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Il Chelsea è in ritardo
08 ott 2020
08 ott 2020
Lampard sembra non aver capito ancora come mettere a frutto la grande campagna acquisti estiva.
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Foto di MATT DUNHAM/AFP via Getty Images
(foto) Foto di MATT DUNHAM/AFP via Getty Images
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Qualche giorno fa, il 5 ottobre, ha compiuto un anno il primo, e finora unico, gol di Eden Hazard con il Real Madrid. Un anniversario triste che da solo basta a dare il senso della sua finora fallimentare esperienza con i “Merengues”. Hazard lo ha segnato al Granada, con un pallonetto appena dentro l’area dopo aver ricevuto l’assist da Valverde. La prima stagione del belga a Madrid è stata tormentata dai problemi fisici e le cose non sembrano migliorate in quella appena iniziata. Hazard sta recuperando da un infortunio muscolare e dall’inizio della nuova stagione non ha giocato nemmeno un minuto.

Nelle scorse settimane, però, non si è parlato di lui per le sue assenze, ma per un’indagine partita da una denuncia del primo club in cui ha giocato da ragazzino, il Tubize, al quale, secondo le norme della FIFA, sarebbe spettata una quota del suo trasferimento dal Chelsea al Real Madrid. L’indagine ha svelato la cifra reale dell’accordo tra le due squadre: 160 milioni di euro, molto più di quanto si diceva quando, un anno fa, Hazard si è trasferito in Spagna.

Forse, quindi, è anche grazie a questi soldi che il Chelsea, dopo il blocco del mercato in entrata imposto dalla FIFA la scorsa stagione e nonostante la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19, si è permesso una campagna acquisti sontuosa, la più costosa in Europa con oltre 200 milioni di euro spesi, la maggior parte dei quali per rinforzarsi dalla trequarti in su, nella zona di campo, cioè, indebolita dalla cessione di Hazard. Prima è stato acquistato Ziyech dall’Ajax e poi dalla Bundesliga sono arrivati i due giocatori tedeschi forse più promettenti in assoluto, Timo Werner e Kai Havertz.

Va detto che il Chelsea si era mosso in anticipo e, prima del blocco del mercato, aveva comprato un altro tra i talenti più luminosi della Bundesliga, Christian Pulisic, arrivato a sostituire Hazard all’inizio della scorsa stagione. Liberi dai vincoli imposti dalla FIFA, solo quest’anno, però, i “Blues” hanno potuto rinnovare il fronte offensivo, anche per la scelta di non prolungare i contratti di Willian e Pedro.

Dopo un anno di transizione forzata, in cui ha puntato su un allenatore emergente come Frank Lampard e dato spazio ai talenti del suo settore giovanile, il Chelsea è quindi tornato alle vecchie abitudini, cioè a investire molto sul mercato per risolvere i problemi della squadra. Lo ha fatto senza tradire l’idea di avere una squadra giovane, che giochi in modo aggressivo e dinamico, ma alzando il livello delle aspettative e mettendo maggiore pressione su Lampard. Uno dei primi ad approfittarne è stato Klopp, che ha tirato fuori con malizia il tema dei soldi spesi dal Chelsea prima del loro incontro in campionato, una battuta a cui Lampard ha risposto infastidito ricordando che anche il Liverpool ha costruito la sua squadra spendendo molto sul mercato.

Klopp ha poi vinto 2-0 e ha messo Lampard di fronte ad alcuni problemi che la sua squadra aveva già nella scorsa stagione. La poca competitività contro le grandi squadre, lo scarso rendimento di Kepa, che ha regalato il secondo gol a Mané passandogli la palla, e le fragilità difensive in transizione, evidenziate in particolare dall’azione che ha portato all’espulsione di Christensen per un fallo su Mané.

L’esterno senegalese passa davanti a Christensen sul lancio di Henderson e viene trascinato per terra dal difensore danese.

Il problema della scarsa affidabilità di Kepa era così urgente da spingere il Chelsea a comprare Edouard Mendy dal Rennes, gli altri limiti invece chiamano in causa in maniera più diretta il lavoro di Lampard. L’anno scorso la sua squadra aveva due debolezze evidenti: faticava a riorganizzarsi dopo aver perso la palla e concedeva troppi gol da palla inattiva. Nell’ultima Premier League nessuna squadra ha subito più gol in contropiede del Chelsea, e solo Norwich e Aston Villa hanno concesso più reti da calcio piazzato.

I tanti gol subiti in contropiede erano in parte il riflesso dei problemi offensivi, di una manovra poco fluida nel passaggio dalla zona di costruzione a quella di rifinitura, e della mancanza di un giocatore come Hazard, non solo per la sua qualità, i gol e gli assist fatti. Il belga era il giocatore che più di tutti attirava il possesso, sapeva rallentare e conservare la palla anche in situazioni difficili, dando modo ai compagni di riorganizzarsi. Secondo Guardiola i migliori giocatori al mondo sono quelli che non perdono la palla nei pressi dell’area, quando gli spazi si restringono e i margini di errore sono minimi, e Hazard è uno dei migliori al mondo nei dribbling difensivi. Insomma, per il Chelsea era fondamentale, tra le altre cose, anche per la sua abilità nel conservare la palla e impedire i contropiedi.

