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Fabio Barcellona
Cosa potrà cambiare la Juventus a Londra
07 mar 2018
07 mar 2018
Per giocare il ritorno con il Tottenham, Allegri potrebbe ispirarsi alla partita di due anni fa contro il Bayern di Monaco.
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Fabio Barcellona
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Nella partita d’andata degli ottavi di finale di Champions League giocata, e pareggiata 2-2 contro il Tottenham Hotspur, il più grande problema della Juventus è stato quello di arginare il possesso palla della squadra inglese. Gli Spurs hanno avuto il pallone tra i piedi per il 67% del tempo in totale – addirittura il 72% nel primo tempo.

 

Come spesso ripetuto, il dominio del possesso non implica necessariamente quello degli spazi o, più in generale, della partita; a maggior ragione contro una squadra come la Juventus che sempre più frequentemente privilegia il controllo degli spazi in fase difensiva. Ma la circolazione della palla degli Spurs è uno strumento fondamentale per la strategia complessiva della squadra di Pochettino, perché propedeutico agli altri meccanismi tattici che il Tottenham vuole mettere in campo. E il dominio del possesso è stato la chiave per mettere

.

 



In fase offensiva il Tottenham utilizza parecchi strumenti presi a piene mani dal cassetto degli attrezzi del

: la ricerca della superiorità posizionale, la risalita lungo il campo tramite ricezioni alle spalle delle linee di pressione avversarie e, in aggiunta, l’ampiezza su entrambe le fasce, fondamentale per dilatare le distanze orizzontali della difesa e avere linee di passaggio sicure. Un obiettivo vitale per la squadra di Pochettino è quello di abbassare il più possibile il baricentro avversario, per schiacciare indietro le linee e favorire l’applicazione del gegenpressing successivo alla perdita del pallone.

 

La capacità del Tottenham di far circolare il pallone in maniera efficace, appunto, è servito ad abbassare la Juventus, e a garantire il successo del

: i bianconeri, schiacciati all’indietro con tutti i propri uomini ad eccezione di Higuain, soffocati dalla pressione avversaria, non sono riusciti a ripartire con continuità. A Torino, gli "Spurs" hanno recuperato ben 31 palloni nella metà campo bianconera (ne hanno conquistati di più nell’ultimo terzo di campo che nel proprio terzo difensivo). Il pressing ha costretto la Juve a giocare l’enormità di 48 palloni lunghi su 310 passaggi totali, con una precisione del 46%.

 


La mappa delle posizioni dei palloni recuperati dal Tottenham nella partita di Torino. I pallini azzurri rappresentano quelli recuperati nel primo tempo (via Wyscout).




 

Se la capacità di recupero del Tottenham viene dall’efficacia della circolazione del pallone, quest’ultima ha avuto origine dalla capacità della costruzione bassa, con cui si creano zone di superiorità posizionale, che a catena, si trasmettono in avanti lungo il campo. In fase di impostazione della manovra gli Spurs si disponevano con una sorta di 2-3-5 con i due centrali sulla linea arretrata e, davanti, una linea di 3 uomini costituita inizialmente da Dier a destra, il terzino sinistro Davies a sinistra e Dembelé nel mezzo. L’ampiezza era presa da Aurier e Lamela, con Erikisen e Dele Alli ad occupare lo spazio tra le linee, alle spalle di Harry Kane.

 


In questo schema il Tottenham attacca verso destra, ovviamente.



 

L’efficacia del possesso era vertiginosamente aumentata nelle occasioni in cui Eriksen si abbassava sulla linea dei centrocampisti, mettendo a disposizione le sue grandi doti di palleggio proprio nella costruzione bassa, con Lamela che ne prendeva il posto tra le linee e Davies che si apriva a sinistra.

 

La Juventus invece si disponeva con un 4-5-1 asimmetrico che non è quasi mai riuscito ad evitare il consolidamento del possesso palla alla squadra di Pochettino, che ha potuto schiacciarla all’indietro. Determinanti per l’insuccesso della fase difensiva della Juventus, le uscite fuori tempo ed isolate di Douglas Costa nella zona di circolazione del pallone tra Sanchez e Dier: i due avevano buon gioco a mettere in mezzo il brasiliano e far viaggiare il pallone verso Dembelé e Eriksen.

