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Alla seconda settimana
06 lug 2015
06 lug 2015
Un riassunto dei primi 6 giorni di Wimbledon, maschile e femminile. Ora cosa ci aspetta?
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IL FEMMINILEElena Marinelli (@marinelliele) Nel torneo di Wimbledon femminile, le grandi sorprese della prima settimana sono arrivate quasi tutte al terzo turno: Serena Williams, numero uno del mondo, che pena fino a rischiare di perdere contro Heather Watson, e Petra Kvitova, numero due e campionessa uscente del torneo, che addirittura esce contro una granitica Jelena Jankovic. IL PRIMO E IL SECONDO TURNOSerena Williams Batte la russa Margarita Gasparyan (6-4/6-1), ventenne e attuale numero centotredici del mondo, per poi eliminare la ventiduenne ungherese Tímea Babos (6-4/6-1), oggi numero novantatré. Per entrambe è stata la prima volta davanti alla regina Williams, ma Gasparyan più di Babos è riuscita a infastidirla leggermente durante il primo set, portandosi sul 3 a 1 prima di cedere, l’unico momento critico dei primi due turni della statunitense, più nervosa per il debutto che per le reali difficoltà sul campo. Petra Kvitova e Maria Sharapova Hanno una vita agevole fin da subito. Entrambe vincono senza problemi e con punteggi schiaccianti le prime due partite: Kvitova 6-1/6-0 contro Kiki Bertens e 6-2/6-0 contro Kurumi Nara, mentre Sharapova 6-2/6-2 contro Johanna Konta e 6-3/6-1 contro Richèl Hogenkamp, esprimendo un gioco eccellente e tenendo vive le attese. In particolare, tra le due, Maria Sharapova sembra più tranquilla rispetto all’ultimo periodo e più convinta di poter fare un buon risultato, nonostante Wimbledon sia stato un torneo fatto più di delusioni che di vittorie: dopo il trionfo del 2004, infatti, la russa non ha più conquistato il torneo, nonostante abbia raggiunto un’altra finale nel 2011 (persa proprio contro Petra Kvitova) e due semifinali nel 2005 e nel 2006. https://www.youtube.com/watch?v=olGgws7DoBU

Aver giocato bene le prime due partite ha confermato le sue sensazioni del pre-torneo: aver fatto una buona preparazione ed essere riuscita a recuperare dalla stanchezza e dal cattivo risultato del Roland Garros.

Simona Halep Lo psicodramma della semifinalista di Wimbledon 2014 si compie il 30 giugno scorso. Di fronte a Jana Cepelova, attuale numero centosei nel ranking, perde 5-7/6-4/6-3, complice il cattivo gioco da fondocampo, lo scarso controllo degli attacchi dell’avversaria sulle seconde di servizio, una dolorosa vescica su un dito del piede sinistro e la paura di perdere, che le si attacca addosso alla fine del primo set, vinto sì, ma con una fatica premonitrice. Della partita dice: «Non sono scesa in campo. Non l’ho gestita molto bene. Lei rientrava bene facendo il suo gioco. Mi spingeva molto. Era aggressiva. Ma posso dire di averla lasciata entrare e giocare in modo aggressivo». Venus Williams Debutta con un 6-0/6-0 che non ha bisogno di commenti contro Madison Brengle, connazionale classe 1990, numero trentasei del mondo, che affronta per la prima volta. Al secondo turno, Venus butta fuori Yulia Putintseva (7-6/6-4), attuale numero novantacinque, dimostrando di essere in forma e particolarmente concentrata. Nel 2015, Venus ha giocato una sola finale ad Auckland a gennaio, vinta contro Caroline Wozniacki (2-6/6-3/6-3), ma ha ottenuto dei risultati modesti nei precedenti tornei dello Slam: a Melbourne è uscita ai quarti contro Madison Keys (6-3/4-6/6-4), a Parigi al primo turno contro Sloane Stephens (7-6/6-1). Wimbledon, però, è un campo su cui ha vinto cinque volte in carriera, l’ultima nel 2008 contro Serena Williams, quindi è lecito aspettarsi buoni risultati da lei. Le italiane Il derby italiano Sara Errani – Francesca Schiavone si conclude con una vittoria della prima (6-2/5-7/6-1), che fa fatica solo durante il secondo set. È l’unica italiana, assieme a Camila Giorgi, ad arrivare al secondo turno. Perdono subito e malamente anche Roberta Vinci contro Aleksandra Krunic (6-2/6-4) e Flavia Pennetta contro Zarina Diyas (3-6/6-2/4-6). Krunic fermerà poi al secondo turno proprio Errani (6-3/6-7/6-2). IL TERZO TURNOHeather Watson e il miglior momento della prima settimana Numero uno britannica e cinquantanove del mondo, ha ventitré anni, è crescita all’accademia di Nick Bollettieri in Florida e fino ad ora ha vinto due tornei WTA: quello di Tokyo nel 2012 e quello di Hobart nel 2015. A Wimbledon non era mai andata oltre il secondo turno, ma quest’anno ha vinto contro Caroline Garcia, numero trentatré (1-6/6-3/8-6), e Daniela Hantuchova (6-4/6-2), numero settantadue. La prima partita, molto più interessante della seconda sia come risultato, incerto fino all’ultimo, sia come espressione del gioco di Watson, rivela subito ciò che farà più male a Serena Williams: la caparbietà. Perde nettamente il primo set, ma quando ricomincia il secondo riesce a non farsi influenzare dal risultato e riparte.

