Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
12 acquisti che magari vi sono sfuggiti
17 gen 2020
17 gen 2020
Il mercato di gennaio è pieno di sorprese.
(articolo)
16 min
Dark mode
(ON)

Il mercato di gennaio è la proiezione sia dei sogni ambiziosi che di quelli disperati delle squadre. Con un acquisto si cerca di raddrizzare la stagione o di rilanciare le proprie ambizioni. Altre volte si sfrutta la finestra invernale per lavorare sul futuro, bloccando giocatori che hanno suggerito una crescita e non si vuole aspettare l’estate, magari per paura che il prezzo possa lievitare.

Muoversi a stagione in corso però è più difficile e i colpi significativi a gennaio non sono molti. Il Borussia Dortmund è riuscito ad aggiudicarsi l’asta per il giovane talento che più si è messo in mostra a fine 2019, Erling Haaland. La Juventus si è consolata con il miglior 2000 del campionato italiano, Kulusevski, lasciandogli finire la stagione a Parma. Il Napoli, invece, si è concentrato sul presente e ha comprato due mediani a Gattuso, visto che il suo predecessore, Ancelotti, non ne voleva. Sono arrivati quindi Diego Demme e Stanislas Lobotka, due profili piuttosto diversi. Il tedesco è un giocatore più di letture, posizionamento e sensibilità tattica; lo slovacco ha invece un gioco più tecnico ed esplosivo.

Tra gli acquisti significativi bisogna per forza menzionare anche il ritorno di Patrick Cutrone in Serie A. Uno dei giovani centravanti italiani più interessanti, che dopo le difficoltà in Premier League proverà a rilanciarsi nel 3-5-2 di Iachini, in una Fiorentina che ha bisogno sia dei suoi gol che del suo entusiasmo.

Dietro questi trasferimenti di cui si è parlato molto, per un motivo o per un altro, in queste prime due settimane di mercato ce ne sono altri che magari vi sono sfuggiti. Li abbiamo raccolti per voi.

Jasmin Kurtic al Parma

Se siete tra le persone che confondono Kurtic e Kucka, brutte notizie per voi, visto che i due da gennaio giocano insieme nel Parma. I due non hanno solo un nome simile, ma sono fisicamente indistinguibili l’uno dall’altro. Sono alti uguali, e secondo Wikipedia hanno persino lo stesso peso. Affiancando le loro due foto sapreste riconoscerli?

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Kucka e Kurtic non sono però solo due sosia come altri giocatori, tipo Emre Can e Khedira, ma sono anche simili dal punto di vista tecnico. Due centrocampisti box-to-box con un mix di alto livello di qualità fisiche e tecniche; due giocatori con un piede destro sensibile e portati a segnare diversi gol a stagione.

Entrambi, peraltro, sono pupilli di Gasperini, oltre che di più o meno tutti i fantallenatori d’Italia.


Moussa Sow al Trapani

Come provare a rivitalizzare una squadra penultima in Serie B che non vince una partita da novembre? Prendere un centravanti che tutti pensavano ritirato ma che era di culto all’inizio dello scorso decennio.

Moussa Sow oggi ha 33 anni, giocava in Turchia, non più al Fenerbahce ma al Gaziantep, dove ha aiutato la squadra a salire in prima divisione con 4 gol in 13 partite e quest’anno poi è sparito. Sono lontani i tempi in cui Sow vinceva il campionato francese con il Lille, laureandosi peraltro capocannoniere. Sembrava poter andare ovunque a quel punto della sua vita, e invece è finito al Fenerbahce, dove ha continuato a segnare gol da fenomeno, è diventato un idolo locale e fatto vedere al mondo come si colpisce un pallone in rovesciata.

Funzionerà?

Nel pirotecnico calciomercato del Trapani vanno menzionati anche gli arrivi di Matias Laba, Davide Riccardi e Bright Gyamfi.


Ryan Babel all’Ajax

Immagino che molti di voi pensavano che Ryan Babel si fosse ritirato. Invece ha 33 anni ed è pronto ad affrontare la circolarità della sua carriera, con un ritorno all’Ajax dodici anni dopo essersene andato la prima volta e 7 anni dopo l’ultima. L’operazione somiglia a quella di altri ritorni a casa che la squadra di Amsterdam ha consumato negli ultimi anni, come quelli di Blind e Huntelaar. La carriera di Babel però è davvero strana, e vale la pena raccontarla brevemente.

