Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Perchè la Russia potrebbe perdere i Mondiali
29 lug 2016
29 lug 2016
Ora l'ipotesi è concreta.
(di)
(foto)
Dark mode
(ON)

La Russia rischia davvero di vedersi revocato il Mondiale del 2018? Quella che fino a pochi mesi fa sembrava solo l’utopia di alcune organizzazioni non governative radicali (nonché del governo britannico, uno dei più grandi sostenitori della revoca dei Mondiali alla Russia), adesso si sta trasformando in uno scenario sempre più verosimile.

 

Il grilletto che potrebbe aver fatto scattare la valanga sul Cremlino è il cosiddetto

, ovvero i risultati dell’investigazione promossa dalla WADA e diretta dall’avvocato canadese Richard McLaren sulla base delle prove fornite da Grigory Rodchenkov, ex direttore del laboratorio anti-doping di Mosca, oggi in esilio volontario negli Stati Uniti.

 

Il rapporto McLaren, infatti, non ha solo svelato quella che potrebbe essere un sistema di cosiddetto doping di stato da parte della Russia (che coinvolgerebbe, tra l’altro, anche il mondo del calcio: sarebbero ben 11 i calciatori coperti da questo sistema), ma ha soprattutto tirato in ballo direttamente il Ministero dello Sport di Mosca. Secondo il report, infatti, “il Ministero dello Sport ha diretto, controllato e supervisionato la manipolazione dei risultati delle analisi degli atleti o lo scambio dei campioni, con la partecipazione attiva e l’assistenza del FSB”, cioè i servizi segreti russi.

 

A capo del Ministero dello Sport russo c’è Vitaly Mutko, che oltre a ricoprire il ruolo di ministro è anche presidente della federcalcio russa, principale responsabile dell’organizzazione dei Mondiali del 2018 e membro del comitato esecutivo della FIFA. Mutko è una delle figure politiche più vicine in assoluto a Vladimir Putin: fu lui a prendere il controllo dello Zenit di San Pietroburgo dopo l’implosione dell’Unione Sovietica e a renderla la squadra “di regime”, nonché a dotare la Russia di un campionato moderno su modello europeo dopo la morte della Soviet Top League. Se Putin oggi ha di fatto un

, è anche merito suo.

 

Nel rapporto McLaren viene sottolineata soprattutto la responsabilità principale dell’ex vice di Mutko, Yuri Nagornykh, rimosso immediatamente dopo la pubblicazione dell’investigazione, ma in un caso Mutko viene chiamato in causa personalmente. Nel rapporto si può leggere infatti che nel caso di un non specificato calciatore straniero del campionato russo, ci fu un cambio nella catena di comando e la decisione di alterare i risultati delle analisi fu presa direttamente da Mutko. In ogni caso, il rapporto McLaren afferma chiaramente che “è inconcepibile che il Ministro Mutko non fosse a conoscenza del sistema di insabbiamento del doping”.

 

Il giorno dopo la pubblicazione del rapporto McLaren, il Comitato Olimpico Internazionale ha rilasciato

molto duro in cui dichiara che «non concederà nessun accreditamento a membri del Ministero dello Sport russo» per le Olimpiadi di Rio ma soprattutto che «non organizzerà o darà appoggio a nessun evento sportivo o incontro in Russia». Una dichiarazione che ha fatto subito pensare ai Mondiali del 2018 e che ha costretto Dmitry Peskov, il portavoce di Putin, ad

che «i preparativi per la Coppa del Mondo sono in piena attività».

 

La FIFA non è giuridicamente obbligata a seguire le indicazioni del Comitato Olimpico Internazionale. Nonostante ciò, l’idea di una revoca dei Mondiali alla Russia è diventata improvvisamente reale. La FIFA, su

della WADA, ha

che prenderà le “misure appropriate” contro Mutko se sarà definitivamente provato il suo coinvolgimento personale nello scandalo doping. Dick Pound, ex presidente della WADA ed ex vicepresidente del Comitato Olimpico Internazionale, è arrivato addirittura a

che «ci sono tanti paesi in Europa e altrove che potrebbero organizzare un Mondiale in un paio di anni».

 

Nella realtà dei fatti, però, i tempi sono molto più stretti. L’organizzazione del Mondiale, infatti, include anche la Confederations Cup, che teoricamente si dovrebbe tenere tra circa 11 mesi.

 

E questo è un problema anche per le stesse autorità russe. Mosca, infatti, sta avendo diversi problemi nel completare le infrastrutture che ospiteranno i Mondiali del 2018, a partire da quello che teoricamente doveva essere lo stadio-copertina di tutto l’evento, il Krestovsky Stadium di San Pietroburgo. Lo stadio doveva essere completato nel dicembre del 2008 e invece è ancora in costruzione, con un costo totale che è passato da una stima di 268 milioni di dollari ad un’altra di 692. Il 14 luglio la società che si occupa della sua costruzione ha

che «il cliente, rappresentato dall’amministrazione cittadina, sta facendo di tutto per interrompere le tabelle di marcia per il completamento del progetto». Pochi giorni dopo la stessa FIFA è

sulla questione per esprimere tutta la sua preoccupazione.

 

Se lo stadio non venisse completato entro dicembre di quest’anno, com’era stato inizialmente programmato, infatti, San Pietroburgo non sarà in grado di ospitare la Confederations Cup. Uno smacco non solo per la FIFA ma anche per lo stesso Putin, che a San Pietroburgo è nato e cresciuto, anche politicamente.

 

I Mondiali russi, dopo quelli in Qatar del 2022 e la rovinosa fine dell’era Blatter, potrebbero diventare quindi l’ennesima breccia nella già compromessa credibilità della FIFA, che teoricamente starebbe attraversando una fase di rinnovamento dopo l’elezione a presidente di Gianni Infantino (che nelle ultime settimane, tra l’altro, sta avendo

con il comitato etico della sua stessa organizzazione). Ma i contratti di sponsorizzazione a volte durano più dei presidenti e quello che la Gazprom ha firmato con la FIFA termina la sua efficacia solo nel 2018. L’anno in cui, forse, si terranno i Mondiali in Russia.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura