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Federico Principi
5 ragioni che spiegano il buon inizio della SPAL
27 set 2018
27 set 2018
La squadra di Semplici è cresciuta tatticamente e adesso punta ad una salvezza tranquilla.
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Federico Principi
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Lo scorso anno, dopo dieci giornate di Serie A, la SPAL era penultima in classifica, e di fatto ultima tra le squadre che erano considerate in grado di poter rimanere nella massima serie, dato che l'ultimo posto era occupato dal

, ancora fermo a zero punti. Eppure dopo alcune prestazioni convincenti con le grandi, soprattutto contro Lazio e Napoli, nessuno metteva in dubbio

e le capacità di Leonardo Semplici, che aveva giustamente proseguito sullo stesso filone tattico della

e che poi è stato premiato con la salvezza ottenuta all'ultima giornata.

 

Ora che la SPAL ha ottenuto tre vittorie nelle prime cinque partite di Serie A, tutto il potenziale della squadra che sembrava inespresso per buona parte della scorsa stagione sembra finalmente sbocciato. Prima della difficile trasferta di Firenze, che ha messo in mostra alcuni limiti strutturali, la SPAL aveva oltretutto concesso un solo gol nelle prime quattro partite e al momento è addirittura la quinta miglior squadra del campionato per tiri concessi a partita (11.4, dietro solo Juventus, Napoli, Inter e Fiorentina) mentre a ottobre scorso risultava terzultima davanti solamente a Benevento e Verona.

 

Quello del progresso in fase difensiva è solo uno dei fattori chiave di questo ottimo inizio di stagione della SPAL, oltre al buon lavoro in sede di mercato, che ha portato ad un evidente miglioramento tecnico della rosa rispetto allo scorso anno e, nello specifico, ad un ampliamento delle soluzioni offensive, alcune delle quali sembrano ancora inesplorate. Quella della SPAL, però, è stata anche una crescita tattica, che ho cercato di descrivere in cinque punti.

 


Per prima cosa, Leonardo Semplici ha messo subito in chiaro i principi di gioco, rafforzandoli al massimo nella loro esecuzione grazie anche a una rigida scelta di uomini. La SPAL è l'unica squadra ad aver schierato esattamente la stessa formazione in tutte e cinque le partite finora disputate in campionato: Gomis in porta, il trio Cionek-Vicari-Felipe in difesa, Lazzari e Fares esterni destro e sinistro rispettivamente, Schiattarella davanti alla difesa con Kurtic e Missiroli mezzali, e il tandem Antenucci-Petagna in attacco.

 

Lo scorso anno il 3-5-2 della SPAL ha assunto diverse sfumature. Nella prima parte di stagione Semplici puntava insistentemente su un'uscita della palla dalla difesa prolungata, pulita e rasoterra nella maggior parte dei casi, con risultati difficili. Dall'undicesima giornata, con la vittoria casalinga sul Genoa, Semplici ha però cambiato radicalmente il modo in cui risalire il campo, adottando uno stile più diretto e verticale. Tendenzialmente da lì in poi la SPAL ha diminuito le fasi di possesso nella propria metà campo o addirittura nella propria trequarti per favorire una ricerca più veloce delle punte.

 

Oltre ai nuovi arrivi a gennaio (Cionek e Kurtic soprattutto), le grandi novità della seconda parte dello scorso campionato da cui la SPAL è ripartita in questa stagione sono state lo spostamento di Schiattarella da mezzala a mediano - con esclusione di Viviani - e la titolarità ormai irrinunciabile di Antenucci in attacco.

 

Le due scelte sono reciprocamente collegate: Schiattarella rispetto a Viviani fornisce molto più dinamismo sia negli smarcamenti - per fare spazio alle verticalizzazioni dei difensori o per fornire un appoggio nella circolazione arretrata - sia in fase difensiva, come vedremo approfonditamente più avanti. Rispetto a Viviani ha meno precisione nel gioco lungo e nei cambi di fronte, ma a Semplici non sembra interessare troppo, perché l'incombenza della prima costruzione è lasciata ai tre centrali - soprattutto il centrale Vicari - già abituati a verticalizzare insistentemente e con precisione verso le punte.

 

I movimenti di Antenucci hanno rappresentato la chiave per sbloccare il gioco verticale della SPAL. Con Paloschi che si occupava di attaccare la profondità e magari aprire spazio tra le linee al compagno di reparto, il taglio di Antenucci era ed è tuttora il segnale che spesso detta la verticalizzazione verso i suoi piedi. Al suo movimento incontro o laterale si accompagna quasi sempre un attacco della profondità di una mezzala: tendenzialmente se Antenucci taglia lateralmente è la mezzala del lato palla a inserirsi vicino alla prima punta; viceversa se Antenucci rimane in zona centrale, è la mezzala sul lato debole ad attaccare la profondità .

 


Lo schema tipico dello scorso anno, rimasto tra le soluzioni preferite: la verticalizzazione da uno dei tre difensori ad Antenucci. In questo caso l'attaccante italiano viene incontro più o meno sulla stessa linea di Missiroli, per cui la mezzala ad attaccare lo spazio in profondità è quella opposta (Kurtic).


 


L’acquisto estivo di Andrea Petagna - ceduto dall’Atalanta dopo l’arrivo di Duvan Zapata e

- si è andato ad incastrare perfettamente nella visione del calcio verticale della SPAL e ne ha ulteriormente ampliato le soluzioni. Nella stagione passata, infatti, le difficoltà di Paloschi nella protezione del pallone avevano dissuaso molto spesso i difensori spallini a ricercarlo in verticale e avevano caricato Antenucci di troppi compiti. Con Petagna, invece, la SPAL dispone ora di due attaccanti entrambi adatti a ricevere spalle alla porta e a far risalire la squadra, ovviamente in modo differente in relazione alle rispettive caratteristiche.

 

A differenza di Antenucci, Petagna dispone di un dinamismo inferiore ma di una capacità eccezionale di proteggere fisicamente il pallone, oltre che di sapersi girare anche con qualità tecnica. Per questo motivo, a differenza di Antenucci, l’attaccante di scuola Milan tende a ricevere spesso nel corridoio centrale, approfittando in quel caso del movimento ad attaccare la profondità da prima punta proprio di Antenucci stesso. Come in un altro 3-5-2 dello scorso anno,

, il giocatore più fisico - in questo caso Petagna - agisce spesso alle spalle di quello più rapido - Antenucci - perché va a ricevere palla sulla trequarti, con una ricezione spalle alla porta che necessita di fisicità oltre che di un preciso controllo di palla.

 


Antenucci tiene impegnati i tre difensori del Bologna a proteggere la profondità e si apre uno spazio importante per Petagna tra le linee. L'ex atalantino riceve alle spalle del compagno di reparto, spalle alla porta in zona centrale, su una palla a "scavetto" di Cionek: su di lui non farà in tempo ad uscire Helander ma sarà costretto ad arretrare il mediano Pulgar, senza successo.


 


La tendenza alla verticalizzazione verso le punte in realtà è solitamente propedeutica allo scarico verso una fascia laterale, dalla quale far partire il cross. Come fin dall’inizio dello scorso anno, la SPAL si conferma una delle squadre che cercano più insistentemente il cross in Serie A, essendo ottava nella classifica per cross a partita (19). La SPAL, come detto, non cerca di consolidare il possesso nella trequarti offensiva cambiando fronte da una parte all'altra: le due mezzali, oltre alle due punte, tendono a buttarsi in area, isolando l'esterno e attendendo il cross senza organizzare un’eventuale ulteriore circolazione di palla.

 

Sul lato sinistro solitamente l’esterno (Fares) riceve palla proprio dopo lo scarico di una delle due punte. Quando la circolazione arretrata non si risolve in una verticalizzazione, la SPAL esce tendenzialmente a destra (dove la coppia Lazzari-Kurtic sembra essere decisamente più collaudata di quella sinistra, composta da Missiroli e Fares), con i tre difensori non si allargano mai a dilatare le maglie del pressing avversario perché si tengono aperta la soluzione dello scarico laterale sull’esterno, che attende basso a ricevere. Kurtic e Lazzari sono anche più fluidi nell'interpretazione dei propri ruoli, scambiandosi spesso la posizione, sia in fase di costruzione che a volte nell’organizzare la rifinitura.

 

La SPAL, grazie proprio alle interazioni tra Kurtic e Lazzari, è nettamente la squadra in Serie A che organizza per più tempo il proprio gioco sul lato destro di campo (50%), mentre è terzultima appena davanti a Chievo e Parma per tempo di sviluppo del gioco al centro (22%) e addirittura ultima per utilizzo del lato sinistro (28%).

 

La scelta di non alzare subito gli esterni, tra l'altro, risponde anche alla volontà di non schiacciare troppo le avversarie, lasciando quindi un po’ di profondità da attaccare assecondando la verticalità della squadra. L’obiettivo è quello di arrivare al cross in corsa, da ambo i lati, sfruttando la profondità davanti e non costringendo l’esterno a ricezioni statiche (e forse è per questo che la SPAL nel mercato estivo ha scelto Fares, un altro esterno sinistro mancino e molto veloce, da aggiungere a Filippo Costa).

