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Emiliano Battazzi
Viva la Liga!
19 ago 2015
19 ago 2015
10 domande sulla nuova stagione del campionato spagnolo.
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Emiliano Battazzi
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Il Barça parte favorito, se non altro perché non deve cambiare: è una squadra consolidata, consapevole delle proprie possibilità, e che non ha neppure bisogno di innesti per dare nuova linfa a un gruppo che ha vinto tutto nella scorsa stagione. I blaugrana sono molto meno armonici rispetto alla squadra dell’epoca di Guardiola, dominano di meno la partita, a volte sembrano quasi sul punto di cedere; eppure, in qualunque modo la metti, riescono a vincere loro, perché sono i più forti in una situazione di colpo a colpo e di ritmi alti; ma sono anche i più forti nel controllare la gara, e nel cercare il varco giusto contro difese chiuse. L’addio di Xavi è già stato metabolizzato; temo che questo possa essere l’anno dell’addio di Iniesta, che continua ad apparire leggermente fuori contesto, come se non riconoscesse più i musicisti dell’orchestra, o non fosse troppo convinto dello spartito. Non so se l’acquisto di Arda Turan va in questa direzione: vedremo a gennaio se il minutaggio di don Andrés diminuirà.

 

https://www.youtube.com/watch?v=dDt-i6Mtc3o

L’incredibile finale di Supercoppa europea tra Barcellona e Siviglia.


 



Il Barça senza dubbio. Nonostante rinforzi come Aleix Vidal e Arda Turan potranno iniziare a giocare solo a gennaio, l’ambiente è sereno e rinvigorito dal triplete dell’anno scorso. I catalani non hanno ceduto praticamente nessun elemento di valore e il rinnovo di Dani Alves è una conferma importante, dato che in giro non c’è nessuno forte come lui a destra, e anche per la sua ottima intesa con Messi.

 

Il Real deve fare i conti con un cambio non solo di modulo, ma anche di gioco. Benítez non è Ancelotti e il suo ego potrebbe venire contrarrestato da quello di Ronaldo, un fedelissimo dell’ex tecnico, e magari anche da quello di Bale, che è stato provato spesso come trequartista centrale, ma mai sulla fascia sinistra, dove rende meglio. L’ex allenatore del Napoli dovrà inculcare il suo credo tattico nei suoi uomini, oltre a dover sciogliere il dubbio del portiere titolare, ruolo in cui Casilla e Navas cercheranno di occupare l’importante buco lasciato da Casillas.

 



Mantenendo la stessa formazione titolare che ha raggiunto il triplete e avendo a disposizione Messi direi che il Barça parte di default come favorito rispetto al Madrid ancora tutto da scoprire di Benítez. Visto che è facile parlare bene del Barça vediamo di tirare fuori qualche punto negativo che potrebbe far vacillare la conferma del titolo a favore del Madrid: non sappiamo se la squadra avrà la stessa fame dello scorso anno, cosa che storicamente pesa per chi conquista la coppa più importante, ma sappiamo per certo che gli acquisti saranno disponibili solo da gennaio, cosa che si farà sentire, vista l’assenza di Xavi e l’ormai certa partenza di Pedro verso la Premier.

 

Non credo che sarà così semplice fare a meno della pausa di Xavi quando c’è da mettere le partite in ghiaccio e non esiste un profilo simile in rosa. Teoricamente Lucho ne avrebbe l’erede in Samper, ma non lo vede ancora pronto e la cosa potrebbe portarlo anche alla cessione in prestito. La partenza di Pedro poi lascia come riserve della MSN un Rafinha che già è la prima alternativa per le mezzali e i due ragazzini Munir e Sandro, ancora non completamente formati. La scorsa stagione si è visto quanto senza la MSN questa squadra faccia fatica a fare il proprio calcio e fino a gennaio la squadra è cortissima, con i rincalzi che sono sotto esame a ogni apparizione (Bartra e Sergi Roberto stanno passando

anche per questo).

 



 



Il mercato dell’Atlético finora è stato perfetto e fa pensare che la squadra potrà lottare per la vittoria della Liga. È ovvio che l’Atleti parta da terzo incomodo e senza pressioni, ma un attacco con Jackson Martínez, Torres, Vietto e Griezmann è di grandissimo livello, oltre che ben assortito per caratteristiche dei giocatori, almeno come quello dell’anno magico; è tornato anche Filipe Luís, uno dei protagonisti di quella stagione.

