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Daniele V. Morrone
La scelta decisiva di Alexis Sanchez
17 gen 2018
17 gen 2018
La stella cilena dell'Arsenal ha deciso di andarsene e vuole farlo in fretta, preferendo forse andare allo United piuttosto che aspettare la scadenza del contratto a giugno.
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Daniele V. Morrone
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Nel pezzo di un anno fa la domanda era se Alexis fosse arrivato ad un punto della propria carriera in cui l'Arsenal del tardo impero Wengeriano gli stesse stretto, troppo lontano dalle ambizioni calcistiche da giocatore di prima grandezza che Sanchez sembra avere. Ma, quando si parla di Arsenal, bisogna tenere presente che in un anno solare cambiano pochissime cose.

 

Nella stagione 2016/17 la squadra non ha lottato per la vittoria della Premier League, è stata eliminata in malo modo dalla Champions League ma almeno ha vinto una FA Cup grazie a una finale ben giocata contro il Chelsea. Durante tutto l’anno Sanchez ha fatto capire in modo chiaro che non avrebbe rinnovato il contratto, che sarebbe andato via alla prima occasione utile, che voleva una squadra in grado di accontentarlo dal punto di vista economico e delle ambizioni sportive. L’idea di Wenger di trattenerlo fino alla scadenza per poi convincerlo a restare non ha fatto altro che peggiorare la situazione, isolando il cileno, che ha fornito prestazioni sempre più frustranti per i propri tifosi, con un linguaggio del corpo troppo spesso offensivo e difficile da tollerare, se si parla di un giocatore che indossa i propri colori. Si sapeva, quindi, che alla prima occasione il suo trasferimento sarebbe stato inevitabile. Forse già in questa finestra di calciomercato invernale: in un primo momento sembrava che Sanchez potesse andare a rendere ancora più invincibile il Manchester City di Guardiola; ma oggi la destinazione più probabile sembra invece il Manchester UTD di Josè Mourinho (anche se nelle ultime ore è spuntato un interessamento del Chelsea).

 



 



 



 



 



 

Come in tutti i rapporti disfunzionali, la responsabilità è di entrambi le parti in questione.

 

Quello che è cambiato nell'ultimo anno è questo: se inizialmente Alexis si sforzava per trascinare la squadra, ha poi lasciato i remi in barca, giocando veramente al suo livello solo quando lo riteneva necessario.

 



Il gol che ha aperto la finale in FA Cup vinta dall’Arsenal contro il Chelsea.


 



 

Quando Wenger ha deciso di tenere Alexis in scadenza di contratto è andato per la prima volta in modo deciso contro le linee guida sempre razionali della sua carriera all’Arsenal, contro l’idea che aveva portato l’Arsenal a vendere al momento giusto Vieira, Henry, Fábregas e soprattuto van Persie, il giocatore la cui situazione è più simile a quella di Sanchez.

 



 



 

 


Il grafico mostra con i numeri quello che già si vede ad occhio: il grande problema della stagione di Alexis è stato il numero di palle perse, che per uno con la sua tecnica significa prima di tutto poca concentrazione e poca fiducia nei compagni.


 



 



 



 



 



 


Fatto giocare con il contagocce e in una squadra poco vicina al suo calcio, l’armeno ha faticato a toccare palloni in area e quindi ad essere pericoloso in termini di definizione, ma ha comunque mantenuto altissimo il livello di rifinitura.


 



 



 


Passano gli anni ma il livello di Aubameyang come punta che cerca la profondità non è sceso minimamente. Perde poco la palla, la tocca spesso in area, crea da solo occasioni da gol. Complementare sulla carta con il profilo di attaccante associativo incarnato da Lacazette.


 



 



 



 



 



 

Lo United non sa sfruttare le doti di Mata e Mkhitaryan, e finisce per affidarsi troppo a Pogba per la creazione di occasioni quando non attacca in transizione: avere un giocatore del livello di Alexis può fare la differenza per Mourinho, e può portare lo United a essere una squadra che vive non solo di fiammate, ma pericolosa in continuità.

 



 



 

 

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