 


Lazzari è sbarrato da Ola Aina e chiede collaborazione a Kurtic, che con un bell'uno-due gli restituisce un pallone perfetto di prima con i giri contati. Già prima che Lazzari scaricasse a Kurtic erano pronti tre uomini in attesa del cross programmato: le due punte più la mezzala Missiroli.


 

Proprio le percussioni palla al piede rappresentano invece il miglioramento più evidente di Lazzari negli ultimi mesi, a livello individuale. L’esterno, fresco di debutto in Nazionale

, ha preso un’enorme confidenza nella gestione del pallone e nei repentini cambi di direzione in corsa, oltre che nelle finte di corpo che spesso sbilanciano avversari già tenuti fortemente sulle spine dalla sua formidabile velocità. Anche le sue progredite capacità nelle serpentine, che lo portano spesso a esplorare corridoi interni di campo, sono alla base dei suoi interscambi di posizione con Kurtic e costituiscono uno dei fattori dell’efficacia della catena destra della SPAL.

 


Nonostante conservi un'identità prettamente verticale, la SPAL attraverso il mercato ha aumentato la qualità tecnica dei suoi giocatori in rosa e riesce ora ad avere fasi più prolungate di possesso rispetto all'ultima parte dello scorso anno, che permettono anche la ricerca delle punte e degli esterni non sempre tramite lunghe verticalizzazioni, oltre che gestire con più calma il possesso in alcune situazioni. A questo ha contribuito in parte anche il ritorno del portiere Gomis, più abile e più abituato a giocare sul corto

, ma anche l'inserimento di Simone Missiroli, che ha tolto un po' di dinamismo rispetto a Grassi ma ha aggiunto molta qualità tecnica sia nel controllo di palla e nei passaggi nei corridoi sullo stretto, sia nelle conduzioni palla al piede.

 

Il mercato estivo ha portato a Ferrara anche Mirko Valdifiori, una sorta di dodicesimo uomo in questo inizio di stagione. L'arrivo dell'ex granata ha sancito la definitiva esclusione di Viviani dall'XI titolare. Valdifiori abbina una grande capacità di alternare gioco lungo e gioco corto, ma la scelta finora è ricaduta su Schiattarella forse perché garantisce una maggiore intensità in fase difensiva.

 

Valdifiori, però, potrebbe aprire nuovi scenari e ulteriori soluzioni offensive alla SPAL. Il mediano lanciato da Sarri è forse il profilo più adatto a suggerire in profondità, e in questo senso la sua interazione con Missiroli potrebbe agevolare gli spallini a una ricerca più frequente delle imbucate verso le punte. Gli attaccanti spallini sono infatti abituati a ricevere sui piedi, ma nel caso le squadre avversarie riuscissero a bloccare efficacemente sia le verticalizzazioni alle punte che lo sviluppo sulle fasce per arrivare al cross, la tecnica sullo stretto e i conseguenti passaggi filtranti potrebbero rappresentare una valida alternativa al cross in fase di rifinitura.

 


Valdifiori vede che Petagna ha il corpo orientato verso un possibile scatto in profondità e gli suggerisce un filtrante, senza arrivare a destinazione. Petagna non parte nemmeno e si aspettava il pallone sui piedi: le punte della SPAL sono ancora troppo abituate a ricevere addosso.


 


Improntata prevalentemente su un prevedibile scivolamento posizionale verso un 5-3-2, la fase di non possesso della SPAL si è evoluta rispetto alle difficoltà dello scorso anno, soprattutto nella prima metà di stagione, come testimoniato dalle statistiche citate in precedenza. Lo scorso gennaio a Ferrara è arrivato il polacco Thiago Cionek dal Palermo in Serie B: rispetto al precedente titolare in quella posizione - il connazionale Bartosz Salamon - Cionek ha diminuito la qualità tecnica in favore di una maggiore aggressività negli anticipi e soprattutto di una maggiore rapidità, sia sullo scatto breve che in allungo in campo aperto.

 

L'utilizzo in pianta stabile di Cionek ha rappresentato uno dei motivi per i quali la SPAL, nella seconda metà della scorsa stagione, abbia aumentato il volume del proprio pressing. Gli spallini ora decidono quasi sempre di lasciare la primissima costruzione agli avversari attendendoli a ridosso della loro trequarti, ma successivamente è soprattutto tramite un retropassaggio che si scatena il pressing con riferimento sull'uomo. In questo senso aiutano le caratteristiche di molti giocatori spallini: Petagna e Kurtic, reduci dal feroce pressing a uomo di Gasperini, Missiroli da quello di Di Francesco, i rapidissimi Antenucci e gli esterni Lazzari e Fares, il già citato Cionek e il suo compagno di reparto Vicari, che è più abile a leggere le linee di anticipo di quanto non sia nella marcatura stretta in area.