 

L’arrivo di Ferreira Carrasco è stato sottovalutato: è un giocatore che potrà aiutare la squadra di Simeone a essere ancora più reattiva in fase di transizione. L’unica perplessità riguarda la separazione della coppia difensiva Godín-Miranda: Savic è un buon difensore, ma immagino che l’Atlético voglia scommettere anche su José Giménez. E poi speriamo che finalmente Óliver Torres, dopo un’ottima stagione al Porto in prestito, possa diventare il giocatore che da tempo promette di essere.

 

https://www.youtube.com/watch?v=EVCW4sByg6Y

 



Nonostante per me sia la squadra che si è rinforzata di più rispetto alla scorsa stagione, credo che l’Atletico avrà poche possibilità di lottare per il titolo. Il miracolo di due stagioni fa fu possibile grazie a una squadra che rese oltre le proprie possibilità, con Arda Turan nella sua forma migliore e con un Diego Costa inarrestabile, che sta ancora pagando gli eccessivi sforzi fisici di quell’annata.

 

Simeone è ancora il valore aggiunto della squadra e credo che Griezmann e Vietto, insieme a Jackson Martínez, compongano un attacco devastante. Il problema si pone dietro, dove Savic deve sostituire Miranda, mentre in mezzo l’addio di Arda dovrà essere metabolizzato e potrebbe volerci del tempo, nonostante il ritorno di Óliver Torres, che potrebbe dare maggiore vivacità al gioco grazie al suo palleggio. Il ritorno di Filipe Luís è invece un colpaccio, visto che il brasiliano è stato uno dei protagonisti dell’epica stagione 2013-14, ma alla lunga difficilmente basterà a impensierire le due grandi sul lungo periodo.

 



Assolutamente sì, quest’Atleti è intrigante tanto da farmi pensare che parta alla pari delle solite due. La società si è mossa decisamente bene sul mercato, andando a coprire ogni zona e soprattutto migliorando l’attacco troppo legato al solo Griezmann (passare da Mandzukic come spalla del francese a Jackson e Vietto, anche non insieme, è un salto di qualità evidente). La partenza di Arda è dolorosa per quanto il turco serviva al gioco di Simeone (essendo l’unico in rosa a poter mantenere il possesso della sfera a centrocampo per più di due secondi), ma vista la frecciatina da parte del giocatore sui metodi troppo duri di allenamento del tecnico direi che il rapporto tra i due era ormai al capolinea e sono certo che il Cholo, con il tanto tempo a disposizione, abbia pensato a come ricalibrare la formazione. Adesso Simeone si trova una rosa completa in ogni reparto e dalle tantissime opzioni offensive che potrebbero far pensare anche a un gioco più elaborato una volta in possesso della sfera. La coppia Godín-Giménez ha giocato molto lo scorso anno e praticamente sempre bene, risultando bilanciata e affiatata, cosa che toglie ogni dubbio sulla partenza di un declinante Miranda.

 



 



La Real Sociedad di Moyes sembra essersi rinforzata, soprattutto nel reparto offensivo: mancava una punta centrale di spessore, e dall’Elche è arrivato Jonathas, un passato anche in Italia, l’anno scorso ben 14 gol: è un giocatore veloce, ma che sa fare reparto. Insieme a Bruma, talento portoghese ancora inespresso arrivato dal Galatasaray, il contropiede dei baschi potrebbe diventare uno dei migliori del campionato.

 

A proposito di contropiede, un’altra squadra molto interessante è il Villarreal di Marcelino, che ha il problema di sostituire Vietto, non solo a livello di gol, ma anche a livello tattico: la sua velocità non è stata rimpiazzata, e non è detto che sia un male. Con l’arrivo di Léo Baptistão, il Villarreal ottiene un giocatore diverso, ma in grado di diversificare le soluzioni di gioco: insieme all’altro nuovo arrivo Soldado potrebbero garantire un buon numero di gol. Tocca a Marcelino trovare una nuova identità.