A 18 anni era considerato un fenomeno del calcio olandese: aveva già esordito in Nazionale maggiore, era stato convocato per un Mondiale e poco dopo avrebbe vinto un Europeo Under 21 segnando e venendo eletto miglior giocatore della finale. A 20 anni è passato al Liverpool per più di 17 milioni, che oggi sembrano niente ma che all’epoca erano molti. Babel sembrava il prototipo dell’ala che riusciva ad abbinare doti fisiche e tecniche fuori scala; un finalizzatore che amava partire da lontano. Van Basten lo aveva indicato come il nuovo Thierry Henry.

La sua ascesa, in realtà, in Inghilterra si è fermata dopo un buon primo anno. Babel ha litigato con Rafa Benitez che lo faceva giocare meno di quanto volesse. Da lì la sua carriera ha preso una strada maledetta e nel 2013, ad appena 26 anni, Babel si è ritrovato al Kasimpasa, che per darvi una misura è la squadra dove è finito Simone Scuffet nel punto più difficile della sua vita.

Ma Babel ha sette vite e proprio nel momento in cui la carriera sembrava finita, a 30 anni, è tornato un giocatore importante nel Besiktas: in campionato, in Champions League e persino in Nazionale, dove Koeman, che lo aveva fatto esordire all’Ajax, lo ha richiamato a sorpresa, trasformandolo in uno dei punti fermi - di certo il più paradossale - della rinascita Oranje nelle qualificazioni agli Europei.

Babel, però, non sembra avere la saggezza per fare da chioccia ai giovani dell’Ajax. Stiamo pur sempre parlando di una persona che in Turchia si è fatta espellere per aver provato a uccidere un uomo con un calcio.


Exequiel Palacios al Bayer Leverkusen

In un calcio argentino che ultimamente sembra produrre meno talenti del solito, il giovane più talentuoso della migliore squadra d’Argentina si è appena trasferito al Bayer Leverkusen. Non una squadra di prima fascia del calcio europeo e che oltretutto sta vivendo una stagione piuttosto anonima. Un club però con una certa tradizione nella crescita di centrocampisti sudamericani di prospettiva.

Palacios ha già 4 presenze in Nazionale e ha dimostrato un talento completo e che pare essere adattabile al calcio europeo. È sempre particolare per un giocatore sudamericano finire nel campionato tedesco - peraltro a stagione in corso - uno dei più verticali e fisici d’Europa. Palacios ha giocato in una delle squadre più raffinate tatticamente d’Argentina, e ha mostrato un attitudine verticale e un’intensità che sono probabilmente ciò che ha convinto il Leverkusen a investire una ventina di milioni di euro su di lui.

Palacios è un centrocampista molto completo, che ha giocato in tutti i ruoli del centrocampo con una tecnica pulita che diventa eccezionale nel gioco di passaggi, tanto nella distribuzione quanto nella rifinitura. Nell’amichevole contro il St. Gallen Peter Bosz lo ha schierato tra i due mediani del 4-2-3-1, ma non è detto che Palacios in futuro non venga schierato trequartista centrale - il ruolo ricoperto nell’ultima parte della sua esperienza al River - per sfruttarne la visione di gioco e il gusto per la rifinitura.


Julian Weigl al Benfica

Nell’estate del 2015 la Germania aveva vinto il Mondiale da appena un anno con un gioco di posizione ambizioso, l’esperienza di Guardiola al Bayern Monaco era arrivata al suo apice e sulla panchina del Borussia Dortmund si era appena seduto un giovane allenatore tedesco che diceva di ispirarsi proprio al tecnico catalano, Thomas Tuchel. Sembrava, insomma, che il calcio tedesco stesse mutando geneticamente e la prova più convincente era l’inaspettata esplosione, proprio al Borussia Dortmund, di un giovane regista tedesco che il club giallonero aveva acquistato quell’estate dal Monaco 1860 per appena due milioni e mezzo, e che nelle movenze e nel gioco ricordava Sergio Busquets.

Da quel momento sono passati circa quattro anni e mezzo, un periodo durante il quale le cose sono cambiate talmente tanto che abbiamo visto sia l’ascesa che la prima parziale caduta di Julian Weigl, che a sorpresa ha deciso di trasferirsi a titolo definitivo al Benfica, che lo ha pagato 20 milioni. Il calcio tedesco si è evoluto in maniera meno lineare di quello che forse ci aspettavamo, e Weigl, che si era esaltato nel rigido calcio di posizione di Tuchel, ha iniziato a riflettersi nei suoi limiti tecnici e atletici nel sistema più fluido e individualista di Favre.

