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Angelo Andrea Pisani
L'esempio della SPAL
20 mar 2017
20 mar 2017
Dal fallimento di due anni fa al primo posto in Serie B: come è stato possibile?
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Angelo Andrea Pisani
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La Spal in cima alla B dopo 31 giornate è una novità dal sapore nostalgico. Dopo anni di buio la squadra ferrarese sta vivendo un vero e proprio Rinascimento calcistico, con importanti risultati sia dal punto di vista societario che tecnico, in una riedizione sportiva di quello che attraversò la città nel XIII secolo sotto la famiglia d’Este. La SPAL di quest’anno è un progetto tattico interessante che si sta conciliando con risultati di breve periodo, un rilevante crocevia di giovani promettenti (tra tutti, Bonifazi e Meret, fresco di convocazione in Nazionale), protagonisti inattesi e giocatori esperti sulla via del riscatto.

 

Una situazione, quella attuale, che qualche anno fa non era nemmeno lontanamente immaginabile, quando nell’estate 2012 la SPAL - una delle società più antiche del calcio italiano - era sul punto di scomparire: retrocessi sul campo e radiati dalla FIGC e, alla seconda rifondazione in 7 anni, i biancazzurri sono ripartiti dalla Serie D, con il duo Benasciutti (ex vice presidente) e Ranzani. Il tentativo va a vuoto: la Società Sportiva Dilettantistica Real Spal parte con un organico costruito per tornare immediatamente in Lega Pro, ma già a dicembre si trova senza fondi per proseguire; a febbraio i giocatori rifiutano di allenarsi per protesta, e arrivano in fondo senza nessuna motivazione.

 

 



 

A quel punto arriva la fusione con la Giacomense della famiglia Colombarini, che all’epoca era in Seconda divisione. La neonata società (S.P.A.L. 2013), guidata proprio dai Colombarini, rileva il marchio storico e torna tra i professionisti nel periodo di riforma della Lega Pro: per il salto di categoria basta un ottavo posto e gli estensi (guidati da Massimo Gadda) arrivano quarti.

 
L’anno successivo gli spallini tentano l’assalto alla Serie B, ma l’inizio di stagione di Brevi non è dei migliori. A dicembre la panchina viene affidata a Leonardo Semplici, e la storia cambia.
 

Semplici non è nuovo a questi exploit di categoria. Nel 2005, alla sua prima esperienza, ha vinto il campionato di Eccellenza con il Sangimignano, e nei quattro anni successivi ha trascinato il Figline dall’Eccellenza alla Prima Divisione, vincendo tre campionati diversi. A 42 anni Semplici sembra pronto per il salto in una squadra più grande, ma gli esoneri rimediati con Arezzo e Pisa lo convincono ad accettare la Primavera della Fiorentina.

 

L’incontro fra Semplici e la SPAL ha la fatalità delle storie a lieto fine: arrivato nel dicembre 2014, il tecnico porta gli “spallini" dal dodicesimo al quarto posto in classifica, centrando la vittoria del campionato nella stagione successiva. Ora, a poco più di due anni dal suo insediamento, i biancazzurri hanno risalito la china fino al primo posto in Serie B, con serie possibilità di giocarsi la promozione nella massima serie.

 

I risultati, ottimi di per sé, acquistano valore soprattutto in virtù del metodo. I ferraresi sono arrivati sin qui mantenendo un budget responsabile, con una rosa piuttosto giovane e un occhio molto attento alle categorie minori. Dopo l’approdo in B, gli unici acquisti di categoria sono stati Antenucci, Del Grosso e Schiattarella: per il resto la squadra ha mantenuto l’ossatura della stagione precedente, inserendo diversi giovani in prestito da società di Serie A, come Bonifazi, Meret e Cerri (passato al Pescara a gennaio, e sostituito da Floccari).

