Nel caldissimo campionato turco il fulcro di tutto è ciò che succede tra le squadre di Istanbul. Le tre giganti dell’ex Costantinopoli, Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas, sono le uniche ad aver partecipato ad ogni campionato turco, da sessant’anni. Dalla sua fondazione, la Süper Lig turca ha visto solo cinque vincitori; tre di queste sono Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas. Per riassumere, una volta per tutte: da 34 anni il campionato turco lo vincono solo ed esclusivamente tre squadre: Galatasaray, Fenerbahce e Besiktas - tolta la breve parentesi del Bursaspor nel 2010.
La rivalità storica è quella tra il Galatasaray e il Fenerbahce, il primo nato dai ricchi rampolli della scuola di Galata, contrapposto alle origini popolari del Fenerbahce; col tempo le differenze di classe si sono assottigliate e si possono trovare tifosi di qualsiasi ceto sociale nelle curve di entrambe le squadre. La rivalità, in ogni caso, non accenna a spegnersi, anche perché è più semplice che la posta in gioco tra queste due contendenti sia il campionato intero. A mettere benzina sul fuoco, un problema da storici: la Süper Lig è stata fondata nel 1959 e il Fenerbahce rivendica un maggior numero di titoli antecedenti alla formazione della nuova lega, che ovviamente il Galatasaray non riconosce.
La squadra di Galata ha in bacheca 21 titoli del campionato turco, i canarini di Kadıköy 19. Il 35% dei turchi tifa il Galatasaray; il 34% tiene a casa una bella maglia a righe gialloblù. Il Besiktas è visto come un terzo contendente, per quanto nobile: mai troppo forte da minacciare la supremazia della rivalità primigenia, né troppo antipatico, e comunque sempre pronto a mettere i bastoni tra le ruote al rivale del momento (per la gioia dell’altro).
Il clima di Fenerbahce-Besiktas di recente ha iniziato a raffreddarsi, visto l’odio comune per il Galatasaray; ma allo stesso tempo i bianconeri, la squadra più antica dell’intera Turchia, rimasta a vocazione popolare, odia molto il Başakşehir, nuovo arrivato nella scacchiera del pallone di Istanbul, fondato solo nel 2014 con l’endorsement di Erdogan (unico possessore della maglia numero 12 del Başakşehir, per l’appunto). Ieri si sono affrontate, appunto, Fenerbahce e Besiktas, e per quanto il risultato sia stato un pirotecnico 3-3, la partita non ha visto neanche un espulsione.
Tornando alla questione delle differenze sociali storiche nei derby di Istanbul, diciamo che restano ora solo parzialmente attendibili: la realtà è che le squadre della città non implicano più un’eredità religiosa, politica, cittadina: si nasce di una squadra di Istanbul senza motivo, il povero col ricco, l’asiatico con l’europeo, l’ortodosso col musulmano, e proprio per questo la bandiera del club è così importante: sotto la bandiera i tifosi si uniscono e si identificano, e come meglio ci si può identificare se non attraverso un avversario, contro qualcuno, sportivamente parlando?
Le aspettative di follie e tafferugli sono sempre alte e la posta in gioco non è mai banale, e infatti i derby di Istanbul sono una bomba. Per questo ho raccolto i derby di Istanbul più pazzi. Siccome deprechiamo ogni forma di violenza che non sia regolamentata, vuoi anche solo da cartellini colorati, per ovvie ragioni gli scontri e le coattate esterne ai 90’ di gioco non faranno parte della classifica.