In questa stagione e mezzo con il tecnico svizzero, Weigl ha perso importanza all’interno della rosa, anche per via del ritorno di Witsel, e ha collezionato 31 presenze in campionato - cioè poco più di quanto di solito ne collezionava con Tuchel in una singola stagione. Se ciò non bastasse, Weigl è stato schierato spesso da difensore centrale, probabilmente per sfruttarne le ottime doti in impostazione, ma diluendo la sua crescita come riferimento centrale del possesso della propria squadra.

Nonostante questo, fa strano vederlo trasferirsi in Portogallo, dove di solito vediamo spegnersi le carriere di talenti molto più alla periferia del “calcio che conta”. Weigl ha ancora 24 anni e un talento che non sembra ancora aver esplorato del tutto il suo potenziale. Sarebbe una grandissima storia se rinascesse al Benfica, proprio adesso che il club sembra volersi affrancare dalla condizione di grande decadente del club europeo. Certo, è difficile immaginarsi adesso un futuro di questo tipo, in un’epoca in cui i club alla periferia dei cinque principali campionati europei sembrano sempre più destinati a crescere giovani talenti da offrire in sacrificio al centro dell’impero.


Gedson Fernandes al Tottenham

Dopo Joao Felix e Leão, Gedson Fernandes è il terzo esponente della dorata classe ‘99 portoghese a tentare il salto nel calcio europeo d’élite, e più precisamente al Tottenham che ha pensato a lui per sostituire almeno numericamente Eriksen, ormai destinato all’Inter. Anche facendo la tara delle rispettive carriere, i due sono però centrocampisti estremamente diversi.

Gedson Fernandes nelle proprie vene non ha lo spiccato talento creatore di Eriksen, e ha un gioco più verticale e scolastico, basato soprattutto sulla sensibilità del piede destro in conduzione e sulla fisicità peculiare, che lo rende sempre di difficile lettura per gli avversari. Fernandes è alto e magro e ha le gambe lunghe e fine, ma questo non vuol dire che sia lento sulle lunghe distanze. Anzi, quando corre sembra mangiarsi il campo con le falcate e sembra poter avere lo stesso dominio dello spazio che hanno quegli strani elefanti disegnati da Dalì, fragili ma allo stesso imponenti con quelle gambe composte da lunghissimi stecchini.

Quello di Gedson Fernandes al Tottenham è però più un trasferimento interlocutorio che la celebrazione della sua ascesa. Il club londinese ha deciso infatti di prenderlo con la formula del prestito con diritto di riscatto, confermando i dubbi sulla grigia stagione dell’ex centrocampista del Benfica, cominciata con un infortunio al metatarso e proseguita con appena tre partite da titolare quest’anno, tra campionato e Champions League. Gedson Fernandes, insomma, non sembra essere nel momento migliore per affrontare una sfida dura e probante come quella della Premier League, ancor di più se pensiamo anche al momento del Tottenham, che con Mourinho sta regredendo nella sua versione più difensiva e reattiva. Riuscirà a imporsi in un contesto così difficile?


Nico Lopez al Tigres

Forse Nico Lopez è già nascosto in un angolo del vostro cervello, quello riservato a tutti i talenti che non ce l’hanno fatta, sepolto sotto altre decine di nomi più freschi. Eppure c’è stato un momento in cui la sua esplosione sembrava solo questione di tempo, inevitabile come le cose più semplici. Nico Lopez a 18 anni si era accordato con la Roma, dopo essere praticamente scappato dal Nacional, fortemente voluto da Sabatini, uno dei migliori direttori sportivi nel giudicare i giovani talenti. In Primavera aveva segnato più gol delle partite giocate, all’esordio in Serie A contro il Catania aveva realizzato nel recupero il bellissimo gol del pareggio, dopo aver sostituito Francesco Totti. Qualche mese dopo era partito per il Mondiale U20, segnando 6 gol e diventando capocannoniere.

