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Alberto Farinone
Come si prepara la Russia
20 giu 2017
20 giu 2017
Ad un anno dal Mondiale in casa, la squadra di Cherchesov è ancora un cantiere aperto.
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Alberto Farinone
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A un anno dai Mondiali di casa la Russia è afflitta da dubbi, paure e insicurezze, anche sportive. La nazionale russa non ha saputo dare un seguito allo strepitoso Europeo del 2008, che – unito ai successi europei ottenuti dallo Zenit in quello stesso anno di grazia – sembrava essere il preludio a un rinascimento dell’intero movimento calcistico. E invece, oggi ci ritroviamo a commentare quello che non è nulla di più di un fuoco di paglia.

 

 



 

La Russia ha clamorosamente mancato la qualificazione ai Mondiali del 2010 (beffata dalla piccola Slovenia agli spareggi), non ha saputo mantenere le premesse dell’esordio negli Europei di due anni dopo, ha disputato un Mondiale anonimo sotto la guida di Fabio Capello in Brasile e, infine, ha toccato il fondo a Euro 2016. In quest’ultima competizione la Russia è apparsa una squadra svuotata: di carattere, di idee, di talento. Proprio da Euro 2016 la Russia ha provato a mettere delle nuove basi per presentarsi in condizioni migliori al Mondiale casalingo del 2018, particolarmente temuto dai sostenitori della

. Ma le premesse, per adesso, non sono le migliori.

 

La Russia si trova nel bel mezzo di un ricambio generazionale, che fatica però a dare frutti: al momento non si intravedono all’orizzonte né dei leader carismatici all’interno dello spogliatoio né dei giocatori di caratura internazionale. Completano l’opera una difesa inesperta e per nulla affidabile, gli infortuni continui di cui è vittima il giocatore tecnicamente migliore (Dzagoev), i giri a vuoto di alcuni tra gli elementi più talentuosi (un nome su tutti: Kokorin) e un allenatore che non sembra poter dare troppe garanzie (Stanislav Cherchesov; solo un campionato e una coppa nazionale vinta in Polonia nel suo palmarès). E non va neanche sottovalutata la maledizione legata agli infortuni che sembra abbattersi ciclicamente sulla Russia alla vigilia di ogni torneo internazionale. È successo nel 2014, con Shirokov, nel 2016, con Denisov e Dzagoev, e anche adesso, con gli infortuni di Mário Fernandes, Zobnin, Dzagoev e Dzyuba in vista della Confederations Cup.

 

Anche l’apparente vantaggio di giocare in casa potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Le pressioni sulla nazionale russa sono infatti molte e alla lunga potrebbero rivelarsi deleterie. Vitaly Mutko, il controverso presidente della federazione russa di calcio (ed ex Ministro dello Sport russo, indagato per lo

e al centro anche dei

della FIFA), per dirne una, ha fissato le semifinali come obiettivo da raggiungere nei prossimi Mondiali, un traguardo che ad oggi sembra fuori portata, irrealistico.

 

In attesa della Confederations Cup, le nove amichevoli disputate nell’ultimo anno solare non hanno fatto altro che alimentare ulteriori perplessità, per quanto i risultati in amichevole siano di certo relativi. La Russia ne ha vinte appena tre, tra l’altro faticando con Ghana e Romania, e per il resto ha raccolto tre pareggi e tre sconfitte, contro Costa Rica, Qatar e Costa d’Avorio.

 

 



 

Nonostante ciò, il nuovo CT, l’ex portiere della nazionale russa Stanislav Cherchesov, che nella sua carriera da allenatore ha ottenuto risultati più che discreti sia in patria (con Spartak Mosca, Terek Grozny, Amkar Perm e Dinamo) che all’estero (vincitore del titolo polacco con il Legia Varsavia), sta cercando a fatica di plasmare una squadra con una certa identità tattica. Il modello di base sembra essere quello del

, che tanto ha avuto successo in patria e fuori, da cui ha ricalcato lo schema (il 3-5-2) e in un certo senso anche l’atteggiamento in campo. Anche la Russia, come il Rostov, cerca di difendersi bassa, controllando lo spazio, per sorprendere l’avversario con transizioni veloci.

