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Ennio Terrasi Borghesan

Dieci domande per capire i playoff di Serie A

Dal riscatto di Milano al back-to-back di Venezia: la post-season del massimo campionato in partenza…

Una stagione equilibrata come non si vedeva da molti anni che potrebbe produrre i playoff più divertenti dell’ultimo decennio: si potrebbe riassumere in questa frase la regular season 2017-18 del campionato italiano di basket, che nel weekend vedrà iniziare la sua fase decisiva.

 

Una stagione in grado di produrre una griglia playoff dominata dalle squadre lombarde: tutte e cinque, infatti, disputeranno la post-season e almeno una sarà certamente finalista. Un predominio facilitato anche dal flop della Virtus Bologna, esclusa dalle prime otto al termine di una stagione troppo altalenante; della Dinamo Sassari, che per la prima volta nella sua storia in A1 non prenderà parte ai playoff dopo avere mancato anche l’accesso alla Final Eight di Coppa Italia; e della Fiat Torino, che dopo aver vinto la stessa Final Eight ha inanellato nove sconfitte consecutive che l’hanno privata di un posto messo praticamente al sicuro nelle prime 20 partite stagionali.

 

L’uscita dalla griglia playoff anche di Reggio Emilia, Pistoia e della retrocessa Capo d’Orlando ha permesso quindi l’ingresso nelle prime otto di ben quattro novità rispetto alla passata stagione: per navigare all’interno dell’incertezza di questa post-season, può valere la pena provare a rispondere a dieci domande.

 

1) Venezia può davvero ripetersi?

Negli ultimi 11 anni il basket italiano ha cercato, a lungo, l’esistenza di una rivale “reale” ai domini di Siena prima e Milano poi. L’onda “sfidante” delle rivali più insidiose – Roma, la stessa Milano e Cantù, per citarne tre, nel periodo senese; Sassari e Reggio Emilia in quello milanese – raramente è durata per più stagioni, e l’alternanza al vertice delle ultime quattro stagioni è principalmente dipesa da demeriti dell’Olimpia stessa.

 

Mai come quest’anno, però, si ha la sensazione che qualcosa sia davvero cambiato, e che l’altra a lungo cercata, con tempistiche diverse, nell’ultimo decennio della pallacanestro nostrana possa davvero esistere. E rispondere al nome di Umana Reyer Venezia.

E poi, chi è campione in carica, non può mai nascondersi.

 

Passata la sbornia per lo storico titolo – il primo dopo 74 anni – conquistato nella passata stagione, Venezia si è rinnovata in maniera mirata: confermato un importante nucleo straniero formato da protagonisti del tricolore come MarQuez Haynes, Hrvoje Peric e Michael Bramos, la Reyer ha portato in Laguna due giocatori già esperti di campionato italiano come Dominique Johnson (da Varese) e Mitchell Watt (da Caserta), oltre a Gediminas Orelik, che col suo Banvit fermò l’avventura veneziana in Champions League alle Final Four.

 

Proprio Orelik si è rivelato essere l’MVP della prima metà della stagione granata, vissuta alla grande fino alla pausa nazionali di novembre (record di 7-1 in campionato e 5-1 in Champions). Dopo le due settimane di break, però, Venezia ha vissuto il momento peggiore dell’era De Raffaele: sei sconfitte consecutive tra Italia ed Europa.

 

Se in campionato i lagunari non hanno pagato dazio, qualificandosi comunque alle Final Eight di Coppa Italia (ma uscendo, a sorpresa, ai quarti contro la Torino che poi avrebbe alzato il trofeo), in Europa quel periodo negativo è costato poi l’eliminazione dal girone più equilibrato della prima fase. Come tegola ulteriore, a fine girone d’andata è arrivato il l’infortunio che ha messo fine alla stagione di Orelik, costringendo la società a tornare sul mercato.

La migliore partita di Orelik in maglia orogranata.

