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Cosa serve alla Roma sul mercato
22 giu 2022
22 giu 2022
Cosa fare dopo la vittoria della Conference League.
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Nemmeno 24 ore dopo il fischio finale della storica finale di Conference League di Tirana a Roma si è subito ricominciato a parlare di calciomercato. La notizia della partenza di Mkhitaryan per Milano arrivata il giorno dopo non ha certo spento l’entusiasmo dei festeggiamenti giallorossi, che sotterranei continuano anche oggi e chissà quando finiranno, ma è stata comunque un risveglio momentaneo sull’equilibrio sottile su cui si reggono le fortune della Roma.


 

Il trequartista armeno è stato spesso la luce nel buio di una rosa che negli ultimi anni è stata tecnicamente devastata, uno dei pochi punti di contatto tra la gestione Fonseca e quella Mourinho, e non a caso il perno intorno a cui è girata la svolta tattica di questa stagione - quell’eterno ritorno alla difesa a tre che per lui ha comportato reinventarsi per l’ennesima volta nell’inusuale ruolo di mediano. Mkhitaryan è stato un vero e proprio leader tecnico, un giocatore in grado di mettere a segno 29 gol e 23 assist nelle tre stagioni in cui è rimasto a Roma, e la sua uscita ha fatto cadere la prima pedina del domino del calciomercato giallorosso.


 

Tutto inizia dal centrocampo


Per sostituirlo, almeno numericamente, la Roma ha puntato su un profilo solo teoricamente simile. Nemanja Matic è un giocatore molto esperto che viene da una lunga esperienza in Premier League (di sicuro più lunga e più soddisfacente di quella dell'armeno), e come Mkhitaryan è stato già allenato da José Mourinho, ma le sue caratteristiche sono così diverse da cambiare completamente faccia al centrocampo della Roma.


 

Matic è un centrocampista prettamente difensivo, che fa del posizionamento e dell’intelligenza nelle letture senza palla il suo punto di forza principale, e per forza di cose non potrà mai avere la capacità di portare il pallone palla al piede nella trequarti avversaria di Mkhitaryan, né la sua visione di gioco o la sua influenza nell’ultimo quarto di campo. Matic rende ancora più muscolare il centrocampo della Roma, che, se Mourinho dovesse confermare l’architettura tattica della scorsa stagione, dovrebbe vederlo affiancare Cristante alle spalle di Pellegrini nella sua versione più spensierata, oppure comporre un centrocampo a tre nella sua versione più difensiva (con Pellegrini o Zaniolo a fare da seconda punta). In quest’ultimo scenario il ruolo di mezzala sinistra, che la scorsa stagione è stato per l’appunto ricoperto da Mkhitaryan, dovrebbe essere preso in consegna da Davide Frattesi, che se l’insistenza delle voci dovesse rivelarsi reale dovrebbe ripercorrere le orme della carriera di Pellegrini e prendere il posto in rosa di Veretout, che pare invece destinato a tornare in Francia.


 

Frattesi è stata una delle sorprese dell’ultima Serie A e per caratteristiche sembra poter sostituire Mkhitaryan più di quanto possa fare Matic. Ha una grande progressione palla al piede, sa muoversi con intelligenza alle spalle della pressione avversaria e soprattutto conclude spesso le sue azioni in area, con un talento realizzativo evidente. Frattesi, da quando gioca tra i professionisti, ha sempre contribuito a molti gol, anche prima di questa ultima grande stagione con il Sassuolo. Nelle due precedenti stagioni in Serie B con Monza ed Empoli ha messo a segno 13 gol e 6 assist. Nell’ultimo anno, rispetto ai centrocampisti dei cinque principali campionati europei, secondo fbref risulta nel 97esimo percentile per non-penalty expected goals, nel 96esimo per numero di tiri, nel 94esimo per tocchi nell’area avversaria. Il suo arrivo riequilibrerebbe un reparto che altrimenti sembra arido offensivamente, soprattutto per una squadra che difende bassissima e che chiede spesso ai suoi giocatori di andare in porta da soli.


 


Se la trattativa Frattesi dovesse andare in porto sembra difficile che la Roma possa acquistare definitivamente anche Sergio Oliveira, il cui diritto di riscatto dal Porto si aggira intorno ai 13 milioni di euro. Più probabile che il club giallorosso, anche per un'attenzione sempre più seria nei confronti del suo vivaio, conceda più minutaggio e fiducia a Edoardo Bove e magari Ebrima Darboe, che nell’ultima parte della stagione 2020/21 sembrava avere grandi potenzialità di crescita (ma che oggi si dice sia sul mercato). Oppure che riesca a convincere il Porto a rinnovare il prestito di Oliveira per un altro anno, mandando in prestito uno dei due.


