
Pep Guardiola, in sede di mercato, qualche anno fa diceva di chiedere soprattutto una cosa ai suoi dirigenti: «Questo giocatore dribbla? Io voglio giocatori che dribblino. Nient’altro, è la principale domanda che faccio. Voglio laterali che dribblino e centrali e centrocampisti e ali che dribblino. Perché mentre il controllo e il passaggio si possono apprendere… Che dribblino e se ne vadano, questa è la chiave». Cesc Fábregas, da quando allena, non deve avere un modo di pensare troppo diverso.
Del resto si è formato nelle giovanili del Barcellona proprio come Guardiola, e da Guardiola stesso è stato allenato per una stagione, nel 2011/12, voluto fortemente da Pep dopo gli anni passati a incantare con la maglia dell’Arsenal. Il lascito di Guardiola e della scuola catalana sono evidenti soprattutto nel bagaglio del Fábregas allenatore: lo si riconosce nei principi del suo Como. È normale, allora, che quel tipo di impostazione guidi anche le scelte in sede di mercato. E così, in queste prime settimane, i lariani hanno concluso quattro acquisti che sembrano ispirati dallo stesso criterio: ricercare giocatori capaci di giocare sotto pressione, portare palla e, nel fare tutto ciò, saltare l’uomo.
Sappiamo come la tecnica e il dribbling non siano esattamente le prime discriminanti ricercate dai direttori sportivi della Serie A. La scorsa stagione, secondo WhoScored nella top 25 delle squadre dei cinque principali campionati europei per dribbling riusciti erano presenti solo due italiane, il Milan, ottavo, e la Juventus, venticinquesima, a fronte di otto inglesi, sette francesi, cinque spagnole e tre tedesche. Hudl StatsBomb, invece, fornisce la media per campionato di dribbling riusciti ogni 90’ e, sempre tra i cinque principali campionati, la Serie A era ultima con 6,13 a squadra (numeri simili li ha solo la Bundesliga, l’altro torneo in cui si usa di più la difesa a cinque, con 6,60; per il resto, la media della Liga è 7,38, quella della Premier League 7,64, mentre al primo posto c’è la Ligue 1 con 7,94).
Da questo punto di vista, il Como non sembra seguire le logiche del resto del campionato. In questi giorni i lariani hanno completato gli acquisti di Martin Baturina, Jesús Rodríguez, Jayden Addai e Nicolas Kühn. Si tratta di giocatori che soddisferanno i vostri appetiti se siete amanti dei nomi esotici. Il punto, però, è che si tratti di profili coerenti tra di loro. Mentre Jesús e Addai sono delle ali classiche, Kühn è quasi un’ala regista, mentre Baturina è un centrocampista. Tutti e quattro, però, sono accomunati da grande qualità nel dribbling: non si tratta di giocatori veloci in transizione a cui basta allungarsi la palla per scappare al difensore, sono giocatori di grande tecnica, capaci di sfidare l’uomo nello stretto sia per conservare palla, con un dribbling più difensivo, sia per saltarlo direttamente.
Martin Baturina, ad esempio, rappresenta il meglio della scuola dei centrocampisti croati, capaci di nascondere la palla a chiunque, dotati di un meraviglioso primo controllo, ma anche capaci di partire in conduzione dove non sembra esserci spazio. Secondo FBRef, tra i centrocampisti fuori dai cinque principali campionati, Baturina si trovava nel 99° percentile, rispettivamente, alle seguenti voci: dribbling tentati (5,67) e riusciti (2,91) ogni 90’, tiri creati da dribbling ogni 90’ (0,44), gol nati da dribbling ogni 90’ (0.15), conduzioni progressive. Non vi fidate dei numeri al di fuori dei cinque principali campionati? Nella Champions League dello scorso anno, nonostante la Dinamo Zagabria non abbia superato la fase a gironi, rientrava comunque nella top 20 per dribbling completati (20), unico centrocampista/trequartista in graduatoria insieme a Bellingham (26), Musiala (23) e Vitinha (23), che però hanno giocato ben più di lui. La partnership con un altro centrocampista fenomenale a nascondere la palla come Caqueret si prospetta già come uno dei punti di interesse del prossimo campionato.
