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Il Classificone 4/4: I risorti
09 giu 2015
09 giu 2015
I migliori 5 giocatori del finale di campionato. Ritorna il Classificone, la rubrica più amata de l'Ultimo Uomo. Sempre più ispida, sensibile e saporita.
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Prima di iniziare un doveroso

. Non so se rientrare all’interno di una classifica sui migliori giocatori del finale di stagione sia per forza una cosa positiva. Durante l’ultimo quarto di campionato molti obiettivi vengono raggiunti, le partite perdono di significato, le prestazioni si rilassano. Risultare il migliore nell’ultima parte di Serie A nella stragrande maggioranza dei casi può avere una doppia lettura.

 



Che fine aveva fatto Hernanes? Era stato venduto all’Inter per 18 milioni di euro e intorno a lui c’erano molte aspettative. Arrivato a Milano era gradualmente scomparso dal palcoscenico più importante fino a diventare un semplice comprimario. E noi ci eravamo abituati a quest’idea perché il calcio, più di qualunque altro settore, ha la memoria breve. Poi in quest’ultimo triste spezzone di Serie A è successo quello che sappiamo: i goal alle romane, la rivincita su Lotito, le capriole tristi, e così via. Non molto calcisticamente, per la verità, ma è in quel momento che Hernanes è tornato a essere Hernanes, cioè un giocatore importante per la sua squadra. Difficile dire se lo sarà anche in futuro ma almeno per adesso la riconquista è compiuta.

 



Devo confessare una cosa: ho scoperto solo recentemente che Mertens ha 28 anni. Sarà per il viso giovanile, ma ero sicuro fosse un giovanissimo belga alla ricerca del proprio futuro in terra partenopea. È con questo pensiero che ho sempre giudicato il suo campionato in chiaroscuro: tanto aveva tempo per recuperare. Dopo l’esplosione della stagione passata tutti si aspettavano la definitiva consacrazione (o forse questo è solo un mio alibi per averlo comprato al fantacalcio) e invece Benítez gli ha sistematicamente preferito prima Insigne, poi de Guzmán, poi Gabbiadini e poi di nuovo Insigne. In quest’ultimo scorcio di stagione lui si è ripreso ciò che era suo, in un certo senso, mettendo a segno quattro goal (cinque se consideriamo anche quello in EL contro il Wolfsburg) e due assist. È lui che ha tenuto in vita il Napoli in alcune delle sue partite più schizofreniche (doppietta in Napoli-Cesena 3-2, goal del definitivo pareggio in Parma-Napoli 2-2). Basta a riscattare tutta la sua stagione? Se avesse avuto cinque anni in meno probabilmente sì.

 



Il pendolo lunare che regola il rendimento di Ilicic è finalmente tornato a indicare il segno più: degli otto goal messi a segno in questa Serie A, ben sette sono venuti negli ultimi due mesi. Il giocatore sloveno è perfetto per questo tipo di classifiche, visto l’andamento irregolarmente sinusoidale delle sue prestazioni. Tra il primo e il secondo goal in campionato passano più di sei mesi. Ma dopo che la curva è tornata nella parte superiore del grafico, Ilicic ha tirato fuori bellezza da ogni situazione, che sia una

, un

di destro oppure

di sinistro. Un bel sospiro di sollievo per i tifosi della Fiorentina, una volta esaurita la sbornia Salah.

 



Berardi, pur avendo nemmeno 21 anni, ha già il carattere e la pressione della grande stella. Questi ultimi due mesi, con gli avvoltoi che iniziavano a girare con insistenza sopra all’aggettivo “sopravvalutato”, devono essere stati una boccata d’ossigeno per lui: 7 goal e 4 assist in 766 minuti giocati. Un bottino che lo avvicina sensibilmente a quello dell’anno scorso (quest’anno 15 goal e 10 assist in totale, l’anno scorso 16 goal e 6 assist) e che gli permette di sopravvivere per un altro anno alla nomea di

del calcio italiano. Ma come al solito non è importante ciò che fai ma come lo fai, e Berardi ha impreziosito l’ultimo quarto di campionato con la tripletta al Milan, che probabilmente vale già la chiave al cuore di tutti i tifosi della Juve.

 



La storia di Iago Falque (o Iago Falqué, secondo me la scomparsa di quell’accento finale nella pronuncia comune del suo nome ci dice già qualcosa sulla sua trasformazione da oggetto esotico a calciatore vero e proprio) sembra essere stata scritta apposta per un film sul riscatto personale. Inizia con le grandi speranze (giovanili con Real Madrid e Barcellona, poi il passaggio alla Juventus), passa per la prematura decadenza (tra il 2009 e il 2014 passa per Bari, Villarreal, Tottenham, Southampton, Almeria e Rayo Vallecano senza lasciare tracce) e finisce con la resurrezione (l’arrivo a Genova l’estate scorsa). Il tutto è stato adornato da una serie di particolari che la renderebbero una sceneggiatura di successo: Luis Enrique, oggi campione d'Europa, che lo scarta dalla rosa del Barcellona B; la Juve che, non avendo la maglietta pronta per il suo esordio, modifica

; il Tottenham che lo svende; fino ad arrivare all’incredibile girone d’andata con il Genoa.

 

Sette goal nell’ultimo quarto di stagione (solo due in meno di Toni, per dire) per la squadra che si è specializzata nel dare nuova vita ai giocatori prematuramente arrivati a fine carriera (anche Niang e Perotti meriterebbero una menzione). Se fosse davvero un film, la storia di Iago Falque dovrebbe concludersi qui, con la conclusione della resurrezione, e invece a noi sarà dato il privilegio di assistere alle ulteriori evoluzioni, tra mercato e forse nuove disillusioni.

 
 

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