 



L’Athletic e il Celta sono due realtà che possono stupire. Valverde da una parte e il bielsista Berizzo dall’altra hanno un’idea di gioco chiara e propositiva e l’anno scorso hanno creato non pochi grattacapi alle squadre di punta. L’Athletic non ha ceduto giocatori importanti e l’arrivo di Eraso aggiunge qualità al centrocampo, aspettando che Muniain torni a essere quello che era. Il Celta, che per poco non ha raggiunto la qualificazione in Europa League l’anno scorso, si è rinforzato in attacco grazie agli arrivi di Aspas e Guidetti e potrebbe riconfermarsi a certi livelli, soprattutto grazie al suo fluido gioco verticale e di continue combinazioni.

 



La classe media della Liga ha compiuto un notevole balzo in avanti, grazie soprattutto a progetti seri guidati da tecnici chiaramente di talento. Il livello si è alzato e mi aspetto una conferma in questa stagione di realtà già citate da Emiliano, come il Villarreal, che per lunghi tratti di stagione è sembrata al pari di Siviglia e Valencia nella lotta per la Champions. I tanti infortuni (uno su tutti quello alla stella Bruno Soriano) hanno frenato la squadra, ma sono certo che quest’anno tornerà in corsa. Marcelino è un tecnico ambizioso e interessante dal punto di vista tattico (il suo 4-4-2 è bello da vedere e abbastanza duttile da mettere in difficoltà sia squadre di possesso che reattive) e spero venga premiato dalla fortuna.

 

Per adesso il mercato ha portato giocatori che sembrano utilissimi alla causa in Castillejo e Samuel (in blocco dal Malaga) e nell’attaccante Léo Baptistão. L’esperimento del ritorno di Soldado potrebbe sopperire ai gol di Vietto (forse solo ai gol, ma ci si può accontentare). Visto che di Real Sociedad e Celta Vigo si è già parlato (speriamo Moyes decida a cosa vuole giocare una volta per tutte e che Berizzo non senta troppo la mancanza di Krohn-Dehli e delle sue conduzioni palla al piede per guidare la transizione) voglio scendere un po’ e consigliare il Deportivo la Coruña. La squadra ha allestito una rosa piena di giocatori di culto come l’eterno Cani, il costaricano Celso Borges arrivato dalla Svezia a gennaio, il bosniaco Medunjanin, il cospleyer di Messi di nome Fede Cartabia e il centrale brasiliano Sidnei innamorato del pallone, solo per citarne qualcuno. Una squadra che non può lasciare indifferenti e che merita una salvezza tranquilla.

 

https://www.youtube.com/watch?v=MSHmyqSgpQQ

 



 



Non credo che si aggiungerà una quarta squadra alla lotta per la vittoria finale: avrei detto una tra Valencia e Siviglia, ma le loro peripezie di mercato mi lasciano abbastanza perplesso. Questa volta la quarta in classifica potrebbe essere notevolmente staccata dalle prime tre, e magari potrebbe essere l’Athletic, che parte sempre un po’ sottovalutato, ma ha valori tecnici e un’ottima organizzazione tattica.

 



Anche se il Siviglia si è rinforzato, non credo che né gli andalusi né il Valencia possano veramente competere con le prime tre, soprattutto alla lunga. Il Valencia non ha effettuato acquisti particolarmente eclatanti, nonostante le positive conferme di André Gomes e Negredo.

 



Nonostante la competitività del campionato si sia alzata, rimane una differenza enorme di risorse economiche e di valore della rosa tra Barça e Madrid rispetto al resto. Se con avvicinarsi si intende in termini di punteggio allora le opzioni ci sono, se si parla di lotta per il titolo credo che il club non sia aperto. Certo, l’idea che le contendenti al titolo passeggino sui campi di Bilbao, Siviglia o Valencia mi sembra un luogo comune che ha fatto il suo tempo, ma aggiungersi al terzetto con la situazione attuale credo sia veramente difficile. Nel medio periodo, con una nuova spartizione più equa dei soldi dalle tv, credo che Valencia e Siviglia avrebbero le strutture e le masse sociali per poter competere, se non alla pari, in modo deciso, ma per quanto riguarda la prossima stagione no. Discorso a parte l’Athletic Club nominato da Emiliano, che avrebbe tutto per competere in caso di nuovo accordo tv, se non fosse che l’affascinante limitazione autoimposta sul mercato non permetta grandi margini di manovra rispetto alle altre, che possono pescare dove vogliono.

