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Foto di Lukas Schulze / Bundesliga / Getty Images
Calcio Federico Aquè 19 gennaio 2018 7'

Chi è davvero Aubameyang

Non convocato dal Borussia Dortmund, sembra a un passo dall’Arsenal: ma che giocatore è diventato il centravanti gabonese?

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Gestire la separazione con Thomas Tuchel è stato più difficile del previsto per il Borussia Dortmund, che a metà stagione è già eliminato dalla Champions League – dopo un girone senza nemmeno una vittoria che è valso il ripescaggio in Europa League solo grazie alla differenza reti: ai sedicesimi se la vedrà con l’Atalanta – e in campionato ha abbandonato presto le speranze di restare vicino al Bayern Monaco. Peter Bosz, scelto per sostituire Tuchel sulla panchina giallonera, ha pagato la sua rigidità ed è stato esonerato dopo pochi mesi, mentre gran parte del talento in rosa fatica a essere valorizzato, obiettivo strategico imprescindibile per una società che da tempo ha scelto di investire su giovani e giocatori in cerca di affermazione. Ultimamente anche la stella della squadra, Pierre-Emerick Aubameyang, ha smesso di brillare.

 

La stagione del Dortmund si specchia nel rendimento del centravanti del Gabon, capace di segnare 10 gol nelle prime 8 giornate, quando la squadra comandava la classifica e poteva cullarsi nell’illusione di un inizio di campionato formidabile, cioè, ma che poi ha segnato solo 3 gol nelle successive 10, quando oltretutto è stato tenuto fuori squadra per due volte per motivi disciplinari, e si è anche fatto espellere nell’assurdo 4-4 contro lo Schalke 04.

 


Poco tempo fa, sembra una vita fa.

 

Aubameyang aveva saltato la partita contro lo Stoccarda a novembre e più di recente è stato di nuovo messo fuori rosa prima della sfida con il Wolfsburg, per un ritardo a una riunione di squadra. «Al momento non so cosa gli passa per la testa», ha dichiarato il d. s. Michael Zorc, «Non lo riconosco più, in questi anni è sempre stato un ragazzo estroverso, ma ha avuto un comportamento esemplare. Ha sempre lavorato con disciplina e professionalità, e io in questo momento non le vedo».

 

Rientrato in squadra dopo la punizione, è stato comunque escluso dai convocati per la partita successiva, quella di stasera contro l’Hertha Berlino. Al centro ci sono le voci di un possibile trasferimento: in Cina, prima che il Guangzhou Evergrande smentisse con un comunicato ufficiale nel quale dichiarava che le cifre di cui si parlava avrebbero superato il tetto massimo stabilito dalla Federazione, che a sua volta ha ribadito in un altro comunicato lo stretto controllo sugli investimenti all’estero dei club cinesi; e poi all’Arsenal, come sostituto di Alexis Sánchez.

 

Sullo sfondo si è poi mossa l’accusa di razzismo che la famiglia Aubameyang ha rivolto a un giornalista di Kicker per l’uso della parola “Affenzirkus”, la cui traduzione letterale è “circo di scimmie”, in un commento su tutto ciò che ha coinvolto il centravanti nelle ultime settimane. Pierre e suo padre hanno reagito su Instagram, il primo con un post in cui mostra i risultati di una ricerca su Google della parola “Affenzirkus”, tra cui spicca l’immagine di una scimmia disegnata mentre fa il saluto nazista, il secondo con un post delirante poi cancellato in cui addirittura accusava il giornalista di voler tornare ai tempi di Hitler e minacciava di lasciare la Germania con suo figlio.

 

Nonostante tutto, Aubameyang finora ha segnato 21 gol nelle 23 partite giocate in tutte le competizioni e in campionato la sua media non si allontana molto da quelle mantenute nei due anni con Tuchel, i migliori della sua carriera: un gol ogni 102 minuti. Nella scorsa stagione, in cui per la prima volta ha vinto il titolo di capocannoniere della Bundesliga, segnava con una media perfetta di un gol ogni 90 minuti.

