Con la Lottery di stanotte si è completato ufficialmente il tabellone per il Draft 2017, con Boston evidente vincitrice su tutti i fronti, conquistando la prima scelta assoluta grazie allo scambio che portò Pierce e Garnett ai Nets nel 2013. Possono gioire anche Los Angeles, Philadelphia e Sacramento, mentre Orlando e Phoenix e New York hanno tutte perso posizioni rispetto alla graduatoria iniziale.
Questo Draft si prospetta molto forte sui primi 10/12 nomi (già descritti nel nostro primo pezzo a riguardo), dove si nota la grande impronta della classe di freshman provenienti dal college e la qualità nel ruolo di point guard rispetto agli anni passati, dove i prospetti realmente validi si contavano sulle dita di una mano. Usciti da questi primi nomi il resto del gruppo si mantiene su un livello omogeneo che rischia di protrarsi fino al range di scelta che si estende fino alla 35 o anche alla 40. Un sacco di prospetti con skills affermate ma anche grosse debolezze da affrontare per garantirsi una carriera pro: non c’è quindi da stupirsi nel vedere un nome vagare da fine-lottery fino alla fine del primo giro.
1 – Boston Celtics (via Brooklyn) – Markelle Fultz (G, Washington)
Non c’è molto da riflettere su chi prendere alla numero 1: per come si è evoluta la NBA negli ultimi anni, un creatore di tiri e situazioni come Markelle Fultz non può non essere preferito ad altri giocatori presenti in questo Draft. Fultz è una point guard che in attacco non sembra avere punti deboli evidenti, con movenze da all-around offensivo e soluzioni già traslabili al gioco dei professionisti. A questo unisce una taglia fisica non indifferente e margini di crescita ancora ampi, data la sua giovane età e le caratteristiche atletiche a disposizione. E non sottovalutiamo la sua dimensione da passatore, dato che il suo 35.5% di Assist Rating – per di più abbinato al 31% di UsageRating – lo mette dietro al solo Juwan Evans tra i prospetti di questo Draft e davanti a facilitatori più tradizionali come Lonzo Ball e De’Aaron Fox. Boston avrebbe così la possibilità di aggiungere a un core già ben rodato un giocatore dal talento indiscutibile che gli permetterà di programmare il futuro senza dover rivoluzionare quanto fatto finora.
Un assaggio di quello che al 99% sarà la prima scelta assoluta del Draft 2017.
(via Tobias Berger, Youtube)
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2 – Los Angeles Lakers – Lonzo Ball (PG, UCLA)
Mettiamo da parte per un attimo papà LaVar, i suoi magheggi sui media e tutta la questione relativa alle scarpe: Lonzo Ball in campo ha la mentalità di un adulto. Nessun altro prospetto ha i suoi intangibles, la capacità di entrare in partita offensivamente quando la squadra ne ha bisogno, prendersi le responsabilità di tiri pesanti passando comunque tutta la partita a cercare le soluzioni per i compagni. Capace di creare contropiede anche dove non c’è, cambia fasi di gioco a una velocità impressionante mostrando grande talento sotto questo aspetto, ed è per questo motivo che è visto come un prospetto unico e particolare, un po’ come lo scorso anno è stato per Ben Simmons. I suoi grossi limiti nel gioco a difesa schierata sono chiari a causa di un ball-handling rivedibile e migliorabile: per Synergy Sports è la point guard che meno sfrutta le occasioni di creazione (isolamenti e conduzione del pick and roll) nella propria metà campo con solo il 32% – per fare un confronto: Fultz, Fox e Smith si aggirano tra il 60 e il 70%, ma nessuno interpreta il gioco in transizione come lui. La coppia con un creatore di gioco a metà campo come D’Angelo Russell potrebbe completarsi in maniera ottimale, anche difensivamente.
