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Dario Saltari

Cosa aspettarsi da Baldanzi alla Roma

Il trequartista toscano è l'ultimo, sorprendente acquisto della squadra giallorossa.

Il gol di sabato scorso contro la Juventus, per Baldanzi, ha come chiuso una fase della sua carriera: finita la stagione delle promesse, è iniziata quella delle aspettative. A dare ragioni a date e ricorrenze, infatti, ci si accorge che il gol è arrivato a quasi un anno esatto da quello che lo consacrò come nuovo talento italiano emergente, in condizioni quasi identiche, o meglio: simmetriche. Allora era il 23 gennaio, e non il 27, e anche allora l’Empoli giocava in casa di una delle pretendenti allo Scudetto, sotto di un uomo per un’espulsione. A San Siro, contro l’Inter, al 66esimo, Baldanzi partendo da destra ha controllato palla al limite dell’area con il sinistro e poi ha battuto il portiere con un tiro rasoterra a incrociare. Allo Stadium, contro la Juventus, al 70esimo, Baldanzi partendo di sinistra ha controllato palla al limite dell’area con il sinistro e poi ha battuto il portiere con un tiro rasoterra sul palo più lontano. Questa volta calciando con il destro.

 

 

In mezzo c’è un anno quasi esatto in cui la nostra percezione di Baldanzi, come si dice, ha fatto il giro. È arrivato il terrificante girone di ritorno dell’Empoli, in cui ha vinto appena 4 partite su 19 partite disputate e in cui Baldanzi non ha più segnato, ma anche il sorprendente Mondiale Under 20 dell’Italia in Argentina, dove con la numero 10 era uno dei cardini del gioco controculturale con cui la Nazionale di Carmine Nunziata è arrivata fino in finale, prima di essere distrutta da un Uruguay che è sembrato troppo atletico, troppo maturo. In un certo senso, quel torneo ha confermato le nostre prime impressioni su Baldanzi: un trequartista che si esalta mano a mano che il campo da gioco si restringe e la circolazione palla accelera, ma che non ha (ancora?) la forza per deviare una partita sporca, in cui il campo si allarga e bisogna farcela con risorse diverse dalla tecnica nello stretto. A quel punto, comunque, la stagione delle promesse aveva raggiunto il suo apice e si avviava verso il suo tramonto: cosa ci avrebbe mostrato Baldanzi adesso? Che aveva ancora in serbo per noi? Le voci di mercato aleggiavano intorno a queste domande come le proverbiali rondini che annunciano la primavera. 

 

La sua stagione fino ad adesso

Per Baldanzi in estate si è parlato soprattutto di Juventus e Fiorentina ma alla fine non se n’è fatto niente, chissà se per la “dottrina Accardi” secondo cui «una società che vive di vendite e plusvalenze un giocatore al massimo se lo tiene due anni» (e Baldanzi ha esordito il 22 maggio del 2022) o se per la stima profonda di Paolo Zanetti, anche lui al centro di una tribolata trattativa estiva per la permanenza ad Empoli che alla fine non ha portato a nulla di buono. «Al primo anno di Serie A [Baldanzi] si è imposto in modo impressionante, è normale che su un 2003 come lui ci sia attenzione ma penso non sia maturato del tutto: un’altra stagione qui gli può far bene», aveva detto l’ex allenatore dell’Empoli pochi giorni dopo aver saputo che sarebbe rimasto sulla sua panchina, forse nel tentativo di convincere la dirigenza a tenerlo. 

 

La stagione di Baldanzi, in realtà, è stata tuttalpiù interlocutoria, nascosta dietro alle spaventose difficoltà dell’Empoli a fare punti e soprattutto gol (con 15 gol fatti la squadra toscana rimane di gran lunga il peggior attacco della Serie A). Una situazione come questa non poteva che far crescere le aspettative su di lui. Con l’affermazione della prima stagione, e l’Empoli col fango fino al collo, c’era l’attesa che Baldanzi potesse con il puro talento cambiare il corso degli eventi – come si dice: mettersi la squadra sulle spalle. Da un numero 10, in Italia, ci si potrebbe aspettare qualcosa di diverso? C’è stato un momento, per la verità, in cui sembrava che aspettative e realtà potessero combaciare. Era il 27 settembre, l’Empoli veniva da cinque sconfitte nelle prime cinque partite di campionato senza essere riuscito a segnare nemmeno un gol, e la squadra toscana era chiamata alla prima realistica occasione di riscatto contro la Salernitana in casa, con un nuovo allenatore in panchina (Aurelio Andreazzoli, contestualmente anche l’allenatore che lo ha fatto esordire in Serie A). 

 

A vederla da fuori quella partita poteva effettivamente sembrare il primo passo verso una nuova stagione per l’Empoli, e verso una nuova dimensione per Baldanzi, autore del gol vittoria che ha spezzato la striscia negativa. In realtà, a farci un po’ più attenzione, anche quell’1-0 è sembrato confermare i confini del suo talento. Poco prima del gol vittoria, infatti, Baldanzi si era divorato un’occasione su calcio d’angolo, coordinandosi in maniera sghemba su un cross perfettamente calibrato dentro l’area piccola a pochi metri dalla linea di porta, e mandando il pallone alto sulla traversa con la coscia. Se è vero che il nuovo numero 35 della Roma non è certo uno di quei giocatori che sa segnare in qualsiasi modo, è anche vero però che anche il gol realizzato contro la Salernitana dice di più del semplice tap in da dentro l’area aiutato dalla decisione assurda di Ochoa di provare ad intervenire con i piedi. L’azione che porta al gol, infatti, ci mostra tutte le sfumature del suo talento: la naturalezza nell’utilizzo di entrambi i piedi (qui stop a seguire di sinistro, passaggio filtrante di destro), l’equilibrio in corsa, la grande tecnica di calcio anche in spazi stretti e trovando soluzioni controintuitive – in questo caso una palla schiacciata a terra che, rimbalzando, impedisce l’intervento del centrale avversario.

 

 

Chi si aspettava una crescita immediata a partire da quella partita sarà rimasto deluso. La stagione di Baldanzi, c’è da dire anche interrotta spesso dagli infortuni, ha continuato a passare per le piccole cose più che per le grandi, e prendete questa informazione come credete. Il punto è che per adesso Baldanzi rimane un giocatore da sistema, che ha bisogno di essere in contatto continuo con il pallone, e che sembra fatto più per migliorare i compagni intorno che per accentrare il gioco su di sé. Era inevitabile che un giocatore così, in una squadra che ha perso molto e segnato pochissimo, quest’anno non facesse parlare molto.

 

Eppure, a guardare meglio, Baldanzi ha continuato a brillare, anche nelle sconfitte più nette. Contro il Bologna, con il risultato ancora solo sull’1-0, ha sfruttato la sua splendida ambidestria per condurre con il sinistro sull’esterno, aprirsi un po’ di luce per il cross e mettere una palla geniale che ha portato Maleh a concludere praticamente dal dischetto del rigore (palo). Pochi secondi dopo, su una palla recuperata dall’Empoli in pressing alto, è andato vicino al pareggio con un tiro a incrociare dal limite dell’area di collo pieno, salvata da una parata bassa di Skorupski che ha del miracoloso. Quanti altri calciatori in Serie A sanno calciare così con il piede debole?

 

 

Contro il Bologna è finita 3-0, come finirà 0-3 anche contro il Milan, mesi dopo, poco prima di un altro esonero che porterà sulla panchina Davide Nicola. In mezzo una brutta distorsione alla caviglia da cui ci ha messo un po’ a recuperare, ma che non gli ha impedito di brillare di nuovo in una brutta sconfitta. Al 51esimo, per esempio, ha messo in mostra il suo incredibile talento nel passare dal sinistro al destro in una frazione di secondo, lasciando Reijnders fermo dentro l’area mentre lui si avviava verso la porta. Baldanzi ha ricevuto sullo spigolo sinistro dell’area un pallone leggermente lungo, che lo ha costretto ad allungare il destro. A quel punto l’invenzione che si aspettava Reijnders era il tentativo di tunnel con l’esterno, ma Baldanzi con la naturalezza di un pattinatore sul ghiaccio ha invece arretrato il destro per avanzare con il sinistro, nello spazio che il centrocampista olandese aveva scoperto per chiudere le gambe. Anche qui viene da chiedersi: quanti altri calciatori in Serie A hanno questa coordinazione in spazi stretti?

 

 

Certo, la partita contro il Milan ha dimostrato anche molti dei suoi limiti. L’incapacità strutturale, con quelle leve corte, nel minacciare il lungo; l’inadeguatezza fisica contro difensori come Theo Hernandez; l’ombra in cui finisce quando è costretto a giocare senza il pallone e il contesto non gli permette di essere costantemente al centro del gioco. È da qui che vengono i maggiori dubbi sul suo conto: quanto può incidere questa confidenza con il pallone, questo equilibrio d’altri tempi, quando il livello atletico si alza? 

