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Guida al Como 2025/26
21 ago 2025
Il squadra di Fabregas vuole entrare nella classe media: ce la farà?
(articolo)
13 min
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IMAGO / NurPhoto
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POSIZIONE LO SCORSO ANNO: 10°

CHI IN PIU': Jesus Rodriguez, Nicolas Kühn, Martin Baturina, Jayden Addai, Jacobo Ramon, Alvaro Morata;

CHI IN MENO: Gabriel Strefezza, Alieu Fadera, Emil Audero, Luca Mazzitelli, Matthias Braunöder, Simone Verdi, Pepe Reina, Jonathan Ikoné.

UNA STATISTICA INTERESSANTE DALLO SCORSO ANNO: Cesc Fabregas viene inevitabilmente associato al Barcellona, e quindi al possesso e al gioco di posizione, ma la grande stagione del Como nasce innanzitutto dal suo atteggiamento senza la palla. Tra le piccole, solo il Genoa può essere paragonata alla squadra lombarda per la spregiudicatezza del suo pressing: il Como la scorsa stagione è stata la quarta squadra della Serie A per PPDA (i passaggi concessi all’avversario prima di un’azione difensiva), proprio sopra al Genoa, e addirittura la prima per recuperi difensivi, cioè le volte che la palla viene recuperata entro cinque secondi da un intervento difensivo.

Da quanto tempo era che una piccola, in Italia, non aveva ambizioni di grandezza? La storia recente del Como ha il gusto della Serie A della fine delgi anni ’90, o dei primi anni del 2000. Del Perugia di Gaucci, della prima Udinese dei Pozzo, del Palermo di Zamparini. La storia inevitabilmente è cambiata: la famiglia Hartono rappresenta un capitale globale con risorse molto più grandi di qualsiasi piccolo o medio imprenditore italiano, anche nella fase d’oro dell’economia di questo Paese, ma il risultato in fin dei conti non è poi così diverso.

Una piccola squadra incastonata sul confine tra Italia e Svizzera, con uno splendido stadio sulle rive di un lago, che ambisce più o meno esplicitamente a qualificarsi a una coppa europea. Il presidente Mirwan Suwarso ha detto in diverse interviste di aver già pensato a come fare con il Sinigaglia, che non rispetterebbe gli standard delle coppe europee: «Se dovessimo qualificarci in Europa abbiamo un accordo per giocare a Udine».

Quanto è lontano, quindi, il Como da una qualificazione europea? La classifica dice almeno tre posizioni, se non quattro, ma com’è noto i gradini della Serie A non sono tutti uguali, e più si sale, più diventano alti. La stagione della squadra di Fabregas, poi, ha creato anche una strana illusione prospettica, in un ambiente in cui il punto di vista è sempre schiacciato sull’immediato presente.

Il campionato è finito molto meglio di quanto non sia iniziato, e questo forse ha fatto dimenticare che ancora il 16 febbraio - giorno in cui ha aperto la sua mini-striscia di vittorie consecutive contro Fiorentina e Napoli, tra le più clamorose della sua stagione - il Como era appena a due punti dalla zona retrocessione e aveva la quartultima difesa della Serie A.

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Cos’è cambiato allora? Una grossa mano l’ha data il calciomercato di gennaio, durante il quale si è iniziato a capire che le ambizioni del Como non avevano nulla a che fare con la lotta per non retrocedere. La squadra lariana ha fatto un’offerta per Malick Thiaw, una addirittura per Theo Hernandez, ma soprattutto ha aggiustato due problemi strutturali: la conversione delle occasioni da gol concesse agli avversari, e quella delle sue.

Al 16 febbraio, per dire, il Como aveva segnato 1.17 gol per 90 minuti da 1.07 Expected Goals creati, una miseria - e soprattutto ne aveva subiti 1.67 da appena 0.87 xG concessi, quasi il doppio. Allora la squadra di Fabregas era addirittura la quinta miglior difesa per qualità delle occasioni concesse ma appena la dodicesima per gol effettivamente subiti. Le cose sono migliorate quando dal mercato è arrivato Jean Butez - un portiere non eccezionale, ma comunque meglio della catastrofica situazione che c’era prima, in cui i due scelti per la stagione (Audero e Reina) erano i peggiori della Serie A per differenza tra post-shot Expected Goals subiti e gol presi.