 

La costruzione bassa del Tottenham ha creato buchi nello schieramento difensivo della Juventus, in particolare proprio alle spalle di Douglas Costa, in una zona dove Mandzukic veniva costantemente abbassato da Aurier, e liberava le linee di passaggio verso i giocatori posizionati alle spalle di Pjanic e Khedira.

 



A Wembley, la Juventus ha la necessità di trovare dei meccanismi più efficaci per contrastare la circolazione del pallone del Tottenham, per evitare di abbassarsi eccessivamente e aiutare l’ottimo gegenpressing degli "Spurs", rendendo a loro volta troppo complesse e occasionali le ripartenze (un aspetto che la squadra di Pochettino ha mostrato ampiamente di soffrire).

 

Nel corso della stagione la squadra di Allegri ha progressivamente ridotto le fasi di pressing offensivo, a vantaggio di più ampie fasi di difesa posizionale. Nella partita di andata la Juventus ha provato a contrastare il Tottenham con una pressione avanzata solamente nelle fasi iniziali del match, con discreto successo per altro, ma il doppio vantaggio e qualche spavento creato da alcune azioni in campo aperto degli Spurs l’hanno convinta ad abbassare il proprio baricentro, e a difendere quasi esclusivamente in maniera posizionale. Una delle cose che potranno cambiare a Londra sarà proprio questa, aumentare la dose di pressing offensivo e provare ad evitare il consolidamento del possesso degli avversari.

 

Poi, in fase di difesa statica, per la Juventus sarà importante non concedere la superiorità posizionale agli Spurs: in questo senso il rientro di Matuidi aumenterà senz’altro, al di là del modulo di gioco adottato, la qualità della pressione sui portatori di palla avversari; ma l’apporto del francese non sarà sufficiente senza un miglioramento complessivo dell’organizzazione dell’intera squadra. Anche perché senza Mandzukic, Allegri potrebbe schierare contemporaneamente i suoi tre giocatori più offensivi: Douglas Costa, Dybala ed Higuain.

 

Nella fase difensiva bianconera il controllo degli spazi è “sporcato” da buone dosi di attenzione alla posizione degli avversari, e un’idea potrebbe essere quella di adottare un sistema flessibile in grado di rispondere prontamente alla fluidità posizionale del Tottenham.

 

Il 4-3-3 impiegato all’andata, pur con la diversa capacità di pressione di Matuidi rispetto a quella di Douglas Costa, non è forse il modulo ideale per contrastare centralmente una costruzione bassa che, se necessario, può abbassare un centrocampista sulla linea arretrata per facilitare ulteriormente la circolazione del pallone. Come all’andata, inoltre, il controllo dell’ampiezza rischia di abbassare eccessivamente gli esterni offensivi; in questo modo oltretutto rimarrebbe irrisolta la questione relativa al ruolo di Dybala, che dovrebbe adattarsi a giocare da esterno di destra, a meno di ipotizzare la sua presenza in panchina (esclusa in conferenza da Allegri) e l’avanzamento di Alex Sandro in attacco.

 



Allegri può trovare una possibile soluzione proprio nella storia della sua Juventus, in una partita che presenta molti parallelismi con quella di Wembley. Due stagioni fa i bianconeri, sempre agli ottavi di finale di Champions League, pareggiarono 2-2 in casa, con grossa sofferenza, contro il Bayern Monaco di Pep Guardiola. Come e più del Tottenham, il Bayern aveva schiacciato la Juventus nella sua metà campo utilizzando tutti gli strumenti del gioco di posizione per manipolare lo schieramento difensivo bianconero.

 

Anche in quel caso gli avversari della Juventus occupavano l’ampiezza con due giocatori aperti e alti (in quel caso Robben e proprio Douglas Costa) e generavano superiorità posizionale nella fase di costruzione bassa con due linee mobili da 2 e 3 giocatori. Al ritorno, Allegri aveva sorpreso tutti adottando uno schieramento flessibile che prevedeva tre difensori centrali, e aumentando le fasi di pressing offensivo, orientato sull’uomo, della sua squadra.