26 aprile 1996 - Galatasaray - Fenerbahce
Livello caciara: notte sul monte Calvo
Bollettino: 6 + 4 ammoniti, numerosi scontri, attacchi col coltello
La partita più importante di tutta la Turchia è chiamata, con un pizzico di mitomania, Derby intercontinentale, perché a sfidarsi sono le due sponde del Bosforo. Ci sono delle premesse sportive da tenere in considerazione: il Galatasaray che si sente la squadra più importante di Turchia, vuoi per il maggior numero di campionati, vuoi per il riconoscimento internazionale grazie alla Coppa Uefa del 2000 e alle varie partecipazioni in Champions League (anche se non è mai arrivata oltre le semifinali); il Fenerbahce che, dal canto suo, invece ha sì una discreta esperienza europea, ma soprattutto, solitamente, vince i derby (146 a 123 ad oggi; se anche il Galatasaray vincesse tutti i prossimi derby, ci vorrebbero una decina d’anni per arrivare in pari). Forse è per questo che una delle stracittadine di Istanbul più iconiche vede i giallorossi come vincitori; i protagonisti sono un gallese e uno scozzese.
Nel 1996, se non bastavano i derby di andata e ritorno della 1.Lig (la prima lega Turca prima del rebranding del 2001), le due squadre si incontrano in finale di Türkiye Kupası, la coppa di Turchia, andata e ritorno. L’andata nel Ali Sami Yen Stadı finisce 1 a 0 per i padroni di casa, con un gol dal dischetto del gallese Dean Saunders dopo 5 minuti. Il ritorno a casa dei canarini è tesissimo, i padroni di casa passano in vantaggio con un gol di testa di Kocaman alla mezz’ora. Sul pari si arriva ai supplementari e sempre lo stesso Saunders, al 116’, decide di tirare una mina sotto la traversa e far partire così il delirio.
Il Galatasaray pareggia la partita ma vince la coppa in casa dei rivali storici, sotto bordate di fischi e urla di tifosi avversari arrabbiati, ma tutto sommato annichiliti. A risvegliare il fuoco ci pensa l’allenatore del Galatasaray, Graeme Souness, scozzese. (Una caratteristica delle squadra di Istanbul: tendono ad acquistare la crema mondiale della pazzia nel calcio, i pazzi più pazzi di ogni angolo del globo). Al momento della vittoria, a quanto racconta, ha visto sugli spalti il vice presidente del Fenerbahce reo di averlo chiamato “storpio” quand’era convalescente per un intervento al cuore; a quel punto il tecnico non ci capisce più niente.
Souness, con dei baffi importantissimi e un giubbotto straordinario che ora indosserebbero dei trapper, corre per mezzo rettangolo di gioco brandendo una bandiera giallorossa, che conficca nel centro del Fenerbahçe Stadı, nel cerchietto del calcio d’inizio. Appena alza lo sguardo si rende conto che ci sono quindicimila persone che vogliono scavalcare le recinzioni e probabilmente massacrarlo, così trotterella (anche con una certa lentezza, vista la situazione) verso l’uscita. L’immagine di Souness che pianta la bandiera con forza in mezzo al campo è così iconica che il Galatasaray ci vende il merchandising, lo scozzese è un eroe per tutta la tifoseria ed è stato omaggiato con un’enorme coreografia nel 2014.
Rischia la vita, ma diventa un’icona. Al tifoso più matto del Fenerbahce però questa cosa non è andata giù: Okan Guler, detto “Rambo” Okan, l’anno successivo ha deciso di lavare l’onta. La leggenda racconta che Okan avesse passato la notte precedente la prima di campionato della stagione successiva all’interno dell’Ali Sami Yen Stadı per compiere il suo piano, ovvero brandire la bandiera del Fenerbahce, conficcarla in mezzo al campo, e difenderla con un coltellaccio a casa dei rivali di sempre.
12 aprile 2009, Galatasaray - Fenerbahce
Livello caciara: moscacieca ma tutti bendati e con le mazze
Bollettino: 6 ammoniti, 4 espulsi
Ve lo ricordate Emre Belözoğlu? Sì che ve lo ricordate: stellina dell’Inter di quelli sempre infortunati che ti fanno dire “eh ma se si infortunasse di meno…”. Chiamato “il Maradona del Bosforo”, famoso però per alcune controversie non proprio simpaticissime, tra cui una rissa con la nazionale contro la Svizzera (...) e vari insulti razzisti in Inghilterra e Turchia - fra cui quelli a Zokora, finiti con una vendetta epica. Insomma, uno stronzetto; a questo si aggiunge il suo trasferimento al Fenerbahce nonostante sia cresciuto nel Galatasaray, già poco digeribile per i tifosi di Galata; se poi Emre al momento del passaggio ha anche detto di aver sempre tifato per il Fenerbahce stai sicuro che nei prossimi derby intercontinentali non te la passerai bene.
Già il primo, in casa Fener, era stato un mezzo macello: dieci ammoniti, mani in faccia, gomitate, un arbitro anche troppo permissivo, con una vittoria dei padroni di casa che si risparmiano Emre e lo fanno entrare solo nella ripresa. Il ritorno, all’Ali Sami Yen Stadı, non è calcio, o magari è il tipo di calcio che noi non seguiamo solitamente con gol, assist, passaggi, cross e regole. Uno zero a zero vibrante, con un fine partita in cui le forze dell’ordine scortano la terna arbitrale verso il tunnel sotto una pioggia di oggetti dagli spalti, perché sono appena stati espulsi quattro giocatori. Lugano pazzo (espulso) mena Asik che era già stato menato durante un calcio piazzato ed era caduto pure nella mischia successiva e quindi reagisce (espulso), arriva correndo Arda Turan (espulso) a dare due colpi al volo a Cakmak ma le prende e se la prende con Senturk (espulso), sollevato da terra dal nostro De Sanctis in erasmus.
È veramente un casino seguire tutte le persone che se le stanno dando in quelli che sono pochi secondi. Emre, testa calda ma non scemo, resta in secondo piano per non prenderle da tutti. Un’altra delle note positive di questa partita è che, volendo, la si può rivedere tutta online: lo zero a zero più interessante del Bosforo.
2 Novembre 2018, Galatasaray - Fenerbahce
Livello caciara: la notte della Purga con la colonna sonora di Benny Hill
Bollettino: 6 ammoniti, 3 espulsi
Colpi a palla lontana, scorrettezze pseudo involontarie, piedi che restano proprio là dove sta per arrivare la gamba dell’avversario, un fallo ogni tre minuti e mezzo: entro novembre 2018 l’arte del menarsi nel derby intercontinentale si è fatta raffinata, praticamente un’escalation di tensione continua in uno stadio assordante.
A fine partita lo champagne delle mani in faccia si agita quando qualcuno si avvicina a dire due parole a Soldado che non è d’accordo, quindi parte in sua difesa tutta la panchina degli ospiti; Jailson, 23enne incosciente e reo di aver segnato il gol del pareggio in casa Galatasaray, schiaffeggia Belhanda. Questo fa partire la caccia all’uomo, con Jailson che scappa da squadra, panchina e dirigenza Galatasaray mentre i compagni si immolano con tecniche rugbistiche abbastanza avanzate per coprire la sua fuga verso il tunnel-meta, davanti al quale si sviluppa e inviluppa un ingorgo di calci, pugni e spintoni.
23 Settembre 2017, Fenerbahce - Besiktas
Livello caciara: Gangs of New York
Bollettino: 9 ammoniti, 5 espulsi
Cosa ci si aspetta da una squadra che mette Pepe centrale difensivo al fianco di Medel terzino destro? La risposta si materializza in novanta minuti più recupero a settembre 2017. Una partita a cui avevamo già dedicato un pezzo. Quaranta falli commessi (contati; in media un fallo ogni due minuti e spiccioli), due rigori concessi alla squadra di casa, mischione finale quasi inevitabile. Il primo a lasciare il campo è quel genio di Quaresma, che aveva sì l’esterno caldo in questa partita, ma forse anche una giornata storta, o un leggero mal di testa, comunque un certo nervosismo: al 41’ tira un calcione a Valbuena e due minuti dopo lascia il piede a martello su Ekici, si prende il doppio giallo e ormai siccome ha sbroccato va a dirgli brutte parole mentre è a terra prima di lasciare il campo. L’arbitro sblocca il cartellino rosso e dopo due minuti lo sventola sotto il naso di Neto per un fallo da ultimo uomo su Tosun, così sono dieci contro dieci e Quaresma non è solo negli spogliatoi.
Al tea party al coperto si aggiunge poi Gunes, allenatore del Besiktas, mandato via dall’arbitro Palabiyik. A cinque minuti dalla fine Hutchinson (Besiktas) si becca il secondo giallo per un mani in area su tiro di Giuliano. Dopo tre giri di orologio Koybasi entra col piede a martello su Ozyakup, prendendosi un rosso diretto; Ozyakup però ci teneva a non essere da meno, e così a tempo scaduto è andato a chiedere spiegazioni con una certa urgenza all’arbitro, che gli ha mostrato il secondo giallo e la strada per gli spogliatoi.
6 aprile 2014, Galatasaray - Fenerbahce
Livello caciara: compleanno di bimbi iperattivi di sette anni a tema “tour mondiale dei Metallica del 1989”
Bollettino: 14 ammoniti, 2 espulsi
Indovinello: nella stessa stanza ci sono Charles Bronson, vostro cugino quello grosso e manesco, Emre Belozoglu, Mike Tyson che sa che qualcuno là dentro gli ha dato dello stronzo, Mel Gibson, Felipe Melo, un pallone, Ozzy Osbourne. Vengono dati due cartellini rossi. Chi se li prende? Ovviamente Melo e Belozoglu.
In un match che vede quasi tutta la squadra ospite ammonita una delle cose più notevoli è la superiorità tecnica della coppia Drogba-Sneijder che se la comanda in giro per il campo, che ovviamente viene arginata con le cattive. Bruno Alves decapita con una gomitata Drogba durante un calcio d’angolo, ad esempio. Poi Emre si spende i suoi classici due cartellini gialli in sei minuti, finendo espulso dopo aver falciato malamente Felipe Melo in pressing (certo, l’onta di essere saltati in dribbling da Felipe Melo si può lavare solo così) - una mossa così scema che persino Felipe Melo fa una boccaccia perché per la prima volta in vita sua è vittima e non carnefice nella situazione di un fallo senza senso. Fortunatamente Melo si rifà una mezz’oretta dopo, chiedendo un’ammonizione forse anche giusta per un fallo avversario a centrocampo, ma che si becca lui per l’insistenza molesta, finendo sotto la doccia anzitempo perché già ammonito.
18 ottobre 2014, Galatasaray - Fenerbahce
Livello caciara:The Ornette Coleman Double Quartet - Free Jazz.
Bollettino: 3 ammoniti, 1 espulso.
Anche se non è una stracittadina violentissima, la partita tra Galatasaray e Fenerbahce del 18 ottobre 2014, finita 2 a 1, è pazzesca, e conviene guardare tutto il video. Se non volete vedere tutto il video, vi faccio un rapido recap:
0.00: coreografia Galatasaray con gigantografia di Souness che pianta la bandiera giallorossa in mezzo al fortino del Fenerbahce. Distensione.
0.40: Emenike viene gambizzato da Felipe Melo che non viene manco ammonito. Melo sembra essersi dimenticato - più di altre volte - come entrare effettivamente sul pallone; anche quando è in largo anticipo ci va con tutto il corpo, col peso, come se il suo corpo fosse tutto un pezzo di transenna da usare per bloccare gli avversari. Emenike, da allora, non ne ha azzeccata una.
1.30: Emenike sbaglia il primo gol e chiede il calcio d’angolo.
1.40: in seguito a un’azione flipper Emenike sbaglia il secondo gol e inizia ad assomigliare a Simy.