 



 



Il Valencia avrebbe tutto per provare ad aumentare il proprio livello competitivo, e invece ha passato l’estate a distruggere quanto fatto di buono. Prima le dimissioni del Presidente Salvo e della dirigenza tecnica, cioè Ayala e Rufete, per presunte divergenze con il vero manovratore del mercato valenciano, cioè l’agente portoghese Jorge Mendes. Poi una campagna trasferimenti molto particolare (tanti soldi spesi per i riscatti di Negredo e Rodrigo), ancora non conclusa (il Kaiser Otamendi andrà al City, ma pare che a sostituirlo non sarà Mangala), e che vede sostanzialmente l’allenatore portoghese Nuno contro tutti (in posizione quasi da manager inglese). Ho paura che la seconda stagione di Nuno sarà molto molto difficile. Già dal preliminare di Champions con il Monaco avremo un quadro più chiaro delle ambizioni della squadra.

 


Mangala mentre rifiuta il Valencia e capisce che è impossibile sostituire Otamendi.


 



Il Villarreal che ha stupito l’anno scorso potrebbe risentire pesantemente dell’addio di Vietto e di dos Santos, due che l’anno scorso hanno praticamente vinto da soli vari incontri, formando uno dei tandem più vivaci ed efficaci del campionato. Anche il ritorno di Cheryshev al Real Madrid significa la perdita di un elemento importante. Bisognerà vedere se Castillejo saprà ripetere quanto di buono fatto a Malaga e se Léo Baptistão e Soldado riusciranno a non far rimpiangere Vietto e dos Santos. Sarà una bella sfida per Marcelino, che dovrà evitare che il gruppo perda entusiasmo.

 



Condivido i dubbi sul Valencia dopo un mercato francamente interdittorio, che ha portato la conferma a peso d’oro del blocco dell’anno scorso (Jorge Mendes ormai sempre più nelle vesti di un Jafar dietro al trono del sultano quando si parla del mercato “pilotato” del Valencia), cosa che ha caricato in modo forse esagerato la pressione su Nuno come uomo solo al comando e che rischia di scoppiare in modo fragoroso in caso di mancato passaggio ai gironi di Champions League. Ho già accennato al problema di sostituire Krohn-Dehli da parte del Celta Vigo e ho paura che l’equilibrio trovato lo scorso anno potrebbe rompersi se dovesse partire sul finale di mercato anche Nolito per tornare magari al Barcellona, vista l’ormai sicura partenza di Pedro per l’Inghilterra. Il ritorno a casa di Iago Aspas potrebbe tranquillamente finire male, vista la particolarità del calciatore e il fatto che viene da due anni da incubo e Guidetti potrebbe avere troppe pressioni addosso dopo l’Europeo U-21 vinto da protagonista. Diciamo che il Celta potrebbe tranquillamente arrivare in Europa League, come rimanere impantanato a metà classifica e quindi deludere.

 



 



A livello teorico il Real può tranquillamente disputare una stagione da 100 punti e giocarsela fino all’ultimo, ma deve prima trovare un equilibrio che i suoi avversari hanno già. Il grande tema dell’anno madridista sarà quello dello spazio dietro Cristiano Ronaldo: Ancelotti aveva trovato la soluzione con il 4-3-3. Con il 4-2-3-1, sulla fascia sinistra del Real si apre una voragine: in bocca al lupo, Marcelo.

 

È molto intrigante il ruolo di Bale dietro la punta, in una squadra che sta diventando molto compatta e che punterà tantissimo sulle transizioni offensive. Il Real è ancora in via di definizione: è arrivato Kovacic (ma non sono convinto che possa dare il meglio di sé nel doble pivote), ed è probabile anche una nuova punta centrale. Nel frattempo, Benítez ha già introdotto il suo marchio di fabbrica, quello dell’ordine difensivo (solo in Italia viene considerato un tecnico senza equilibrio tattico): in 7 partite di precampionato, il Real ha subito solo due gol. Se Benítez non durerà, sarà solo per il suo scarso feeling con i campioni affermati, che non sopportano le sue lezioni tattiche o di essere giudicati con le statistiche (di cui Rafa è divoratore).

