Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Emanuele Mongiardo
Il Betis di Quique Setién è una squadra squilibrata
26 mar 2018
26 mar 2018
Il tecnico cantabrico ha rivoluzionato il Betis, portando una mentalità offensiva e brillante tipica delle sue squadre, ma anche tutti gli squilibri difensivi.
(di)
Emanuele Mongiardo
(foto)
Dark mode
(ON)



 



 



 



 



 



 



Quique Setien è un tecnico di principi: costruzione bassa insistita, che attira gli avversari fuori posizione, per poi colpirli alle spalle con più campo a disposizione; progressione al centro tramite la formazione continua di triangoli e rombi, figli degli interscambi tra centrocampisti e attaccanti; occupazione del campo in tutta la sua ampiezza, così da smagliare la difesa avversaria e rendere più facili le ricezioni in profondità e nei mezzi spazi.

 



 

l di là degli interpreti in campo e del modulo scelto, il Betis inizia il possesso con un rombo di costruzione che permette di avere più linee di passaggio a disposizione. Setien ha usato più spesso il 4-3-3, 4-2-3-1, 3-4-3. Con il primo modulo è il playmaker ad abbassarsi facendo la

tra i due centrali che si allargano, mentre una delle mezzali si posiziona da vertice alto del rombo. Col secondo modulo, invece, ai tre difensori di partenza più avanti si aggiunge uno dei due mediani, mentre l'altro si alza in prossimità della trequarti. Con il terzo modulo uno dei centrali di difesa si allarga mentre a centrocampo Fabian Ruiz si sposta lateralmente nello spazio opposto, tra il difensore centrale e il terzino, che si alza; l'altro mediano staziona centralmente in verticale e diventa il vertice alto del rombo. L'obiettivo, come accennato, è quello attirare il pressing avversario per poi colpirlo alle spalle tramite il palleggio, per questo non si prescinde dalla costruzione bassa.

 

Quique Setien può insistere su questo principio anche grazie a due particolarità tecniche importanti per il Betis. Innanzitutto, in caso di emergenza si può coinvolgere il portiere: Antonio Adan sta vivendo la miglior stagione in carriera soprattutto per la sua importanza in fase di costruzione, non si limita solo a smistare il pallone lateralmente con lanci quasi sempre precisi, ma ha sviluppato una certa dimestichezza anche con i filtranti taglialinee capaci di sorprendere gli attaccanti in pressione.

 

Vero, l'insistenza con cui il Betis chiama in causa Adan è costata qualche gol subito, come contro il Villarreal a inizio stagione, ma col tempo si è rivelata fondamentale. I retropassaggi al portiere invitano a un pressing ancora più esasperato, che però induce l'attaccante ad abbandonare il difensore per alzarsi sul portiere, generando automaticamente la superiorità numerica. Adan, come detto, sa tagliare col suo sinistro le linee di pressione per trovare il difensore lasciato libero dell'avversario in pressione, e questo causa un effetto domino nei movimenti senza palla degli avversari, che libera sempre un compagno alle spalle di chi pressa: il principio base del gioco di posizione.

 



 



 



 

[gallery ids="26539,26540"]

Dopo aver scaricato la palla sul portiere, Mandi si muove di nuovo alle spalle del marcatore, nello spazio svuotato a centrocampo dalla pressione del Madrid. Ora il Betis può risalire il campo in superiorità numerica rispetto al Madrid.


 





 

Ecco perché il Betis copre bene anche gli spazi di mezzo. Di solito il centrocampista centrale e uno dei trequartisti occupano la fascia centrale. Le ali invece stringono negli

. Ovviamente esistono delle varianti: quando nei primi mesi di 4-3-3 l'ampiezza era garantita da un'ala e da un terzino l'occupazione dei mezzi spazi spettava all'altra ala e a una mezzala, che si alzava.

 

trequartisti si abbassino sulla linea del centrocampo per aiutare la costruzione e attrae fuori posizione i marcatori.

 



 

 



 



 



.

 



 



 





 



 


Joaquin al top.


 





 



 



 



 


Barragan largo in possesso. La difesa del Levante stringe verso il lato palla. Leon scatta alle spalle dei difensori e detta il filtrante al compagno. Da questa combinazione di ampiezza e profonditò nasce il cross che porta al gol di Sanabria.