È una grande lottatrice, Heather Watson, e questa sua qualità, più di ogni altro aspetto tecnico, le sarà utilissima nello scontro con Serena Williams.

Venerdì 3 luglio succede l’imponderabile: Serena Williams sta per perdere sul serio. Dall’inizio del 2015, ogni volta che ha rischiato una sconfitta, e anche l’unica volta in cui è accaduto, nessuno ne aveva reale coscienza. Era come assistere a uno spettacolo di cui si è comunque convinti di conoscere il risultato. Serena, in realtà, camminava lungo una linea di confine sottilissima: sapeva solo lei, esattamente, cosa stava accadendo, cosa sarebbe stato. Venerdì scorso, invece, era chiaro a tutti, pubblico di Wimbledon compreso, che Heather Watson, la sua personalità, il suo gioco aperto e mai timido, la sua scaltrezza, stavano avendo la meglio. Durante il secondo set, Serena gioca in mare aperto e alla fine sta per affondare. Il terzo set è il miglior momento della prima settimana di Wimbledon del torneo femminile. Sotto di 3 giochi, completamente scioccata e totalmente insicura, Williams riesce a rimontare e a portarsi sul 3 pari, approfittando di qualche imprecisione di troppo da fondocampo di Watson e di due doppi falli. https://www.youtube.com/watch?v=e0BbFQP_9CU

Sembra che per la prima volta la ricetta per minare il territorio di Williams sia più chiara: sapere di poter giocare alla pari e far pensare a Serena di avere di fronte un avversario alla pari.

A quel punto del match, le due si rincorrono: nessuna riesce a sbagliare fino in fondo o a vincere fino in fondo. Giocano alla pari, e questo crea molti problemi a Serena, non abituata a soffrire così tanto dal punto di vista emotivo e mentale, mentre galvanizza Heather, che si impettisce e affonda i colpi, le sta alle caviglie e non la molla. La partita prosegue sul 4 pari e poi sul 5 pari, dopo il quale scendono finalmente in campo i dieci anni che le separano e l’esperienza dell’una rispetto all’altra: Serena si quieta, ricomincia ad aggredire la pallina invece che sé stessa e conquista il 6 a 5. Con lucidità non smette di attaccare, di allargare il gioco, non si perde, fanno capolino tutte le energie migliori che ha e chiude set e partita sul 7 a 5. Heather Watson è stata a due punti dal vincere il match, e lo sa perfettamente. Non cerca giustificazioni alla sconfitta nell’aver incontrato la migliore del mondo, dimostrando di conoscere il proprio valore e facendoci percepire che lei ha in qualche modo vinto. Jelena Jankovic Dall’altra parte del tabellone, Petra Kvitova crolla sotto due set eccellenti di Jelena Jankovic, che in questo torneo non è mai andata oltre il terzo turno, ma quest’anno è particolarmente preparata e agguerrita. https://www.youtube.com/watch?v=MKTo-oYcFzE

Se nel primo set Kvitova è riuscita a giocare al meglio delle sue possibilità, nel secondo e nel terzo Jankovic non si è arresa, ma ha aspettato il momento migliore per attaccare, sfruttare il suo servizio e le enormi incertezze dell’avversaria.