 

Il passaggio alla difesa a tre è il tentativo da parte di Cherchesov di mettere mano alla cronica fragilità difensiva della Russia, ulteriormente peggiorata dai ritiri dei veterani Ignashevich e Berezutskiy. L’assenza di due giocatori così esperti e carismatici ha lasciato la difesa russa orfana di giocatori affermati (escluso Akinfeev, che ha recentemente superato Dasaev, divenendo il portiere russo con il maggior numero di presenze in nazionale), rendendo il lavoro di Cherchesov ancora più difficile. Si sono così alternati centrali emergenti come Kutepov e Dzhikiya, entrambi da poco laureatisi campioni di Russia con lo Spartak, difensori che hanno raggiunto una maturazione piuttosto tardiva facendosi le ossa in provincia (vedi Semenov del Terek e Vasin del CSKA) e altri ancora privilegiati dal modulo, che ben conoscono per via della loro esperienza al Rostov (è il caso di Novoseltsev, ora allo Zenit, di Granat e di Kudryashov).

 

A dare un po’ di sicurezza in più alla retroguardia russa ci sarebbe Neustädter, che ha ottenuto la cittadinanza russa alla vigilia dello scorso Europeo. L’ex Schalke 04, adesso in forza al Fenerbahçe, è l’unico centrale con un minimo di esperienza internazionale, ma finora è stato utilizzato poche volte da Cherchesov, che lo ha escluso persino dai 23 convocati per la Confederations Cup, preferendogli il jolly Kambolov, che nel Rubin viene solitamente schierato in mediana.

 

I titolari sicuri dovrebbero quindi essere Viktor Vasin e Fedor Kudryashov. Il primo, che aveva iniziato l’ultima stagione in prestito all’Ufa, è stato richiamato alla base dal CSKA, con il nuovo tecnico Goncharenko che lo ha imposto come titolare, peraltro proprio come centrale in una difesa a 3. Vasin è di una lentezza pachidermica e non possiede neanche lontanamente la tecnica necessaria per iniziare l’azione, però è fisicamente robusto, sa farsi valere nel gioco aereo, ha delle buone letture difensive e un discreto senso della posizione. Il secondo, un giocatore che Cherchesov aveva già lanciato in prima squadra allo Spartak e aveva poi ritrovato a Grozny, parte in vantaggio sulla concorrenza per il ruolo di centrale di sinistra, nonostante si sia riciclato soltanto negli ultimi tempi in questa nuova veste (nasce come terzino sinistro). Mancino puro, dal fisico imponente ed esplosivo, Kudryashov si distingue per la sua aggressività, non sfigurando nemmeno in contesti europei di alto livello, che si chiamino Champions League o Europa League.

 

L’altro posto rimanente, quello di centrale di destra, se lo contenderanno Semenov (un fedelissimo di Cherchesov, che a sorpresa lo ha tagliato all’ultimo dalla lista dei partecipanti alla Confederations Cup), Neustädter e i due difensori allenati da Carrera, Kutepov e Dzhikiya. Ormai fuori dai giochi Novoseltsev, che – com’era facile da prevedere – a San Pietroburgo non ha mai trovato spazio. Non bisogna dimenticare infine nemmeno Shishkin, terzino di ruolo della Lokomotiv (in prestito al Krasnodar negli ultimi mesi) che è stato impiegato a volte anche a centrocampo, recentemente provato nella difesa a tre per via delle sue doti in fase di impostazione. Difatti è l’unico difensore coi piedi buoni a disposizione di Cherchesov.

 



 

Con una retroguardia che non offre alcuna garanzia, il povero Igor Akinfeev è sempre chiamato agli straordinari.


 

 



 

Visto il modulo adottato dalla Russia, per Cherchesov sarà fondamentale scegliere bene gli esterni, che nel 3-5-2 ricoprono un ruolo cruciale, sia in fase difensiva che offensiva.

