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Come si giocherebbe senza fuorigioco
23 gen 2017
23 gen 2017
Lo ha proposto Marco van Basten per migliorare lo spettacolo, ma sarebbe davvero così?
(articolo)
11 min
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Ok, dunque, vediamo. Marco van Basten l’ha sparata grossa in un’intervista al giornale tedesco Bild, proponendo una serie di misure che potrebbero cambiare il calcio promuovendo “la qualità e non la quantità”, per non lasciarlo in mano a “quelli con i soldi”, un calcio “più onesto, più dinamico, più attrattivo”.

Non tutte le idee di van Basten sono campate in aria, ma leggerle tutte insieme fa un effetto straniante e persino grottesco, difficile da collegare alle intenzioni di fondo appena citate, soprattutto mentre stiamo ancora elaborando l’idea di un Mondiale a 48 squadre.

Facciamo un gioco. Tra le proposte realmente avanzate da van Basten ne infilo una inventata in questo momento, provate a indovinare: abolire i tempi supplementari per andare direttamente ai rigori; che però non sarebbero rigori ma shoot-out che partono da 25 metri e che vanno conclusi in 8 secondi; stabilire un numero massimo di partite ad anno; introdurre un numero massimo di falli per giocatore a partita; un cartellino arancione che determini un’inferiorità numerica temporanea; dividere le partite in 4 mini-tempi; gli ultimi 10 minuti si giocano con il tempo effettivo; i gol da fuori area valgono doppio; l’arbitro parla solo con il capitano di ogni squadra; un quarto cambio per squadra se il quarto cambio è una persona del pubblico; e poi, ovviamente, la riforma più radicale e ridicolizzata, l’eliminazione del fuorigioco.

Ho barato, le proposte finte erano due, ma il punto che volevo sottolineare è che molte proposte di van Basten sembrano uno scherzo (e mi sono limitato a quelle per il calcio professionistico, ce ne erano alcune anche per le giovanili, tipo giocare 8 contro 8). Se invece non fosse chiaro, le proposte inventate erano quella dei gol da fuori area e quella del cambio dal pubblico.

Ma le idee di van Basten non hanno avuto tanta eco esclusivamente per il LOL, ma perché arrivano pochi mesi dopo la sua nomina ufficiale a Chief Officier for Technical Development della FIFA, ruolo che lo mette in cima alla gerarchia di “tutte le aree tecniche, dallo sviluppo tecnologico alle questioni arbitrali”. Per questo, e per la sua vicinanza con Gianni Infantino, sulle sue proposte di riforma si sono espressi tecnici come Wenger, Bilic, Gourcuff, Pochettinoe Klopp: perché anche se possono sembrarci ridicole sono proposte serie.

Ma, appunto, abolire il fuorigioco.

MVB sostiene che sarebbe interessante vedere una partita senza fuorigioco perché il calcio ormai somiglia “alla pallamano, con nove o dieci giocatori davanti alla porta”, perché secondo lui ci sono meno spazi che in passato ed è diventato difficile creare occasioni da gol.

Wenger ha obiettato che secondo lui il calcio è migliorato in generale anche se per qualcuno è troppo stretto e compatto, e che “è sempre stato così: la difesa crea un problema all’attacco e l’attacco trova la soluzione”. Bilic dice che in questo modo gli attaccanti si riposerebbero vicino al portiere avversario, mentre Klopp pensa che a questo punto van Basten farebbe prima a inventare un gioco nuovo. Pochettino ha una visione pragmatica della faccenda: “Capisco che a volte quando occupi certe posizioni ti devi far venire delle idee, però non voglio finire a giocare con una macchina e senza fuorigioco”, forse riferendosi alle polemiche seguite la sperimentazione della VAR.

Più diretto Gourcuff padre che pensa sia semplicemente una stronzata incredibile, perché “il fuorigioco è una manifestazione di intelligenza collettiva”, non capirlo significa non capire il calcio. Ed è l’aspetto paradossale della questione: che un cambio così drastico, che quanto meno racconta di un profondo fastidio per il gioco attuale, venga da una di quelle icone che da sole incarnano il senso profondo del gioco. Il calcio scorreva in maniera naturale così attraverso Van Basten quando giocava, che è doloroso vederlo alle prese con uno sforzo intellettuale che ci sembra quanto meno inutile.

Io mi permetto di intervenire perché ho già trattato l’argomento ormai quasi due anni fa, quando il lettore Giacomo ha scritto alla redazione dell’Ultimo Uomo chiedendo cosa sarebbe successo se avessero abolito il fuorigioco. Chissà se Giacomo sapeva che van Basten gli avrebbe rubato l’idea due anni dopo.