Davanti, dove il Como faceva una fatica maledetta a convertire le occasioni in gol, è stato invece Assane Diao a far tornare il sereno. Prelevato dal Betis con un esborso da 12 milioni di euro dopo una manciata di partite tra i professionisti, i suoi numeri nella seconda metà di stagione sono stati impressionanti. 8 gol in 1259 minuti giocati (parametrando il dato per 90 minuti solo otto giocatori hanno fatto meglio di lui in Serie A), una resa più che doppia rispetto agli xG avuti a disposizione (0.25 per 90 minuti), una percentuale di tiri trasformati in gol assolutamente irreale (46%).

Sul mercato, questa volta estivo, il Como ha voluto dare una svolta anche a questa nuova stagione. Le prime settimane sono servite a difendere i cardini del progetto, messi a repentaglio prima dai tentativi di Inter e poi Roma di mettere sotto contratto Cesc Fabregas, e poi da quelli del Tottenham per acquistare Nico Paz, per cui era stata presentata un’offerta da 40 milioni di euro e un ruolo da sostituto dell’infortunato James Maddison.

È stato importante, e per niente scontato, anche il riscatto di Maximo Perrone, per cui comunque sono serviti 13 milioni di euro (e una clausola di recompra garantita al Manchester City, che forse ancora ci punta). Inutile dire che senza di loro le ambizioni della squadra sarebbero state amputate ancora prima di nascere, e che una grande stagione - questa - servirebbe forse (soprattutto?) a convincerli che a Como c’è ancora un futuro.

Tutti i gol della scorsa stagione.

Serviva quindi rilanciare, e non si può certo dire che il Como non l’abbia fatto. Solo per i cartellini dei giocatori sono già stati spesi oltre cento milioni di euro, i nuovi arrivati sono almeno sei ed è molto probabile che non sia finita qui. Solo pochi giorni fa Fabregas ha detto che «arriverà un portiere», a riprova che i problemi tra i pali evidentemente non sono considerati ancora conclusi con Jean Butez, che comunque è già il terzo portiere in rosa (basta vedere gli highlights dell’esordio stagionale con il Sudtirol in Coppa Italia per capire il perché).

Il Como ha una rosa ipertrofica che è cresciuta come una torta in forno anche perché l’allenatore catalano sembra vivere molto male gli addii. È diventato un instant-meme la sua frase su Strefezza («Quando mi ha chiesto di essere ceduto non sono riuscito a dormire per due notti») a cui sono seguite poi quelle sibilline su Cutrone («Il mercato è aperto per tutti: chi non vuole rimanere qua andrà via») e addirittura su Ivan Azon («Lo volevo tenere ma questa mattina ha fatto un viaggio a Ipswich. Una scelta sua»). Chi è Ivan Azon? Esattamente (è stato infortunato tutta la scorsa stagione e aveva fatto qualche gol nelle amichevoli estive...). I prossimi saranno giorni difficili per il direttore sportivo Carlalberto Ludi.

Nel frattempo il Como si sta modellando su molti dei suoi nuovi arrivi. Il più importante è senza dubbio Alvaro Morata, a lungo ricercato come soluzione ai problemi di finalizzazione della squadra. Lo spagnolo di certo non è nella fase ascendente della sua carriera ma forse è stato liquidato un po’ troppo frettolosamente dal Milan. La scorsa prima metà di stagione, Morata ha messo a segno 0.38 gol per 90 minuti (a esclusione dei rigori) da 0.29 xG avuti a disposizione, secondo i dati raccolti da Hudl StatsBomb: dopo Gimenez è stato l’unico giocatore offensivo del Milan ad avere un’overperformance significativa.

Per la discussione sul centravanti messicano vi rimando alla guida sul Milan. Qui ci basterà dire che, rispetto a Patrick Cutrone o al generoso Douvikas (che comunque ha esordito in questa stagione con una bella doppietta), Morata rappresenta un upgrade sostanziale.

Gli interventi più pesanti il Como però li ha fatti a centrocampo, e questa è già una notizia perché è il reparto dove sembrava avesse più qualità e abbondanza. L’idea, come ha scritto Emanuele Mongiardo qualche settimana fa, era quella di prendere centrocampisti molto forti nel dribbling, che si aggiungessero a quelli che c’erano già (come Nico Paz e Maxence Caqueret, entrambi nella top ten dei centrocampisti della Serie A con più dribbling tentati e almeno mille minuti di gioco).