 

Schermata 2018-01-19 alle 12.06.15
Sbroccare, con una giusta causa, è pur sempre sbroccare

 

A Dortmund, Aubameyang ha levigato il suo stile nel corso degli anni fino a diventare uno dei migliori finalizzatori d’Europa. In Germania è arrivato nel 2013, in panchina c’era Jürgen Klopp e al centro dell’attacco Robert Lewandowski. L’intoccabilità del polacco ha inevitabilmente spinto Aubameyang sulla fascia ad assimilare i princìpi di gioco di Klopp, particolarmente dispendiosi soprattutto in fase difensiva per un esterno. Il vuoto lasciato da Lewandowski quando ha deciso di firmare con il Bayern e i fallimenti di Immobile e Adrián Ramos nel riempirlo hanno progressivamente avvicinato Aubameyang alla porta avversaria: schierato in pianta stabile da centravanti, il gabonese ha segnato 11 gol nelle ultime 15 giornate di campionato con Klopp in panchina.

 

Tuchel ha quindi portato a compimento una trasformazione già in atto, limitando il contributo di Aubameyang alla manovra e consentendogli di concentrarsi su movimenti e giocate per finalizzare l’azione. La media dei passaggi si è abbassata fino a toccare i minimi storici in carriera, restando in entrambi i campionati giocati con Tuchel sotto al 70% di precisione, mentre nel frattempo la quantità e la qualità dei tiri sono cresciute, un trend proseguito in questa stagione. Aubameyang è primo per xG accumulati in Bundesliga (12,3), dai quali ha ricavato 10 gol, esclusi i tre rigori segnati.

 

A Dortmund ha imparato a giocare da centravanti nella squadra frenetica e iper-verticale di Klopp, in cui i suoi tagli o la ricerca di una sua sponda di testa servivano ad alzare immediatamente il baricentro e a dare un riferimento a chi impostava l’azione, e poi in quella più ordinata e votata al possesso di Tuchel, in cui la progressione della manovra era più fluida e palleggiata, lasciando al centravanti il compito principale di finalizzare quanto costruito dai compagni, pur senza rinunciare al minimo supporto spalle alla porta che ogni attaccante deve garantire.

 

Aubameyang si è quindi specializzato nell’arte della finalizzazione, modellando il suo talento per segnare con una frequenza mai avuta in carriera. Non solo per quanto riguarda la velocità pura. Circola molto una sua dichiarazione in cui racconta che nel settore giovanile del Milan correva i 30 metri in 3.9 secondi, ma che era in grado di correrli anche in 3.7 secondi. Per rendere l’idea: quando Usain Bolt ha stabilito il record dei 100 metri ha corso i primi 30 in 3.78 secondi.

 

Di sicuro, Aubameyang è imprendibile quando vede uno spazio in cui correre ma molti dei suoi gol si devono innanzitutto alla sua velocità di pensiero e di esecuzione. Per un difensore è quasi impossibile seguirlo quando taglia, ma anche anticiparlo in area di rigore, pur intuendone la direzione dello smarcamento, davanti o alle spalle. Aubameyang è troppo rapido, e soprattutto decide in anticipo come girare la palla in porta, rinunciando talvolta alla pulizia tecnica.

 


La sottile arte dei movimenti in area di rigore.

 

Non avendo un bagaglio tecnico paragonabile a quello degli altri attaccanti che in Europa viaggiano alle sue medie realizzative, Aubameyang ha dovuto fin dall’inizio della sua carriera ingegnarsi per far valere la sua rapidità d’azione e di pensiero anticipando difensori e portieri. Ha costruito la sua prolificità negli anni, adattandosi allo stile offensivo del Dortmund: ha ovviamente dominato con la sua velocità la tipica verticalità del calcio tedesco, che fornisce molte opportunità per attaccare in transizione, ma è diventato anche uno specialista nel finalizzare i cross corti, una rifinitura ricorrente nel sistema di Tuchel, e ha perfezionato il tempismo nei tagli e il posizionamento per accumulare quei gol “facili” che associamo ai centravanti finalizzatori, a porta spalancata dopo un rimpallo o un appoggio di un compagno.