 

Il mercato, però, ha portato in dote l’uomo che ha cambiato in meglio la stagione di Venezia nel girone di ritorno, con la Reyer che dopo lo sfortunato weekend di Firenze è stata pressoché inarrestabile in campionato – 9 vittorie in 11 partite, imbattuta al Taliercio che sarà teatro di una eventuale gara-7 di finale Scudetto – e capace di vendicare l’eliminazione in Champions conquistando la FIBA Europe Cup, il primo trofeo internazionale della storia veneziana.

 

Austin Daye è un giocatore diverso da Orelik, dal maggiore talento e dalle maggiori tendenze ad accentrare su di sé il peso offensivo della squadra. Dopo la strepitosa stagione a Pesaro due anni fa, il figlio di Darren si è diviso tra Galatasaray e Hapoel Gerusalemme, ma quella di Venezia è probabilmente la grande occasione di una carriera sbocciata forse troppo tardi. Le capacità realizzative di Daye hanno sicuramente elevato il talento offensivo a disposizione di De Raffaele, permettendogli di puntare su un’arma diversa in attacco e, allo stesso tempo, aggiungendo centimetri in un campionato, come quello italiano, dove la fisicità risulta spesso decisiva.

Senza contare la capacità di segnare canestri del genere.

 

L’avere aggiunto al roster, a stagione in corso, un altro giocatore talentuoso e con esperienza di vittoria in Italia come Edgar Sosa permetterà poi a De Raffaele la possibilità di ruotare gli stranieri a seconda dell’avversaria e della situazione fisica del roster. Una rosa lunga, dove giocano un ruolo importante anche gli azzurri Tonut, Biligha e De Nicolao; una rosa necessaria per un cammino playoff che, prima dell’eventuale finale, proporrà una tra Avellino e Trento in caso di semifinale. Una rosa che, però, è pronta a dare del suo meglio per conquistare quelle dieci vittorie che significherebbero back-to-back.

 

2) Milano saprà rispettare le attese?

Dopo il fragoroso flop della passata stagione, l’Olimpia Milano ha deciso di ripartire da una rivoluzione a livello tecnico: in città è infatti arrivato Simone Pianigiani, a cui non è stata certamente riservata un’accoglienza calorosa da parte della tifoseria meneghina. L’ex CT della Nazionale, tornato ad allenare un club italiano dopo le esperienze con Fenerbahce e Hapoel Gerusalemme, ha portato con sé un ventaglio di novità a livello di roster.

 

Della squadra eliminata in semifinale da Trento nella passata stagione è rimasto, infatti, solo il nucleo italiano formato da capitan Cinciarini, Pascolo, Abass e Cusin, oltre a Kaleb Tarczewski e a un Kalnietis limitato soltanto a qualche apparizione in Eurolega prima di finire ai margini della rosa.

 

Non andate a buon fine le scommesse legate a Cory Jefferson e Patric Young, le aggiunte più significative al contingente straniero sono state quelle di Jordan Theodore, MVP della scorsa edizione della Champions League, del mini-Mamba Andrew Goudelock, dell’ex Cantù Vlado Micov, del lettone Dairis Bertans (fratello del Davis che gioca negli Spurs), dell’ex Brindisi M’Baye e del lituano Arturas Gudaitis, probabilmente l’MVP della stagione milanese sin qui.

L’impatto di Gudaitis ha attirato le sirene NBA (i suoi diritti sono detenuti dai Cleveland Cavaliers): per tutta risposta Milano ha esteso il suo contratto fino al 2021.

 

A stagione in corso sono poi arrivati due rinforzi dall’indubbio valore: l’eroe dello Scudetto 2014 Curtis Jerrells, che con Pianigiani ha vinto nella scorsa stagione il campionato israeliano, e l’ex Knicks Mindaugas Kuzminskas, rinforzo sorprendente tanto quanto importante per Milano, ma finora mai del tutto ambientatosi in maglia Olimpia.