3 – Philadelphia 76ers – Jayson Tatum (F, Duke)
Riassumendolo nelle poche parole che probabilmente saranno già presenti in tutti gli scouting report d’America: Good O, bad D, 4th Quarter Scorer. Tecnicamente eccellente, Tatum potrebbe essere quel tipo di giocatore che ai Sixers è sembrato mancare in questi anni in cui si sono visti i primi bagliori della ricostruzione passata di mano da Sam Hinkie a Bryan Colangelo. Uno scorer da ultimo quarto capace di punire da isolamenti grazie a uso dei piedi da manuale, ottimo primo passo e gran fiuto per il canestro. I dubbi sulla sua efficacia difensiva rimangono e sono certamente dei campanelli d’allarme, ma in una squadra che manca di giocatori con punti nelle mani può rappresentare una manna dal cielo, anche se dovrà imparare quanto prima a traslare il suo gioco sul perimetro, dato che è ancora troppo incline a giocare da 4 in quintetti piccoli.
4 – Phoenix Suns – Josh Jackson (F, Kansas)
Jackson rischia di essere un fit perfetto per i Suns nel ruolo di 3 grazie alla versatilità che riesce a proporre su entrambi i lati del campo. Nonostante gli istinti realizzativi dipendano troppo dalle giornate al tiro (primo aspetto da mettere a posto), la sua capacità di essere efficace sia con palla – ottimo nel pick and roll per il ruolo – che senza lo mettono nelle condizioni per potersi inserire in un gioco che passa dalle mani di giocatori come Eric Bledsoe e Devin Booker. Ma la vera differenza può farla nella metà campo difensiva, dove ha qualità atletiche e fondamentali per tenere il passo anche di giocatori più veloci. Da strutturare fisicamente e tenere d’occhio caratterialmente, ma sono rischi che vanno presi per un prospetto di questo tipo.
5 – Sacramento Kings – De’Aaron Fox (PG, Kentucky)
Uno dei buchi da colmare per i Kings in questa off-season è sicuramente il ruolo di point guard: per questo motivo il bacio della dea bendata che gli ha fatto guadagnare la scelta numero 5 in un Draft con ottimi prospetti nel ruolo non può essere sprecato. Fox sa mixare velocità, QI cestistico e difesa sulla palla, ha istinti da point guard classica per mettere i compagni nelle migliori condizioni per segnare e le sue lunghe braccia sono un incubo per le linee di passaggio avversarie. Il tiro in sospensione rimane un grosso punto di domanda, ma Sacramento ha bisogno di mettere il futuro nelle mani di uno come lui (o come Dennis Smith Jr., in alternativa).
6 – Orlando Magic – Dennis Smith Jr. (PG, North Carolina State)
Smith è il prototipo della point guard atletica. Nonostante sia arrivato al college reduce da un intervento ai legamenti del ginocchio che ne ha diminuito l’esplosività, è riuscito comunque a dimostrare di poter attaccare il ferro con regolarità ad alta velocità, mostrando anche una gestione del ritmo di gioco e soluzioni dal palleggio con movenze da NBA. La stagione degli Wolfpack è stata un disastro e probabilmente le sue quotazioni ne hanno risentito: se riuscisse a mettere a posto alcune decisioni offensive e a trovare continuità dal palleggio (si nota che ha buon ritmo, ma con risultati altalenanti) può essere la miccia giusta per accendere questi Magic, sempre a caccia di un’identità.
La prestazione che al Cameron Indoor ricorderanno per anni
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7 – Minnesota Timberwolves – Jonathan Isaac (F – Florida State)
Minnesota è una squadra giovane che sta cercando di trovare una quadratura difensiva in mano ad uno dei migliori coach sotto questo particolare aspetto del gioco: Isaac può essere un progetto da far crescere per avere un difensore versatile con taglia fisica, versatilità e potenziale offensivo – che non fa mai male. Ancora acerbo dal punto di vista tecnico e di approccio alla partita, con i suoi 210 centimetri di altezza e una mobilità che potrebbe permettergli di difendere su 4 (se non 5) ruoli in prospettiva lo rende molto intrigante se si ha la pazienza di crescerlo e aspettarlo. Progetto a lungo termine che però sembra perfetto al fianco di Karl-Anthony Towns e Andrew Wiggins.
8 – New York Knicks – Malik Monk (SG, Kentucky)
Non è un giocatore molto adatto alla Triangolo e il suo essere monoposizionale sia in attacco (da guardia) che in difesa (da point guard) potrebbero farlo scivolare nei mock mano a mano che ci si avvicina alla notte del 22 giugno, ma Malik Monk è un realizzatore che si scalda in un secondo e New York necessita di un giocatore del genere per ravvivare e dare profondità a un attacco che ha chiuso al 18° posto per offensive rating. Nonostante sia prettamente un tiratore, sa trovare la via del canestro sia da piazzato che sfruttando i blocchi a velocità esagerata, usando l’esplosività per alzare il punto di rilascio del jumper senza aver bisogno di grande equilibrio o tempi, grazie a polpastrelli ottimi. Atleta clamoroso.