Forse è anche per questo motivo che il Chelsea ha investito molto per rinforzarsi dalla trequarti in su. Non solo per alzare la pericolosità negli ultimi metri, avere più soluzioni e dare a Lampard più giocatori adatti all’intensità del suo calcio, ma anche per avere più talento nella fase di definizione della manovra, per rendere più semplice il passaggio alla zona di rifinitura e ridurre i gol presi in contropiede.

E invece l’impressione dopo le prime partite della stagione è che le cose non siano migliorate, anche se va detto che, a causa di un infortunio, Lampard non ha ancora potuto contare su Ziyech, il trequartista più tecnico e creativo, abile a giocare tra le linee e a conservare la palla, a vedere i movimenti dei compagni davanti a lui e a servirli con precisione con passaggi raffinati. Il giocatore, cioè, più adatto a ricevere in zone intermedie, a tenere la palla e farla arrivare in zona di rifinitura o a dare l’ultimo passaggio.

Ziyech ha uno stile ambizioso che lo porta a sbagliare molto, è poco incline a ordinare la squadra con passaggi corti, ma è più a suo agio in spazi stretti degli altri due nuovi acquisti, Werner e Havertz, ed è più bravo a far avanzare l’azione con i suoi passaggi. Se hanno spazio sia Werner che Havertz sanno girarsi in un attimo tra le linee e trovare la giocata risolutiva, ma entrambi soffrono a ricevere spalle alla porta, tendono a liberarsi subito della palla con passaggi semplici e a lasciare ad altri la responsabilità di definire l’azione.

Werner è una punta esterna velocissima, abile a muoversi in profondità e che ama arrivare in area in corsa, partendo preferibilmente da sinistra. Nell’ultima stagione al RB Lipsia, con Nagelsmann, è migliorato nella partecipazione alla manovra e ha imparato a trovare spazi anche contro difese basse, come ha detto in un’intervista al Guardian: «Nagelsmann mi ha fatto vedere dove andare quando le altre squadre sono chiuse e non c’è molto spazio, mi ha dato molte cose e diverse posizioni dove potevo migliorare. Quando ho segnato 28 gol nella Bundesliga non tutte le squadre pressavano alto e mi lasciavano spazi per scattare dietro i difensori. Forse dieci o dodici squadre stavano basse nella loro metà campo contro il Lipsia e io ho segnato lo stesso».

Nella maggior parte dei casi, però, Werner giocava vicino a un altro centravanti, come Poulsen o Schick, che attirava i difensori e apriva spazi per i suoi tagli. Tra le linee non gli venivano chieste giocate elaborate e i chiari riferimenti dati dal sistema del Lipsia lo aiutavano a liberarsi presto della palla e ad attaccare lo spazio subito dopo. I dubbi sul suo rendimento in squadre che dominano il possesso e sono abituate ad attaccare difese basse erano così forti in Germania che, secondo Salihamidzic, il Bayern Monaco ha rinunciato ad acquistarlo per paura che avrebbe faticato contro le squadre chiuse.

Havertz è invece un trequartista che negli ultimi due anni si è specializzato nel finalizzare l’azione. Nello stretto è più tecnico ed elegante di Werner, ha una visione di gioco superiore, ma anche lui è abile a muoversi in profondità e non è a suo agio a essere un riferimento creativo tra le linee. Entrambi rendono in un gioco verticale e dinamico, in cui trovano con facilità i riferimenti per passare velocemente il pallone e gli spazi per andare in profondità subito dopo.

Al Chelsea finora queste condizioni non le hanno trovate e nelle prime partite il loro impatto è stato al di sotto delle aspettative. C’entra sia il contesto in cui si muovono, i problemi dei “Blues” in fase di possesso che non aiutano a far emergere le loro qualità, sia il loro talento con la palla, non abbastanza grande da brillare anche in condizioni poco favorevoli.

Lampard ha cambiato sistemi e li ha spostati in diverse posizioni, ma ancora non sembra aver trovato una forma definitiva non solo dalla trequarti in su, ma anche a centrocampo. L’abbondanza di scelte sulla trequarti lo ha spinto a usare in prevalenza il 4-2-3-1, ma nell’unica partita contro una grande squadra, il Liverpool, ha tolto un trequartista e aggiunto un centrocampista, ed è passato al 4-3-3. A centrocampo hanno ruotato Jorginho, Kovacic e Kanté, tre giocatori con caratteristiche molto diverse e difficili da combinare. Jorginho si trova meglio da mediano in un centrocampo a tre, con riferimenti vicini che esaltino il suo gioco di passaggi corti. Kanté e Kovacic si muovono molto, sono più bravi a portare la palla che a farla avanzare passandola ma in coppia in un centrocampo a due faticano a gestire la costruzione e a far arrivare la palla con ordine sulla trequarti. Si dice che Lampard abbia spinto per avere Declan Rice, capace di giocare sia in difesa che a centrocampo e forse di dare maggiore equilibrio, ma alla fine il nazionale inglese è rimasto al West Ham.