E ADESSO? La seconda settimana si annuncia come una delle più imprevedibili degli ultimi anni. A parte lo scontro in casa Williams, di cui si parla fin dall’inizio del torneo, le partite da tenere d’occhio sono Belinda Bencic contro Victoria Azarenka e Madison Keys contro Olga Govortsova. Victoria Azarenka ha vinto facilmente i suoi tre incontri ma Bencic è un’avversaria ostica. La bielorussa conta due semifinali giocate in anni recenti (2011 e 2012) ma un 2015 avaro di soddisfazioni, raccolte invece dalla giovane svizzera. Le due, inoltre, sono molto vicine nel ranking: numero ventidue Bencic, ventiquattro Azarenka. Per Madison Keys, invece, la vittoria potrebbe essere più accessibile, nonostante i soli vent’anni, grazie anche ai consigli di coach Lindsay Davenport, vincitrice di Wimbledon nel 1999. Ha già affrontato Govortsova una volta, a Miami nel 2012, battendola 6-3/5-7/6-4, ha un vantaggio di centouno posizioni nel ranking e un 2015, per quanto riguarda i tornei dello Slam, decisamente migliore: è riuscita ad arrivare in semifinale dell’Australian Open e al secondo turno del Roland Garros, mentre Govortsova usciva nei turni di qualificazione di entrambi i tornei. Dopo l’uscita di Petra Kvitova, le possibilità di Maria Sharapova e di Caroline Wozniacki di arrivare in fondo al torneo sono aumentate, ma i giochi si sono aperti e la mina vagante potrebbe essere nella parte bassa del tabellone, con Madison Keys e Jelena Jankovic probabili avversarie nei quarti.

IL MASCHILELE SORPRESE di Teo Filippo Cremonini (@tieffeci) Goffin tra i grandi? Marcel Proust sosteneva che «nel rendere sopportabile la realtà, siamo costretti a coltivare qualche piccola pazzia», in fondo nell'adattabile, pragmatico e umile tennis di Goffin qualche istinto deve pur nascondersi. Arriva a Wimbledon senza alcun punto da difendere e nelle tre partite disputate non perde neanche un set, nonostante avversari non proprio travolgenti. Il servizio non funziona granché: nemmeno il 65% di prime palle tirate in campo nelle tre partite, 32 ace complessivi e 14 doppi falli. Con il minimo sforzo, però, riesce sempre a ottenere un break più dell'avversario. I numeri non restituiscono la forza di un giocatore che detiene la capacità non banale di saper vincere quando se ne presenta l’occasione. Goffin gioca un tennis buono per ogni superficie, dal retrogusto difensivo, ma con una predisposizione migliorata (e migliorabile) a vincere punti mantenendo lo scambio in mano. https://www.youtube.com/watch?v=9RrNXoJ5Rrg

Un tennis paziente, ma non per questo brutto da guardare, come si nota dalla volée del primo scambio del video.

La grande lacuna che lo accompagnerà nella seconda settimana di Wimbledon è la mancanza di "upset" nella sua carriera, che si può leggere come una resa incondizionata quando l'avversario è leggermente superiore alla media dei giocatori con cui riesci a vincere. Fino ad ora una vittoria (contro Milos Raonic) e 8 sconfitte nell'ultimo anno quando di fronte si è trovato un top 10; forse è poco per un giocatore che ha saputo benissimo costruire la sua identità in campo e ha una strada con obiettivi già definiti che potrebbero portarlo, in caso di semifinale, dentro i 10 giocatori al mondo. Basta solo un poco di pazzia. Chi è Grigor Dimitrov? Erano gli ultimi punti da difendere della passata stagione, quando fece semifinale, eppure Dimitrov eliminato al terzo turno di uno slam non fa più notizia. Il tennista bulgaro che da diverso tempo veniva profetizzato come "il nuovo Federer" è apparso abbastanza mediocre da perdere in tre comodi set—meno di due ore di gioco—da Richard Gasquet. Dimitrov non ha trasformato nessuna palla break (0/5) e ha compiuto quasi il doppio di errori gratuiti rispetto all'avversario (24 a 13). È una sconfitta “normale”, che fa apparire la scarsa competitività del bulgaro ancora più palese. https://www.youtube.com/watch?v=9kUOi9YAI50

Anche la qualità estetica che ci aspettavamo da questa partita è stata più univoca del previsto, arrivando solo dalla parte del francese.

