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Foto di Alexander Hassenstein / Getty Images
Calcio Charles Onwuakpa 10 gennaio 2018 7'

Heynckes ha aggiustato le cose, un’altra volta

Da quando il vecchio tecnico tedesco è tornato sulla panchina del Bayern Monaco la squadra sembra aver sistemato i problemi strutturali emersi con Ancelotti.

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Lo scorso 1 ottobre, il Bayern Monaco pareggiava a Berlino, contro i padroni di casa dell’Hertha, dopo essersi fatto rimontare il vantaggio iniziale di zero a due. In panchina c’era Willy Sagnol, nominato tecnico ad interim del club qualche ora dopo l’inatteso esonero di Carlo Ancelotti. Nonostante le voci su un possibile arrivo di Thomas Tuchel, il Bayern ha preferito affidarsi all’esperienza di Jupp Heynckes; invece che scegliere un allenatore ideologo, dal profilo ingombrante e difficile da assorbire a stagione in corso, i bavaresi hanno preferito affidarsi alle certezze di un traghettatore che conosce molto bene l’ambiente, offrendogli un contratto fino a giugno 2018.

 

A 72 anni, l’ex-leggenda del Borussia Mönchengladbach e vincitore di uno storico Triplete, proprio col Bayern nel 2013 (subito prima che arrivasse Guardiola) ha deciso di rimettersi in gioco dopo quattro stagioni di inattività. Bisogna dire subito che, finora, il suo ritorno a Monaco di Baviera è stato estremamente positivo, tanto che Joshua Kimmich ha parlato di “effetto Heynckes”: in poco più di due mesi, il Bayern ha rosicchiato ben 18 punti al Borussia Dortmund, passando da un gap di 5 punti ad un incredibile vantaggio di 13 punti sui gialloneri, grazie anche agli scontri diretti vinti con il Lipsia e lo stesso Dortmund. I punti dal secondo posto, occupato in questo momento dallo Schalke 04, sono invece 11.

 

Si possono individuare tre chiavi tattiche cruciali per descrivere questo “effetto Heynckes”.

 

1. La gestione del pallone fino alla trequarti

 

Pochi mesi dopo il suo approdo in Germania, Ancelotti aveva già fatto perdere traccia dell’impianto del gioco di posizione installato da Guardiola, tornando ad un possesso più semplice e meno cerebrale. L’assenza di Thiago Alcántara nelle prime giornate di questa stagione aveva portato il Bayern a disporsi su un 4-3-3 con Rudy vertice basso di centrocampo più Vidal e Tolisso ai lati.

 

Le caratteristiche di questi giocatori, soprattutto delle mezzali, causava una pessima occupazione dello spazio tra le linee: la mancanza di un raccordo dinamico tra la difesa ed il centrocampo avversario che svariasse in orizzontale, anziché in verticale, portava a una circolazione del pallone troppo perimetrale, con molti giocatori contemporaneamente sulla stessa linea di passaggio ed un gioco fin troppo orientato verso le fasce.

 

Le ricezioni tra le linee erano diventate appannaggio esclusivo degli esterni d’attacco. Le loro caratteristiche, però, non erano ideali per le richieste di entrare dentro il campo e fornire linee di passaggio verticali in zona centrale. Müller, in particolare, preferisce essere libero di muoversi senza palla e non ricevere tra linee sui piedi – al contrario di Ribéry, ad esempio.

 

I rientri di Thiago e Robben nell’undici titolare, seguiti dal ritorno al 4-2-3-1, sembravano aver migliorato i problemi strutturali di Ancelotti; tuttavia, contro blocchi bassi molto compatti, il doppio pivote formato dalla coppia Vidal-Tolisso si era dimostrato inadatto per una circolazione palla veloce, che disordinasse le linee avversarie, magari anche sfruttando i cambi di gioco come arma tattica. In questo aspetto del gioco ha pesato, più di qualunque altra cosa, il ritiro di Xabi Alonso. Lo spagnolo non è stato realmente sostituito e la gara d’andata di Champions League col PSG – una delle poche di alto livello giocate dal Bayern quest’anno – aveva evidenziato i problemi della squadra, con e senza palla. Le transizioni difensive erano state problematiche a causa della lentezza in campo aperto di Javi Martínez e dell’eccessiva distanza tra centrali e terzini, con quest’ultimi molto alti in fase di possesso.