 

Accanto ad essi l'uomo forse con maggiori responsabilità nel pressing è Schiattarella, chiamato a leggere la situazione e abbandonare in caso la protezione dei centrali di difesa per accorciare la squadra e accompagnare l'aggressione di Petagna e Antenucci. Nonostante un'eccessiva irruenza che gli costa spesso qualche cartellino giallo di troppo, Schiattarella riesce ad assolvere questo delicato compito molto meglio di quanto non riescano Viviani e Valdifiori, più statici e al momento in ritardo di condizione atletica.

 

Nell'immagine sottostante si nota l'importanza della puntualità del pressing di Schiattarella per sostenere tutta l'impalcatura della squadra in quelle situazioni. Il Torino è schierato con il 3-4-1-2, con Rincon-Meité in mediana e Soriano trequartista, controllato inizialmente proprio da Schiattarella. Il retropassaggio di Izzo al portiere Sirigu fa scattare tutto il pressing della SPAL: essendo uscito Antenucci proprio su Izzo, sul centrale di difesa opposto è necessaria la scalata della mezzala del lato debole, Kurtic. Lo sloveno abbandona il suo uomo di riferimento (Meité) e costringe proprio Schiattarella a lasciare a sua volta Soriano per alimentare il pressing sul mediano francese del Toro, lasciando i difensori della SPAL in 3 contro 3. Sarà per l'ennesima volta Cionek a sbrogliare la situazione.

 


La lunghissima e puntuale corsa di Schiattarella per andare in pressione su Meité.


 

In altri casi, come ad esempio contro il 3-5-2 del Bologna, Schiattarella era costretto ad alzarsi perfino più delle mezzali per andare a prendere il mediano avversario dietro a Petagna e Antenucci. In generale Semplici si fida molto del suo dinamismo e della sua concentrazione.

 

La partita contro la Fiorentina ha finora rappresentato un'eccezione, non solo per il sonoro 3-0 incassato ma soprattutto per aver lasciato alla SPAL una sensazione di perenne precarietà della propria fase difensiva per tutto il primo tempo. La Viola ha messo in difficoltà tutto il sistema difensivo spallino grazie alla fluidità della propria struttura posizionale: stringendo il terzino destro Milenkovic e impostando con una linea a tre dietro, la seconda linea era composta anch'essa tendenzialmente da tre uomini con Biraghi (terzino sinistro), Veretout (mediano) e Benassi, la mezzala destra che scalava verso destra, mentre Gerson si alzava più spesso vicino al centravanti Simeone.

 

Da questa tendenziale struttura posizionale partivano i movimenti, soprattutto combinati tra Chiesa e Benassi sul lato destro e Pjaca e Biraghi nella zona opposta. Il terzino sinistro non disdegnava azioni da vero e proprio falso terzino accanto a Veretout quando Pjaca rimaneva largo e viceversa, e lo stesso accadeva nella catena opposta, con Benassi che poteva allargarsi vista la posizione arretrata di Milenkovic, e permettere in alcuni casi a Chiesa di ricevere dentro al campo. La rapidità di lettura e di esecuzione dei movimenti della Fiorentina, unita a distanze molto ampie tra i tre difensori arretrati che arduo il pressing della SPAL, hanno permesso alla "Viola" di dominare il primo tempo al di là degli errori individuali di Fares sul primo gol e di Gomis sul secondo.

 

Le due immagini di seguito descrivono bene le difficoltà della SPAL contro la Fiorentina: nella prima l'uscita di Schiattarella su Veretout e di Missiroli sulla conduzione di Milenkovic aprono il corridoio per Gerson, che a sua volta serve facilmente Chiesa per effetto del movimento interno-esterno di Benassi a portare via Fares. Nella seconda le maglie larghissime dei tre difensori della Fiorentina ampliano le distanze tra Petagna e Antenucci in pressing: il movimento interno da falso terzino di Biraghi permette un bel filtrante del portiere Lafont che salta quattro uomini spallini con un solo passaggio e permette al terzino della Fiorentina di attaccare a palla scoperta.

 

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Due delle difficoltà che la struttura posizionale fluida della Fiorentina, dal 4-3-3 di partenza a una sorta di 3-3-4, ha creato alla SPAL.


 

Ora la SPAL è attesa da un'altra prova difficile contro l'organizzazione del Sassuolo di De Zerbi. L'ostinazione e la lungimiranza del tecnico e della società hanno finora avuto la meglio, ma la sfida adesso sarà mantenere una continuità di risultati che possa garantire alla squadra di Ferrara una salvezza tranquilla. Non sarà affatto semplice, in un campionato tatticamente così probante come la Serie A.

 

 

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