2.00: Emenike sbaglia il terzo gol in maniera goffissima, si dispera che sembra stia avendo una crisi epilettica e chiede il rigore.
2.59: Bruno Alves decide di stirare il retro della maglietta di Dzemaili. Con il piede. Espulso.
3.27: Aldan prende un palo così clamoroso che Demirel manco c’aveva provato a prendere quel pallone.
3.42: su calcio d’angolo Fenerbahce di Caner Erkin, che in italiano si dice “Cacciatore”, Kadlec sbaglia di testa da un metro, forse un metro e mezzo; piano americano di Emre che piagnucola.
4.30: il momento in cui Sneijder decide di vincere la partita: prende palla sulla trequarti sinistra, scocca un destro che toglie le ragnatele dall’incrocio dei pali sinistro.
5.10: il momento in cui Sneijder decide di stravincere la partita: parte in contropiede a palla scoperta, i suoi si allargano alla perfezione per dargli spazio e prepararsi ad una ricezione, si ricorda che alla fine potrebbe pure tirare e spara un missile che toglie le ragnatele dall’incrocio dei pali destro, con un tiro secco, perfetto, stavolta da destra. A 5.22 c’è Felipe Melo col pizzetto da carabiniere che festeggia in maniera ridicola.
5.55: su un pallone buttato in avanti il Fenerbahce nella persona di Kaldirim accorcia, ma solo perché il guardalinee non si accorge che il pallone è uscito di venti centimetri; rischio locura altissimo, ma il tempo fortunatamente è finito.
26 maggio 2015, Basaksehir - Fenerbahce
Livello caciara: caduta della casa degli Usher.
Bolletino: 6 ammoniti, 4 espulsi.
Oltre al numero inusuale di ammoniti ed espulsi, questa partita ha due particolarità succulente: i quattro espulsi sono tutti della stessa squadra (nervosetti?), e il nuovo arrivato nei derby di Costantinopoli, il Basaksehir, che fa lo scherzo al Fenerbahce capolista e gli fa perdere ogni speranza di raggiungere in cima alla classifica il rivale di sempre Galatasaray, che infatti andrà a vincere il campionato.
Questa certezza della sconfitta colpisce i calciatori ospiti intorno all’ottantesimo, sotto di due a zero, e il primo a subirne le conseguenze è Mehmet Topuz, terzino destro, che scalcia in maniera abbastanza noiosa su un attaccante in pressing; l’arbitro non lo perdona e lo punisce con un rosso diretto. Il Fenerbahce pareggia prima con Diego (quel Diego) e con quel genio di Pierre Webo, e si butta in attacco, prestando il fianco al contropiede Basaksehir; in una di queste occasioni a difendere la porta sguarnita dal portiere in uscita c’è Bruno Alves, che mette il braccio sulla linea di porta (espulso); nelle proteste successive Erkin vola via come un razzo missile verso gli spogliatoi per aver insultato il direttore di gara.
I padroni di casa sbagliano pure il rigore, il Fene gioca in otto, i suoi difensori sono morti a terra coi crampi, ma attacca comunque a testa bassa; in una ripartenza a maglie di gioco ormai larghe quel genio di Pierre Webo fa una cosa che è misto fra un passaggio visionario al volo e un calcio in faccia a Epureanu che provava ad anticiparlo; l’arbitro, in ogni caso, lo vede più come il secondo e lo sbatte fuori direttamente. I sette del Fenerbahce provano un ultimo, fallimentare assalto e Volkan Demirel, portiere selvaggio, per evitare la ripartenza degli avversari fa un brutto fallo da dietro - l’impressione è che l’arbitro lo grazi con un giallo per non far terminare il match con una sconfitta a tavolino. Per il Fenerbahce parte la scivolata libera, persino Diego sembra un mastino sugli esterni avversari, così l’arbitro pensa bene di chiudere e rimandare tutti a casa.