 



Quest’anno certamente lo concluderà. A meno di una partenza falsa difficilmente Florentino Pérez si spazientirà con Rafa troppo presto, visto anche che è stato lui a volerlo sulla panchina dei

. Inoltre, essendo testa di serie, il Real avrà sicuramente un autunno agevole in Champions League, competizione da sempre preferita da Benítez e anche da Cristiano Ronaldo. In giro non ci sono papabili sostituti di grido, quindi credo proprio che Rafa starà al suo posto quest’anno, anche se dovesse concludere la stagione senza vincere niente.

 



 



Benítez durerà, ma come detto anche da lui, che a Madrid ci è cresciuto e nel Madrid si è formato, lì essere secondi non conta. E questa cosa pesa sempre nei giudizi di fine stagione. Per quanto riguarda l’estate del tecnico, la sua richiesta di un centrocampista in più è stata accontentata con l’acquisto di Kovacic, che ha valore solo nell’idea di sostituire nel medio periodo il trentenne Modric, ma che non sposta il valore della rosa in vista della prossima stagione. Con il tecnico che non ha dato segni di volersi separare dal 4-2-3-1, il croato dovrebbe partire dietro al connazionale nel doble pivote, vista la presenza irrinunciabile di Kroos e dovrebbe giocarsi il ruolo di prima riserva con il più utile (per il ruolo ovviamente) Casemiro, tornato dall’ottimo prestito al Porto.

 

Nella trequarti Kovacic non dovrebbe avere spazio, vista già la troppa abbondanza, con uno tra James e Isco che dovrebbe partire dalla panchina. Il candidato dovrebbe essere Isco, cosa che non aiuta certo l’armonia dello spogliatoio, visto il rendimento estivo decisamente superiore a Bale, cui Benítez sta disperatamente cercando un posto in squadra, provandolo trequartista centrale. In tutto questo, l’esperimento di Ronaldo punta centrale non è stato approfondito, cosa che fa pensare alla fiducia cieca in Benzema come titolare del ruolo. La formazione messa in campo è meno interessante rispetto a quella di Ancelotti, ma la difesa, con l’aggiunta di Danilo e l’eventuale arrivo di de Gea, compirebbe un notevole passo in avanti. Il problema principale per Benítez è che il rebus Bale potrebbe non avere soluzione, ma il talento è tale da permettere alla squadra di arrivare spalla a spalla col Barça in campionato e almeno alle semifinali di Champions. Poi da come ne uscirà il Real Madrid si vedrà e si capirà del futuro di Benítez.

 



 



Il Siviglia ha perso Carlos Bacca, che era un finalizzatore perfetto per Emery, e l’ha rimpiazzato con Immobile, che però non sembra affatto garantire la stessa quota di gol. Infatti si continua a cercare una punta centrale. L’addio di Aleix Vidal ha aperto una falla sulla fascia destra che difficilmente sarà coperta; con Krohn-Dehli a centrocampo si è aggiunto un elemento di spessore, e soprattutto l’arrivo di

promette di regalare nuove soluzioni e maggiore inventiva alla fase offensiva rojiblanca, ma anche un pizzico di indisciplina tattica. Il problema del Siviglia è che quest’anno dovrà finalmente affrontare le fatiche della Champions League, con una rosa non attrezzatissima: due portieri non all’altezza, manca un difensore centrale di livello. Per tutti questi motivi, secondo me il Siviglia potrebbe perdere competitività nella Liga: ma a livello europeo, darà fastidio a tutti anche in Champions.

 



Sicuramente finirà tre le prime cinque, giocandosi col Valencia il quarto posto che vale l’accesso alla Champions League, ma credo che continui a essere una squadra più da coppe. Emery è un ottimo allenatore, ma il gap tra la sua rosa e quella delle madrilene e del Barça è troppo grande per essere colmato in una competizione esigente che dura dieci mesi.

 



Per Unai Emery essere competitivi in ogni singola partita è una ragione di vita. A costo di cambiare identità tattica e sperimentare a piacimento nei primi mesi del campionato, in primavera la squadra se la gioca con tutti. Già in estate poi la squadra dal punto di vista mentale non molla mai, come visto contro il Barcellona in Supercoppa europea, quando sotto di tre gol sono arrivati fino a forzare i tempi supplementari. Se la squadra ha retto una competizione logorante come l’Europa League può fisicamente tenere anche la Champions.