“Mentre Jesús e Addai sono delle ali classiche, Kühn è quasi un’ala regista, mentre Baturina è un centrocampista”, ha scritto Mongiardo “Tutti e quattro, però, sono accomunati da grande qualità nel dribbling: non si tratta di giocatori veloci in transizione a cui basta allungarsi la palla per scappare al difensore, sono giocatori di grande tecnica, capaci di sfidare l’uomo nello stretto sia per conservare palla, con un dribbling più difensivo, sia per saltarlo direttamente”.

Quella di Fabregas è una richiesta in controtendenza in Serie A, un campionato dove storicamente si dribbla molto poco, ma che ha senso, vista l’importanza sempre maggiore che hanno il pressing e le marcature a uomo nel nostro campionato.

I nuovi arrivi a centrocampo hanno tutti giocato molto nelle amichevoli, forse segno che Fabregas li farà ruotare spesso anche in campionato, ma anche con una rosa così corposa le gerarchie non verranno del tutto cancellate. A sinistra, vista l’importanza vitale che ha Assane Diao per l’attacco del Como, il giovane Jesus Rodriguez dovrà per forza di cose accontentarsi di un ruolo da rincalzo, nonostante sia arrivato dal Betis per oltre 22 milioni di euro e sembri avere un livello tecnico piuttosto alto.

Allo stesso modo, Martin Baturina, che era stato accostato a squadre di rango molto più alto rispetto a quello del Como, potrebbe giocare meno di quanto oggi forse non si pensi. La coppia di centrocampo Da Cunha-Perrone la scorsa stagione ha funzionato piuttosto bene, e il trequartista croato dovrà abituarsi a una posizione più bassa sul campo, in cui la gestione del pallone sarà più delicata e la sua efficacia in fase di pressing più importante. Nelle sue prime apparizioni con la maglia del Como è sembrato aver bisogno ancora del tempo per prendere le misure.

Più interessante la situazione a destra, dove il ballottaggio è aperto tra Jayden Addai, olandese ex AZ, e Nicolas Kuhn, ala destra tedesca che viene da una stagione da 21 gol e 15 assist in 51 partite con la maglia del Celtic. Sono due esterni dall’interpretazione molto diversa: Addai più esplosivo sui primi passi e diretto nelle scelte, Kuhn più tecnico ed elegante nelle conduzioni (in cui ricorda vagamente le movenze del Jack Grealish dell’Aston Villa). L’impressione è che Fabregas potrebbe alternarli a seconda dell’avversario e auguri a chi cercherà di capirci qualcosa per il Fantacalcio.

Forse il momento più alto della scorsa stagione di Nicolas Kuhn: la doppietta in Champions League contro il Red Bull Lipsia.

In questo contesto, è piuttosto strano che dal centrocampo in giù abbia preso solo il giovane Jacobo Ramon, ex Real Madrid con appena sei apparizioni tra i professionisti. Come ho scritto all’inizio, il Como di Fabregas fa della sua spregiudicatezza senza palla uno dei suoi punti di forza principale. Lo si è visto anche in queste prime amichevoli: contro il Betis, per dire, il Como ha guadagnato un rigore su pressing alto dopo appena 33 secondi.

È un sistema efficace ma anche fragile senza una difesa in grado di leggere le situazioni, o di essere dominante nei duelli, e al momento il quartetto titolare dovrebbe essere quello composta da Vojvoda, van der Brembt, Kempf e Alex Valle (o Alberto Moreno). In queste prime apparizioni stagionali, la squadra di Fabregas ha ottenuto risultati di prestigio (le vittorie contro Ajax e Lille, per esempio) ma ha avuto anche diversi momenti in cui è sembrata completamente in balia dell’avversario.

Sarebbe ingiusto citare il 5-0 preso dal Barcellona, una squadra contro cui qualsiasi difesa potrebbe sembrare composta da dilettanti, ma anche contro lo stesso Sudtirol, soprattutto nel primo tempo, gli affanni non sono mancati.