 

Proprio Kuzminskas potrebbe essere l’uomo in più di Milano in questi playoff da “condannata a vincere”, visto il flop in Coppa Italia con la netta eliminazione ai quarti proprio Cantù e l’annata mediocre in Eurolega, dove i piccoli miglioramenti visti – come, ad esempio, le vittorie in trasferta su campi difficili come Barcellona e Baskonia – non hanno permesso realmente a Milano di lottare per un posto tra le prime otto.

Il miglior Kuzminskas della stagione: 19 punti e canestro della vittoria, sulla sirena, contro Cremona.

 

Il talento del lituano, qualora riuscisse definitivamente a sbocciare in maglia biancorossa – potrebbe giovare il giocare da “3”, dove Kuz si è mostrato più a suo agio rispetto ai tanti minuti giocati da “4” -, potrebbe aggiungere a Milano quella pericolosità al tiro da tre (43.2% da 3 punti in Eurolega, ma soltanto il 23.1% in Serie A) sempre ricercata nel basket di Pianigiani.

 

Pianigiani che, lungo il corso dei playoff, sarà chiamato a compiere scelte importanti a livello di selezione del roster: Milano dovrà infatti escludere due stranieri in ogni partita. Il primo indiziato appare essere M’Baye, troppo discontinuo in stagione; è sul secondo, invece, che si concentrano i maggiori dubbi.

 

Le condizioni non ottimali di Theodore, fermato negli ultimi mesi da diversi infortuni, potrebbe portare al suo alternamento con Jerrells: soluzione, nel caso, facilitata anche dall’ottimo impatto nel girone di ritorno di Andrea Cinciarini. Un’altra soluzione potrebbe portare all’alternarsi di Tarczewski e Gudaitis, alleggerendo la rotazione di Milano ma privando l’Olimpia di due degli elementi più positivi della stagione.

 

Starà a Pianigiani compiere queste decisioni e tenere sul pezzo una squadra che non può sbagliare, oltre a doversi isolare dalle voci di mercato e evitare le polemiche sui social. Starà all’Olimpia portare Milano a conquistare uno Scudetto in grado di dare un punto di partenza vincente e stabile a un progetto triennale.

 

3) Brescia può continuare a stupire?

Spessissimo il campionato italiano esprime, nel corso di una stagione, squadre in grado di issarsi ai vertici della classifica, raggiungendo posizioni di prestigio e modificando gli equilibri dei tabelloni playoff. Teramo, Caserta, Montegranaro, Brindisi, Varese: in nessuno di questi cinque casi la squadra ha poi ripetuto tali risultati, e tre di queste sono poi cadute vittima del Millennium Bug del basket italiano.

 

La Germani Brescia nel 2017/18 ha riscritto i record societari: serie più lunga di vittorie consecutive (9 su 9 per iniziare la stagione); record di punti in classifica in A; posizione più alta raggiunta nella storia; e anche l’aver sfiorato la vittoria della Coppa Italia, persa sul filo di lana contro Torino.

 

A differenza dei piemontesi, però, la squadra allenata da Andrea Diana non si è sgonfiata con il proseguire della stagione, non tremando al cospetto delle big del campionato e conquistando un meritatissimo terzo posto, che porterà in dote un derby lombardo contro Varese in una sfida che mette di fronte le due rivelazioni della stagione.

 

La strada che porta alla finale per Brescia non uscirà dalla Lombardia, ma sarà indubbiamente lunga per una squadra e un ambiente non avvezza a questi livelli. L’ambizione della Leonessa, però, porta a pensare che Brescia nel futuro non sarà una “one season wonder” come le squadre sopracitate: in estate verrà inaugurato il nuovo Palasport, che permetterà alla squadra di tornare nel capoluogo dopo l’esilio a Montichiari, arena che verosimilmente sarà inaugurata a settembre con la Supercoppa Italiana cui Brescia è già qualificata in qualità di finalista di Coppa Italia.

Il nuovo PalaLeonessa.

