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Daniele Manusia
Griezmann è l'anima della Francia
13 dic 2022
13 dic 2022
Un po' a sorpresa è diventato il Mondiale della sua definitiva consacrazione.
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Daniele Manusia
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Qatar 2022 si porta dietro questioni problematiche. In questo articolo abbiamo raccolto inchieste e report che riguardano le morti e le sofferenze ad esso connesse.Sono passati tre minuti dall’inizio del quarto di finale più atteso di Qatar 2022. Inghilterra-Francia è la prima vera prova di fuoco per entrambe le squadre, una di quelle partite in cui le gambe tremano anche ai giocatori migliori (Harry Kane se ne accorgerà più avanti). Dopo tre minuti l’Inghilterra costruisce sul lato sinistro, nella metà campo avversaria, con dieci francesi dietro la linea della palla. Foden si abbassa e scarica all’indietro su Shaw mentre Bellingham si allarga quasi sulla riga laterale. Koundé ha seguito Foden, che adesso sta correndo di nuovo in profondità, e Dembelé è preso in mezzo tra Shaw e Bellingham. Il primo trasmette la palla al secondo, che a quel punto può avanzare di qualche metro, finché su di lui accorcia Griezmann correndo in diagonale verso il fallo laterale, leggermente all’indietro. Bellingham allora sterza verso l’interno del campo provando a prenderlo in controtempo, ma Griezmann apre il compasso e gli toglie palla con il piede sinistro. Poi resiste alla riagressione di Foden, gira su sé stesso come una ballerina sul carillon e passa la palla all’indietro su Koundé. La Francia può respirare e rallentare il gioco. Ci sono giocatori che per qualche ragione passano inosservati. Che meriterebbero più attenzioni e considerazione per il proprio lavoro “oscuro”. Poi ci sono i giocatori come Griezmann che sembra provare gusto a sottrarsi dal centro della scena, lavorando con gusto, determinazione e qualità i palloni alla periferia del campo. Cuciture e rotture in fascia, ripiegamenti all’indietro, coperture per compagni che non amano difendere, tipo Mbappé e Dembelé. Griezmann ormai lo trovi solo nelle pieghe del gioco, negli interstizi tra un’azione d’attacco e un potenziale pericolo difensivo, sventato con le buone o le cattive. La partita con l’Inghilterra è arrivata al centro di un Mondiale in cui Griezmann sembrava già il giocatore più importante in una squadra piena di giocatori importanti ma tutti specialisti, il legante che tiene insieme l’immagine della squadra stessa - come l’olio nei pigmenti che permette al pittore di stendere il colore e che a contatto con l’aria li trasforma in una pellicola elastica e resistente. E sta facendo una Coppa del Mondo di questo tipo a 31 anni, dopo un inizio di stagione passato in panchina per ragioni burocratiche, per quella stupida clausola che obbligava Simeone a farlo giocare meno di un tempo in 14 partite per non costringere l’Atletico Madrid a pagarlo altri 40 milioni oltre ai 10 del prestito (alla fine il Barça si è accontentato di 20, liberandolo dalla panchina).

Secondo Opta è anche il giocatore ad aver creato più occasioni nel Mondiale: 17, una in più di Messi.

In una Francia che ha saputo fare a meno di molti dei suoi giocatori più carismatici (Benzema, Pogba, Kimpembe che ne è stato anche capitano, per citarne tre) “Grizou” si sta dimostrando l’unico vero insostituibile, l’anima e il filo che la unisce a quella che ha vinto il Mondiale nel 2018. L’influenza di Griezmann è paragonabile a quella di Modric o Messi ma, a differenza loro, lui riesce ad essere centrale sulla propria squadra anche senza esserne la stella più brillante (lo so Kylian che ci leggi e ti offendi se non specifico) e senza fare qualcosa di decisivo in ogni partita. Persino quando fa a tutti gli effetti qualcosa di determinante sulle sorti della partita, come contro l’Inghilterra, non è possibile racchiudere la sua prestazione in un singolo gesto. Sembra riduttivo parlare degli assist - con cui ha raggiunto e superato Thierry Henry diventando il miglior assistman della storia della nazionale - bisogna andarsi a cercare azioni come quella al terzo minuto per capire davvero che giocatore è diventato Griezmann. E non perché gli assist siano stati entrambi banali. Il primo sì, quello per Tchouameni che poi tira da casa sua, è un assist solo per le statistiche. Ma il secondo per Giroud, che restituisce il vantaggio alla Francia dopo il dominio dell’Inghilterra nel secondo tempo, è una palla che mettono in pochi oltre a lui. Un cross da videogioco, che sembra trasportato telepaticamente sulla testa del compagno, che piove esattamente nel punto dell’area piccola dove Giroud si sta muovendo in mezzo a maglie avversarie, raggiungibile solo con una palla forte e tagliata di quel tipo. Un assist che ricorda quello di Modric per Rodrygo contro il Chelsea.