Lampard è sembrato ancora più confuso nella gestione del talento dalla trequarti in su, e le combinazioni sono cambiate a ogni partita. All’esordio in Premier, contro il Brighton, il Chelsea si è schierato con Havertz e Mount come esterni, il primo a destra e il secondo a sinistra, con Werner al centro dell’attacco e Loftus-Cheek da trequartista, con il compito principale di fare da riferimento sui palloni alti, attirare i difensori e creare spazi per Werner. Non ha funzionato e, dopo essere stato raggiunto sull’1-1, il Chelsea ha vinto grazie ai gol del terzino destro, James, e di un difensore, Zouma, sugli sviluppi di un calcio d’angolo.

Contro il Liverpool, Lampard ha rinunciato a un trequartista e ha schierato un tridente offensivo formato da Werner a sinistra, Mount a destra e Havertz come attaccante centrale. La qualità della circolazione non è migliorata e il Chelsea ha perso la partita dopo essere rimasto in inferiorità numerica per l’espulsione di Christensen.

Lampard è tornato al 4-2-3-1 contro il WBA, ma inserendo una prima punta forte fisicamente come Abraham e schierando sulla trequarti Werner e Mount da esterni e Havertz al centro. Sotto di tre gol dopo il primo tempo, Lampard ha stravolto la squadra all’intervallo passando al 4-3-3 con due mezzali offensive come Mount e Havertz e inserendo Hudson-Odoi come esterno a destra. Le posizioni in campo erano più confuse, ma sbilanciandosi il Chelsea è comunque riuscito a rimontare fino al pareggio per 3-3. Nell’azione del gol di Hudson-Odoi, ad esempio, i due esterni offensivi sono vicini sulla fascia sinistra. Mount vede Werner nel corridoio interno, quest’ultimo si appoggia a Hudson-Odoi che, grazie a un triangolo con Havertz, riesce a entrare in area da sinistra e a segnare calciando con l’interno del destro verso il palo più lontano.

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Hudson-Odoi ha poi giocato da titolare nelle due partite successive, in Coppa di Lega contro il Tottenham, gara in cui è rimasto escluso Havertz, e contro il Crystal Palace in campionato, una partita vinta 4-0 in cui a fargli posto è stato invece Mount, mentre Havertz ha giocato da trequartista centrale. In una squadra che fatica ad avanzare manovrando e ad arrivare velocemente ai trequartisti, le iniziative di esterni e terzini sulle fasce sono fondamentali per portare la palla negli ultimi metri e creare occasioni.

Hudson-Odoi, schierato a destra, ha alzato la pericolosità su una fascia che già poteva contare su un terzino abile nella metà campo avversaria come James, i cui cross dalla trequarti sono stati, in alcune partite, la rifinitura più cercata dal Chelsea. Da un’iniziativa di Hudson-Odoi, ad esempio, ha avuto origine il gol che ha sbloccato la sfida contro il Crystal Palace, anche se va detto che la palla è arrivata a Chilwell sul lato opposto in modo casuale, dopo il mancato rinvio di Sakho, un tiro respinto e un duello in area piccola vinto da un altro difensore del Crystal Palace, che però di testa ha appoggiato la palla al terzino sinistro del Chelsea.

In Premier, dopo quattro giornate, i “Blues” hanno comunque segnato 10 gol, uno in meno del Liverpool e 4 in più del Manchester City, che però deve recuperare una partita. Di questi dieci gol, però, tre sono rigori trasformati da Jorginho, due sono stati segnati da Zouma sugli sviluppi di un calcio d’angolo e altri due sono gol da fuori area di Mount e James. Dagli attaccanti il Chelsea ha ottenuto finora un solo gol da Abraham nei minuti di recupero della partita contro il WBA, mentre Havertz e Werner finora hanno segnato solo in Coppa di Lega. Il primo ha firmato una tripletta contro il Barnsley, una squadra che attualmente è in fondo alla classifica in Championship, il secondo ha trovato il suo primo gol contro il Tottenham.

Anche se il dato dei gol segnati può suggerire il contrario, il Chelsea ha fatto molta fatica a tirare fuori il meglio dai suoi attaccanti, e in particolare dai nuovi acquisti più attesi, Werner e Havertz. Alzare la qualità del gioco offensivo, specie dopo aver recuperato Ziyech e Pulisic, è una priorità per Lampard, non solo per alzare le ambizioni e avvicinarsi ai livelli delle due migliori squadre in Premier, il Liverpool e il Manchester City, ma anche per risolvere alcuni problemi difensivi che accompagnano la sua squadra dalla scorsa stagione.

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