Il problema di fondo, oggi come allora, è quello del conservatorismo, che nel calcio l’ha fatta da padrone fino a poco tempo fa e adesso però sembra essere passato del tutto di moda, in favore di principi economici più aggressivi. Nel 2017 è ancora vivo - per chi ha almeno una trentina d’anni - il ricordo di un calcio in cui si poteva passare la palla al portiere e fargliela prendere con le mani in caso di pericolo, una tale assurdità che probabilmente, come scrivevo, è bastato sperimentare una volta sola la regola nuova per rendersi conto che “sì, in effetti è molto meglio così”. D’altra parte, però, ci dovrà pur essere un limite oltre il quale il calcio smette di essere calcio.

Vi piacerebbe?

Per questo la proposta di Van Basten solleva dei quesiti che vanno al cuore dell’essenza stessa del gioco.

Il calcio è spettacolo?

Il giorno dell’ufficializzazione del suo ruolo all’interno della FIFA Van Basten diceva: “Il calcio è spettacolare e deve restare spettacolare in ogni senso”. E forse il primo e più grosso fraintendimento è proprio qui: non credo che il calcio possa essere definito “spettacolare”. Non sempre, almeno. È spesso noioso - anche per chi è coinvolto emotivamente, figuriamoci per uno spettatore puro, che guarda una partita per il piacere di guardarla - magari di un mercato emergente come quelli a cui si rivolge Infantino, quelle Nazioni in cui non è lo sport tradizionale giocato praticamente da tutti.

Anzi, direi che la ricerca del piacere nel calcio è uno degli obiettivi che hanno i professionisti di più alto livello, proprio perché per sua natura il calcio non è un gioco molto spettacolare. Il che non significa che dove non c’è lo spettacolo non ci sia bellezza, anche a basso livello. C’è della bellezza anche nello sforzo e nel fallimento, in un conflitto tra attacco e difesa da cui, magari, esce vincitrice la difesa.

Quindi, l’idea di base che il calcio vada reso più spettacolare - sempre ammesso che in questo particolare periodo storico lo sia meno che in passato, e non sono d’accordo - non è solo ingenua, ma non tiene conto della natura stessa del gioco. Nel calcio è difficile realizzare i punti, se fosse facile segnare, appunto, il calcio smetterebbe di essere calcio.

Senza fuorigioco ci sarebbero più spazi?

Resta comunque interessante ragionare sull’argomento principale di van Basten, quello secondo cui un’eventuale eliminazione del fuorigioco aumenterebbe gli spazi a disposizione. In questo senso sono d’accordo con lui: sarebbe interessante vedere cosa succede in una partita giocata senza fuorigioco. Magari una sola, ma io la guarderei con interesse.

Due anni fa, sempre rispondendo a Giacomo che forse aveva già sentito aria di cambiamento, ho accennato al fatto che il fuorigioco è stato introdotto per la prima volta nelle “Cambridge Rules” a metà dell’Ottocento, in una forma magari diversa che è stata formalizzata negli anni ’20 del Novecento in modo simile a come è arrivata fino a noi. Lo scopo della regola era evitare che attaccanti sovrappeso restassero in area di rigore ad aspettare la palla - che è appunto la paura di Bilic. Ma, non essendoci più attaccanti sovrappeso, fatico a pensare che potrebbe davvero ripetersi una situazione del genere.

Il contesto è cambiato al punto che l’applicazione esatta della regola del fuorigioco viene modificata praticamente ogni anno nel tentativo di aggiornarla agli standard contemporanei ed evitare che un attaccante tragga effettivamente un vantaggio sul difensore posizionandosi più vicino alla porta. Di fatto, però, i casi più rilevanti sono quelli decisi da pochi centimetri, spesso molto vicino alla porta e in situazioni che non dipendono neanche dalla volontà del difensore di mettere l’attaccante in fuorigioco (non c’è l’intelligenza collettiva di cui parla Gourcuff se l’attaccante si muove alle spalle del difensore con una frazione di secondo di anticipo, finendo in fuorigioco per una spalla o un ginocchio).

Non credo neanche che gli allenatori aspettino solo che venga tolto il fuorigioco per allungare la propria squadra o giocare in inferiorità numerica senza palla. Giocare corti e con la difesa alta ha dei vantaggi indipendentemente dalla possibilità di mettere in fuorigioco l’attaccante che attacca la profondità: si recupera meglio palla, tecnicamente è più facile giocare su distanze brevi e tatticamente è più probabile ottenere la superiorità numerica. Non sono così sicuro che rinunciare a uno o più uomini per ripartire senza contropiede sarebbe davvero conveniente.

Per questo, ripeto, sarebbe interessante vedere una partita senza fuorigioco tra una squadra che cerca comunque di ridurre gli spazi e stare corta e una che prova sfruttare tutta l’ampiezza e la lunghezza del campo a disposizione. Qualcosa mi dice che sarebbe svantaggiata la squadra che gioca su distanze lunghe, soprattutto se l’aggressività avversaria riduce il tempo a disposizione per alzare la testa e lanciare.