 

Sulla destra, in attesa del miglior laterale della Russian Premier League, il brasiliano Mário Fernandes del CSKA (naturalizzato nel luglio del 2016, ma non ancora lanciato da Cherchesov: salterà, peraltro, la Confederations Cup per infortunio), il giocatore più impiegato fino ad ora è stato il 32enne Samedov, un elemento apprezzato da tutti i tecnici che lo hanno allenato (compresi Scala, Capello e Carrera). Samedov, però, non sembra essere il giocatore più adatto ad un 3-5-2: nel corso della sua carriera è sempre stato schierato come esterno alto di un centrocampo a quattro e non ha certo nei movimenti senza palla e nella resistenza i suoi punti forti. Ragionevolmente, quindi, potrebbe essere scavalcato dal terzino dello Zenit Smolnikov, appena rientrato dopo un’operazione al ginocchio. Quest’ultimo ha una progressione impressionante, che lo rende una costante spina nel fianco per le difese avversarie, preoccupate anche dai suoi continui inserimenti senza palla.

 

Sulla corsia opposta il ballottaggio è ormai lo stesso da anni, con Cherchesov che non ha ancora scelto un titolare fra Dmitry Kombarov e Yury Zhirkov, regolarmente alternati nelle amichevoli. Il primo, però, essendo stato uno dei giocatori simbolo dello Spartak, tornato a vincere il titolo dopo 16 lunghi anni di astinenza, sembra essere in leggero vantaggio sul secondo, partito però titolare contro la Nuova Zelanda. Zhirkov, inoltre, è – insieme ad Akinfeev – anche l’unico reduce del glorioso Europeo del 2008.

 

 



 

In mezzo al campo la Russia dispone di un maggior numero di soluzioni, anche se dovrà fare a meno di due potenziali titolari come Zobnin e Dzagoev nell’ormai imminente Confederations Cup. Zobnin, che nell'amichevole contro l'Ungheria si è infortunato gravemente al ginocchio, era già diventato un punto fermo nella Russia di Cherchesov, a dispetto della sua giovane età.

: è stato un elemento chiave nello Spartak di Carrera, come mezzala completa, che all’occorrenza può ricoprire anche il ruolo di esterno. Centrocampista dalla grandissima progressione, dalla forza impressionante nelle gambe e dai buoni inserimenti in area, Zobnin deve solo migliorare in fase realizzativa (anche se con l’Orenburg ad aprile ha realizzato una doppietta decisiva in chiave titolo).

 

Cherchesov non ha mai avuto a disposizione nemmeno quello che teoricamente dovrebbe essere il suo uomo di punta, vale a dire Alan Dzagoev. Quella del fantasista osseta, già costretto a saltare gli scorsi Europei per la rottura del metatarso del piede destro, è stata in realtà una stagione condizionata dagli infortuni. Le probabilità di successo della Russia ai prossimi Mondiali passano anche per il suo recupero fisico.

 



 

Anche in un’annata sfortunata e trascorsa per buona parte in infermeria, Dzagoev ha regalato giocate di classe purissima.


 

I principali indiziati per sostituire Zobnin e Dzagoev nell’undici di partenza per adesso sono Erokhin e Golovin, che potrebbero tornare utili anche dopo per dare profondità alla rosa. Erokhin è un trequartista molto elegante nonostante il fisico imponente, costretto al Rostov di Berdyev a vivere di meno col pallone tra i piedi nel ruolo di mezzala destra. Ha buoni tempi di inserimento, segna con una certa regolarità e nell'ultima Champions ha ben figurato.

 

Anche Golovin, lanciato un po' troppo frettolosamente in nazionale da Slutskiy (che lo schierò titolare anche nelle prime due gare degli ultimi Europei, peraltro in un ruolo non suo), non sembra avere una posizione ancora ben definita, alternandosi nel CSKA con Dzagoev sulla trequarti. Nonostante ciò, sembra avere le potenzialità per diventare una mezzala sinistra di qualità, rapida e con una tecnica notevole nello stretto. I suoi progressi sono osservati con grande attenzione da Arsenal e Chelsea, che a quanto pare si sono interessati a lui.

 

In mezzo al campo Glushakov, inizialmente ignorato da Cherchesov (che non ha mai preso in considerazione neanche un pezzo da novanta del calcio russo come Denisov), ha riconquistato i gradi da titolare

. L’ultima annata è stata trionfale per il centrocampista 30enne (anche da un punto di vista realizzativo: ben 8 i centri in campionato), uno dei principali trascinatori dello

.

 

Gazinskiy, centrocampista del Krasnodar che gioca semplice, a pochi tocchi, senza portare troppo la palla ed è in grado di velocizzare l'azione, rappresenta un valido ricambio, così come potrebbe tornare utile la fisicità di Tarasov, colosso della Lokomotiv.

 

Ambisce a una maglia da titolare, come trequartista o come seconda punta, anche Alexey Miranchuk, uno dei giovani russi più interessanti e talentuosi. Non è ancora maturato del tutto, ma tecnicamente ha le potenzialità per diventare un giocatore di alto livello. Sembra, inoltre, possedere un feeling particolare con la nazionale: ha segnato al debutto e ha lasciato spesso il segno, guidando, per esempio, la rimonta della Russia contro il Belgio nello scorso marzo.

 



 

Dopo aver deciso la finale di due anni fa con una serpentina fenomenale, Alexey Miranchuk ha regalato un'altra Coppa di Russia alla Lokomotiv Mosca.


 

 



 

In attacco Cherchesov sembra numericamente più in difficoltà. Dzyuba (un altro uomo-chiave sul quale Cherchesov non ha quasi mai potuto contare, nonostante i vari infortuni non fossero particolarmente gravi) ha lasciato il ritiro per un problema muscolare, e il peso dell'attacco nella Confederations Cup sarà quindi tutto sulle spalle di Fedor Smolov, il giocatore russo più atteso.

 

Smolov nelle ultime due stagioni ha realizzato 49 gol in tutte le competizioni con la maglia del Krasnodar e si è laureato capocannoniere della RPL per il secondo anno consecutivo, andando a segno

. La Confederations Cup rappresenta per lui una vetrina internazionale per mettersi in mostra al di fuori dei confini russi, con il Borussia Dortmund che sembra essere già molto interessato.

 


Nello scorso Europeo Smolov in realtà non aveva impressionato particolarmente, ma è anche vero che era stato schierato fuori ruolo (come esterno sinistro) per farlo coesistere con Dzyuba. Alla Confederations Cup non avrà più scuse.


 

Il suo partner ideale potrebbe essere Poloz del Rostov, seconda punta rapida e incisiva, che nell'ultima stagione ha segnato molto anche nelle competizioni europee (7 gol e 3 assist tra Champions League e Europa League). Oppure Kanunnikov, una delle poche note liete nella deludente stagione del Rubin Kazan, un esterno d’attacco potente e moderno.

 

Alle loro spalle, nelle gerarchie, è incredibilmente riapparso Bukharov, che in nazionale non veniva chiamato dal 2009. Il 32enne attaccante tataro sta vivendo un’inattesa seconda giovinezza in questa prima metà del 2017, testimoniata anche dal bel gol siglato al Manchester United negli ottavi di finale di Europa League.

 

Shatov e Kokorin, due pilastri della nazionale russa negli ultimi quattro anni, sorprendentemente non sono stati nemmeno convocati da Cherchesov per scelta tecnica. Entrambi hanno disputato una stagione molto sottotono con lo Zenit e Cherchesov ha quindi deciso di portare con sé solamente i giocatori più in forma, al di là del puro talento. Una decisione (punitiva) sicuramente rischiosa ma che ha almeno il coraggio di premiare l’impegno e la costanza di rendimento. D’altra parte, il CT della Russia non è un uomo dalle mezze misure: 10 anni fa, appena approdato allo Spartak, si autodefinì un “dittatore democratico”.

 

La Russia si presenterà quindi alla Confederations Cup con una squadra magari meno talentuosa rispetto al passato, ma più compatta e tatticamente definita. Se questo basterà per evitare l’ennesimo flop e per rilanciare un movimento in crisi storica di risultati è tutto da vedere.

 

 

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