Jesús Rodríguez, invece, è l’ultimo erede della grande scuola delle ali andaluse (Reyes, Jesús Navas, Joaquín). L’ex Betis non ha paura di puntare l’uomo e, pur giocando a piede invertito, può sia rientrare sul destro, sia andare via verso il fondo. Secondo Hudl StatsBomb, tra gli Under 23 della scorsa stagione con almeno 1000’ nei cinque principali campionati, Jesús è stato settimo per dribbling riusciti ogni 90’ (2,76). Prima di lui solo mostri di talento come Lamine Yamal, Doué e Nico Williams, oltre agli specialisti Doku e Bynoe-Gittens. È un giocatore ancora un po’ confusionario, che a volte si infila dove non dovrebbe: gli riesce solo il 35,7% dei dribbling che tenta, e infatti è solo nell’87º percentile di FBRef per dribbling riusciti mentre è nel 97º per quelli tentati. Tuttavia, si tratta pur sempre di un 2005 che ha appena concluso la sua prima stagione tra i professionisti e il rischio è connaturato al suo gioco: ha il tempo e il potenziale per limare i suoi difetti.
Sul lato opposto di Jesús potrebbe trovare spazio Jayden Addai, anche lui 2005 e anche lui reduce dalla sua prima annata tra i grandi, dove però ha collezionato solo 652’ tra campionato, Europa League e Coppa d’Olanda. Lo scarso minutaggio, comunque, non ha impedito ad Addai di farsi notare. I 315' di Eredivisie gli sono bastati per tentare 30 dribbling e completarne 19. Addai è dotato di buona velocità, ma più che le sue gambe è impressionante la rapidità con cui i suoi piedi toccano la palla e la aggiustano in continuazione per saltare secco l’avversario, il tutto finalizzato a rientrare sul sinistro e cercare la porta. Addai, infatti, è anche molto produttivo: nella seconda divisione olandese, nelle ultime due stagioni, in 31 presenze ha messo a referto 17 gol e 7 assist. Certo, i gol nel campionato olandese vanno pesati ma parliamo comunque di numeri notevoli. In Italia, poi, sugli amanti del dribbling pesa sempre il sospetto che si tratti di giocatori fumosi. Quanto si rivelerà consistente Addai nel nostro campionato?
Se l’olandese è tutto da testare, tra i nomi arrivati fino ad ora, Kühn dovrebbe essere quello dal rendimento più certo, non fosse altro che lo scorso anno ha fatto vedere i sorci verdi a una squadra come il Bayern Monaco. A livello statistico, il tedesco non ruba l’occhio, non ha numeri particolari, ma è bastato osservarlo nella fase campionato della scorsa Champions League, con il Celtic, per accorgersi delle sue qualità. Kühn conduce con la palla incollata al piede, il sinistro soprattutto, e la nasconde agli avversari per costruirsi il tiro o l’assist, che si tratti di un cross a rientrare o di un filtrante.
Insomma, la direzione presa dal Como per migliorare è chiara. Già lo scorso anno i lariani, con il loro palleggio estremamente elaborato, erano quinti per dribbling riusciti ogni 90’ (6,68), preceduti da squadre di transizione come Lazio e Udinese e da squadra di altra caratura tecnica come Juventus e Milan. Cosa aspettarci per la prossima stagione, quindi?
Quando si parla del mercato del Como, è difficile fare delle valutazioni. È vero che il potere d’acquisto della società attuale è ben al di sopra degli standard di un club di quelle dimensioni. Ed è vero anche che viene l’angoscia a fare il confronto con le grandi storiche del nostro calcio, costrette a contare il centesimo prima di comprare un giocatore. Quest’estate, però, il Como non sta facendo nulla di esagerato, anzi. Ha fatto scelte precise a livello tecnico – cercare giocatori Under 25 abili nel dribbling – e non ha speso nemmeno in maniera esagerata: Kühn non è ancora ufficiale, ma per gli altri tre ha speso 55 milioni circa (solo per i cartellini). Di certo il Como può permettersi con maggiore leggerezza di puntare su nomi esotici, che magari non scalderebbero il cuore di altre piazze, però è vero che le grandi non sembrano avere un raggio così ampio tra le loro opzioni di mercato.
Ci diciamo sempre che le squadre italiane dovrebbero sopperire con la creatività alle ristrettezze economiche, ma l’unica squadra a muoversi in maniera creativa, fino ad ora, è stata quella che di problemi di spesa non ne ha. Poi certo, sarà tutto commisurato ai risultati. Per le cifre spese e per il tipo di profili che sta prendendo, il Como non potrà più nascondersi: poi il tipo di obiettivo sotto il quale potrebbe essere considerato un fallimento decidetelo voi.