 

Alla Roma

Questo è il principale interrogativo che Baldanzi si porta dietro anche a Roma, dove l’addio di Mourinho non ha ancora del tutto dissolto le aspettative che ha generato in sede di mercato. In questo senso, l’arrivo dell’ex trequartista dell’Empoli può essere anche interpretato come la prima esplicita rottura con il recente passato. Baldanzi deve ancora compiere 21 anni, in Serie A ha giocato poco e segnato ancora meno, e ai massimi livelli deve dimostrare ancora tutto: praticamente il contrario degli acquisti con cui i Friedkin hanno provato a saziare le ambizioni dello “Special One”. Il suo acquisto, dopo i Dybala e i Lukaku, potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova era, un ritorno al futuro in un certo senso, e a livello epidermico lo è già.

 

Baldanzi è piccolo e bruttino, e il suo understatement a volte è così spiccato da suonare leggermente patetico. «Mi piacerebbe un giorno essere allenato da Klopp. Ma resterà un sogno perché siamo a un livello troppo alto», ha dichiarato un anno fa. Ancora prima, sul suo idolo Paulo Dybala, aveva detto: «Lo ammiro, è un gran giocatore che ricopre molto bene il mio ruolo. In una scala da 1 a 10, lui è 10 e io non sono ancora nella scala». Leggere queste parole oggi fa venire le vertigini, se si pensa che l’ipotesi che la Roma ci abbia puntato proprio per sostituire Dybala quest’estate non è del tutto da escludere. 

 

Comunque il suo rapporto con Dybala è utile per parlare anche del presente, visto che Baldanzi arriva innanzitutto per permettere a De Rossi di colmare le sue assenze senza troppi rimorsi. Il nuovo allenatore della Roma in queste due prime partite contro Verona e Salernitana ha schierato il suo numero 21 sull’esterno destro, con l’invito a entrare dentro al campo e a ricevere nel mezzo spazio di destra quando i giallorossi provavano ad arrivare sulla trequarti avversaria. Non è un ruolo nuovo per Baldanzi, che lo ha già ricoperto a Empoli diverse volte, tra l’altro citando proprio Dybala, da cui ha preso quel dondolio nella conduzione con il pallone con il sinistro che gli permette di inclinarsi verso il centro del campo. Certo, Baldanzi non ha la sua visione di gioco, e nemmeno quel rapporto sensuale e solitario con la palla, ma di sicuro è una risorsa che amplia di molto le possibilità offensive della Roma, e anche difensive se volesse iniziare a difendersi con la palla.

 

Per l’idea astratta che De Rossi ha del gioco della sua Roma, Baldanzi è l’ideale anche al di là della questione prettamente numerica della sostituzione di Dybala. Dai primi tempi di queste prime due partite, infatti, la Roma ha puntato molto su un possesso molto insistito e sbilanciato sopra la linea del pallone, con molti uomini in zona palla – praticamente il contesto ideale per far fiorire il talento del suo nuovo numero 35. Da questo punto di vista, in un 4-3-3, Baldanzi forse potrebbe giocare anche da mezzala nel caso in cui servisse un sostituto più creativo per Pellegrini, in modo da spostarlo ancora più al centro – nella zona di campo dove, da numero 10, finora è sembrato dare il meglio. E dove può sfruttare al meglio le sue capacità balistiche da fuori area. 

 

A giocare contro più che il campo è il tempo. Baldanzi ha meno di quattro mesi per dimostrare di poter salire a un livello superiore e lasciare un segno nei ricordi dei tifosi romanisti, e tutto questo senza poter giocare le decisive partite in Europa League a causa dei limiti imposti dall’accordo sottoscritto dalla Roma con la UEFA per via del financial fair play. Dopo questa manciata di settimane poi, dovesse non esserci più De Rossi, dovrà per forza ricominciare da zero, come tutto il resto della squadra. In che rosa sarà Baldanzi a luglio? Quanti tra i giocatori che ha salutato ieri saranno ancora suoi compagni? E da chi verrà allenato? Non è detto che il prossimo allenatore della Roma sarà ideale per la crescita di Baldanzi di quanto sembra esserlo De Rossi oggi – come non è detto che lo sarà la squadra costruita intorno a lui, in un club che non ha ancora un direttore sportivo di ruolo.

 

Il club giallorosso è tra la fine di un’era e l’inizio di un’altra. E se a Roma sta per cominciare la stagione delle promesse, quella delle aspettative per Baldanzi è appena cominciata. Se sarà lui la prima pagina bianca di questa nuova storia lo capiremo già dalle prossime settimane. 

 

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Dario Saltari è uno degli scrittori che curano L'Ultimo Uomo e Fenomeno. Sulla carta, ha scritto di sport per Einaudi e Baldini+Castoldi.