 

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Alaba e Kimmich rimangono nella propria metà campo per consolidare il possesso all’inizio dell’azione.

 

Le posizioni iniziali dei terzini – ora più bassi – servono innanzitutto per migliorare la gestione delle transizioni ed eventuali elastici difensivi a palla scoperta; successivamente, invitano il pressing avversario, tramite il quale i bavaresi, grazie alla loro ottima qualità nel fraseggio, possono disimpegnarsi con buona facilità e servire le mezzali ai fianchi dei centrocampisti avversari. Non è un caso che il Bayern sia primo in Bundesliga per le percentuali medie di accuratezza nei passaggi (87,9%) e nel possesso palla (62,2%).

 

Generalmente, il Bayern riesce a gestire il pallone bene e consolidare il possesso fino alla linea di metà campo: ciò è in parte dovuto anche all’approccio reattivo di molte sue avversarie in campionato. Con Heynckes non si sono quasi mai verificate situazioni di salida lavolpiana contro avversarie che difendevano con due punte; Hummels, Boateng e Süle sono ottimi centrali nella gestione del pallone, e non esitano ad avanzare in conduzione palla se smarcati: così facendo costringono l’avversario a lasciare la propria posizione ed uscire su di loro; si crea dunque lo spazio per eseguire una verticalizzazione taglia-linee in grado di trovare la mezzala col corpo orientato verso la porta avversaria.

 

Alaba e Kimmich possono accentrarsi alle spalle degli avversari e ricevere dietro la prima linea di pressione: tuttavia, i loro tagli avvengono estemporaneamente, a differenza dei movimenti meccanici durante il periodo dei “falsi terzini” di Guardiola.

 

In alternativa, soprattutto contro difese molto compatte in verticale ed orizzontale, i bavaresi eseguono un giro palla paziente volto a creare spazi centrali e provocare errori nelle scalate difensive avversarie: i centrali cercano spesso il cambio di gioco per l’esterno, che riceve dunque in una situazione dinamica di gioco e può puntare in isolamento il terzino avversario. La novità più interessante, però, è stato il centrocampo, soprattutto per gli interpreti scelti dal tecnico.

 

Il triangolo di centrocampo fluido

 

Uno dei primi cambiamenti significativi di Heynckes è stato il ritorno di Javi Martínez nel ruolo di schermo difensivo davanti alla difesa, come nell’anno del Triplete. Lo spagnolo è molto bravo nella protezione dello spazio tra le linee, soprattutto in fase di difesa posizionale, dove può sfruttare la sua fisicità nei contrasti per recuperare palloni importanti che poi vengono riciclati dai compagni.

 

Le mezzali invece non sono più incursori classici, come Tolisso o Vidal: oltre a Thiago (autore di 72 passaggi e 2.1 passaggi chiave ogni 90 minuti), vero e proprio fulcro di centrocampo, nelle ultime partite Heynckes ha schierato James Rodríguez nel ruolo di mezzala. L’intelligenza del colombiano, bravo quanto lo spagnolo a offrire linee di passaggio ai propri compagni, ma più verticale e rifinitore per natura (3.5 passaggi chiave ogni 90 minuti), ha permesso una circolazione del pallone più fluida. Con Thiago e James in campo le responsabilità creative sono state equamente distribuite, con dividendi molto alti.

 

James tra l’altro accorcia molto verso l’attacco, facendosi spesso trovare pronto per dare un contributo diretto anche in fase realizzativa.

 

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Qui James attacca molto bene lo spazio davanti alla difesa del Lipsia, che si schiaccia verso la propria porta, sfruttando anche l’ottimo movimento di Lewandowski in profondità: così arriva il gol dell’1-0.

 

Quando la mezzala sul lato forte si abbassa per ricevere palla, quella sul lato opposto si alza alle spalle del centrocampo avversario, con l’ala sul lato forte che si accentra nel mezzo spazio. Contro difese più passive invece entrambi giocano a piede invertito ai fianchi del centrocampo avversario, con conseguenze pericolose per quest’ultimo.

 

Tuttavia, il grave infortunio occorso all’ex-Barça e, più in generale, l’emergenza infortuni che sta affliggendo i bavaresi, hanno costretto Heynckes a modificare  spesso il trio di centrocampo con diverse rotazioni. Sia Tolisso che Vidal, però, hanno sfruttato al meglio il modulo più conforme alle loro caratteristiche, cioè il 4-3-3, andando in gol con una certa frequenza nelle ultime settimane, soprattutto il cileno.

 

Le ritrovata centralità di Coman

 

L’infortunio di Ribéry ha fatto le fortune di Kingsley Coman, che con Heynckes è tornato ad avere un ruolo centrale nel gioco del Bayern, proprio come durante gli anni di Guardiola: si accentra per ricevere tra le linee, talvolta anche sovraccaricando il lato di Robben; rimane largo in isolamento dove può far valere la sua superiorità tecnica nel dribbling (ne vince 4,1 su 7 tentati ogni 90 minuti) ed è sempre pericoloso in transizione grazie alla sua velocità in campo aperto: ha letteralmente fatto impazzire Dani Alves nell’ultima partita di Champions League contro il PSG.

 

Lo stato di grazia attuale di Coman.

 

In coppia con Alaba, Coman riesce ad avere una grande influenza sul gioco dei bavaresi: ciò fa presupporre che il francese sarà un’arma tattica fondamentale anche nella seconda parte di stagione.

 

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Coman riceve un filtrante di Hummels tra le linee, Alaba offre ampiezza mentre Lewandowski si muove in profondità con un taglio interno-esterno.

 

Cosa rimane da sistemare

 

I meriti tattici di Heynckes sono evidenti, ma va sottolineata anche la sua qualità umana, l’essere riuscito a instaurare un clima finalmente sereno in casa Bayern: la sua scioltezza con lo spagnolo, la sua esperienza, il suo carisma, la sua conoscenza dell’ambiente e la popolarità mediatica in Germania sono tutti fattori che hanno remato dalla sua parte, permettendogli un impatto immediatamente virtuoso sulle dinamiche del club.

 

In pochi si aspettavano un miglioramento del Bayern così repentino, ma va detto che i margini sono ancora ampi, considerando il potenziale tecnico e tattico della rosa. La sfida più grande di Heynckes riguarda la gestione dei senatori, che è stato anche uno dei nodi su cui è capitolato Ancelotti. Dovendo far fronte a diversi infortuni, Heynckes dovrà essere bravo a integrarli senza minare l’ottimo equilibrio raggiunto in queste settimane, cosa che finora ha fatto piuttosto bene con Boateng, Ribéry e Müller.

 

L’altra questione da risolvere è quella del minutaggio di Lewandowski, che non ha un vero e proprio sostituto e che, gol a parte, necessiterebbe di più riposo: in questo senso, la società ha appena riportato a casa il figliol prodigo Sandro Wagner, il quale arriverà ufficialmente a gennaio dall’Hoffenheim.

 

Heynckes, però, sembra avere il carisma e il polso dello spogliatoio per mantenere il Bayern Monaco dominatore in patria e di nuovo un candidato credibile per la vittoria della Champions League. Anche in prospettiva futura il lavoro del tecnico sarà cruciale per preparare un buon terreno per l’arrivo di un allenatore giovane – Tuchel? Nagelsmann? Löw? – che permetta un ricambio generazionale profondo, di cui il Bayern sembra aver bisogno da tempo.

 

 

Tags : bayern monacobundesligajupp heynckes

Charles Onwuakpa è nato a Lagos, Nigeria (1999) ma vive a Rovigo dal 2007. Ex-ala di rugby, scrive, gestisce e cura il blog "Il numero 8".

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