9 – Dallas Mavericks – Frank Ntilikina (PG, Strasburgo)
La storia al Draft dei Mavericks è abbastanza tragica, basti pensare che l’ultima scelta al primo giro che ha dato qualche risultato con la loro maglia è stata Josh Howard (draftato nel 2003!). La scelta suggestiva sarebbe quella di Lauri Markkanen per provare a creare – per quanto rischioso sia – un clone di Dirk Nowitzki, ma Ntilikina è un giocatore che dà a Carlisle la possibilità di esplorare molteplici situazioni tattiche. Point guard giovane che sa come funziona la pallacanestro dei grandi, il suo potenziale da 3&D in entrambi i ruoli di guardia è allettante, soprattutto per una squadra cerebrale come Dallas.
E a dicembre ha dominato l’Europeo Under 18 a Samsun
10 – Sacramento Kings (via New Orleans) – O.G. Anonuby (F, Indiana)
Prospetto rimasto nascosto a causa di un infortunio che l’ha tenuto fuori dai giochi da gennaio, ma su cui le attenzioni non sono mai calate a causa di una impronta difensiva che porta immediati paragoni con Kawhi Leonard per il telaio a disposizione (muscolatura, braccia infinite) e per la capacità di sembrare sempre in equilibrio difensivo, anche nelle situazioni più particolari. Tutto da costruire offensivamente, ma a Sacto un difensore del genere serve come il pane.
11 – Charlotte Hornets – Lauri Markkanen (PF, Arizona)
Fino a poche settimane fa difficilmente sarebbe uscito dalla top-10 (e non è detto che lo faccia), ma è chiaro che i suoi “contro” facciano molta più paura dei “pro” a suo favore. E se tra questi ultimi non puoi fare a meno di notare la fluidità con cui tira dall’alto dei suoi 7 piedi di altezza – anche in uscita dai blocchi – e la possibilità di sfruttare mismatch nei pressi dell’area, dall’altra la sua incapacità di tenere fisicamente i pari-ruolo in difesa e a rimbalzo lascia qualche dubbio di troppo. Charlotte è una squadra che sta cercando da tempo un lungo da sviluppare che sappia aprire il campo (vedi Kaminsky) e Markkanen è il prospetto che più somiglia a questo identikit.
12 – Detroit Pistons – Zach Collins (C, Gonzaga)
Giocatore cresciuto in maniera esponenziale durante l’anno, ha conquistato tutti grazie alla sua capacità di essere efficace sui due lati del campo dove combina tecnica e mani morbidissime a una difesa del ferro costante, intelligente e con fondamentali ben radicati. Difficilmente dovrebbe scendere più di così, e se Detroit lo trova a questo punto può stappare una bottiglia di quello buono.
Le piccole gocce di blu fanno capire l’incredibile efficienza offensiva
(via ChartSide)
13 – Denver Nuggets – Jarrett Allen (C, Texas)
Lungo con piedi rapidi e agili, dotato di apertura alare (226 centimetri) e mani morbide. Il riassunto sembra parare in un prospetto che dovrebbe essere scelto più in alto, ma fondamentalmente tutto il resto del gioco è un grande punto di domanda, dalla durezza con cui gioca al feeling per il gioco quasi assente. Un prospetto interessante per una squadra alla ricerca di rinforzi futuri nel front court.
14 – Miami Heat – Donovan Mitchell (G, Louisville)
Cresciuto negli ultimi due anni a pane & difesa press, marchio di fabbrica di Rick Pitino che l’ha elevato come maggior interprete di questa filosofia. Nell’ultimo anno gli ha consegnato anche le chiavi dell’attacco disfunzionale e caotico come sempre, dove però ha fatto vedere di avere buoni flash da pick and roll. Difensore aggressivo, cattivo, con taglia intrigante (19o centimetri per 208 di wingspan), un mastino con upside che Miami potrebbe sfruttare in vista della marea di contratti da rinnovare in estate.