 

Forse mentalmente il lavoro di Emery dovrà però essere ancora più incisivo e bisogna vedere quanto potrà tirare la corda di menti instabili come quelle di Banega e Reyes, ma non credo esca tra le prime 5 dove ha terminato la scorsa stagione. Concordo che Immobile sia un profilo inferiore rispetto a Bacca, soprattutto in fatto di freddezza davanti alla porta, ma nel resto degli acquisto credo che il DS Monchi si sia confermato il migliore in Europa, avendo raccattato due tra i migliori giocatori della scorsa Liga in Kakuta e Krohn-Dehli per 6 milioni totali e un grandissimo giocatore cercato da mezza Europa come Konoplyanka gratis. Il partente M'Bia è stato sostituito da un giocatore simile come N’Zonzi: il centro del campo rimane quindi solido e la rosa è ampia e, come vuole Emery, ricca di alternative tattiche a partita in corso. Il mercato non è ancora chiuso, con voci di un possibile nuovo attaccante in arrivo entro fine mese.

 



 



Oltre a Messi e Ronaldo, che ormai forniscono stagioni impressionanti da quasi 10 anni, mi aspetto molto da Neymar. Nella passata stagione è stato una specie di uomo in più: ha toccato quota 39 gol, ha dato un contributo decisivo al triplete, ma sempre con l’impressione che fosse trainato da Messi e Suárez. Mi aspetto che diventi ancora più protagonista, e questo significherebbe avvicinarlo davvero al Pallone d’oro. Mi aspetto molto anche da Jackson Martínez, che arriva finalmente in un grande campionato in piena maturità (29 anni): non dico vincere il Pallone d’oro, ma diventare il Pichichi non sarebbe male.

 

https://vimeo.com/115413705

 



Sarà l’anno di Neymar. La stagione scorsa ha saputo tirare la carretta quando Messi aveva abbassato il ritmo, dimostrando di essere molto prolifico anche in zona gol. Se la smette di gigioneggiare troppo può rendere molto più di quanto non faccia già, tra il gioco associativo con i suoi compagni di reparto e le sue iniziative personali. Gli orecchioni ritarderanno il suo inizio in campionato, ma è solo una questione di tempo.

 



Posto che se Leo Messi giocasse come la scorsa stagione la domanda non avrebbe senso, e volendo uscire dalla triade Messi-Ronaldo-Neymar, certamente Luis Suárez rimane il candidato maggiore, adesso che potrà giocare una stagione intera. Volendo rischiare un po’ e continuando con il tema della possibile ottima stagione dell’Atlético, ritengo che questa potrebbe essere la grande stagione di Griezmann per entrare nell’élite. La scorsa stagione si è caricato sulle spalle l’attacco della squadra e quest’anno, con meno responsabilità realizzative e compagni d’attacco in grado di valorizzarne i movimenti ed essere valorizzati a loro volta—e aggiungendo magari una lotta serrata per il titolo—potrebbe definitivamente esplodere. Magari non tra i primi 5 nella votazione per il premio, ma comunque nelle vicinanze, risultando la stella di caratura mondiale nella rosa del Cholo.

 



 



Spero davvero che questo possa essere l’anno di Denis Suárez: dopo una

in Liga Adelante con il Barça B, il primo anno di prestito al Siviglia non è andato granché. È una mezzapunta a cui piace tenere il pallone e stare sempre dentro la manovra; tende a posizionarsi sulla sinistra, ha una capacità di dribbling nello stretto da impazzire, sembra passare attraverso i corpi degli avversari. Nel gioco di Emery, molto verticale, si è trovato in difficoltà: ma forse è solo stato un anno di ambientamento. Di sicuro, Luis Enrique lo avrebbe rivoluto alla casa madre, ma non è stato possibile (è in prestito biennale).

 

E poi c’è Santi Mina, classe 1995, che il Valencia ha strappato per ben 10 milioni al Celta Vigo: attaccante mobile, che può giocare anche da ala destra, come spesso è accaduto in Galizia. L’anno scorso ha giocato 24 partite ufficiali e segnato 9 gol: forse avrebbe bisogno di giocare di più, ma tra Negredo e Alcácer, due profili simili tra loro, Nuno potrebbe schierare spesso il terzo incomodo.