Da quel momento la carriera di Nico Lopez, chiamato el conejo per via dei denti sporgenti, si è praticamente fermata. La Roma lo cedette all’Udinese nell’operazione che portò in giallorosso Benatia. L’Udinese provò a valorizzarlo mandandolo al Verona dove, dopo 4 gol nelle prime 12 partite, uscì dalle grazie di Mandorlini secondo cui Lopez «aveva bisogno di continuità» e finiva per preferirgli Saviola. Dopo un breve passaggio al Granada, Lopez è tornato in Uruguay per vestire di nuovo la maglia del Nacional. A quel punto aveva 23 anni ma la sua carriera sembrava già finita.

In Sudamerica Lopez è riuscito a ricostruirsi una carriera: alla seconda partita con il Nacional ha segnato 3 gol al River Plate, che per ripicca gli ha nascosto il pallone per non farglielo portare a casa. A gennaio, dopo 3 stagioni all’Internacional in Brasile, Nico Lopez è diventato un giocatore del Tigres, squadra messicana di culto che ha nelle sue file Eduardo Vargas, passato da Napoli lasciando parecchi rimpianti, e soprattutto Andrè-Pierre Gignac, idolo incontrastato dei tifosi che ha recentemente festeggiato i 100 gol segnati con la maglia del club messicano.

I tre hanno giocato insieme la prima partita del Clausura senza segnare. Eppure l’idea di mettere insieme nel campionato messicano due talenti caduti in disgrazia e un francese al crepuscolo è bellissima: cosa può andare storto?


Luan al Corinthians

Luan è un esterno tecnico brasiliano, ma non è il solito esterno tecnico brasiliano. Per questo alla fine del 2018 gli avevamo dedicato un articolo intitolato “Luan non è il solito talento brasiliano”. Luan, che è tra i calciatori che hanno iniziato tardissimo a giocare, era nel momento migliore della sua carriera. Aveva trascinato il Gremio alla vittoria della Libertadores del 2017 ed era stato eletto miglior giocatore del torneo.

In quel momento era accostato ad alcuni dei migliori club europei. Luan in realtà è calato nelle prestazioni e nella media realizzativa, e anche i club a cui è stato accostato sono stati progressivamente meno prestigiosi. In estate si diceva potesse arrivare in Serie A, su di lui c’erano Roma, Fiorentina e Atalanta. Alla fine è rimasto in Brasile e a gennaio Luan si è spostato al Corinthians, deludendo chi avrebbe voluto vederlo in Europa.


Pussetto al Watford

È sempre strano parlare dei trasferimenti di mercato che vedono coinvolte Udinese e Watford, due squadre che fanno capo alla stessa famiglia, ovvero i Pozzo. Non è infatti la prima volta che un giocatore si muove da una città all’altra (solo in estate si sono mossi su questa tratta Okaka, Ken Sema, Ben Wilmot e Marvin Zeegelaar) e non sarà di certo l’ultima. Non sempre sono trasferimenti di rilievo ed è difficile capire il senso profondo di alcuni di questi o anche solo rimanerci male.

Tuttavia nella scorsa stagione Pussetto era stato spesso schierato titolare e aveva mostrato sprazzi di buon livello, seppur non dal punto di vista realizzativo - 4 gol in 35 partite - almeno nell'impatto fisico con la Serie A, venendo schierato anche come esterno di centrocampo. In questa stagione però Pussetto stava trovando sempre meno spazio, diventando di fatto la quarta opzione in attacco e l’Udinese deve aver pensato che era meglio provare come può funzionare Pussetto in Inghilterra.

Pussetto arriva in una squadra che sta lottando per non retrocedere, in questo momento ha un punto in più dell’Aston Villa terzultimo, ma che sembra in ripresa avendo vinto 3 delle ultime 4 partite giocate. Il Watford è però il peggior attacco della Premier League ed avrebbe bisogno di giocatori in grado di fare gol, di certo non la miglior qualità di Pussetto. Dovrà giocarsi le sue occasioni in un reparto abbastanza saturo (Deulofeu, Sarr, Welbeck, Deeney, Pereyra). Tuttavia le sue capacità fisiche ed aerobiche - Pussetto sembra poter vincere un contrasto contro chiunque - potrebbero tornare utili nel campionato più intenso del mondo. Se la cosa non dovesse andare bene, comunque, Pussetto potrà prendere un aereo per Udine (o Venezia) e riprovare da capo.