Gasquet ha vinto l’84% dei punti con la prima di servizio (non la più formidabile del circuito), come se Dimitrov fosse uno sparring partner qualunque. Ora il bulgaro dovrà trovare sul cemento americano il modo per ricostruirsi in vista dell'ultimo grande appuntamento stagionale, visto che negli ultimi 4 slam non ha mai raggiunto i quarti di finale. Nel momento in cui ci aspettavamo da lui il salto di qualità definitivo. Dimitrov si è sciolto, denotando non solo limiti mentali ma persino tecnici. In questo momento Dimitrov non sembra avere soluzioni di gioco adatte a renderlo competitivo fino alla fine di un torneo, soprattutto sulla lunga distanza. Abbiamo forse sbagliato nel giudicarlo troppo presto, senza reali vittorie raggiunte? I FREAKS di Emanuele Atturo (@Perelaa) Dustin Brown Experience Dustin Brown non aveva nulla da perdere: giocava sulla propria superficie preferita, sapeva di affrontare un avversario che aveva già battuto e che sta vivendo un momento di grande fragilità emotiva. È entrato in campo ascoltando St. Canal di A$ap Rocky, provando a immedesimarsi nella figura del talento pieno di hater che non si farà mettere i bastoni tra le ruote. Per certi versi è facile giocare a tennis così: prendere il timone psicologico della partita senza dover dimostrare niente, aspettando solo che l’altro cuocia lentamente nel proprio vortice di negatività. A quel punto il tennis è diventato una cosa senza ritmo, il campo si è ristretto, la pallina ha rimbalzato poco. Brown ha portato Nadal dentro al proprio tennis esasperato e naif, un antro oscuro e pieno di ragnatele dove Rafa è sembrato Frodo nella tana di Shelob.

Il colorito di Nadal a fine partita aveva la stessa nuance grigio-viola di Frodo dopo la puntura.