Non a caso Fabregas è stato piuttosto duro dopo la prima uscita stagionale. «Nei primi venti minuti il Sudtirol ci ha messo in difficoltà», ha detto l’allenatore catalano. «Abbiamo ancora molto da lavorare, tanti nuovi giocatori che si devono adattare e conoscere fra di loro. Se giochiamo così, nella prima di campionato contro la Lazio, non abbiamo molte chance. […] Chiedo tanta energia da chi entra, che lotti per il suo compagno e sorprendentemente oggi già tre, quattro giocatori avevano una brutta faccia. Uno è entrato con un'energia che non si può permettere; ha perso tutte le palle che ha toccato. Qui non c’è spazio per chi pensa in maniera egoistica».

MIGLIOR SCENARIO POSSIBILE
La partenza del Como in campionato è incerta e già gli scettici iniziano a sfregarsi le mani: tutto qui dopo 104 milioni?! A dicembre la squadra è dodicesima e Fabregas sembra vicino al collasso nervoso. A gennaio la società torna a investire: arrivano Maguire, Laporte e Cancelo. Non sono solo gli acquisti, però, c’è qualcosa che scatta: a febbraio il Como inizia a salire sui pedali e inanella vittorie su vittorie. Con quella casalinga contro l’Inter, il 12 aprile del 2026, sono addirittura dodici consecutive: solo altre sei squadre sono riuscite a fare meglio nella storia della Serie A. Il Como è alle porte della qualificazione in Champions League, lotta, incassa qualche sconfitta dolorosa, ma all’ultima giornata ha la possibilità di blindare un sesto posto che significherebbe qualificazione ai preliminari di Conference League. Contro la Cremonese la partita è dura, le gambe tremano, ma alla fine l’impresa è compiuta. Decisivo il gol nei minuti finali di Martin Baturina.

PEGGIOR SCENARIO POSSIBILE
Il Como è la squadra rivelazione della prima parte di stagione e non esce mai dalle prime quattro posizioni. Certo, ogni tanto la difesa prende qualche imbarcata, ma che importa: al Sinigaglia, prima di ogni partita, si inaugura la tradizione di sparare dei fuochi d’artificio. All’inizio di dicembre arrivano però tre sconfitte di fila, contro Inter, Roma e Milan, che non sembrano più episodiche. Nella conferenza stampa post-partita Fabregas perde completamente il senno: «Baturina?! Il peggior errore della mia vita. Se prendo un altro gol, uno solo, su una sua palla persa mi rivedete col binocolo». Il 28 dicembre il Como va al Via del Mare e il Lecce di Di Francesco riesuma i fantasmi di Zemanlandia: finisce 5-0. Baturina, espulso, dimostra di aver imparato l’italiano bestemmiando contro la sua panchina. I primi di gennaio inizia a circolare la voce che Fabregas si stia accordando con il Barcellona, che inaspettatamente ha visto naufragare la seconda stagione di Hansi Flick. Nella notte del 19 gennaio, dopo una disastrosa trasferta a Roma, Fabregas prende un aereo diretto in Spagna. Quando rimette piede a terra è già di fatto il nuovo allenatore dei blaugrana, mentre intanto a Como c’è la guerra civile. Nico Paz decide di seguire il suo ex allenatore, i lariani chiamano per disperazione Walter Mazzarri. Gli ultimi quattro mesi di campionato è solo sopravvivenza: il Como si salva solo all’ultima giornata dopo una partita al cardiopalma. Decisivo il gol nei minuti finali di Martin Baturina.

GIOCATORE DA PRENDERE AL FANTACALCIO
Nico Paz è un investimento che vale il costo, presumibilmente alto - anche al Mantra, dov’è listato T/A. Ma questo non devo certo dirvelo io. Allora è possibile farsi un’idea della giungla degli altri nomi del fronte offensivo del Como, una squadra che probabilmente quest’anno regalerà tanti bonus? Per Diao c’è il rischio one season wonder - rischio che però credo valga la pena correre - mentre Morata potrebbe segnare poco in termini assoluti. Per il resto è un campo minato: la scommessa potrebbe essere Nicolas Kühn, mentre i pavidi potrebbero ripiegare su Lucas Da Cunha - centrocampista che gioca molto e porta una quota discreta di bonus (3 gol e 2 assist la scorsa stagione).

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