 

Prima, però, ci sono i playoff. Per affrontarli al meglio, la società ha deciso di aumentare il contingente straniero firmando l’ex Jazz Bryce Cotton così da permettere a coach Diana di puntare su un roster lungo e profondo. Roster forse leggero fisicamente, ma che può sopperire con un livello di talento che non ha probabilmente nulla da invidiare a quello delle principali pretendenti allo Scudetto.

 

Marcus Landry, MVP della passata stagione, non ha ripetuto le eccezionali cifre dell’annata passata (19.6 punti di media col 50% da 2 e il 40% da 3) ma il suo talento si è amalgamato meglio con quello di Lee Moore, rimasto dopo la scorsa stagione, e del neo-arrivato Dario Hunt, già visto in Italia con le maglie di Capo d’Orlando e Caserta e uno dei migliori lunghi della stagione.

Hunt ha dimostrato di poter salire di livello “quando conta”, ad esempio nel successo contro Venezia.

 

La vera forza di Brescia, però, sta probabilmente nel suo nucleo di italiani: Brian Sacchetti ha meritatamente conquistato la Nazionale dopo essersi affermato come uno dei migliori sesti uomini del campionato; Michele Vitali, anche lui approdato in azzurro, ha disputato la stagione della consacrazione al fianco del fratello Luca (38.9% da 3 su 5 tentativi medi a partita) e infine, last but not least, lo stesso Luca Vitali, il miglior assist-man del campionato (6.2 di media).

 

Un nucleo ben amalgamato, guidato dall’esperienza di capitan David Moss che torna ai playoff dopo le vittorie con Siena e Milano, e che ha tutto per continuare a stupire e allungare il sogno di questa stagione, con la consapevolezza che la strada è quella giusta per trasformare tale sogno in solida realtà.

 

4) Quale Avellino vedremo ai playoff?

Beffata per due volte nelle ultime due stagioni dalla Reyer Venezia – in semifinale nella scorsa stagione e nella finale di FIBA Europe Cup in questa -, la Scandone Avellino potrebbe ritrovare la sua nemesi in semifinale, inseguendo la prima finale Scudetto della sua storia nell’anno del decennale dalla storica vittoria in Coppa Italia.

 

A questi playoff Avellino arriva dopo una stagione altalenante: campione d’inverno nel girone d’andata, con 12 vittorie in 15 partite, la squadra di Pino Sacripanti è calata nel girone di ritorno, perdendo ben 7 partite e facendosi superare da quelle che a fine andata erano le più immediate inseguitrici, ovverosia Venezia, Milano e Brescia.

 

Capire quindi quale Avellino vedremo ai playoff non è facilissimo: la società irpina si è cautelata puntellando il roster con gli arrivi del ceco Patrik Auda e della guardia ex Brindisi, Bayern e Barcellona Alex Ranfroe. Firme che allungano un affollato contingente straniero, che vede le sue stelle in Jason Rich, fresco vincitore del premio di MVP della stagione – di cui è stato anche capocannoniere – e Kryylo Fesenko, nominato miglior centro della stagione di FIBA Europe Cup e determinante per le fortune irpine in stagione.

 

Il lunghissimo roster della Scandone, che vede ad esempio anche il miglior tiratore del campionato – Thomas Scrubb, leader nel tiro da 3 con un incredibile 53% – e uno come Ariel Filloy, che può essere decisivo per i destini di una partita in qualsiasi momento, può essere delizia ma anche croce dell’immediato futuro playoff, in quanto potrebbe non essere semplicissimo scegliere gli esclusi per turnover.

Filloy, in questa stagione, ha anche firmato il canestro dell’anno.

 

L’impressione, però, è che buona parte delle fortune di Avellino possano passare dal definitivo recupero di Shane Lawal, tornato a giocare nei mesi scorsi dopo una lunghissima inattività. Il centro nigeriano possiede quell’esperienza fondamentale per permettere alla Scandone di creare le condizioni per quel necessario salto di qualità, e la sua presenza può essere fondamentale per gestire in maniera migliore il minutaggio di Fesenko massimizzandone l’impatto.

 

5) È davvero Trento la terza contender?

