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I movimenti di mercato più assurdi della settimana
22 lug 2022
22 lug 2022
Sei colpi di mercato che vi lasceranno interdetti.
(articolo)
8 min
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Gianluca Caprari al Monza

Un anno fa, forse, sarebbe stato un acquisto perfettamente normale, quasi banale. Il Monza che tenta l’ennesimo assalto alla Serie A prendendo giocatori fuori scala per la serie cadetta, e quindi Gianluca Caprari, uno che era stato considerato un talento dieci anni fa, ma senza nemmeno troppa convinzione. Un anno dopo invece il Monza è in Serie A e a quanto pare vuole puntare alla qualificazione europea, visto che nel frattempo Caprari è uno dei migliori giocatori del campionato. Ok, uno status non ancora consolidato, e che non è detto che si consolidi. Se prendiamo i numeri dello scorso anno, però, Caprari è stato davvero tra i migliori della Serie A. Un giocatore da 12 gol e 7 assist, il giocatore rivelazione della squadra rivelazione del campionato. Un numero dieci con uno stile a tratti old school, fatto di pause, rallentamenti, filtranti morbidissimi. Un giocatore che a gennaio è stato votato dai colleghi come Calciatore del mese in Serie A.

A 29 anni si poteva immaginare pronto per il salto in una grande squadra. All’Inter nelle rotazioni offensive? Al Milan che è una squadra che guarda molto le statistiche? Al Napoli come sostituto di Insigne? invece Caprari è finito al Monza, che non so, a questo punto forse dovremmo considerare una grande squadra. Qualche settimana fa avevamo inserito Caprari tra i 22 acquisti assurdi che avrebbe potuto fare il Monza, in mezzo a nomi davvero implausibili. A rigor di logica quindi ora finisce in questo pezzo. Silvio Berlusconi ha avuto sempre un feticismo per i numeri 10 bravi nella rifinitura, e dopo Rui Costa, Kakà, Ronaldinho, Birsa, ora si godrà Caprari.


Lazar Markovic al Gaziantep

«Nel suo rapporto con la palla, si nota immediatamente che non c’è bisogno neppure di uno sguardo: gioca sempre a testa alta, e dopo scatti di 30 metri è impressionante la sua capacità di leggere il gioco e trovare la linea di passaggio giusta, e il suo tocco è leggere come se soffiasse sul pallone».

In un metaverso in cui il talento di Lazar Markovic si è davvero compiuto, queste parole oggi non ci suonerebbero assurde e in un certo senso non lo sono. Le avevamo scritte nel 2014, quando Lazar Markovic era appena passato dal Benfica al Liverpool per venticinque milioni di euro ed era considerato il nuovo grande talento serbo. Le qualità che si leggono sopra, Markovic le aveva davvero e non le ha mai perse, ma non gli sono bastate per fare la carriera che tutti si immaginavano. La sua migliore stagione, dopo quelle dell’inizio, l’ha fatta nel 2020/21: 11 gol con la maglia del Partizan. Oggi, a 28 anni, passa in Turchia, al Gaziantep. Fra i suoi compagni troverà Alexander Merkel, che ricorderete per le sue comparsate con la maglia di Genoa e Milan. Per qualcuno anche lui era un giovane promettente.




Takefusa Kubo alla Real Sociedad

Kubo da teenager era considerato così forte che per lui hanno litigato Real Madrid e Barcellona. Il Madrid lo ha preso dal Barcellona proprio nel momento in cui l’apprendistato di Kubo, tra squadra B e mille prestiti, sembrava finito. Invece Kubo ha continuato a girare in prestito tra squadre spagnole senza mai affermarsi per davvero. È uno di quei giocatori dalla tecnica troppo eccezionale per non crederci, ma dal fisico troppo mediocre per crederci davvero. Lo scorso anno ha giocato una trentina di partite al Maiorca in cui non è sembrato il nuovo Messi - come si diceva a inizio carriera - ma ha continuato a mostrare un piede sinistro romantico. Quello su cui ha creduto una delle squadre più romantiche d'Europa, la Real Sociedad, che da anni si è messa in testa questa missione di rilanciare talenti tecnici troppo gracili per il calcio contemporaneo. Kubo troverà un contesto più adatto a lui: sembra poter star meglio in una squadra talentuosa che in una che lotta per non retrocedere.




Gervinho all’Aris Salonicco

La carriera di Gervinho è divisa quasi perfettamente a metà tra il giocatore da top 5 campionati a quella da giramondo del calcio. Dopo le esperienze a Lille, Arsenal e Roma, il passaggio in Cina sembrava la classica conclusione di una carriera buona, ma sempre con l’idea che gli mancasse qualcosa. Poi, una strana piega: dall’Hebei Gervinho finisce al Parma e diventa uno dei giocatori più incisivi della Serie A. Nella provincia italiana trova un'inaspettata maturità che lo porta a giocare due grandi stagioni dopo i 30 anni. Poi qualcosa si è rotto: Gervinho prima ha provato ad andare in medio oriente, forse per massimizzare quella rinascita a livello economico, per poi lasciare il Parma dopo una triste retrocessione e firmare con il Trabzonspor in Turchia.

Qui magari l’avete perso di vista, magari vi siete illusi che il suo gioco di accelerazioni e caos sia stato fondamentale per l’incredibile vittoria del campionato turco della sua squadra, al contrario Gervinho è stato impiegato molto poco (9 partite, 2 gol). Ora da Trebisonda si sposta a Salonicco, in un grand tour bizantino, in una squadra dove ritrova il compagno Juan Manuel Iturbe e anche Bryan Dabo, passato dalla Serie A, che forse ricordate per il suo essere gigante. Ad allenarli German Burgos, detto “el mono”, vice di Simeone in alcune delle versioni più temerarie dell’Atletico Madrid. Cosa potrà andare storto?