Ma l’esempio di Griezmann è possibile vederlo anche nelle prestazioni di grande sostanza di un giocatore come Dembelé, spesso descritto come un talento volatile, incostante, che nella Francia sembra finalmente funzionale. L’influenza di Griezmann è tecnica ma anche emotiva e l’amicizia con Dembelé fuori dal campo aiuta la loro relazione in campo, creando un lato forte a destra capace di compensare il peso di Mbappé dalla parte opposta creando densità e liberando il campo per il 10; oppure arrivando spesso al cross, mettendo in area un volume di palloni elevato, che metta sotto costante pressione la difesa. Uno degli aspetti tattici più evidenti di questo Mondiale è che è difficile passare dal centro del campo per creare occasioni da gol. La Francia, a differenza della maggior parte delle squadre che hanno un solo lato forte (o nessuno) può passare da entrambe le fasce, con un equilibrio mai forzato: a sinistra i movimenti a volte anche simultanei di Theo e Mbappé sono compensati da Rabiot, a destra Koundé può lasciare che siano Grizou e Dembélé a portare la palla in area. E ce la portano più di qualsiasi altro giocatore del Mondiale o quasi: Dembélé è quello che, nei dati di Statsbomb, in media ha effettuato più passaggi in area di rigore (2.86) e Griezmann è il terzo (2.46; tra loro due c’è, o meglio c’era, Joshua Kimmich) e Messi è il quarto (2.45). Contro il Marocco, che ha chiuso alla perfezione il centro del campo sia alla Spagna che al Portogallo, sfruttare bene le fasce sarà di vitale importanza per la squadra di Deschamps.

Anche se c’è stato un leggero slittamento tattico rispetto allo scorso Mondiale, in cui Griezmann era partito come falso nove e poi ha giocato dietro a Giroud e Mbappé, e il ruolo di mezzala lo rende meno centrale in rifinitura (e meno male, significa anche che la Francia ha di fatto guadagnato un giocatore offensivo, Dembélé, e un grande portatore di palla arretrato come Theo Hernandez), anche da mezzala con la palla tra i piedi Griezmann resta il giocatore maggiormente in grado di rallentare e accelerare il gioco francese. La Francia senza di lui avrebbe meno controllo, sarebbe più marcatamente verticale e la distanza tra Tchouameni e Giroud si allungherebbe inevitabilmente. (Il che non significa che Grizou non sappia giocare in modo diretto: contro la Danimarca, dopo 19', ha messo Mbappé alle spalle della difesa avversaria con un filtrante da dentro la propria metà campo, giocando d'anticipo con l'esterno sinistro, dando alla palla un effetto uncinato che l'ha fatta girare intorno alla corsa del difensore - che poi ha steso Mbappé per non mandarlo a tu per tu col portiere).La scorsa domenica Griezmann ha detto alla trasmissione Telefoot: «Cerco solo di essere completo. Mi piace aiutare i miei compagni, e questo è indipendente da dove gioco». Tutta la carriera di Grizou è un monumento alla sua capacità tecnica di adattarsi, di corrispondere a quello di cui ha bisogno la sua squadra. Come ha ricordato Alessandro Ruta raccontando i suoi debutti con la Real Sociedad, il passaggio in prima squadra è arrivato in un momento in cui non giocava neanche nelle giovanili. «Ci serviva uno mancino da mettere come esterno», ha ricordato il suo allenatore dell’epoca Lasarte. E così hanno provato Griezmann. Poi è diventato seconda punta con Simeone, trequartista con Deschamps nell’Europeo del 2016 di cui è stato capocannoniere e nel Barcellona ha giocato praticamente in tutti i ruoli dell’attacco. Facendo sempre quello che serve, adattandosi ai bisogni della squadra e alle esigenze del momento. E forse perché che abbiamo ormai già visto tutte le possibilità del suo piede sinistro, e conosciamo la sua intelligenza nel giocare a uno o due tocchi, è il suo gioco senza palla quello che sta creando più stupore in questo Mondiale. È entrato così bene nei panni della mezzala che sembra averci giocarci da sempre, che fa “bene” persino i falli tattici.Nell’ultimo quarto d’ora del primo tempo, quando l’Inghilterra aveva preso le misure alla Francia e riusciva ad aggirare bene la sua pressione, Griezmann ha fatto tre falli, rimediando il suo primo cartellino giallo del torneo. Sul lato destro inglese, quello di Walker, Saka e Henderson, dove Mbappé faticava a coprire, la Francia è finita più volte in inferiorità numerica. Al 42', dopo che Walker era uscito palla al piede alle spalle di Mbappé e aveva saltato Rabiot rientrando dentro al campo, Griezmann non ci ha pensato due volte e lo ha steso. Se guardate il momento in cui l’arbitro fischia fallo ci sono Henderson e Saka contro il solo Theo Hernandez, Kane che impegna Upamecano e Bellingham che blocca Tchouameni al centro del campo. Griezmann ha interrotto sul nascere, con le cattive maniere, una situazione che poteva diventare pericolosa. Perché era quello di cui aveva bisogno la squadra. È lì che oggi troviamo Grizou: dove serve.

