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Alejandro Sierra
Lunga vita al Las Palmas
18 gen 2017
18 gen 2017
Come gioca una delle squadre tatticamente più entusiasmanti della Liga.
(di)
Alejandro Sierra
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Mettere in pratica il gioco di posizione è estremamente complesso e ci sono poche squadre, in Spagna e in Europa, che riescono a farlo con l’efficienza dell’Unión Deportiva Las Palmas. Il loro modello di gioco esalta le qualità dei migliori giocatori e possiede una ricchezza tattica all’altezza di quella delle grandi squadre. Se è importante sapere a cosa si gioca, lo è ancor essere consapevoli di ciò che si fa in campo. O come direbbe Juanma Lillo (attuale assistente di Sampaoli al Siviglia): «vivere come si vuole giocare».

 

Quando i giocatori riescono a convertire l’insieme di questi concetti in una forma comune di vedere il gioco, e attraverso l’esperienza riescono ad agire invece di pensare (allenamento delle situazioni di gioco), allora l’efficacia del modello raggiunge il livello massimo: non garantisce la vittoria ma aumenta le sue probabilità.

 

Il Las Palmas è riuscito a costruire una rosa equilibrata, capace di sviluppare le idee del proprio allenatore ma anche di adattarsi all’avversario e alle varie situazioni delle singole partite. Quique Setién non chiede ai suoi giocatori nulla che non possano offrirgli e ha creato un contesto in cui tutte le qualità sono valorizzate. Tutti i giocatori sono consapevoli, in ogni momento di gioco, quello che devono fare, e non solo. Perché un sistema funzioni bisogna che il giocatore sappia anche cosa deve fare il compagno e come si comporta l’avversario. Infine, il giocatore deve usare questo insieme di informazioni come un vantaggio competitivo.

 

Per poter analizzare bene il gioco del Las Palmas bisogna andare per gradi. La prima domanda è: come si comporta il Las Palmas in fase offensiva?

 

 



 

Quando si analizzano le fasi di gioco, bisogna osservare le differenze di atteggiamento in funzione di quando e dove hanno inizio gli attacchi. Per questo dobbiamo distinguere tra uscita del pallone, progressione e finalizzazione: cioè come una squadra inizia, come avanza, come va in profondità e come gestisce (o rende possibile) le situazioni di finalizzazione.

 

Il Las Palmas di solito inizia l’azione attraverso dei passaggi corti, anche se sa anche ricorrere a uno stile di gioco più diretto e verticale. Poche squadre possiedono così tanti strumenti di uscita palla dalla difesa: non tanto per il livello dell’esecuzione, comunque alto, ma per la ricchezza tattica. I giocatori hanno a disposizione infatti un grande ventaglio di alternative: il braccio esecutore è

, l’uomo che fa girare al meglio l’intero sistema. L’ex trequartista canario si occupa soprattutto di creare dei triangoli, avvicinandosi costantemente alla zona del pallone per creare una linea di passaggio. Il suo primo controllo punta sempre a generare un vantaggio, sia per disorientare l’avversario o per indirizzare una conduzione palla al piede. In questo modo, Roque Mesa riesce a rendere dinamico l’inizio azione e a complicare la pressione organizzata dell’avversario.

 

La prima opzione della squadra di Setién è sempre quella di risalire il campo con passaggi corti. I due centrali si allargano per far spazio a Roque Mesa: l’obiettivo, come sempre nella salida lavolpiana, è generare superiorità rispetto alla pressione avversaria. Se a pressare sono in due, rimane un uomo libero di avanzare. Il recupero di Mauricio Lemos può rappresentare un aiuto ulteriore: è il difensore centrale migliore in conduzione, nel dividere la pressione dei rivali e nei passaggi a tagliare le linee.

 



 

In questa immagine si può osservare il comportamento abituale del Las Palmas ad inizio azione. La linea di tre giocatori in difesa, con Roque Mesa in mezzo ai due centrali a gestire il pallone. I terzini restano molto larghi per liberare campo in zone più interne; tre giocatori (Viera, Vicente Gómez e Momo) si mettono alle spalle della linea di pressione del Real Madrid per offrire linee di passaggio.

 

Nell’immagine sotto, un altro movimento automatico della squadra di Setién: Roque Mesa si sistema tra i centrali, Viera si abbassa per offrire un appoggio alle spalle delle pressione avversaria e Vicente Gómez si sistema appena più in basso, per facilitare l’avanzata del gioco e aprire una nuova linea di passaggio. È sempre Roque Mesa colui che deve, durante l’intero processo di gioco, avvicinarsi ai compagni e creare i triangoli di posizione.

 



 

Il Real Madrid sistemava molti giocatori nella metà campo avversaria (qui ben sei), ma Viera ha continuato ad offrire soluzioni di passaggio: ricevendo di spalle, girandosi ed evitando gli avversari. I difensori centrali tengono il pallone fino ad attrarre la marcatura e liberare un uomo: uno dei maggiori creatori di vantaggi nel “juego de posición”.

 

Il piano di gioco del Las Palmas è però molto vario: quando il pressing avversario è asfissiante, o il possesso basso non ha la necessaria qualità per avanzare, la squadra ricorre al gioco diretto. Di solito si cerca la fascia sinistra, da dove parte Kevin-Prince Boateng: da lì, l’idea di raggrupparsi molto in alto prevale su qualunque altra. In sostanza, con un lancio verso la fascia si cerca la ricezione dell’ex milanista, che poi può prolungare verso Tana-Vicente-Viera nelle zone vicine. In questo modo si saltano le linee e si gioca la palla molto più in alto sul campo.