Quattro stagioni in Serie A, quattro qualificazioni ai playoff. E dopo un periodo di assestamento conseguente alla scorsa finale Scudetto, sette vittorie consecutive che hanno garantito il biglietto playoff e fatto sfiorare il 4° posto, quello da cui tutto partì nella passata stagione.

 

Delle cinque maggiori indiziate per la vittoria finale, la Dolomiti Energia Trentino è una delle più in forma, rodate e affidabili, con la fame per il titolo sfiorato nella scorsa stagione sempre presente nelle motivazioni del gruppo. Un sogno che potrebbe passare attraverso ostacoli durissimi, a cui la squadra di coach Boscaglia può rispondere con un punto di forza: la continuità.

Delle squadre ai playoff, Trento è stata l’unica a battere Varese nel girone di ritorno.

 

A differenza di Venezia, Milano, Brescia e Avellino, le rotazioni bianconere sono maggiormente sicure e definite, prive dell’eventualità del turnover di stranieri che potrebbe rappresentare un’insidia per le rivali. Anche Trento, a stagione in corso, è andata sul mercato per rafforzare le sue rotazioni col ritorno in Trentino di Dustin Hogue, tornato dopo che era saltata la firma con Capo d’Orlando.

 

Hogue rispetto alla scorsa stagione è più efficiente al tiro e il suo innesto potrebbe essere cruciale insieme ai progressi mostrati nel girone di ritorno da Shevon Shields, tra i più migliorati dopo il giro di boa (da 10.7 a 15.5 punti di media, ottenuti con il 51% da 2 e il 35.9% da 3).

Il miglior Shields della stagione, nella vittoria di Trento sul campo di Brescia.

 

Adesso Trento è attesa alla prova di una serie contro Avellino, una delle squadre maggiormente sofferte dall’Aquila in questa stagione e sfidata soltanto un paio di giorni fa nella partita che ha chiuso la stagione regolare. Una serie, quindi, più lunga del previsto, in cui i dettagli e gli aggiustamenti tra le singole partite potrebbero fare la differenza più che in altri casi. Fondamentale, per la squadra di Buscaglia, sarà il portare a casa almeno una delle partite che si disputeranno al Paladelmauro.

 

6) Dove porterà l’incredibile rimonta di Varese?

Da quando la Serie A è tornata stabilmente a 16 squadre – cioè dal 2008-09 considerando anche l’anomalo campionato a 17 del 2011-12 -, mai una squadra ultima alla fine del girone d’andata era andata oltre il 12° posto in classifica finale. Quindi men che mai aveva sfiorato l’accesso ai playoff.

 

Quanto fatto nel girone di ritorno dalla Pallacanestro Varese di Attilio Caja ha quindi riscritto la storia recente del campionato italiano: un’impresa raggiunta col miglior record insieme a Venezia del girone di ritorno, con 12 vinte e 3 perse, arricchite da otto vittorie consecutive e la consapevolezza di avere battuto tutte le altre partecipanti ai playoff in questa stagione (soltanto Trento ha imposto lo stop ai lombardi nel ritorno).

L’ultima volta con Brescia, avversaria ai quarti, è andata decisamente bene…

 

Quanto di quella rimonta è trasportabile ai playoff? L’entusiasmo in casa Varese è indubbiamente alle stelle, e sulla carta l’accoppiamento con Brescia lascia alla squadra di Caja più di qualche chance: la squadra varesina, che è intervenuta sul mercato in maniera mirata con le aggiunte di Dimsa, Larson, Delas e Vene, può reggere il confronto sul piano fisico, e se Okoye e Avramovic continueranno a mostrare quanto visto nel girone di ritorno, tutto è possibile.

È nata una stella?

 

Senza contare, poi, che comunque andrà il risultato della serie con Brescia la stagione di Varese è già da considerarsi ampiamente positiva, come anche testimoniato dai tanti riconoscimenti (Caja è stato nominato allenatore dell’anno, Okoye e Coldebella si sono piazzati sul podio per i premi di MVP e dirigente dell’anno).

 

Una serie tutta da gustare, con la prospettiva di uno storico derby, dal profumo vintage, contro Milano o Cantù in caso di eventuale semifinale.

 

7) Dura a morire, più forte di tutto: Cantù può ancora sorprendere?

È inizio novembre. La Red October Cantù ha iniziato in maniera positiva la stagione, con tre successi nelle prime sei giornate, ma è dopo la vittoria di Pistoia che scoppia una grana relativa al sequestro di attrezzature fondamentali per gli allenamenti: un sequestro arrivato a causa di rate non saldate.

 

Il giorno dopo esce la notizia che ai brianzoli servono due milioni di euro per potere chiudere la stagione. Nonostante un caos societario che a lungo è sembrato poter condizionare pesantemente anche il rendimento tecnico della squadra – ad esempio con la cessione di Christian Burns alla Virtus Bologna per poter contare su un’importante buyout – Cantù si è rifugiata sul campo, raggiungendo prima la qualificazione alla Final Eight di Coppa Italia e poi quella ai playoff.

La grande vittoria di Cantù contro Milano alla Final Eight di Firenze.

 

Messi da parte i problemi societari grazie anche al parere positivo della Com.Te.C., la Red October si è potuta concentrare di più sui progressi di una squadra capace di chiudere la stagione regolare con il migliore attacco del campionato, mandando i suoi cinque stranieri in doppia cifra di media per tutta la stagione (dagli oltre 17 punti di Culpepper alla doppia-doppia di media di Burns).

 

Lo spumeggiante attacco messo in piedi da Marco Sodini, allenatore rivelazione della stagione, potrebbe mettere in difficoltà una Milano che tende a non essere troppo costante in difesa, oltre al carico emotivo che un derby sentitissimo si trascina con sé. La ridotta fisicità del roster, specialmente nel caso in cui Andrea Crosariol non dovesse recuperare al meglio dagli guai fisici degli ultimi mesi, potrebbe però incidere negativamente nella serie, specialmente in dei playoff in cui la fisicità tende a contare.

 

In ogni caso Cantù vivrà quest’esperienza all’insegna del motto “earned, not given”. Nella speranza, anche, che i guai societari siano definitivamente messi alle spalle e che questa splendida stagione non rappresenti soltanto la quiete prima della tempesta.

 

8) Cremona sarà soltanto una comparsa?

Quella della Vanoli Cremona è una storia che parte da lontano, dalla stagione 2015-16. La stagione in cui la squadra, guidata da Cesare Pancotto, chiude al 4° posto la regular season, arrendendosi però a Venezia al primo turno di playoff. Una stagione da “one season wonder” come le squadre citate in apertura di questo articolo, visto che 12 mesi dopo Cremona si fa beffare da Pesaro e retrocede in Serie A2.

 

A2 che però la Vanoli non giocherà mai, venendo ripescata in seguito del fallimento della Juve Caserta. Retrocessione che serve da impulso per un nuovo corso della squadra, che punta forte su Darius Johnson-Odom, arrivato nel febbraio precedente, sulla voglia di riscatto dell’ex Sixers e Cavs Henry Sims (alla prima stagione europea) e sul ricongiungimento della famiglia Diener, con Drake che sceglie Cremona per chiudere la carriera e Travis che torna al basket giocato dopo aver annunciato il suo ritiro tre anni prima.

È sempre ManDrake.

 

Un ricongiungimento reso possibile anche grazie alla presenza sulla panchina di Cremona di quel Meo Sacchetti che ebbe entrambi in maglia Sassari, oltre chee Drake con la maglia di Capo d’Orlando nella stagione del debutto in Italia. Per un curioso scherzo del destino, la vittoria che ha portato Cremona ai playoff è arrivata proprio contro i siciliani, condannati dai due ex alla retrocessione in Serie A2.

 

La rimonta di Cremona, invece, porta la Vanoli a dei playoff in cui non ha niente da perdere e che giocherà con una leggerezza d’animo che ha già spinto i gialloblu a risultati sorprendenti, come l’upset contro Avellino in Coppa Italia o la stessa qualificazione alla post-season. L’occasione per vendicare quindi la sconfitta di due stagioni fa e chiudere un cerchio, consapevoli che l’impresa avrebbe una portata storica: mai, infatti, una testa di serie numero 8 ha eliminato la numero 1 del tabellone playoff da quando la post-season ha la formula attuale, ed è dal 2014 (Pistoia contro Milano) che non si arriva alla “bella”.

 

Un’impresa che dovrà passare attraverso il talento di Johnson-Odom, Sims, e Kelvin Martin, decisivo con la sfuriata offensiva nel terzo quarto della partita contro l’Orlandina e vero e proprio giocatore-barometro delle fortune gialloblù. Servirà tutto il talento offensivo possibile, visto che sotto canestro il confronto appare complicato, con Sims che si troverà a fronteggiare avversari insidiosi come Watt, Peric e l’ex di turno Biligha.

 

9) Chi sarà l’MVP dei playoff?

Qualsiasi ragionamento sull’MVP dei playoff non può che partire dal Most Valuable Player della stagione regolare. Jason Rich sarà sicuramente il nemico pubblico numero uno per Trento contro Avellino: l’ex Cantù e Cremona sta vivendo la stagione migliore della carriera, quella giusta per poter condurre la Scandone verso il risultato più importante della sua storia.

 

In questa stagione, al di là di qualche lampo più in Eurolega che in Serie A, Andrew Goudelock ha fatto parlare di sé più fuori dal campo, sui social media – soprattutto recentemente – che per quanto fatto sul parquet. Il rendimento di Mini-Mamba è stato piuttosto discontinuo in questa stagione, con l’alternarsi di ottime prove a prestazioni incolori per quello che è il giocatore più pagato del campionato. L’ex Lakers, però, ha tutto per invertire la rotta e marchiare a fuoco il suo nome nella storia del campionato con una post-season da MVP.

Goudelock ritroverà Cantù nei playoff: le premesse sono buone.

 

Austin Daye, per Venezia, e Dominique Sutton, per Trento, sono altri due nomi che potrebbero guidare le rispettive squadre al successo, ma volendo citare anche rappresentanti delle outsider, una menzione d’obbligo va fatta per Aleksa Avramovic, indiscusso protagonista della clamorosa rimonta di Varese nel girone di ritorno.

 

Il serbo, dopo una stagione di rodaggio ma comunque arricchita da prestazioni di assoluto livello, dopo il giro di boa ha trascinato la squadra di Caja ai playoff da miglior realizzatore di squadra (15.5 punti di media, col 51% da 2 e il 36% da 3), conquistandosi anche la convocazione in Nazionale, subito bagnata con un canestro decisivo contro l’Austria.

Un 2018 magico sin qui.

 

Se Cantù può contare sul rendimento affidabile di Chappell, Culpepper e Thomas, le speranze della Vanoli Cremona di impensierire Venezia passano per larga parte dal talento di Darius Johnson-Odom. Rimasto in squadra dopo il ripescaggio – provato a evitare in tutti i modi con un grande impatto sin dal suo arrivo in squadra a febbraio 2017 -, l’ex Lakers, Sixers e Olympiacos ha migliorato le cifre della passata stagione, soprattutto in un suo tallone d’Achille come i tiri liberi (il 76.5% è di gran lunga il miglior dato in Italia per lui, considerata anche la stagione a Cantù nel 2014-15).

 

10) … e chi ne uscirà meglio di tutti in chiave Nazionale?

Sarà una stagione atipica per il basket per nazionali: per la prima volta, infatti, i giocatori non dovranno dedicarsi alla preparazione per Europei o Mondiali dopo la lunga e logorante stagione con i club. L’Italia di Meo Sacchetti completerà la prima fase del cammino verso il Mondiale 2019 a fine giugno/inizio luglio, per poi ritrovarsi a fine agosto per preparare le prime due partite del girone finale.

