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David Breschi
Perché la difesa a zona è sempre più usata in NBA
12 feb 2020
12 feb 2020
Sempre più squadre si affidano alla zona, una difesa che fino a 20 anni fa era vietata dal regolamento.
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David Breschi
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L’illegal defense era l’incubo di ogni difesa, in particolare quelle che dovevano giocare contro i Chicago Bulls di Jordan. Nelle clip alcuni esempi di illegal defense a causa di un posizionamento lontano dalla palla non consentito.


 



 



 

 

Bastava semplicemente liberare un quarto di campo per costringere i difensori lontano dalla palla a seguire gli attaccanti. Il difensore che rimaneva a difendere in single coverage doveva resistere il più possibile con le sue forze fino al raddoppio o fino a quando non veniva sbloccata la possibilità di aiuto da parte dei compagni. Che arrivava sempre troppo tardi.


 



 



 



 

 

Ecco come funzione la regola dei tre secondi difensivi. Seguite i giocatori evidenziati e contate i secondi in cui stanno dentro l’area colorata senza marcare praticamente nessuno.


 



 



 

 

Alla base di ogni difesa moderna, dalla difesa “ice” al cambio finanche lo show o il trap sul pick and roll, ci sono principi di zona lontano dalla palla in cui i difensori, spesso in sottonumero, cercano di tappare i buchi con il posizionamento difensivo “flottato”. Nell’ultima clip, un esempio di difesa ibrida degli Spurs durante le finali NBA vinte contro i Miami Heat nel 2014 per arginare lo strapotere di LeBron James.


 



 





 





 

 

Ecco illustrate le vari tipologie di difese a zona più comuni sui campi da gioco.


 



 

 

La regola dei tre secondi difensivi è un enorme limite per le difese a zona, che permette agli attacchi di creare zone d’ombra entro le quali le difese non possono essere efficaci: il post alto è da sempre un punto debole per ogni difesa a zona, amplificato dall’illegal defense moderna. E con tiratori sempre più precisi ed efficaci, chiudersi a riccio significa lasciare autentici rigori a porta vuota ai migliori interpreti del tiro del mondo in materia.


 





 

 

Nelle clip vedete come di fronte alla zona anche gli attacchi più fluidi del mondo si paralizzano, smettono di eseguire, si rompono le geometrie e i giocatori, presi dalla frenesia di dover risolvere la fase di stallo in cui si trova l’attacco, devono improvvisare.


 



 



 

 

Un buon viatico per attaccare proficuamente la zona è tenere vivo il movimento di palla con l’idea di mettere sotto pressione le collaborazioni difensive. Fatto questo è necessario muovere i giocatori con criterio, per costruire situazioni di sovrannumero da attaccare rapidamente.


 



 

 

Dedizione, spirito di sacrificio, capacità di adattamento, grande intensità: tutte qualità che tengono uniti i legami che permettono alla difesa a zona degli Heat di diventare un rebus di difficile soluzione per gli attacchi NBA.


 



 

 

La 3-2 dei Raptors permette di disinnescare gli effetti del pick and roll centrale, le qualità difensive dei singoli tengono unito tutto il resto.


 



 

 

La zona 2-1-2 dei Nets nasce dall’idea di sfruttare le doti intimidatorie di Allen convogliando verso di lui ogni penetrazione, proprio come se fosse una difesa a uomo molto contenitiva.


 



 

 

Contro i Sixers difendere a zona significa fare sabbia mobili attorno al gioco in post basso di Embiid per togliergli ricezioni vantaggiose e costringerlo a cercare fortuna altrove.


 



 

 

“Fare area”, ovvero riempire le linee di penetrazioni con più uomini possibili pronti a collassare nel pitturato, è l’unico modo per tenere Antetokounmpo lontano dal canestro. Il minore dei mali è farsi battere dal supporting cast o dal tiro da fuori dello stesso numero 34 dei Bucks.


 



 

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