 

Di sicuro non ci sarà più spazio per Amadou Diawara, per cui il club giallorosso continua a cercare disperatamente una destinazione. Diawara è l’uomo di copertina di quest’anno di quel reality show seguitissimo dai tifosi chiamato “Esuberi”. Mentre si aspetta di capire cosa fare con il centrocampista, da “Esuberi” sono stati già eliminati Pau Lopez, Cengiz Under (entrambi riscattati dal Marsiglia per oltre 20 milioni di euro), Robin Olsen (acquistato dall’Aston Villa per 3 milioni e mezzo), Davide Santon (svincolato) e il terzo portiere Daniel Fuzato (girato all’Ibiza). Oltre a Diawara, rimane in gara Carles Perez.


 

Cosa serve in difesa?


Per l’anima da squadra distruttrice che Mourinho sta dando alla Roma, però, la priorità di mercato della Roma più che il centrocampo sembra essere la difesa. Il general manager Tiago Pinto sembra vicino ad occupare ancora prima che il mercato cominci una delle caselle della rosa che più aveva bisogno di essere presa in considerazione, cioè quella di “vice-Karsdorp”. Un secondo terzino destro era diventato più che necessario dopo l’ultima sessione di mercato invernale, in cui la rosa giallorossa è rimasta orfana di Bryan Reynolds - primo acquisto del dirigente portoghese a Roma rimasto vittima delle purghe mourinhiste seguite al primo disastro di Bodo (pochi giorni fa è passato in prestito al Westerlo, piccolo club della Serie B belga). Dal Lille, per una cifra intorno ai 7 milioni di euro, dovrebbe arrivare Zeki Celik, diligente terzino turco senza particolari velleità offensive. L’operazione Celik assomiglia in questo senso a quella che l’anno scorso ha interessato Matias Viña: l’obiettivo rimane quello di affiancare un terzino solido a uno creativo ma sbadato (a sinistra era Spinazzola, in teoria). L’anno scorso l’idea di far competere due giocatori dalle caratteristiche complementari per un ruolo non si è rivelata particolarmente vincente, e Mourinho ha dovuto tirare fuori dal cilindro il riadattamento a sinistra di Zalewski, ma Celik sembra obiettivamente un giocatore più pronto per giocare ad alti livelli e se l’allenatore portoghese dovesse andare in modalità conservativa allora forse il terzino turco potrebbe davvero togliere il posto a Karsdorp.


 

I dubbi più grandi per i dirigenti della Roma sono però al centro della difesa: cercare di alzare il livello oppure puntare sulla crescita dei difensori lasciati in eredità dai mercati passati? La risposta passa da quale valutazione dare alla stagione appena trascorsa. Certo, la Roma abbassando il baricentro nella seconda parte della stagione ha rafforzato molto la sua solidità difensiva, ma c’è anche da dire che i suoi difensori hanno continuato a soffrire gli avversari di alto livello (solo nel 2022 la Roma ha subito 12 gol in quattro partite contro Juventus, Milan e Inter tra campionato e Coppa Italia) e che molto di questo miglioramento è sembrato dipendere dal talento di Chris Smalling, un centrale fenomenale su cui però, per via della sua propensione agli infortuni, sembra difficile fare completo affidamento. Un innesto di alto livello sembra essere necessario, anche in prospettiva di una eventuale assenza del centrale inglese il prossimo anno, ma è difficile pensarlo senza una precedente cessione di uno tra Mancini e Ibañez, non solo per una questione economica ma anche di posto in campo. I profili accostati alla Roma, in questo senso, non aiutano a chiarirsi le idee.


 

Un nome che era circolato nelle scorse settimane era quello di Nayef Aguerd, difensore marocchino ex Rennes, che lo scorso anno si è affermato come uno dei migliori centrali della Ligue1. Con un sinistro di seta e un’attenzione barcollante nell’uno contro uno, Aguerd non sembrava essere il tipo di giocatore che Mourinho ama mettere al centro della difesa, e comunque alla fine è stato comprato in fretta e furia dal West Ham per la cifra non proprio modica di 35 milioni di euro. Più solida potrebbe essere invece la scelta di Obite Evan N’Dicka, che quest’anno si è messo in luce nell’Eintracht che ha vinto l’Europa League come un centrale estremamente aggressivo e già affidabile difensivamente nonostante la giovane età (poco meno di 23 anni). Anche su di lui, però, le voci che lo vedono sotto osservazione dai più diversi club europei (tra gli altri Juventus, Tottenham e Marsiglia) si stanno già rincorrendo e il prezzo potrebbe non essere di saldo.


 


Per prendere un nome all’altezza forse la Roma sarà costretta ad aspettare che le grandi della Premier si muovano e sperare di raccogliere qualche briciola alle loro spalle. Il Manchester United, per esempio, sembra in corsa sia per il giovane prodigio portoghese Goncalo Inacio (titolare anche nella nostra Top XI della Primeira Liga) che per il regista di difesa dell’Ajax Lisandro Martinez, su cui c’è anche l’Arsenal, forse il migliore in Europa tra i centrali-mancini-che-sanno-impostare-dal-basso (profilo che a quanto pare la Roma sta cercando disperatamente). Da uno di questi domino di mercato magari potrà arrivare qualche nome inaspettato, come per esempio quello di Jurrien Timber, sempre dell’Ajax, che pare aver recentemente rifiutato proprio un’offerta del Manchester United per avere la certezza di giocare con continuità in vista dei Mondiali.