 

Data la scarsità di impegni tricolori, per osservare e comprendere chi, dei possibili protagonisti playoff, potrà rappresentare un’aggiunta in più – per certi versi a sorpresa – per l’Italia che verrà ha senso ragionare non solo sul breve (le sfide con Croazia e Olanda) ma anche sul medio periodo (le sei sfide che tra settembre e febbraio condurranno al Mondiale cinese).

 

Non giocherà i playoff colui che è stato il principale punto di riferimento dell’Italbasket nelle prime quattro partite della gestione Sacchetti: Amedeo Della Valle, protagonista in Europa con il titolo di capocannoniere di Eurocup, ha infatti terminato la sua stagione anzitempo visto l’insuccesso della rimonta playoff della sua Reggio Emilia. È comunque probabile che il suo sarà uno dei nomi più discussi dei prossimi due mesi, visto il rumor insistente che lo vedrebbe come rinforzo per le prossime stagioni dell’Olimpia Milano.

 

Proprio tra le fila di Milano giocano due azzurri che potrebbero essere protagonisti nei playoff: Andrea Cinciarini e Davide Pascolo sono migliorati con l’avanzare della stagione, conquistando sempre più spazio nelle rotazioni di Pianigiani. Cinciarini è oggi il legittimo titolare dell’Olimpia, mentre “Dada” potrebbe conquistare quei minuti da “4” utili anche, a Pianigiani, a sperimentare maggiormente l’opzione di Kuzminskas da “3”.

In una stagione forse inferiore alla precedente, Pascolo ha trovato il modo per essere comunque decisivo.

 

Se a Venezia sono da tenere d’occhio Paul Biligha e Stefano Tonut, come ad Avellino i riflettori saranno su Ariel Filloy e sull’ottimo Lorenzo d’Ercole di questa stagione, due protagonisti azzurri tra le contender saranno Luca Vitali e Diego Flaccadori. Il play bolognese della Germani Brescia ha definitivamente riconquistato la Nazionale in questa stagione, affermandosi probabilmente come l’MVP italiano della stagione. La giovane guardia di Trento, invece, ha conquistato a sua volta la Nazionale grazie alla stagione della conferma, in cui si è aggiudicato anche – per il terzo anno consecutivo – il premio di miglior giovane del campionato. Con il prosieguo della stagione, “Flacks” è sembrato più coinvolto all’interno delle gerarchie di Buscaglia, e il suo tiro potrebbe essere fondamentale per sbloccare l’attacco di Trento nella serie con Avellino.

Flaccadori che arriva in ottima forma ai playoff, tra l’altro.

 

Tra le altre tre lombarde a completare la griglia playoff, sono due gli azzurrabili da tenere d’occhio. Se Christian Burns ha confermato le ottime cose già mostrate nella scorsa stagione, dimostrando di essere pronto per il salto di qualità (a lungo si è parlato di lui come rinforzo per Milano, dopo che a stagione in corso è stato molto vicino a firmare con la Virtus Bologna), Simone Fontecchio è rinato dopo il passaggio in prestito a Cremona.

 

L’ex virtussino, protagonista del basket run&gun di Meo Sacchetti, ha contribuito a svoltare in positivo la stagione della Vanoli: con Fontecchio, Cremona ha prima raggiunto la semifinale di Coppa Italia per poi agguantare i playoff all’ultima giornata. Venti partite in doppia cifra stabile di media (10.6 punti di media, con un massimo di 22 contro Pistoia), con il 46.6% da 2 e il 38% da 3, la Nazionale riconquistata e ora la prova dei playoff, per riconquistare anche un posto nel roster di Milano per la prossima stagione.

 

 

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Ennio Terrasi Borghesan è nato a Palermo nel 1992. Nel suo cuore ci sono l'Uruguay, Londra, le Serie TV e qualsiasi livello di Pallacanestro. Ha diretto Bocconi TV e realizzato il format Sport Frame. Manu Ginobili è il suo eroe.