 

 



 

Una volta che il Las Palmas è riuscito a superare le prime fasi di pressing, come si evolve il gioco? Tutto dipende dalle modalità di inizio azione: se ha giocato corto, con Roque Mesa che cerca costantemente i triangoli di posizione, allora sono Tana, Vicente e Viera i principali protagonisti dell’azione.

 



 

Nell’immagine, Viera ha ricevuto il pallone dalla difesa ed è pronto a giocarlo: Momo e Macedo sono molto ampi mentre nelle zone interne di campo ci sono ben tre giocatori. Il Las Palmas usa spesso due giocatori quasi sulla linea laterale: è la chiave per qualunque squadra voglia attaccare la profondità in zona centrale. Michel Macedo sale molto più spesso di Castellano. In questa occasione, Vicente Gómez si propone per dettare un passaggio, insieme a Tana e al centravanti Livaja. La linea difensiva del Real Madrid rimane bloccata, preoccupandosi delle marcature, e lasciando due uomini liberi sulle fasce, che andranno a disturbare i terzini per liberare spazio per le combinazioni in zone interne del campo.

 

La mezzala Jonathan Viera, nato e cresciuto a Las Palmas de Gran Canaria (ma con un passato persino allo Standard Liegi), rappresenta l’uomo chiave per la profondità interna al campo. In una rosa che non ha grandi qualità nel dribbling, avere un giocatore capace di attrarre avversari intorno a lui e regalare così spazio e tempo per la giocata dei compagni, è come trovare un’oasi nel deserto. Viera si sistema su diversi spazi per la ricezione del pallone, sempre con la stessa intenzione: ricevere spalle alla porta, girarsi e partire in conduzione, sia per essere determinante in accelerazione che per liberare i compagni.

 

La squadra canaria ha ovviamente anche delle carenze in fase di attacco posizionale, oltre a perdere a volte qualche pallone di troppo, creando forti pericoli nelle transizioni difensive: in particolare non ci sono giocatori in grado di dribblare sulle fasce. Questa mancanza, che si può ampliare anche a porzioni di campo più interne, può condizionare l’efficienza dell’intero modello di gioco: a volte la squadra rimane bloccata nel momento di costruire o di accelerare le sue azioni. Nel gioco di posizione, infatti, il dribbling è importante quasi quanto un passaggio: è una risorsa individuale capace di creare vantaggi collettivi. Inoltre, in alcune circostanze, ad esempio quando il gioco non è fluido, permette di superare gli avversari e aprire dei corridoi di campo per arrivare in area di rigore.

 

 



 

L’importanza di Vicente Gómez per il Las Palmas sta aumentando sempre di più nel corso della stagione: soprattutto per i suoi movimenti senza palla. Vicente è in grado di individuare sistematicamente gli spazi più importanti per determinare un vantaggio. Non solo approfitta dei vantaggi che si creano, ma ne genera di nuovi con i suoi movimenti.

 

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In quest’azione è evidente il ruolo di facilitatore di gioco di Vicente Gómez: nella prima immagine chiude un triangolo di posizione. Alle sue spalle c’è Tana, privo di opposizione avversaria e che si offre per un appoggio. Sfruttando questo movimento, Vicente salta una linea e si posiziona in avanti: così si determina un nuovo “rondo” posizionale. Sembra quasi un allenamento: quattro giocatori sistemati in un rombo, con due giocatori dentro per rubare il pallone (seconda immagine).

 

Tana allora conduce palla al piede e supera l’avversario, creando spazio affinché Vicente Gómez possa ricevere senza pressione e fronte alla porta avversaria, mentre due compagni di squadra bloccano due difensori (più tempo e più spazio a disposizione per Vicente)


 

 

Le possibilità di un rondo.


 

 



 

Quando perde il pallone, il primo accorgimento del Las Palmas consiste nelle pressione dei giocatori vicini alla zona del pallone, per permettere il ripiegamento difensivo dei compagni. Non si tratta però di un semplice arretramento nella propria metà campo per chiudere gli spazi, bensì di una sistemazione difensiva che mantiene un atteggiamento di flessibilità a seconda del pallone: l’obiettivo è chiudere l’avversario per riconquistare il possesso. In tal caso, si cerca un attacco diretto con pochi tocchi; se invece l’avversario riesce a eludere la pressione, allora tutta la squadra ripiega progressivamente, a una certa distanza dalla propria porta, passando così a una difesa posizionale ma sempre con l’attitudine al pressing.

 

Una volta conclusa la transizione difensiva, quindi, il Las Palmas stabilizza la difesa posizionale, con linee sfalsate, un asse portante (Roque Mesa) che chiude le linee di passaggio per tutta l’ampiezza del campo, e guardando più la porta avversaria che la propria.

 



 

Al Las Palmas interessa recuperare il pallone nelle zona di Roque Mesa (che alla fine non si può definire bene quale sia) perché è il miglior creatore di contropiedi di cui dispone. Roque per lanciare, Viera e Tana per la conduzione con il pallone.

 

Il tipo di attacco che i canari scelgono cambia in funzione della zona di recupero palla. Se è molto vicino alla propria porta, si cercano passaggi per stabilizzare il possesso ed organizzare un attacco più elaborato; se si recupera il pallone a metà campo, allora si punta sul contropiede. Diverse alternative per rispondere alle diverse questioni determinate dalle situazioni di gioco.

 

L’attacco posizionale è la fase più importante del gioco dei canari perché da lì nascono le possibilità della squadra e perché il modo di attaccare condiziona a tutti i livelli la risposta difensiva. Il Las Palmas è una squadra con un gioco di posizione molto accentuato, pieno di specialisti che sanno bene cosa fare in ogni momento, e con una struttura di gioco che coinvolge ed esalta i migliori giocatori. Lunga vita agli uomini di Quique Setién.

 

 

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