Non potevamo chiedere di più a Dustin Brown, certo non di vincere contro un avversario solido come Troicki. La casualità tecnica con cui esegue quasi tutti i suoi colpi rende incredibile il semplice fatto che uno così sia arrivato a giocare Wimbledon. La cosa più interessante dell’esperienza-Dustin-Brown, da spettatore, è come riesce a stimolarti un sentimento di bruttezza cui però non si può resistere. Ho scelto tre punti di questo torneo per rappresentare questo concetto estetico. 1. Estemporaneità https://youtu.be/soXxD2XhXlM?t=1m15s Qui, dopo una risposta di rovescio aggressiva, esce subito dallo scambio con una palla corta palesemente sbagliata. Anche qui siamo in una zona grigia tra scelleratezza e intelligenza tennistica: la coscienza della propria inadeguatezza da fondo porta Brown anche a rischiare colpi tatticamente sbagliati, estemporanei, fuori contesto, ma per lui è meglio giocare fuori contesto che in uno schema logico di punti. Nadal arriva bene sulla palla corta, ma invece di scegliere la potenza cade nella tela del ragno e contro-smorza: a quel punto il tennis prende pieghe da esibizione, e Brown fa questo lob che tecnicamente non è spiegabile. Non si capisce se taglia la palla o la colpisce semplicemente male: fatto sta che si tratta di un colpo senza senso, e per questo vincente. 2. Creatività https://youtu.be/soXxD2XhXlM?t=1m32s L’impressione dopo questo punto è che per Brown si tratti davvero di un gioco. Una risposta del genere dà la misura dell’imprevedibilità di un giocatore senza punti di riferimento: è più un tentativo da vincente da pittino che un vero e proprio colpo. Non è una palla né corta né lunga, non possiede né grazia né potenza, ha l’aria inedita del casuale, ma non lo è, non si capisce dove finisce la stranezza e inizia la bellezza. 3. Serve & Volley https://youtu.be/rQniRpHvR8E?t=6m2s C’erano diversi altri colpi assurdi da poter scegliere. Qui per esempio fa una palla corta in risposta che si rivela troppo alta, ma ha il merito di rimbalzare appena oltre la rete e poi tornare dalla sua parte di campo. L’eccentricità di colpi simili stride con la classicità del gioco serve & volley praticato da Brown, che possiede ricami magnifici. Il colpo forse più difficile—e per questo meno praticato—del tennis contemporaneo è la volée d’approccio. La potenza dei colpi rende difficile eseguire un colpo in avanzamento in cui l’esecuzione è, per forza di cose, di volta in volta arrangiata, quasi inventata. La volée di approccio, da manuale del tennis, si gioca profonda, non a chiudere, ma a costringere l’avversario a giocare un passante difficile, che poi genera una seconda volée facile. Dustin Brown è un maestro delle volée d’approccio. Rebus Karlovic Ivo Karlovic è il tennista che maggiormente si avvicina a un personaggio dell’espressionismo tedesco. È alto, sgraziato, gioca un tennis meccanico, di un efficacia più artificiale che umana. Sul campo non tradisce emozioni, ma non è interamente antipatico, anzi, sembra davvero una persona buona e gentile. Quando esulta a fine partita sembra Frankenstein che sorride accarezzando un gattino. Eppure il pubblico lo detesta perché nelle sue vittorie non vede giustizia. Il peso assolutamente straordinario che ha il suo servizio sulle partite mette gli avversari in una situazione difficile da affrontare. Per giocare contro Karlovic sulle superfici veloci occorre la ferma saggezza di un cavaliere Jedi. Nonostante l’assenza quasi totale di ritmo non bisogna lasciarsi espellere mentalmente dalla partita. Lasciarsi scivolare addosso i quindici, i tanti quindici, che riesce a ottenere dal servizio senza il minimo sforzo. Non fare l’errore di sentirsi violentati dall’ingiustizia: ripetersi che in fondo non c’è niente di illecito. Capire perfettamente quando è il momento in cui la sua corazza tennistica apre una piccola piega e lì colpire. È come provare a infilare con un fioretto un cavaliere medievale completamente corazzato. La partita contro Tsonga ha spiegato bene il perché nella guida lo definivo un “incubo”. Il vantaggio schiacciante dei giocatori al servizio ha portato il match su un equilibrio perfetto, con un’alternanza di game impeccabile. Nel quarto set gli unici due punti concessi al francese sul proprio servizio da Karlovic sono stati due doppi falli: fare punto sul servizio del croato è come fare gol. Il tie-break con Karlovic diventa quasi sempre il passaggio obbligato della partita, a cui Ivo ti porta senza sforzo apparente: è il tennista che gioca mediamente più tie-break dopo Isner (ma solo uno in meno in assoluto), una specialità che più si gioca e più si vince, come dimostra questo pezzo. Al tie-break con Karlovic il tennis diventa un duello rusticano: vince chi spara prima. A Ivo basta fare leggermente più del solito, anche indovinare un solo dritto vincente, per portare a casa il set. https://youtu.be/B5Asn36UnGw?t=10m57s

La partita comincia sempre al tie-break. C’è da dire che Karlovic ha annullato un set point a Tsonga con quello che sembra a tutti gli effetti un doppio tocco (11:26 nel video).

Ora deve affrontare Andy Murray, che su di lui ha un confortante 5 a 0 nei precedenti. L’aspetto che dovrebbe far pensare a un pronostico chiuso è che ci sono giocatori che Karlovic può battere e altri che non può battere. Il suo tennis è così monodimensionale che chi possiede le contromisure tecniche per affrontarlo non fa troppa fatica: Murray è tra questi. Nel 2012 c’è l’unico confronto diretto, proprio a Wimbledon, dove Murray si impose in 4 set. Karlovic però non ha mai servito come sta facendo in questo periodo: nel 2012 Ivo servì solo 17 ace contro lo scozzese, mentre a questo Wimbledon ha già servito 136 ace, una media di 45 a partita. Per Murray si tratterà di ribaltare l’incontrovertibilità di certi numeri. I RESUSCITATI di Teo Filippo Cremonini Marin Cilic Nei tornei dello slam Marin Cilic è un giocatore puntuale. Dopo la vittoria agli Open statunitensi qualcuno dava per scontata la sua discesa, soprattutto in seguito ai continui infortuni di inizio stagione. Il croato si è messo l'anima in pace e in totale tranquillità ha recuperato la condizione e il proprio tennis che, anno dopo anno, matura ed è in grado di risultare ostico soprattutto nelle partite al meglio dei 5 set. Saltato l'appuntamento australiano, a Parigi—poco dopo il rientro, sulla superficie non amata—arriva un confortante ottavo di finale. Nella prima settimana londinese ha già vinto due maratone, prima con il lituano Berankis, imponendosi 7-5 al quinto set, poi con John Isner, giocatore con cui è davvero difficile avere a che fare su questi campi. Cilic si è imposto, in una partita durata l'arco di un paio di giornate, 12-10, dopo quasi 5 ore di gioco. L’aggressività del gioco di Cilic, unita a una condizione fisica che sembra ottimale, può farlo risultare una mina vagante pericolosa nella seconda settimana, persino nell'ipotetico quarto di finale contro Novak Djokovic. https://www.youtube.com/watch?v=TqvTphSkjRE