 

La stessa strategia, che 2 anni fa si era rivelata vincente sino all’ultimo minuto dei tempi regolamentari (solo un gol di Müller nel recupero ha mandato la partita ai supplementari, poi persa 4-2) potrebbe costituire una buona soluzione a Wembley.

 

Allegri potrebbe scegliere un XI titolare in grado di garantire flessibilità in fase difensiva e offensiva, schierando Barzagli al fianco della coppia centrale costituita da Benatia e Chiellini. In fase di difesa posizionale lo schieramento della Juventus potrebbe prevedere una difesa a 3 asimmetrica, Alex Sandro e Douglas Costa a presidiare le zone esterne e Matuidi, in mezzo al campo, pronto ad affiancare Dybala e Higuain per portare pressione alle fasi iniziali delle azioni avversarie.

 

I vantaggi di questo schieramento potrebbero essere molteplici. Gli undici titolari sarebbero in grado di rispondere prontamente a ogni esigenza di variazione tattica necessaria e ai tentativi degli Spurs di manipolarne la struttura. È possibile immaginare un modulo ibrido tra il 3-5-2 descritto, con Matuidi da mezzala sinistra libero di pressare in avanti, e il 4-4-2, con il francese largo a sinistra e Douglas Costa a destra. In tale maniera il contributo difensivo richiesto all’esterno brasiliano (che pure, nella partita esterna contro il Napoli ha dimostrato di essere in grado di difendere basso) sarebbe inferiore a quello richiesto, dal lato opposto, ad Alex Sandro.

 

Matuidi e la sua abilità in pressione andrebbero a incrociare il lato forte della costruzione bassa del Tottenham, quello destro, nella zona in cui Dier si abbassa per coadiuvare i 2 centrali nell’uscita del pallone. Infine, la difesa a 3 sarebbe in grado in alzarsi con più decisione sulle mezzepunte degli Spurs, consentendo ai centrocampisti della Juventus di chiudere in maniera più aggressiva su

, vero motore della trasmissione del pallone dalla zona arretrata a quella avanzata.

 

Con uno schieramento del genere, oltretutto, la Juventus avrebbe la possibilità di intasare gli spazi centrali, vitali per il Tottenham, lasciando il presidio delle zone esterne a un solo giocatore, sufficiente a difendere contro la strategia degli Spurs che occupano staticamente le fasce con un solo uomo.

 



 

In fase d’attacco, poi, la Juventus avrebbe l’opportunità di mostrare la stessa flessibilità ed asimmetria: isolando Douglas Costa a destra contro il non irreprensibile Davies, e creando, sempre a destra, una zona di superiorità tecnica con il brasiliano e i tipici movimenti verso l’half-space di Paulo Dybala (che si muoverebbe dalla posizione di seconda punta).

 

Sul lato opposto, invece, la manovra potrebbe avvalersi dei movimenti coordinati di Alex Sandro e Matuidi, sempre abile nel muoversi dinamicamente verso l’esterno. In un sistema di gioco così congegnato Dybala potrebbe occupare la sua posizione preferita al centro del campo in entrambe le fasi di gioco.

 

Un’opzione simile potrebbe essere quella di schierare un 3-4-3 puro con Dybala e Douglas Costa alle spalle di Higuain, l’esclusione di un centrocampista (probabilmente Khedira), e uno tra Lichtsteiner o De Sciglio sulla fascia destra. Si tratterebbe di uno schieramento meno flessibile, ma con riferimenti difensivi più sicuri e quindi semplici da attuare.

 

Allegri ha spesso sorpreso, con le sue scelte impreviste, in partite decisive per il futuro della Juventus. L’XI titolare e la strategia immaginati qui, sono solo alcune delle possibilità a disposizione dell'allenatore bianconeri, l’unico che ha a disposizione tutti gli elementi necessari per scegliere come affrontare il Tottenham.

 

Qualsiasi sarà la squadra e il piano gara adottati, il contrasto della circolazione del pallone del Tottenham sarà probabilmente l’elemento decisivo per i destini della gara, influenzando la capacità della Juventus di sfuggire alla pressione degli Spurs e impostare le ripartenze e il gioco manovrato necessari a colpire la difesa di Pochettino. Stavolta, dal controllo del pallone, dipenderà anche quello della partita.

 

 

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