 

E davanti?


In avanti, invece, tutto dipenderà da dove andranno a finire tutte le voci di mercato che vogliono Zaniolo alla Juventus. Per la Roma sostituirlo sarebbe un’impresa a parte. Non solo per la connessione unica che ha stabilito con la squadra e la città, tanto più dopo lo storico gol in finale di Conference League, ma anche per il lavoro tattico che ha svolto come un mulo in questa stagione, spesso passato sotto silenzio per via del numero di gol e assist non certo eccezionale (almeno in Serie A: se contiamo anche la Conference League e la Coppa Italia parliamo pur sempre di 8 gol e 6 assist). Se Mourinho ha potuto abbassare così tanto il baricentro senza palla, infatti, è anche perché ci sono stati un paio di giocatori che si sono sobbarcati il compito di portare il pallone fisicamente dalla mediana alla trequarti avversaria. Oltre a Mkhitaryan, di cui abbiamo già parlato, quest’anno Zaniolo è stato investito del ruolo superomistico di prendere il pallone davanti alla sua difesa, puntare tutta la squadra avversaria e cercare di inventarsi qualcosa una volta arrivato al limite dell’area: se spesso l’abbiamo visto sciogliersi di fronte ai difensori avversari, restituendoci l’impressione di un giocatore fumoso, è perché un compito simile è massacrante persino per un giocatore come lui che non vede l’ora di caricarsi il mondo sulle spalle. Nonostante abbia segnato poco, e i suoi numeri in fase di conversione siano pallidi, bisogna ricordare che dopo due infortuni a due crociati diversi Zaniolo nell’ultimo anno tra i suoi pari ruolo è comunque nel 69esimo percentile per azioni che portano a un tiro, nell’81esimo per dribbling riusciti e nel 90esimo per passaggi progressivi ricevuti.


 

Che sia per sostituirlo o meno, negli ultimi giorni si è parlato con sempre più insistenza di Gonçalo Guedes, un giocatore di cui si annuncia l’arrivo nel calcio d’élite ormai da anni senza che questo arrivi mai. Guedes ha quasi 26 anni nonostante abbia esordito nella squadra maggiore del Benfica ormai sette anni e mezzo fa, ma continua a vivere nel limbo delle aspettative di chi è rimasto folgorato dai suoi cambi di direzione o dalle sue bombe da fuori area. Nella sua ultima stagione, però, sembra finalmente essere entrato nel mondo reale, superando il suo record realizzativo personale (13 gol e 6 assist tra campionato e Coppa del Re) nonostante l’ennesima stagione grigia del Valencia, finito nono in campionato.


 

Ciò che è più interessante per la Roma, però, è che questa crescita sia arrivata con Bordalas in panchina, in una squadra quindi reattiva e verticale proprio come quella di Mourinho, e in un ruolo, quello di seconda punta di un 4-4-2, che non è troppo diverso da quello che ha ricoperto quest’anno Zaniolo a Roma. Nonostante sia un giocatore più istintivo spalle alla porta, e cerchi spesso giocate più imprevedibili e rischiose per far risalire il pallone, Guedes è maturato proprio venendo incontro sulla trequarti, giocando con il difensore attaccato alle spalle, sfruttando campanili che lo vedevano da solo contro due o tre uomini. Oggi vedendo i suoi gol e le sue statistiche viene l’acquolina in bocca: secondo fbref nell’ultimo anno tra i suoi pari ruolo Guedes è nel 94esimo percentile per dribbling riusciti e per conduzioni progressive, nel 95esimo per passaggi progressivi realizzati, nell’86esimo per azioni che portano al tiro. Bordalas sembra avergli dato anche una dimensione difensiva che oggi Zaniolo non ha, essendo nell’82esimo per contrasti riusciti e nell’88esimo per intercetti.


 


Insomma, al di là dei soliti dietrologismi su Jorge Mendes, Guedes potrebbe essere il match perfetto per la Roma, ma non essendo i suoi gol né le sue statistiche segreti di Stato è improbabile che il club giallorosso sia l’unico ad essersi accorto della sua crescita nell’ultimo anno. Un’idea forse più abbordabile che era circolata alla fine di maggio è quella che porta a Gerard Deulofeu, a quanto pare seguito anche dal Napoli. Più esperto di Guedes, e indurito proprio come lui da una squadra verticale in cui aveva il compito di far risalire il pallone in conduzione, Deulofeu potrebbe a sua volta incastrarsi bene nell’attacco a due della Roma.


 

Certo, Deulofeu porterebbe meno entusiasmo, che come abbiamo visto la scorsa stagione è il primo combustibile della squadra di Mourinho. E se davvero alla fine si realizzerà la cessione di Zaniolo di entusiasmo ce ne vorrà molto per tenere accesa la fiamma divampata la scorsa stagione con la vittoria della Conference League.


 

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