Sarebbe un re-match della partita dello scorso anno, dove per un attimo abbiamo pensato che il croato potesse farcela.

Viktor Troicki Nella parte di tabellone dove Nadal doveva spazzare via gli avversari si è aperto un varco per i quarti di finale. Troicki è stato bravo ed è apparso sempre in controllo delle proprie partite. Nessuna vittoria eclatante, ma piccoli passi verso la seconda settimana, per la prima volta nella sua carriera a Wimbledon. Al terzo turno affrontava una partita complicata contro Brown: un giocatore difficile da gestire su questi campi e che viaggiava con l’entusiasmo della vittoria su Rafa. Troicki non ha battuto ciglio e ha vinto in quattro set, apparendo particolarmente in forma con i colpi di inizio scambio. Il suo modo di rispondere, molto anticipato e sempre aggressivo, che gli viene forse dal bagaglio di buon doppista, può essere incisivo contro chiunque su erba. KUDLA & POSPISIL, POSPISIL & KUDLA Bisognerebbe scrivere qualcosa su Kudla & Pospisil… Il primo si chiama Denis, il secondo Vasek. Pospisil è un buonissimo doppista, Kudla ha 22 anni. Sono agli ottavi di finale. Per davvero. LA PARTITA DEL LUNEDÌ CHE DOVREBBE SPINGERVI A DARVI MALATI AL LAVORO: KYRGIOS – GASQUETEmanuele Non ci sono due talenti tanto dissimili. Gasquet ha un fisico normale, un tennis classico, apollineo, che lo fa assomigliare a un giocatore di un’epoca passata. Al contrario Kyrgios è alto, ma estremamente coordinato, unisce potenza e qualità tennistica come un tennista venuto dal futuro. Sembrano entrambi pazzi, ma con sfumature diverse. Gasquet è introverso, svogliato, incostante: possiede la leggera tristezza del predestinato che non voleva essere tale; Kyrgios è esuberante, scontroso, arrogante: possiede la spocchia di chi gode a essere un predestinato. Gasquet è il più classico dissolutore del proprio talento; Kyrgios sembra pronto a farlo esplodere, ancora non si capisce se in qualcosa di meraviglioso o in semplice cenere. Nei precedenti il francese è avanti 2 a 1, ma nell’unico confronto sul veloce, proprio sull’erba di Wimbledon, appena lo scorso anno, Kyrgios ha vinto. Una delle partite più entusiasmanti degli scorsi Championships. https://www.youtube.com/watch?v=LTquBwYCgEk

Nel primissimo incontro hanno giocato su terra in Davis, ecco un assaggio di quello che ci aspetta.

STAN-ZONE Arrivato da Parigi senza pressione addosso, Stan potrebbe diventare la mina vagante più pericolosa di questo tabellone di Wimbledon (se si può definire “mina vagante” un vincitore di slam). È consapevole di trovarsi nel miglior momento della propria carriera e sta per iniziare una seconda settimana dove, male che vada, avrà confermato una legittima ritrosia all’erba, ma che, se si verificano certe condizioni, potrebbe consacrarlo come campione definito e compiuto. Lo svizzero potrebbe entrare in quella zona di gioco in cui comincia a tirare ogni colpo senza freni, aspettando che i vincenti si impilino uno sopra l’altro come una mostruosità inaffrontabile. https://www.youtube.com/watch?v=oR5mOhDsesQ

Nel frattempo le partite sono scivolate senza nessuno sforzo. Negli ipotetici quarti troverà il vincente tra Gasquet e Kyrgios, e in ogni caso partirà favorito.