 



 



 





 



 


Dopo aver perso palla vicino alla linea di fondo il Betis prova a riconquistare immediatamente il possesso. Durmisi controlla Isco mentre al limite dell'area Javi Garcia si alza su Modric in possesso. Tello però è lontano da Casemiro e si avvicina al brasiliano in maniera davvero passiva. Casemiro può ricevere lo scarico di Modric e giocare su Kroos alle spalle del centrocampo betico.


 


Kroos ha tutta una prateria a disposizione per avanzare palla al piede. Davanti a lui, fuori inquadratura, ci sono Bale e Cristiano Ronaldo, in parità numerica con i due difensori centrali avversari.


 



 



 


Illarramendi in possesso. Guardado di fronte a lui prova a schermare, male, la linea di passaggio su Xabi Prieto libero al fianco di Javi Garcia. Più avanti Willian José impedisce a Feddal di uscire in marcatura nel mezzo spazio.


 


Prieto può girarsi e appoggiare a Willian José che viene incontro. Incredibilmente la difesa betica non sa cosa fare. Feddal se la prende con Mandi che non è uscito sul brasiliano, ma in realtà avrebbe dovuto seguirlo lui.





 


Via Futbol Avanzado. Grafica risalente a Febbraio: il Betis è tra le squadre che recupera meno palloni nella metà campo avversaria ogni novanta minuti. Appena il 24 % dei tentativi di pressing alto va a buon fine.


 



 



 



 





 

A Setien sono bastati pochi acquisti mirati per trasformare la salvezza stentata della scorsa stagione in un lontano ricordo. Ha dato lustro alla cantera betica lanciando, oltre a Fabian Ruiz, altri due '96 di prospettiva. Francis, terzino destro e soprattutto Junior Firpo, terzino sinistro iperatletico in grado di relegare Durmisi in panchina. Ma uno dei successi più esemplari di Setien si chiama Loren Moron. Punta andalusa classe '93, in tre anni di Betis B non era mai riuscito a esordire in Liga. Aveva accettato di rimanere in seconda squadra solo per la sua fede betica, ma senza il debutto nel massimo campionato sarebbe andato via a fine stagione. Setien ha visto in lui le caratteristiche che mancavano a Sergio Leon, a partire dal fisico: un metro e ottantotto a cui affidarsi in caso di difficoltà, come col Boateng di Las Palmas. Ma Loren non è solo un centravanti boa: alla stazza abbina una buona velocità è un ottimo istinto associativo, perfetto per venire incontro e combinare con i trequartisti. In più, non disdegna il tiro dalla distanza, grazie al quale ha firmato la sua prima rete in Liga contro il Villarreal. Oggi l'ex attaccante della squadra B ha segnato cinque gol in sette presenze ed è la dimostrazione della capacità di Setien di valorizzare al massimo il mondo Betis.

 

A nove giornate dal termine i verdiblancos si ritrovano ottavi a pari punti col Girona e a due punti dal Siviglia sesto con entrambi gli scontri diretti ancora da giocare: in trasferta con i catalani e in casa nel derby, forse il momento più atteso dalle parti del Benito Villamarin. Dopo quattro anni dall'ultima vittoria contro i cugini, a gennaio il Betis è riuscito a rimettere in discussione la supremazia cittadina. Lo stesso lasso di tempo trascorso dall'ultima apparizione europea, il quarto di finale di Europa League perso ai rigori proprio per mano del Siviglia.

 

Ad ogni modo, Quique Setien non sembra soffrire più di tanto il culto della vittoria. Ha illimitata fiducia nel proprio credo tattico e sa riconoscere l'importanza di idee e principi nella costruzione di un sistema di gioco: “la gioia collettiva è più appagante di quella individuale”, parafrasando Sarri, proprio perché più di tutte eleva il singolo. Quique Setien non ha dubbi: «A molta gente importa solo del risultato e non pensa al calcio come uno spettacolo. Nonostante per me sia una professione amo vedere la mia squadra giocare bene e solo dopo mi preoccupo del risultato».

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura