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Il calciatore di ottobre 2021: Giovanni Simeone
05 nov 2021
05 nov 2021
L’attaccante argentino ha vinto il premio AIC dopo un mese di fuoco.
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Non è facile spiegare come e perché un attaccante entri in uno stato di grazia come quello che ha attraversato Giovanni Simeone a ottobre. Quando l’attaccante del Verona ha segnato il suo primo gol di questo suo assurdo, incredibile mese - che poi era appena il suo secondo gol stagionale - nessuno avrebbe mai potuto credere che sarebbe finita con 7 gol segnati in meno di 30 giorni, di cui 6 in due partite contro Lazio e Juventus. Era il 3 ottobre, il Bentegodi era illuminato da un accecante sole estivo, e l’Hellas ospitava lo Spezia. Erano passate poco più di due settimane dall’esonero di Di Francesco e dall’arrivo in panchina di Tudor. Dopo la sbornia dell’iniziale vittoria contro la Roma, il Verona sembrava tornato lentamente ad annegare nei suoi problemi, con due pareggi complicati contro Salernitana e Genoa (5 gol fatti e 5 gol subiti). Al primo calcio d’angolo della partita, però, qualcosa ha fatto click. Caprari ha battuto il pallone corto verso Ilic, il trequartista serbo ha crossato di prima con un interno tagliente, e la palla con una parabola lunga e tesa è finita sulla fronte di Simeone che, saltando alle spalle del difensore avversario spingendosi con entrambe le gambe, l'ha messa sotto la traversa.


 

A quel punto siamo entrati nella realtà in cui il Verona segna più del Liverpool (Verona-Spezia, per chi non se lo ricordasse, è finita 4-0) e Giovanni Simeone fa gol a quasi ogni tiro in porta. Al momento sono solo tre quelli finiti sui guantoni del portiere avversario invece che in fondo alla rete. Tutti insieme hanno prodotto la miseria di appena 2.57 Expected Goals, che l’attaccante del Verona ha trasformato in 8 gol con un tasso di conversione doppio rispetto a quello di Lewandowski.


 

Simeone ha provato a dare delle sue spiegazioni a quello che, traslitterando un concetto caro al basket, potremmo definire “piede caldo”. Dopo il poker con la Lazio ha raccontato di essersi guardato Rocky prima della partita, film che a quanto pare ha avuto un effetto benefico anche sul suo mal di schiena. Poi ha parlato dell’importanza della meditazione. «Mi ha cambiato e reso migliore come persona, non solo sul campo. Togliere i pensieri che uno ha in testa con la respirazione mi aiuta tanto a stare bene e in equilibrio. Medito tutti i giorni: prima la facevo una o due volte la settimana, ora 10-15 minuti ogni giorno». Rimanendo esclusivamente su quello che possiamo vedere in campo, potremmo aggiungere altre circostanze che hanno allineato i pianeti intorno al “Cholito”. Il lavoro di Tudor, ad esempio, che ha portato il Verona ad avere una produzione offensiva di qualità. La squadra gialloblu è seconda in Serie A per xG prodotti per tiro (dietro l’Inter) e a questo proposito non si può non citare anche l’influenza creativa che sta avendo la grande stagione di Caprari, primo giocatore del campionato italiano per Expected Assist prodotti in open-play davanti a giocatori come Insigne, Barella e Ribery. Il numero 10 del Verona è stato decisivo per esempio sul primo gol segnato da Simeone alla Lazio, la cui difesa è stata letteralmente tagliata a metà da un filtrante dolce e spietato al tempo stesso. Ma lo stesso non si può dire dello schiaffo con cui ha pietrificato Reina da fuori area o con il tiro a giro che ha costretto la Juventus a ripensare a Del Piero nel momento più buio di questo inizio di stagione.



Insomma, anche dopo aver pesato lo stato di forma di Simeone con la tara del contesto d’oro del Verona è difficile non rimanere stupefatti di fronte alla brillantezza delle sue prestazioni a ottobre. E non si tratta solo dell’improvvisa capacità divina di trasformare i tiri in oro. Certo, quelli sono stati decisivi nell’assegnazione di questo premio con percentuali bulgare nonostante la concorrenza agguerrita. Simeone ha stravinto lasciando appena il 12% dei voti dei giocatori professionisti interpellati dall’AIC agli altri candidati. E cioè Fabian Ruiz, che a ottobre si è affermato definitivamente come il regista del Napoli di Spalletti, Milinkovic-Savic, sempre più influente nonostante il mese in chiaro-scuro della Lazio, e Duvan Zapata, che sta lentamente tornando allo stato di forma a cui ci aveva abituati nelle scorse stagioni.


 

Veder giocare Simeone, però, è stata un’esperienza diversa, qualcosa di molto vicino a un’epifania. Non capita tutti i giorni di vedere un giocatore che si è presentato a Verona con la parola “garra” scritta in fronte e che ci aveva abituato a rincorrere il pallone più che addomesticarlo, fare invece giocate di grande sensibilità. Nel suo mese ci sono anche cose di questo tipo: uno stop a seguire con il destro, per poi accentarsi toccando il pallone con l’esterno e cambiare campo da fascia a fascia con un lancio programmato per aspettare la corsa del terzino opposto. Oppure controllare sulla mediana un lancio complicato, prima con il petto e poi con la punta, il tutto tenendosi alle spalle un giocatore come Chiellini e poi costringendolo al fallo. O ancora, condurre palla nella propria area con il destro per attirare Dybala e poi aggirarlo dopo essersela lanciata in avanti, con un dribbling che ci aspetteremmo proprio da uno come Dybala.


 

Simeone, semplicemente, a ottobre non è sembrato Simeone, come se fosse stato ricompensato da una qualche divinità di tutte le corse senza palla su cui aveva sacrificato la propria lucidità sotto porta fino ad oggi. Magari questo momento d’oro finirà già nelle prossime partite, perché in uno sport a basso punteggio come il calcio tenere a lungo il “piede caldo” - o almeno caldo come lo è stato quello di Simeone nel mese appena passato, cioè incandescente come il nucleo del sole - è quasi impossibile se non si ha un talento come quello dei migliori attaccanti al mondo. O magari, chissà, questo mese è stato solo l’inizio di una storia ancora più inaspettata che dobbiamo ancora conoscere. Per adesso non possiamo far altro che premiarlo come miglior calciatore della Serie A di ottobre, che comunque non è poco.


 

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