Sono cose che apprezziamo anche perché sappiamo che Griezmann in realtà è molto di più di quello. Conosciamo la sua classe, la sensibilità che ha in tutta la superficie del piede sinistro, che fa di lui il calciatore di ogni punizione e angolo in partita, la visione di gioco che gli permette di spostarsi sul campo come un playmaker vecchia scuola, come Riquelme ma con più dinamismo, come Zidane ma difendendo anche. Ci vediamo della generosità e dell’umiltà nel suo sapersi sporcare le mani. Ci vediamo un calciatore completo, che trascende le proprie doti fisiche, il proprio talento, in nome del gioco. Perché il calcio non sta solo nei bei passaggi, nei dribbling, nei tiri o nelle parate, ma anche in letture di questo tipo, nella battaglia per non perdere dieci metri di campo, per negare tutto quello che si può negare ai propri avversari. Grizou in questo Mondiale, sempre per i dati di Statsbomb, è il primo tra i francesi primo per numero di pressioni portate su un giocatore avversario in possesso palla (15.6 in media, i primi tre nella classifica generale del Mondiale sono tre marocchini: Amallah, Zyech ed El Nesyri, con Amrabat e Boufal non troppo lontani) e per riaggressioni (pressioni successive a un cambio di possesso). Nelle pressioni subito dopo di lui viene Dembélé, che da Griezmann sta imparando anche a sacrificarsi. «Sono un giocatore di squadra», ha detto nel 2018 a France Football, «non sono uno che fa 50 gol all’anno ma penso al collettivo». Dopo la partita con la Tunisia, in cui gli è stato annullato un gol strano, in modo strano, ha detto: «Non sono uno che tira 50 volte a partita», aggiungendo poi: «La squadra ha bisogno di me nel cuore del gioco, per mettere in relazione attacco e difesa». E anche se tutti gli riconosciamo un ruolo centrale anche nello scorso Mondiale è indubbio che nella Francia la sua figura sia finita un po’ nell’ombra di talenti più vistosi come Pogba, Mbappé o Benzema; ma anche di un talento iperspecializzato come quello di Kanté, rispetto a cui la sua polivalenza veniva considerata quasi un difetto. Eppure il suo posto nella storia della Nazionale francese è indiscutibile già oggi. Contro l’Inghilterra è diventato il miglior assistman di sempre. Ha giocato più partite di Zidane e Deschamps (115: è il sesto con più presenze in assoluto). Ha segnato più gol di Platini (42) ed è il terzo miglior marcatore di sempre, a 9 gol di distanza sempre da Henry (che è stato superato da Giroud nella partita con l’Australia) e con otto partite in meno di lui (Henry è il terzo con più presenze in assoluto). Insomma, il suo posto nella storia dell’Equipe de France è vicino a quei nomi lì: Platini, Zidane, Henry. Ma Grizou ci è arrivato in un modo tutto suo, senza nessun egocentrismo, con un’intelligenza calcistica capace persino di mascherare la sua eleganza, la classe del suo sinistro, inferiore a nessuno. E se ormai nel calcio francese Griezmann ha un ruolo quasi istituzionale - che certifica ironicamente salutando, alla fine di ogni intervista, dicendo "vive la France vive la République" - non è detto che il suo valore sia percipito in modo uguale anche fuori dai confini nazionali. Nello sport, al contrario che nella vita quotidiana, cerchiamo l’imprevisto e fuggiamo la ripetizione: che la Francia vinca la sua seconda Coppa del Mondo consecutiva sembra un’ipotesi banale, noiosa, forse addirittura antipatica, come da stereotipo. Basta guardare Griezmann, però, e ricordarsi che ha 31 anni e che fino a quando ne aveva 28 (ovvero giusto prima dello scorso Mondiale) non aveva vinto praticamente niente, per dare un senso nuovo a una simile eventualità. Sarebbe, cioè, nel caso, il Mondiale della ulteriore, definitiva consacrazione di Antoine Griezmann.

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