazione non riesce, ma questa azione mi fa riflettere su quanto possa essere difficile difendere una catena di fascia Dani Alves-Cuadrado-Dybala, tutti e 3 tecnicamente in grado di portare una minaccia da soli, specialmente se da quel lato ci sono Neymar e Iniesta (che in questa azione, ad esempio, non difende, è Mascherano a lasciare la posizione per coprire).

 

La decima palla che tocca Dybala, è il gol del 2-0.

 



 

 

In quest’azione c’è la fragilità della struttura difensiva del Barcellona, che una volta fallito il pressing alto (per via di una grande sponda di esterno di Higuain cercato direttamente da Bonucci) è finito a difendere dentro la propria area. Per Dybala c’è una prateria tra le linee, ma l’esecuzione del tiro è nuovamente eccezionale.

 

Sul cross basso e all’indietro di Mandzukic c’è una leggerissima deviazione di Sergi Roberto e Dybala è costretto a una frenata e a una passo laterale per arrivare bene sul pallone. Sono movimenti quasi impercettibili, perché Dybala li salda, li fonde, li scioglie, con la coordinazione per il tiro. Ma è il fatto che la deviazione della sua corsa sia praticamente impercettibile a testimoniare del suo incredibile talento tecnico e fisico. Il corpo di Dybala si muove in funzione della palla a qualsiasi velocità, non sono in molti ad avere un rapporto così

con il calcio.

 

Adesso, qualche appassionato di calcio non riesce a capacitarsi che i giocatori in campo commettano degli errori, anche se succede praticamente in ogni partita, in ogni gol, ad ogni giocatore per quanto fenomenale. In questo caso qualcuno se l’è presa con Sergi Roberto, che non riesce a contrastare Mandzukic, uno dei giocatori fisicamente più dominanti in Europa; qualcun altro è riuscito a prendersela con Ter Stegen che,

, avrebbe compiuto un miracolo di cui staremmo ancora parlando.

 

Mi sembra un’idea di calcio superomistica molto lontana dalla realtà da cui non si salva davvero nessuno. E dato che i calciatori professionisti non possono essere

forse andrebbe rivisto il sistema critico alla base di alcuni giudizi.

 

Il primo tempo di Dybala si chiude virtualmente qui. La Juve difende con due linee strette da 4, c’è

che si abbassa addirittura a prendere palla davanti a Dybala e deve dribblarlo. C’è una sua bella

da Mascherano (bella perché per una volta sbaglia il controllo e la palla gli si alza, ma con il tocco successivo la palla è già unita indissolubilmente al suo piede).

 

Poi c’è il lavoro oscuro fatto di quei

, che come detto si abbassa

come con Sarri: a volte Dybala corre a vuoto, o solo per allungare il Barcellona, a volte fa la sponda di prima. Si sa, il 4-2-3-1 e il 4-4-2 (o il 4-2-4) sono moduli molti vicini e contro il Barcellona i due attaccanti della Juventus hanno occupato a turno la trequarti centrale, con Dybala che si è spesso allargato, o allungato, con movimenti da vera e propria seconda punta.

 

Il secondo tempo di Dybala si apre con una grande giocata.

 



 

 

 

Il contesto è quello di una Juventus che risale il campo con un lancio lungo e addirittura due duelli aerei vinti (Mandzukic e Higuain), ma che non ha il controllo della palla finché questa non entra nella sfera di influenza di Dybala.

 

Dopo la seconda deviazione di testa la palla è al centro del campo, Dybala è in vantaggio su Andre Gomes (entrato per piazzarsi davanti alla difesa al posto di Mascherano, passato al centro della difesa), ma non si limita a proteggere il pallone. Il suo equilibrio e sensibilità sono di un altro livello: con lo stop di collo si pianta sul posto, anzi torna leggermente indietro, facendosi passare vicino Andre Gomes come un toro che passa sotto la

del torero.

 

Dopo 9 minuti del secondo tempo Dybala effettua

(Higuain, Messi e Suarez hanno tirato 4 volte, Khedira e Iniesta 3). Respinto di testa da Piqué, e dalla carambola successiva nasce l’angolo del gol di Chiellini.
Dopo il 3-0 la Juventus va ancora in pressione alta, Dybala insegue il pallone fino a Ter Stegen che calcia lungo. Chiellini vince il duello aereo con Rakitic ma Higuain perde il contrasto con Andre Gomes. Il portoghese però esce dal contrasto allungandosi la palla e a quel punto arriva Dybala, che con una forza straordinaria sulle gambe sposta un giocatore 12 cm più alto di lui e 11 kg più pesante (più o meno).

 

Poi si sposta la palla con la suola, la tocca con l’interno e la passa a Khedira in profondità scavandola da sotto con la punta. Non c’è una parte del piede sinistro di Dybala con una sensibilità minore sul pallone.