Danny Drinkwater all’Aston Villa

Magari preferivate vi sfuggisse, perché magari eravate grandi fan dell’ordine e della disciplina tattica di Drinkwater ai tempi del Leicester campione. Magari siete tra quelli che non tolleravano le ironie su uno dei nomi oggettivamente più buffi del calcio attuale, perché Drinkwater era un signor giocatore. Infatti finì al Chelsea di Conte per 35 milioni di sterline, ma in due anni ha giocato appena 12 partite. Complice il passaggio di Sarri, il tipo di allenatore che non si fa problemi a cancellarti dalla rosa se non gli piace il tuo gioco. La ciliegina sulla torta del suo passaggio a Londra è stato il momento in cui si è schiantato con la macchina su un muretto: guida in stato d’ebbrezza.

A inizio stagione è andato al Burnley in prestito per provare a rilanciarsi ma non ha funzionato, complici diversi problemi fisici all’anca. Non ha avuto molto spazio per mettersi in mostra. Ora è finito in una delle squadre più in difficoltà di questa stagione di Premier e il suo esordio è stato un autentico disastro, che qualcuno sui social ha definito “la peggior prestazione individuale di sempre”. Un acquisto interessante da tenere d’occhio.


Wayne Rooney al Derby County

La carriera di Rooney sembrava dovesse chiudersi negli Stati Uniti, dove in due stagioni con la maglia dei DC United aveva segnato 23 gol e messo in mostra alcuni lampi di autentico roonismo in un contesto sportivo cucito addosso a lui. Qualche settimana fa invece, l’ex giocatore del Manchester United è tornato in Inghilterra dopo aver firmato un contratto di 18 mesi con il Derby County (squadra di Championship che vede al centro un ariete pronto a caricare come logo, forse la metafora più adatta a rappresentare Wayne Rooney). Lui è sicuro di poter essere ancora utile: «Oggi mi sento bene. Sono stato fortunato a non aver avuto nella mia carriera gravi lesioni muscolari. Non ho perso una sessione di allenamento da due anni. Mi alleno da alcune settimane e sono pronto a giocare, sento che il mio corpo è pronto».

La particolarità del suo trasferimento è che Rooney al Derby County avrà l’inedito ruolo di giocatore-assistente dell’allenatore, che è Phillip Cocu. Una formula che forse non si è mai vista prima e che rischia di lasciare dei confini grigi tra i due. Certo, per una squadra che naviga a metà classifica, ma che sogna di arrivare almeno in zona playoff, avere nella propria squadra il miglior marcatore dello United e del Manchester United è un grande colpo. Al debutto contro il Barnsley, Rooney è stato schierato a centrocampo. È apparso un po’ indietro come forma fisica, ma la pulizia del suo calcio brilla ancora in un contesto tecnico non troppo alto. Da una sua punizione tagliata è arrivato il primo gol del Derby County, che ha poi vinto la partita.


Fabio Borini al Verona

Cosa può esserci di sbagliato nel trasferimento di un giocatore che gioca “con il coltello tra i denti” in una squadra che gioca “con il coltello tra i denti”? Borini, lo sappiamo, è un giocatore generoso, che piace ai tifosi, che quando saluta una squadra scrive messaggi che iniziano con queste parole «Onore, voglia, sudore, sofferenza, felicità, caparbietà!» (dal saluto al Milan sul suo profilo Instagram). In rossonero non ha giocato molto, ma per il Verona può essere un profilo perfetto. Arriva con un contratto di 6 mesi, dopo aver rifiutato le proposte di altre squadre di Serie A tra cui il Genoa.

A convincere il giocatore pare sia stato direttamente lo stesso Juric, che evidentemente considera le sue qualità perfette per l’attacco della sua squadra. Ai giocatori offensivi del Verona viene infatti richiesto tantissimo lavoro nelle due fasi e l’allenatore spesso ruota gli interpreti proprio per avere sempre freschezza atletica, soprattutto nei due trequartisti (Zaccagni, Verre e Pessina hanno giocato più o meno gli stessi minuti in campionato). Borini può allungare le rotazioni dei due trequartisti, inserendosi perfettamente nel ruolo grazie alla sua interpretazione aggressiva del ruolo, ma la sua duttilità potrà tornare utile anche in altre posizioni, come l’esterno di fascia.

Il Verona sta disputando un ottimo campionato, pur senza mettere in mostra numeri offensivi particolarmente buoni. Borini non è di certo il giocatore in grado di incidere negli ultimi metri di campo che servirebbe a Juric per fare il salto di qualità, ma è un giocatore la cui identità si sposa perfettamente con quella del Verona. Per il mercato di gennaio, in cui è facile fare acquisti avventati, non è una cosa da sottovalutare.




Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura