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Foto di Giuseppe Bellino / Getty Images
Calcio Marco De Santis 12 dicembre 2017 4'

Un po’ di chiarezza sul bilancio dell’Inter

Come va il rapporto tra l’Inter e il Fair Play Finanziario?

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Prima di questo pezzo abbiamo approfondito altre situazioni economiche e finanziarie di altre squadre di Serie A. Qui parliamo del bilancio del Milan mentre qui di quello della Roma.

 

L’Inter, alla quale la UEFA aveva chiesto di chiudere l’anno 2016/17 in pareggio, ha presentato un bilancio in passivo di 24,6 milioni. Il valore preso come riferimento dalla UEFA per determinare il pareggio, però, è calcolato prima dell’aggiunta delle imposte e scorporato dai costi virtuosi (principalmente quelli legati agli investimenti per il settore giovanile). Tolte le imposte, rimane quindi un deficit di 16,5 milioni che fino a prova contraria è interamente spiegabile proprio con i costi virtuosi, visto che la dirigenza ha annunciato il raggiungimento dell’obiettivo richiesto dalla UEFA.

 

Questo non vuol dire che da ora in poi l’Inter sarà libera di spendere di più nell’acquisto di nuovi giocatori, visto che il Settlement Agreement, sottoscritto nel maggio del 2015, richiede come ultima condizione per uscire dal regime di controllo il raggiungimento del Break-Even triennale richiesto a tutti i club partecipanti alle coppe europee, che prevede una perdita massima di 30 milioni nell’arco di un triennio.
Poiché l’Inter è riuscita a soddisfare le richieste di un bilancio (al netto dei costi citati prima) in deficit di non più di 30 milioni nel 2015/16 e in sostanziale pareggio nel 2016/17, è lecito supporre che anche per questa stagione l’obiettivo sia quello del pareggio di bilancio (e quindi di un deficit globale non superiore ai 24,6 milioni di quest’anno).

 

Provando a proiettare i dati del 2016/17 sul bilancio 2017/18 si può notare che fino a questo momento mancano all’appello circa 73 milioni visto che verranno a mancare plusvalenze, ricavi da bonus e prestiti inseriti nel bilancio 2016/17 pari a poco meno di 50 milioni (comprensivi dei ricavi per giocatori venduti a giugno 2017), oltre a 7,6 milioni di proventi UEFA e 25 milioni da ricavi da sponsor (sui quali torneremo tra poco). Una mancanza parzialmente compensata dal fatto che nell’ultimo bilancio la società ha dovuto spendere circa 12 milioni in stipendi ad allenatori esonerati, rapporti contrattuali ormai chiusi.

 

I movimenti di mercato avvenuti dall’1 luglio in poi permettono di stimare una situazione di sostanziale pareggio fra entrate e uscite, che lascia presumere che quei 73 milioni saranno recuperati tramite plusvalenze da realizzare nel mercato di gennaio o nel mese di giugno, oppure con aumenti dei ricavi da sponsor. Questo non toglie la possibilità di fare acquisti a gennaio, ma il loro peso semestrale sul bilancio andrebbe poi sommato ai milioni da trovare entro fine giugno.

 

A questo proposito va ricordato che Joao Mario in caso di cessione dovrebbe essere venduto a più di 32 milioni per realizzare un plusvalenza, mentre Brozovic ha un ammortamento residuo di 3,5 milioni. Inoltre, a meno di clamorosi dietrofront pare fatta per il riscatto di Kondogbia da parte del Valencia: 25 milioni il costo del cartellino e circa 8 milioni la plusvalenza da inserire a bilancio per i nerazzurri.
Ha fatto molto parlare anche l’improvvisa crescita dei ricavi, passati da 241,4 milioni a 318,2 milioni (+76,8 milioni) grazie in massima parte all’intervento diretto del gruppo Suning e dei contratti con gli sponsor cinesi che i dirigenti sono riusciti ad stipulare. I ricavi commerciali sono aumentati da 47,6 a 110,4 milioni (+62,8 milioni) nonostante un calo di 12 milioni nei ricavi dagli sponsor non-asiatici (Nike e Pirelli).

 

Sul bilancio si legge che i ricavi da cosiddetti “Regional Sponsor”, fra i quali tutti quelli provenienti dalla Cina, sono aumentati da 400 mila euro a 74,8 milioni, dei quali 44,8 milioni provengono da “parte correlata” ovvero da gruppi riconducibili direttamente al gruppo Suning, mentre i restanti 30 milioni sono ascrivibili alla concessione su base esclusiva di diritti media e di sponsorizzazione del marchio F.C. Inter in diversi mercati asiatici. Inoltre, Suning ha contribuito per altri 11,5 milioni con ricavi derivanti dalla sponsorizzazione delle Inter Academies e dalla condivisione di know-how tecnico con il Jiangsu Suning.

 

I 56,3 milioni totali iniettati da Suning, in cambio di diversi accordi di sponsorizzazione che prevedono fra l’altro l’utilizzo esclusivo del brand Suning in Italia e la ridenominazione della Pinetina, hanno fatto storcere il naso a qualcuno ma a questo proposito va sottolineato ancora una volta che è compito della UEFA valutare se questi contratti rappresentino o meno un “fair-value”, ovvero un equo valore di mercato, oppure no. Quello che possiamo notare da osservatori esterni è che il valore di mercato dell’Inter è stato sicuramente sottostimato nel recente passato e si sta comunque parlando di una società che ha vinto la Champions League “appena” sette anni fa. Se viene accettato un “fair-value” di 100 milioni per una singola sponsorizzazione del Paris Saint-Germain è probabile che la dirigenza nerazzurra si sia mossa in accordo con la UEFA per quanto riguarda le sue sponsorizzazioni interne.

 

Va sottolineato, però, che 25 dei 56,3 milioni provenienti da Suning sono un “una tantum” alla firma del già citato accordo per i “naming rights” che non verranno inseriti nei prossimi bilanci. È quindi lecito attendersi una diminuzione degli introiti da “parte correlata” nel prossimo bilancio.

 

 

Tags : interpiero ausiliowalter sabatini

Marco De Santis, laureato in Scienze Statistiche ed Economiche, proprietario del blog “Calcio e Altri Elementi”, dedicato ad approfondimenti statistici, economici e regolamentari relativi al calcio e ad altri sport.

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