 



 

 

Il passaggio in se è più utile che bello, sottolinea la conoscenza dei propri compagni da parte di Dybala e un’influenza sulla direzione del gioco che, anche se non spicca per visione, testimonia di una

.

 

Di nuovo va sottolineato lo straordinario equilibrio di Dybala, che gli permette di cambiare direzione e coordinarsi a velocità elevate.

 

Un altro esempio qui sotto (non è passato un quarto d’ora dall’inizio del secondo tempo), da una sponda di Higuain che lo prende in controtempo, ma come un ballerino si pianta e distende la gamba.

 



 

 

Sul proseguimento, un passaggio dopo, Pjanic effettua un passaggio a metà strada che lo manda al contrasto. Umtiti scivola frontalmente ma Dybala resce a restare in piedi, torna in equilibrio e arriva sulla palla che si è alzata, Iniesta lo stringe e lui si coordina per un tacco di controbalzo di destro. Umtiti fa appena in tempo a capire che succede e deviare il pallone risparmiandosi un duello uno contro uno con Cuadrado (la cui posizione, evidentemente, era stata memorizzata da Dybala).

 

In 3 secondi (57.31 —> 57.34) Dybala cambia direzione due volte, esce da un contrasto in equilibrio precario e cambia direzione al gioco in controtempo con un tacco.

 



 

 

Potrei fermarmi qui. Quello che dovevamo vedere, in fondo, l’abbiamo visto. La partita di Dybala è proseguita, però, fatta di alcune attenzioni difensive non così banali, tipo quando, sugli sviluppi degli angoli per il Barcellona, si ferma a difendere

finché il croato

, e dalla porta opposta di Cuadrado,

). Oppure come nei ripiegamenti più profondi, in cui Dybala non si limite a difendere una zona, a coprire uno spazio, ma mostra discrete letture difensive (

da dove inizia lo scatto parte per intervenire su Sergi Roberto).

 



 

 

Ah, poi c’è un’altra grande protezione del pallone (quella che avevo promesso che vi avrei mostrato). Protegge palla con le finte (se non sbaglio sono 6 in tutto), con il corpo e con il piede sinistro. Se Mascherano non abbocca a nessun cambio di direzione non si fida neanche a infilare un piede da qualche parte, per paura di fare fallo o essere saltato. Quando Dybala tocca due volte palla con l’esterno Mascherano si allunga per cercarla, ma gliela sposta con l’interno e assorbe la sua pressione fisica inarcando e puntando le gambe a terra.

 

A quel punto si gira di nuovo sull’esterno e prima che arrivi Rakitic ha già trovato un corridoio per passarla (una frustatina di esterno) a Alex Sandro verso l’interno. Anche in questo caso è difficile capire quando Dybala ha visto effettivamente il compagno o Rakitic, con la testa inclinata verso il pallone nella seconda parte dell’azione. Anche in questo caso lo ha



 

Poco dopo la partita di Dybala finisce sul serio. Magari Allegri voleva solo adattarsi al Barcellona e inserire Rincon su Messi, ma io penso che lo avesse anche visto stanco. Segnali minuscoli ma che un allenatore come Allegri potrebbe aver colto benissimo. Tipo quando

, o quando, dopo aver pressato di nuovo il Barcellona fino a Ter Stegen, ha sbagliato un controllo.

 



 

 

La partita di Dybala è una buona rappresentazione del suo talento e delle sue potenzialità. Della capacità di influire sul risultato ma soprattutto sul contesto della gara, rallentando, accelerando, proteggendo palla contro tutto e tutti o giocando di prima trasformandosi in una sponda per i compagni, sfruttando una potenza e un equilibrio da acrobata e un sinistro tra i migliori d’Europa, in tutte le sue parti.

 

Ma è anche un buon esempio da mostrare a chi si aspetta che un calciatore decida tutte le partite, o tutti i momenti di una partita. Forse l’atteggiamento da avere nei confronti del calcio - e con questo torno alla metafora marina dell’inizio - deve essere un misto di speranza e ossessione simile a quella che aveva il capitano Achab per Moby Dick,: «La vedete?» «No, signore.» «Non ancora! Ed è quasi mezzodì. Quella bestia… non si fa più cacciare: ora è lei a inseguirmi! Pronti a virare! Tutti in coperta, tranne le vedette! Non tarderemo a incontrarla!». Con la differenza che il talento ad alto livello si vede molto più spesso di quanto Achab vedesse Moby Dick, e che se guardate bene nelle acque intorbidite dagli errori, delle imprecisioni, delle papere e delle marcature “da statuine”, secondo me qualcosa di bello lo trovate sempre. Non sarà sempre una balena, ma una pesce piccolo e colorato, una stella marina, se siete fortunati magari persino un delfino…

 

 

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