 



Óliver Torres. Dopo un anno di rodaggio al Porto, credo sia ormai pronto per essere titolare all’Atlético, dove l’addio di Mario Suárez potrà dargli più spazio. Regista talentuoso, Torres può seriamente raccogliere il testimone di Xavi da qui a poco e con Simeone può migliorare molto soprattutto in fase di non possesso, dove ancora non brilla.

 

https://www.youtube.com/watch?v=PtN5vGsiQGw

 



Ho parlato di Samu Castillejo e del suo arrivo al Villarreal. Giocatore che adoro per movenze e per come pensa calcio. A vent’anni è atteso alla stagione della conferma in un ambiente diverso e con una squadra con aspettative maggiori rispetto al Malaga della scorsa stagione e sono sicuro non deluderà. Seguendo la vittoria della Spagna all’Europeo U-19 mi sono invaghito del centrocampista Dani Ceballos. Gioca nel Betis di Siviglia ed è l’ultimo esemplare del centrocampista di possesso di scuola spagnola. Adora essere coinvolto nel gioco e aiutare i compagni quando non in possesso, mettendosi in condizione di ricevere sempre libero. Controlla il pallone e gli spazi in modo magistrale: l’esordio in Liga da titolare potrebbe proiettarlo verso un futuro prossimo in una grande. Un altro progetto di fenomeno visto in U-19 è Marco Asensio, che ha letteralmente dominato la competizione giovanile con la sua tecnica e visione di gioco superiore, abbinate a un ottimo dinamismo. Asensio ora deve decidere se andare in prestito e farci ammirare il suo gioco per tutta la stagione o rimanere a fare la panchina al Real Madrid giocando (in teoria) solo scampoli di partita.

 



 



Se contassero solo le vittorie, dovrei dire che Benítez è chiaramente il migliore (12 trofei). Invece la Liga si caratterizza per la presenza di molti grandi allenatori con idee diverse. Emery è il mio preferito: è bravissimo nel creare un’identità di gioco per la propria squadra e nella capacità di migliorare il livello competitivo dei suoi giocatori. Luis Enrique è sorprendentemente diventato abile nel saper gestire tatticamente una rosa piena di campioni, e soprattutto nel saper alternare due stili di gioco che sono quasi all’opposto (gioco di posizione e “vertigine verticale”). Simeone è il migliore nella formazione di un’identità di gruppo e nell’organizzazione tattica in campo. E poi Paco Jémez, con il suo Rayo che non cambia mai: dominare la partita con il pallone; accorciare immediatamente il campo dopo aver perso il possesso, e credere in questi principi di gioco sempre e comunque.

 



Simeone senza ombra di dubbio. La sua convinzione e la sua capacità di motivare i calciatori come fossero soldati di un esercito sono doti uniche. È lui il Top Player dell’Atlético, con la cui mentalità si identifica completamente.

 



 



La Liga ha un’ottima ricchezza tattica, grazie a tanti allenatori interessanti, come Emery, Marcelino o Berizzo. Con l’addio di Ancelotti sono dell’idea che Simeone rimanga il maschio alfa della competizione. Ogni allenatore ha i suoi pro e contro e Simeone sembra quello che meglio di tutti riesce a minimizzare i contro, valorizzando la squadra a disposizione dandogli una forte identità tattica e solidità mentale, rispettando però un progetto a medio termine (non pensando quindi solo alla partita successiva). Sa come vuole giocare e come fare per raggiungere il suo obiettivo, i giocatori rendono quasi tutti a pieno regime e la piazza lo adora. Il pacchetto completo. Chi non ha il pacchetto completo, ma rimane un allenatore cult è ovviamente Paco Jémez del Rayo Vallecano, futuro allenatore della Nazionale spagnola (non esagero e sarebbe bellissimo). Jémez riesce ogni stagione a tirare fuori da scarti di altre squadre e offerte del mercato un gruppo in grado di giocare un calcio propositivo di stampo spagnolo (possesso, squadra corta e recupero rapido dopo la perdita) anche contro le big del campionato.

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