Morten Thorsby all’Union Berlin

Ci stavamo abituando a Morten Thorsby come a una di quelle piacevoli peculiarità della Serie A, giocatori pescati chissà dove che nel nostro campionato crescono diventando solide realtà di squadre di medio livello. Thorsby, certo, ci aveva attirato per il suo essere un calciatore atipico, un impegno verso il cambiamento climatico concreto, fatto di dichiarazioni, gesti - come la decisione di prendere la maglia numero 2, come i gradi entro cui limitare l’aumento della temperatura del Pianeta - e una sensibilità notevole. Ma era anche un centrocampista interessante, che grazie alla sua capacità di vincere i duelli aerei aveva assunto un’importanza evidente nel gioco della Sampdoria. Non ha la visione di gioco di un regista o la sensibilità nei piedi di un trequartista, ma per il nostro campionato si è dimostrato fisicamente di alto livello e con un buon senso per il gol. Viene da chiedersi come mai la Sampdoria abbia rinunciato a Thorsby così facilmente, accontentandosi di 3 milioni di euro, e come mai nessuna squadra italiana abbia deciso di investirli per migliorare il suo centrocampo. Non è neanche una questione di volontà del giocatore: pare che Thorsby abbia accettato la decisione quasi in lacrime, mentre lui avrebbe preferito rinnovare e rimanere alla Sampdoria. All’Union Berlin troverà una squadra che gli permetterà di giocare in Europa e anche una tifoseria più vicina alle sue istanze sul clima, in una città con uno spirito che si avvicina a quello di Throsby. Forse quindi un matrimonio giusto, certo ci mancherà.


Simone Scuffet al Cluj

La leggenda vuole che nell’estate del 2014, quando sembrava il giovane portiere più promettente del campionato italiano, Simone Scuffet abbia rifiutato il trasferimento all’Atletico Madrid per finire le superiori. C’è chi dice che questo bivio della sua carriera abbia fatto crollare tutto, come se quella singola scelta avesse fatto cadere la prima tessera di un domino che porta all’oblio. Nel maggio del 2016, mentre stava per concludere il primo di molti prestiti, al Como, Scuffet ha smentito che fosse quella la ragione del suo rifiuto. «Sono andato alle serali, poi sono tornato nella mia classe. Tesina sulla tassazione sui diritti di immagine dei calciatori: 72 su 100. Io ho scelto di restare a Udine per l’ambiente, per i preparatori dei portieri. Volevo continuare a crescere. Rimpianti? No, sentivo che era la cosa giusta. E se lo sentivo è stato giusto fare così». È così difficile dargli torto?

Rimane il mistero cosa sia successo alla sua carriera, passata senza nemmeno accorgercene da un futuro roseo in cui si parlava di lui come potenziale erede di Buffon a una serie di prestiti che associamo ai giocatori senza speranza: dopo il Como viene girato prima al Kasimpasa, poi allo Spezia. La scorsa estate viene ceduto a titolo definitivo all’Apoel Nicosia dove si pensava avrebbe potuto cominciare una nuova vita lontano dall’Udinese, che forse dopo il rifiuto all’Atletico Madrid non ha fatto di tutto per aiutarlo. Nella primavera del 2017 la società friulana gli ha rinnovato il contratto, ma nessun allenatore ha mai deciso di dargli fiducia, se non per pochissime partite. Ci proverà proprio nella primavera del 2017 Delneri, solo per preferirgli poi Karnezis dopo appena tre apparizioni. Stessa sorte con Julio Velazquez all’inizio della stagione 2018/19, questa volta le partite saranno nove. In mezzo l’esperienza con Massimo Oddo, che lo definì «un ragazzotto che si sta facendo grande» senza farlo mai giocare. Perché allora ostinarsi a tenerlo in squadra? Il presidente Pozzo addirittura lo criticò pubblicamente per aver deciso di andare in prestito al Como.

Persino nel campionato cipriota, però, le cose non sono andate nel verso giusto. Dopo 24 presenze, Scuffet pochi giorni fa ha rescisso il suo contratto e si è accasato al Cluj, in Romania. Sei anni fa, quando parlava del suo rifiuto all’Atletico Madrid, il portiere friulano sembrava ancora sereno sul suo futuro. «Sono convinto di non aver perso tutto. Questo pensiero che a 19 anni sono quasi finito, solo perché ho fatto un anno in B, non mi riguarda. Ho giocato 34 partite e mi serviva. Sono come un portiere che esce dalla Primavera e va in B: il percorso di un ragazzo normale». Oggi però Scuffet ha 26 anni ed è difficile spiegarsi com’è possibile che nessuna squadra si Serie A o B ci abbia più puntato dopo quella prima, abbagliante stagione, tanto più alla luce della tanto invocata gavetta che i giovani dovrebbero farsi, e che di certo a lui non può essere rimproverata. «Durante il mio percorso sono successe tante cose. Io ho fatto un bilancio di tutti questi anni per capire dove ho sbagliato oppure dove non sono stato aiutato in una decisione», ha detto lo scorso settembre senza però riuscire a darsi una risposta. Prima di accettare l’offerta del Cluj, Scuffet sembrava vicinissimo al Lecce, che avrebbe potuto finalmente spezzare questa maledizione e chiarirci le idee sulle sue prospettive nel calcio italiano. All’ultimo momento, però, la società salentina ha deciso di virare su Wladimiro Falcone. Sarà per un’altra volta, o forse no.

Qui trovate quelli della scorsa settimana.




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