Il 2020 è stato un anno fuori dalla norma anche nel calcio, che si è reso conto forse che non può vivere isolato dal resto del mondo. La pandemia ha infatti inciso pesantemente anche su delle routine che credevamo inscalfibili: i campionati sono stati sospesi o in alcuni casi addirittura annullati, diversi giocatori sono dovuti stare in isolamento per settimane per via del virus, stadi vuoti con conseguente crisi economica generalizzata che ha portato a licenziamenti e taglio degli stipendi, assenza di preparazione estiva per questioni di calendario, partite ogni tre giorni per recuperare il tempo perso. Come risultato le squadre di tutto il mondo hanno dovuto adattarsi: meno allenamenti, meno possibilità di prepararsi tatticamente tra un turno e l’altro, e di conseguenza più infortuni. Questo, a un livello molto generale, ha portato a una diminuzione del pressing, a un’oscillazione maggiore nello stato di forma delle squadre tra una partita e l’altra, più errori difensivi e di impostazione.
Nonostante ciò, la stagione è stata portata a termine e una nuova è ricominciata – qualcosa che fino a poco tempo fa sembrava impossibile. In questo nuovo contesto, le squadre migliori sono state da una parte quelle che partivano già da una base solida, dall’altra quelle che meglio hanno saputo adattarsi al nuovo calcio durante la pandemia.
Come per ogni classifica, un disclaimer necessario: ogni scelta comporta per forza di cose un’esclusione, è qualcosa di connaturato all’idea stessa di classifica. Ho escluso a fatica squadre che hanno vinto praticamente tutto o comunque raggiunto grandi traguardi come il PSG finalista della Champions League, ma anche squadre che hanno fatto vedere momenti di gioco brillantissimo e all’avanguardia come la Real Sociedad e il Sassuolo, o squadre competitive contro ogni avversario come l’Hellas Verona e il Granada. Detto questo, ci sarà sempre una squadra che rimarrà fuori con dieci opzioni a disposizione. Bene, iniziamo.