IL MOMENTO IN CUI SCUOTIAMO LA TESTA PENSANDO A FOGNINI

Uscito al secondo turno contro Vasek Pospisil.

LA PAGELLA DELLA PRIMA SETTIMANA DEI FAVORITITeo Andy Murray: 8 C’è stato un momento in cui pensavamo realmente che il Wimbledon di Murray sarebbe finito in un’ora.

Ecco il momento.

Questo trattamento del terapista è arrivato al termine di un set perso da Murray per 6-1 contro Seppi (ripeto, contro Seppi). Poi Murray è tornato ed è passato sull’italiano come un SUV su un prato di margherite. Non ho ben capito cosa possa esser successo, ma lo scozzese è quello che fino ad ora ha dimostrato di essere realmente cambiato nell'approccio alla durata delle partite. Ve lo ricordate il Murray capace di complicarsi la partita da solo? Del tipo quando andate fuori con il temporale senza ombrello? Bene ora si porta dietro almeno la felpa con il cappuccio e le nuvole sembrano lontane. Già a Parigi abbiamo avuto una prova di forza psicologica non indifferente, qui sta giocando da co-favorito e non sembra soffrirne la pressione, per la prima volta. Roger Federer: 7,5 Ha giocato? come spesso accade, Federer nei primi turni si esibisce, tiene lezioni di tennis per noi poveri frustrati, dimostrandoci che abbiamo ancora un sacco di cose da imparare. Speriamo cresca, sta bene, ma non vince. Novak Djokovic: 7/8 Lui è un cannibale però. Non ha mai rischiato di portare la partita più avanti di quel tempo che si è prefissato prima di entrare in campo. Ogni tanto sembra voler dimostrare qualcosa del tipo “ehi, lo sapete che sono il più forte al mondo?”. Come al solito positivo, quasi troppo positivo. EmanueleMurray 7,5 Più o meno tutti mettiamo Murray dopo Djokovic tra i favoriti, eppure mi sento di dire una verità tanto semplice quanto azzardata: Murray gioca meglio di Nole, almeno su erba. Fino a oggi questo non gli garantiva l’etichetta di favorito, ma come detto ha migliorato la propria tempra mentale, la capacità di lasciarsi scivolare addosso le contingenze negative di un match: cioè ha superato il limite che tutti gli avevamo rimproverato fino a oggi. Quindi vince lui? Federer 8 Negli ultimi slam Federer ci illude: gioca una prima settimana da 8 e una seconda da 4. Mette in campo un tennis sontuoso, si trasforma in una macchina da highlights, fino a che il livello dell’agonismo non si alza un po’. A quel punto si ritrae malinconico: ultimamente Federer sembra perdere senza lottare, sfibrato nella volontà alla sola idea di dover giocare cinque set. Però che bellezza queste tre partite: starei a guardare primi turni di Federer fino alla nausea, cercando di memorizzare l’armonia perfetta di tutti i vincenti, ammirando quanto ogni singolo colpo trasudi amore per il tennis. https://www.youtube.com/watch?v=t5ONAqAUDe0

Per rimanere al Signore degli Anelli, Federer sembra abbattere gli avversari come Aragorn sbaraglia orde di orchi.

Djokovic 6 Lui di solito inverte la logica di Federer: tiene le marce basse nella prima settimana e accelera nella seconda, come dovrebbe fare chiunque voglia vincere uno slam. Però che noia i primi turni di Nole: le dimostrazioni di superiorità quasi violente, l’attenzione che mette nel non far mai entrare emotivamente in partita avversari molto più deboli di lui. Nole entra in campo e mette la testa dell’avversario sotto l’acqua, poi la tiene lì e aspetta finché sente il corpo privo di vita. POWER RANKING FINALE (OVVERO L’IDEALE CLASSIFICA DEI PIÙ FORTI IN QUESTO WIMBLEDON, SECONDO NOI)Teo 1. Novak Djokovic 2. Andy Murray 3. Stanislas Wawrinka 4. Roger Federer 5. Nick Kyrgios 6. Marin Cilic 7. Tomas Berdych 8. Viktor Troicki Emanuele 1. Roger Federer 2. Andy Murray 3. Novak Djokovic 4. Nick Kyrgios 5. Stanislas Wawrinka 6. Tomas Berdych 7. Ivo Karlovic 8. Viktor Troicki

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