 

Aubameyang non è comunque un finalizzatore puro, di quelli che hanno costruito tutta la loro carriera sulla freddezza in area di rigore. Talvolta deve scendere a patti con il suo lato oscuro, come ad esempio nella gara d’andata contro il Benfica agli ottavi della scorsa Champions League, dominata dal BVB ma persa 1-0 soprattutto a causa dei clamorosi errori del suo centravanti, che si era anche fatto parare un rigore da Ederson. Poche settimane fa contro l’Hoffenheim ha probabilmente sbagliato il gol più facile della sua carriera: un errore incredibile a cui ha però reagito con grande senso dell’umorismo.

 


Ehm.

 

La sua prolificità si sostiene più sulla produzione offensiva di squadra che sulle sue qualità individuali. Dipende dal contesto più che influenzarlo, non crea occasioni dal nulla e anche in conduzione non è particolarmente pericoloso. La trasformazione degli ultimi anni ha limitato il suo ventaglio di soluzioni: in questa Bundesliga completa 0,3 dribbling per 90 minuti, il punto più basso mai toccato in carriera. Quando partecipa alla manovra deve avere un compagno vicino a cui scaricare velocemente il pallone per poi predisporsi immediatamente al taglio dietro la linea difensiva. Non a caso chi lo marca preferisce spesso farlo ricevere e prepararsi a scappare indietro piuttosto che affrontarlo aprendo uno spazio nel quale è facile che venga incenerito dalla velocità del centravanti gabonese.

 

Arsène Wenger sembra aver individuato in Aubameyang il sostituto di Sánchez, vicino a firmare con il Manchester United. Una scelta in qualche modo controversa, poco coerente con le caratteristiche che hanno imposto Aubameyang tra i migliori centravanti d’Europa negli ultimi due anni. L’Arsenal dovrebbe ricalibrare in maniera decisa la propria manovra offensiva, sostituendo l’accentratore che cannibalizzava i possessi con un giocatore che dà il meglio di sé senza palla.

 

Nel corso della sua carriera Aubameyang si è abituato a partire più largo per lasciare spazio a un centravanti, ma la svolta è arrivata quando è stato schierato in pianta stabile al centro dell’attacco. Nell’Arsenal quel ruolo è in teoria occupato da Lacazette, la cui sensibilità nelle combinazioni veloci palla a terra che favoriscono gli inserimenti di esterni e centrocampisti è fondamentale per il gioco dei “Gunners”. La raffinatezza spalle alla porta di Lacazette dovrebbe incastrarsi con i tagli in profondità di Aubameyang, e certamente Özil troverebbe nei movimenti del gabonese molti modi con cui sfogare la sua creatività, ma Wenger dovrebbe comunque distribuire l’apporto di Sánchez in una manovra che connetta il tridente offensivo al resto della squadra, creando gli spazi necessari a sfruttare in pieno le qualità di Aubameyang. E visti i problemi mostrati nella prima metà di questa stagione, non è affatto scontato che ci riesca.

 

Per come si sono messe le cose con la società, nonostante i 100 gol segnati nelle ultime 118 partite giocate con il BVB, sembra più probabile che Aubameyang trovi gratificazione dal punto di vista economico, piuttosto che nelle ambizioni tecniche. Poteva finire in Cina e anche la possibile firma con l’Arsenal non rappresenterebbe un deciso scatto in avanti nelle prospettive e nelle possibilità di vincere i titoli che non è riuscito a conquistare a Dortmund. La carriera di Aubameyang, ora che l’esperienza a Dortmund sembra esaurita, è a un punto di svolta. In fondo si è evoluta secondo una traiettoria anomala fin dall’inizio e anche quest’ultima parte sembra non fare eccezione.

 

 

Tags : arsenalborussia dortmundpierre emerick aubameyang

Federico Aquè ha collaborato con Sprint&Sport, Datasport e Sportmediaset.

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