 

Pochi cambi, ma efficaci per affrontare al meglio il salto di categoria – a ulteriore riprova di un impianto tattico solido e funzionale. Nella sua semplicità, il 3-5-2 dei biancazzurri è particolare: l’estrema organizzazione col pallone mette in difficoltà praticamente ogni tipo di fase difensiva.

 

 



 

La costruzione dal basso è la prima e più importante arma usata dalla Spal per prendere dominio del campo. La squadra non rinuncia mai a costruire da dietro, a partire dai tre centrali: pur non essendo raffinatissimi tecnicamente, Bonifazi, Vicari e Giani hanno la capacità, e il coraggio, di tenere il possesso anche sotto pressione, costringendo gli attaccanti avversari a rischiare un pressing alto (che in Serie B è raramente organizzato) o indietreggiare per coprire lo spazio, permettendo alla SPAL di guadagnare campo.

 

Nel frattempo la squadra cerca di svuotare il centro del campo. La mezzala sul lato forte si allarga a prendere lo spazio liberato dal movimento dell’esterno, che sale altissimo fino alla linea offensiva. Contemporaneamente, la mezzala e l’esterno sul lato debole salgono a loro volta quasi fino ad affiancarsi ai due attaccanti, in modo da occupare tutti e cinque i corridoi verticali.


 

Con una linea offensiva a tratti formata da cinque giocatori, che tiene bassa la difesa avversaria e prova ad allargare gli spazi al centro del campo, la SPAL attacca contemporaneamente l’ampiezza e la profondità. La squadra avversaria è costretta a decidere se proteggere il centro, lasciando spazio in ampiezza agli esterni, oppure coprire il campo in orizzontale, allungando le distanze tra i giocatori e aprendo i mezzi spazi agli attaccanti e alle mezzali.

 

Lo scopo finale è quello di portare molti uomini dentro l’area avversaria a ricevere i cross degli esterni o attraverso le imbucate centrali.


I meccanismi di avanzamento della SPAL. Col Pisa a copertura del centro, gli estensi provano ad avanzare sugli esterni; con la Salernitana, più orientata sull'uomo, gli spallini passano dal centro.




Gli esterni spallini sono molto coinvolti in fase offensiva: Semplici ci ha messo giocatori molto forti fisicamente e dalla buona tecnica, chiedendogli supporto sia in attacco posizionale (occupando costantemente gli esterni) che nelle fasi di transizione, quando la squadra si rifugia sulle due fasce per risalire velocemente il campo.

 

Il maggior contributo – in tal senso – è dato a destra, da Lazzari: l’esterno (titolare già lo scorso anno) è fondamentale sia negli strappi in progressione che in situazione statica, dove riesce spesso a liberare il cross.

 


Lazzari scambia con Schiattarella, brucia il diretto avversario e serve in mezzo per il gol di Antenucci.


 

Sulla sinistra, almeno inizialmente, Semplici ha preferito l’esperienza di Del Grosso, giocatore più statico e conservativo. Nelle ultime giornate l’ex Atalanta è stato però sorpassato nelle gerarchie da Costa, più rapido e incisivo negli ultimi 16 metri: nonostante la giovane età (classe ’95), e appena 7 gare disputate, il terzino di proprietà del Chievo ha già messo a segno tre assist e un gol.

 

Oltre che dai due esterni, la buona riuscita offensiva passa, inevitabilmente, per il movimento senza palla di attaccanti e mezzali. Floccari e Antenucci accorciano a metà campo e si offrono anche in appoggio verticale sulle catene di fascia, per aiutare l’avanzamento del pallone.

 

I movimenti dei due attaccanti condizionano le scelte delle mezzali, Mora e Schiattarella, molto dinamici e con un passato da esterni. In base alle scelte degli attaccanti, alternano supporto sugli esterni e inserimenti in area di rigore. Il loro contributo è fondamentale anche in fase di non possesso, specie nelle transizioni negative – quando la loro pressione sul portatore aiuta la squadra a ricompattarsi in zona palla.

 

 



 

La fase di pressing della SPAL è nelle intenzioni molto aggressiva, con la squadra che accorcia sempre sul portatore. Solo se il primo pressing viene saltato, i biancazzurri si ricompattano con un baricentro molto basso, schiacciandosi sulla difesa a a tre e cercando un orientamento sull’uomo.


I due momenti nella fase difensiva biancazzurra.




Un atteggiamento ovviamente non privo di rischi: quando la prima fase di pressione non è applicata coi tempi giusti, la difesa può trovarsi troppo scoperta e a quel punto i difensori sono costretti a interventi pericolosi e sono per forza di cose costretti a lasciare molto spazio alle proprie spalle.

 

Le inefficienze della SPAL, in questo senso, diventano più evidenti contro squadre abili in transizione.



Verona e Brescia sfruttano il movimento a venire incontro della punta centrale per liberare l’inserimento alle spalle della difesa estense: i biancazzurri si trovano improssivamente scoperti, e arrivano due reti.

 

Anche quando decide di difendersi posizionalmente, a volte la SPAL finisce per abbassarsi troppo. E in questo caso la rapidità di giocatori come Costa, Lazzari e Schiattarella è una valvola di sfogo fondamentale per risalire il campo velocemente. Gli spallini sanno sfruttare le transizioni in modo molto efficace, ribaltando molte situazioni di non possesso in occasioni da gol.

 

Non è trascurabile nemmeno la pericolosità della squadra sui calci piazzati: i tre centrali titolari (Vicari, Giani e Bonifazi) hanno già segnato sei gol, che diventano otto considerando anche quelli di Cremonesi, la prima riserva del pacchetto arretrato. Proprio su due palle inattive (un corner e una rimessa) i biancazzurri hanno firmato il 2-0 col Cesena, nella gara che ha certificato il primo posto a tre punti di distacco dal Verona.

 

 

Traguardo a vista

 

E dire che nelle prime giornate, proprio su questi aspetti, la squadra di Semplici aveva mostrato le principali difficoltà dell’approccio alla categoria: complice una squadra non consolidata, e una generale debolezza nei duelli individuali, nelle prime undici i biancazzurri hanno vinto solo quattro gare, subendo una media di 1,4 gol a partita e perdendo gli scontri diretti con Benevento, Verona e Frosinone.

 


Tre duelli persi, tre gol subiti.


 



Dopo la sconfitta coi ciociari, i biancazzurri hanno dato maggiore solidità alla difesa - soprattutto attraverso l’inserimento di Bonifazi - e più equilibrio al centrocampo, con Mora (lo scorso anno esterno di centrocampo) messo stabilmente sulla mezzala sinistra e Schiattarella a destra.

 

Le grandi qualità di Bonifazi nel difendere in avanti, unite al dinamismo di Mora in mezzo al campo hanno aiutato la SPAL a difendere in avanti, diminuendo i rischi e abbassando quindi la media gol subiti (passata da 1.4 a 0.7). Il vincente innesto di Floccari a gennaio (7 gol nelle prime 10) ha dato poi la spinta definitiva verso il primo posto.

 

Con 43 punti nelle ultime 20 partite gli estensi guardano tutti dall’alto in basso: due punti più del Frosinone secondo, quattro più del Verona terzo. Una situazione difficilmente pronosticatile solo pochi mesi fa. Come già successo negli ultimi anni, una squadra proveniente dalla Lega Pro riesce ad affermarsi a livelli inaspettati in una categoria più alta grazie a una gestione societaria oculata, ma soprattutto grazie a una brillantezza tattica che in Serie B, oggi, sembra il fattore che più di tutti sposta gli equilibri.

 

Ogni giornata che passa, le prospettive della Spal appaiono sempre più solide: la Serie A, dopo mezzo secolo, ora è davvero a portata di mano.

 

 

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