Si attaccherebbe meglio?

Ma è l’idea alla base del ragionamento di van Basten quella più sbagliata di tutte: pensare che senza fuorigioco ci sarebbero maggiori spazi in area di rigore. Se il problema è che a volte la squadra senza palla finisce a difendere vicina alla propria porta con molti giocatori, come fa Van Basten ad essere sicuro che eliminando il fuorigioco non finirebbe ancora più vicina alla propria porta, riducendo ulteriormente gli spazi?

La rivista tedesca Freunde ha simulato una partita senza fuorigioco e non solo non è venuta un granché bella ma è anche finita solo 1-0, con poche occasioni.

Forse andrebbe chiarito di quali spazi esattamente parla van Basten, per semplicità distinguo tra spazi in verticale (la profondità) e in orizzontale (i mezzi spazi, o eventualmente quegli spazi tra i giocatori difensivi che possono creare un isolamento e quindi un dribbling offensivo). Per un attaccante, e questo van Basten lo dovrebbe ricordare bene perché era un maestro, è fondamentale muoversi in entrambe le direzioni, e senza fuorigioco le difese potrebbero, in linea teorica, piazzarsi a un paio di metri dalla linea di porta, con i giocatori di centrocampo in mezzo all’area, e difendere sempre in avanti, negando qualsiasi profondità.

Ci sto provando, ma non ci riesco, a immaginare un qualche tipo di conseguenza positiva alla riforma di van Basten. Anzi, il mostro peggiore che ha partorito la mia immaginazione è una partita tra due squadre completamente spezzate in due: con 5 giocatori in una metà campo e 5 in un’altra, due esercizi attacco contro difesa e la palla che passa da una parte all’altra con lanci lunghi…

Tornando con i piedi per terra, Klopp ha detto che in realtà già adesso molte avversarie del Liverpool giocano senza fuorigioco. Mi sembra che sia piuttosto vero anche in generale, se si parla degli ultimi metri. Ed è vero che in questo modo il calcio si riduce troppo spesso al talento individuale di liberarsi dell’uomo.

Per questo, penso che potrebbe aver senso togliere il fuorigioco negli ultimi metri di campo - dal dischetto in poi, o magari dal limite dell’area - dove in ogni caso si marca quasi sempre a uomo e se un attaccante finisce in fuorigioco è semplicemente perché ha letto meglio una traiettoria o reagito con maggiore reattività del difensore. Quindi si smetterebbe di punire qualcosa che andrebbe incentivato e in questo modo, magari, si incoraggerebbero le difese a stare alte, aprendo magari, davvero, nuovi spazi.

Van Basten pensa a un calcio vecchio

Ma è lo stereotipo della squadra debole che parcheggia il pullman in area di rigore - alla base del pensiero di van Basten - che mi sembra antiquato. Non solo non ha un contatto con l’evoluzione del calcio contemporaneo, e quindi non offre una soluzione realmente di attualità per rendere “più spettacolare” il calcio, ma l’abolizione del fuorigioco non farebbe altro che riportare in voga e resitutire forza a quello stesso stereotipo, costringendo semmai tutte le squadre ad abbassarsi quando quella avversaria entra con la palla nella propria metà campo.

Eliminerebbe, cioè, la possibilità di giocare con la difesa alta (e se avete visto anche solo una partita del Celta Vigo quest’anno sapete che, nel bene e nel male per chi l’adotta come strategia, la difesa alta è fonte di spettacolo).

Nel calcio iperatletico che stiamo vedendo in questi anni molte squadre si riversano con otto o nove uomini dentro la metà campo avversaria, sia con che senza la palla, manovrando o aggredendo in pressing. Squadre con molta qualità e squadre con poca qualità che non vogliono giocare 90 minuti nella propria area sperando in un miracolo. Oggi anche squadre dalla caratura tecnica mediocre o bassa hanno la possibilità di adottare una strategia difensiva attiva che le allontani dalla propria porta, e il fuorigioco è una componente fondamentale di un’atteggiamento aggressivo, non di uno passivo.

A rendere il calcio meno tecnico e, quindi, gradevole da vedere, semmai è la troppa intensità in zone lontane dalla porta, di certo non la passività di pochissime squadre in area di rigore. Quella di Van Basten sembra un’osservazione particolarmente inattuale rispetto a un calcio in cui si difende sempre più avanti nel campo e le linee difensive sono molto meno basse che in passato. Gli spazi mancano in tutte le zone di campo, non particolarmente in area di rigore.

Se van Basten rimpiange i suoi anni in cui c’erano più spazi, sta semplicemente rimpiangendo un calcio con meno professionismo, in cui i calciatori erano meno atletici e le squadre meno organizzate tatticamente. Non è detto che sia sbagliato essere nostalgici di un calcio di quel tipo, ma è difficile essere nostalgici e al tempo stesso occupare un ruolo che ha che fare con l’innovazione.

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