In una situazione normale, la settimana precedente alla notte del Draft assume quell’atmosfera da “quiete prima della tempesta”, con le voci su scelte e scambi che stranamente si affievoliscono per poi esplodere durante l’evento. Quest’anno invece il botto è arrivato cinque giorni prima della fatidica notte, con la notizia della trade tra Boston Celtics e Philadelphia 76ers che ha visto coinvolta addirittura la prima scelta assoluta dei bianco-verdi, scambiata per la 3 di Philly insieme ad altre scelte future protette (quella dei Lakers 2018 se finirà tra la 2 e la 5, oppure la più favorevole tra quella dei Sixers e quella dei Sacramento Kings nel 2019 – ma non se sarà la numero 1).
Se per i Sixers questa mossa ha tutte le ragioni per essere sensata, dalla parte di Boston qualcosa ancora non torna. Le domande a riguardo possono essere molteplici: non vedevano in Markelle Fultz un franchise-changer adeguato per il futuro? Credono molto più in altri prospetti (Josh Jackson, Lonzo Ball o Jayson Tatum)? Vogliono aggiungere altri asset per raggiungere un All-Star non solo in free agency (Gordon Hayward) ma anche via trade, come Paul George o Jimmy Butler? Trade del genere possono essere giudicate più chiaramente solo con il passare degli anni, ma è chiaro che per Philadelphia al momento sia la migliore delle mosse possibili per il proprio futuro.
- Philadelphia 76ers (dai Celtics via Nets) – Markelle Fultz (PG – Washington)
Durante la Draft Night 2016 un tifoso dei Sixers aveva mostrato al mondo un cartello con su scritto “Sam Hinkie Died For Our Sins”, celebrando l’ex General Manager e di riflesso lamentandosi della velocità con cui la proprietà si è liberata del profeta del “Process”. Non vogliamo dare ogni merito a Hinkie per questa trade, visto che alla fine le chiamate le ha fatte Bryan Colangelo, ma è chiaro che se dalla mattina del 23 giugno coach Brett Brown avrà l’opportunità di lavorare con un core futuro formato da Joel Embiid, Ben Simmons, Dario Saric e Markelle Fultz, gran parte del merito passa dalle mosse fatte in passato dall’ex GM. Fultz è la conclusione perfetta del “Process”: il miglior talento offensivo di questo Draft nel ruolo più selettivo della NBA, un attaccante completo capace di giocare con e senza palla che può permettere a Brown di collaudare Simmons da PG e di prenderne il comando qualora l’esperimento fallisse. Il futuro inizia ora.
Processing.
- Los Angeles Lakers – Lonzo Ball (PG – UCLA)
Qualche tentennamento da parte della dirigenza lacustre per la scelta c’è stato: se subito dopo la Lottery sembrava quasi certa l’idea di chiamare Lonzo Ball, nelle ultime settimane parte del front office sembra abbia indirizzato i propri desideri verso Josh Jackson e la sua versatilità su entrambe le metà campo. Ball e Jackson occupano lo stesso ruolo delle due prime scelte dei Lakers degli ultimi due anni (D’Angelo Russell e Brandon Ingram), ma mentre il prodotto di Kansas sembra incompatibile con le caratteristiche di Ingram per giocarci assieme, Ball sembra poter svolgere i suoi compiti anche con una guardia ball-dominant come Russell. E sebbene la difesa sia comunque un rischio da non sottovalutare, la stazza e la mobilità del figlio di LaVar non dovrebbe portare a grossi cambiamenti nelle regole difensive di Walton – soprattutto sugli switch – assicurando anche potenziale su cui poter lavorare e una mentalità ben più matura di quello che dice la carta d’identità.
- Boston Celtics (dai 76ers via Kings) – Josh Jackson (SF – Kansas)
Tra le tante ipotesi uscite al momento della trade-down dei Celtics, una delle più gettonate riguarda proprio Josh Jackson. Secondo alcuni report infatti sembra che la dirigenza dei C’s, su tutti il GM Danny Ainge, veda in lui un prospetto molto più futuribile di Fultz o almeno uno di quelli per cui valga la pena scendere di qualche posizione, anche se stiamo parlando della rinuncia a una prima scelta assoluta. Jackson fa parte di quella tipologia di giocatori per cui Ainge stravede: un two-way player atletico e dinamico in grado di dare un grande impatto difensivo e garantire versatilità offensiva grazie al suo ottimo trattamento di palla. Una soluzione a lungo termine in un ruolo che però vuole risposte in poco tempo. Occhio anche alla candidatura di Jayson Tatum, personaggio più “facile” rispetto al prodotto di Kansas, uno di quei realizzatori in ala che i C’s cercando da tempo – anche se questo sembra un vuoto da colmare più nella free agency che in sede di Draft.
- Phoenix Suns – Jonathan Isaac (F – Florida State)
Può sembrare una scelta incomprensibile se consideriamo che non più di un anno fa i Suns hanno scelto in un ruolo simile due giocatori come Dragan Bender e Marquese Chriss, ma il GM Ryan McDonough è conosciuto per essere uno di quelli che vede l’evoluzione del gioco e di quelli che potranno essere i suoi interpreti. Jonathan Isaac è un prospetto che difensivamente può evolversi nei tre ruoli del front court, ha mobilità laterale per tenere i cambi contro i piccoli e taglia per difendere contro i realizzatori d’area – una figura che messa a fianco degli altri due può potenzialmente diventare letale per misure e mobilità sui due lati del campo. Una visione rischiosa ma affascinante per un nucleo giovane tutto da modellare.
Contro la taglia fisica di UNC ha tirato fuori una delle migliori partite della stagione, mostrando tutto il potenziale a disposizione.
- Sacramento Kings (dai 76ers) – De’Aaron Fox (PG – Kentucky)
Prima della trade tra Celtics e Sixers i Kings erano i maggiori indiziati per imbastire una trade in modo da acquisire più posizioni possibili in modo da assicurarsi uno tra Lonzo Ball e De’Aaron Fox, ovvero la miglior PG disponibile. Fox sembra essere il giusto profilo da mettere a capo di una squadra con lunghi rapidi e tiratori da servire, cercando di aumentare il ritmo il più possibile per far felice anche il proprietario Vivek Ranadive. Intanto si è guadagnato l’apprezzamento di fan e media dopo aver ammesso che la spinta per i 39 punti segnati nel Torneo a UCLA e Lonzo è stata quella di zittire papà LaVar.
- Orlando Magic – Jayson Tatum (F – Duke)
I Magic hanno chiuso la stagione con il secondo peggior Offensive Rating della stagione, dovuta soprattutto alla mancanza di un realizzatore affidabile sul perimetro, uno capace di poter segnare negli ultimi secondi dell’azione o negli ultimi minuti della partita. Tatum sembra essere il profilo giusto per colmare questo vuoto, uno scorer di talento intelligente che in coppia con la versatilità difensiva di Aaron Gordon può fin da ora mettere le basi per i Magic del futuro.
- Minnesota Timberwolves – Malik Monk (G – Kentucky)
Jonathan Isaac è indubbiamente il fit perfetto per questa squadra, ma qualora non arrivasse, come da previsioni, i T’Wolves potrebbero puntare a estendere il campo per il loro trio di riferimento aggiungendo un tiratore. Markkanen è un’ipotesi intrigante, se non fosse che a sceglierlo dovrebbe essere Tom Thibodeau che mal digerisce lunghi con scarsa predisposizione difensiva come il finlandese. Monk garantisce pericolosità dall’arco e nonostante la monodimensionalità difensiva (e inizialmente anche offensiva) aggiunge atletismo e aggressività sulla palla: musica per le orecchie di coach Thibs.
- New York Knicks- Frank Ntilikina (G – Strasburgo)
Una scelta che può mettere d’accordo tutti – tranne il pubblico newyorchese, che non perderà occasione per fischiare anche questa chiamata. Ntilikina non è solo un prospetto che fa felice Jackson per le sue qualità tecniche e fisiche all’interno del Triangolo, ma è un’aggiunta necessaria nel backcourt che, fuori dai concetti-Zen, ha una grande utilità come difensore e progetto a lungo termine, nonostante i dubbi che non sia una PG pura siano fondati – ma non per questo allarmanti.
- Dallas Mavericks – Dennis Smith (PG – North Carolina State)
Qualora arrivasse a questo punto, la scelta di Dallas rischia di essere una no-brainer. Basti pensare a come Carlisle è riuscito ad esaltare le doti di giocatori come J.J. Barea, fino ad arrivare a Seth Curry o Yogi Ferrell, piccole point guard con qualità fisiche o atletiche limitate ma messe nelle migliori condizioni per agire. Smith rischia di essere il miglior giocatore scelto dei Mavs da più di 10 anni a questa parte, capace di sfruttare al meglio le ottime spaziature ideate dal coach per far valere il suo tremendo dinamismo palla in mano.
- Sacramento Kings (dai Pelicans) – Lauri Markkanen (FC – Arizona)
A dispetto di un frontcourt affollato dopo le ultime due edizioni del Draft con le scelte di Willie Cauley-Stein, Georgio Papagiannis e Skal Labissiere, i Kings possono puntare su un giocatore con ancora grossi punti interrogativi su alcuni aspetti del suo gioco (difesa e effort su tutti) ma capace di portare in dote una dote non così comune per un 7 piedi, ovverosia la capacità di tirare da qualunque posizione del campo in qualunque situazione. Una solida base di partenza che, aggiunta alla capacità di segnare anche nel pitturato, fa di lui un bersaglio facile per i compagni, soprattutto se con la scelta precedente riescono ad arrivare a un distributore come Fox.
Possiamo mettere in dubbio la solidità mentale, ma la versatilità come tiratore è una skill che può garantirgli una lunga carriera.