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Gianluca Losito
La vittoria che ha cambiato la storia di Pecco Bagnaia
02 mag 2024
02 mag 2024
Dopo il duello con Marquez a Jerez forse inizieremo a guardarlo con occhi diversi.
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Gianluca Losito
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Quando, a 12 giri dalla fine del GP di Jerez, Marc Marquez ha superato Marco Bezzecchi raggiungendo il secondo posto, in molti devono aver pensato la stessa cosa. «Non dimenticate che Marquez ce l'ha di vincerla questa gara, da venerdì mattina», ha ricordato Guido Meda in cronaca, sottolineando l’intenzione del 93 di andare a riprendere a Pecco Bagnaia.

Il motociclista torinese aveva preso la testa della corsa tre giri prima, grazie anche a una caduta di Jorge Martìn. Un momento che di colpo gli aveva permesso di recuperare 30 punti al grande rivale della stagione 2023, nonché leader della classifica generale quest’anno. Con mezza gara da correre e un secondo di vantaggio su Marquez, in molti si sarebbero aspettati una gestione accorta da parte di Bagnaia. Le successive dodici tornate, invece, hanno consegnato un duello che è già un instant classic del motociclismo, e segna un prima e un dopo nel percepito del tre volte campione del mondo.

L’exploit di Bagnaia

Bagnaia veniva da un weekend vissuto sulle montagne russe, e più in generale da un inizio di stagione difficile, in cui, per stessa ammissione sua e dei suoi tecnici, aveva fatto fatica a trovare il giusto feeling in sella alla nuova Desmosedici. Alla vittoria nel GP inaugurale di Doha avevano fatto seguito il ritiro di Portimao, a causa di una caduta condivisa proprio con Marquez, e un deludente quinto posto a Austin, a oltre 7 secondi dal vincitore Viñales. Nella gara sprint di Jerez, al sabato, Bagnaia era stato coinvolto in un incidente con Brad Binder e Bezzecchi, nel quale l'irruenza del pilota sudafricano ha giocato un ruolo determinante. Binder aveva provato a inserirsi sul cordolo, in uno spazio dove erano già entrati i due italiani, eppure la direzione di corsa lo ha giudicato come semplice incidente di gara.

Alla partenza della domenica, Bagnaia ha voluto mettere subito le cose in chiaro. Dopo una partenza discreta, si è trovato al lungo rettilineo verso la staccata in quarta posizione, appena davanti ad Alex Marquez e con la scia di Bezzecchi e Martìn davanti a lui, all'apparenza troppo distanti. Bagnaia frena tardissimo, diverse decine di metri dopo gli altri. Meda lo battezza lungo ma il torinese riesce a tenere la corda e infila un doppio sorpasso esterno semplicemente clamoroso, riuscendo a rimanere dentro in uscita curva e anzi, trova abbastanza gas da andare anche all'attacco di Martìn (che però non riuscirà, fino alla già citata caduta del pilota Pramac).

È un sorpasso che forse negli ultimi giorni avete visto sui vostri cellulari, magari anche se non seguite assiduamente il motociclismo, e che la motoGP bucasse il mainstream in Italia non succedeva dall'ultimo grande Valentino Rossi.

È stato anche un momento di affermazione forte di Bagnaia, che forse non è riconosciuto come dovrebbe per i suoi risultati. Qualcosa che non ha origine solo in questi mesi duri, ma anche e forse soprattutto con l'epoca di transizione che ha vissuto il Motomondiale nell'ultimo lustro.

Un’era di passaggio

Negli ultimi venticinque anni, è cosa nota, il Motomondiale ha vissuto al ritmo del battito di Valentino Rossi. Dall'arrivo del 46 in classe regina l'intero movimento ha vissuto un boom senza precedenti, che è sopravvissuto solo in parte all'eredità del proprio fuoriclasse. Se c'è qualcosa che però Rossi ha ereditato dalle epoche precedenti è la tendenza al dominio: poco prima di lui, Mick Doohan aveva vinto cinque titoli consecutivi in classe regina (all'epoca la 500), e prima ancora Wayne Rainey ne aveva vinti tre. Non è una novità per il Motomondiale, che ancora prima aveva visto qualcosa di simile con Giacomo Agostini, vincitore di 15 titoli mondiali, di cui 6 consecutivi in 500.

Dopo Rossi, qualcosa di simile era avvenuta con Marquez, sei volte campione del mondo dal 2013 al 2019 (con l'intermezzo Lorenzo nel 2015). A causa dei cronici problemi fisici iniziati dall'estate 2020, però, Marquez non è riuscito più a essere competitivo nelle successive quattro stagioni (a eccezione di qualche sporadica prestazione), lasciando la MotoGP senza un vero padrone.

Le stagioni dal 2020 al 2022 sono state tra le più incerte e strane della storia del Motomondiale: nel 2020, l'annata maggiormente segnata dalla pandemia, ha vinto il Mondiale Joan Mir su Suzuki, prendendosi la vetta della classifica solo nel finale e con un solo GP vinto. L'anno successivo è stato il turno di Quartararo su Yamaha, con una vittoria consolidata perlopiù nella prima parte di stagione, con un finale in calando. L'anno successivo è toccato alla storica rimonta di Bagnaia, che ha recuperato un divario di 91 punti proprio da Quartararo.

La scorsa stagione le cose hanno iniziato a tornare alla normalità, se così possiamo dire. Certo, non sono mancati i momenti sorprendenti. Bagnaia ha tenuto la testa della classifica per larga parte della stagione, bissando infine il successo mondiale, ma nel mezzo ha subito un pericolosissimo incidente nel GP di Catalogna che poteva costargli carissimo, ma dal quale è riuscito miracolosamente a recuperare subito.

Le vittorie back-to-back, però, non gli hanno permesso di conquistare il rispetto completo di paddock e appassionati, che hanno faticato a riconoscere a Bagnaia il ruolo di volto della disciplina che nel passato recente era appartenuto a Rossi e Marquez. I motivi sono diversi, ma due hanno pesato più degli altri: da un lato le prestazioni di Quartararo e Mir, crollati costantemente tra metà e fine classifica dopo aver vinto il Mondiale (spesso però per colpe non loro, soprattutto il francese); dall'altro l'assenza di un Marquez al 100% in questi anni ha portato a considerare gli ultimi campionati una sorta di intermezzo, quasi come se nell'albo d'oro ci fosse un asterisco. Tutti attendevano un ritorno di Marquez, o comunque consideravano le sue vittorie come minori per via dei suoi problemi fisici. A questo discorso va aggiunto anche il progressivo dominio di Ducati nel Motomondiale, che ha reso la vittoria del titolo del pilota di punta, su cui la Rossa aveva puntato da anni, più un dovere che un traguardo.

La stagione appena iniziata sembrava presentare altri pericoli, poi, con un Bagnaia sempre più insidiato da avversari giovani, freschi e intrepidi. Il consolidamento di Martìn e la crescita di Bastianini, uniti all'arrivo del bambino prodigio Acosta e al ritorno di un Marquez continuo (grazie anche a una moto competitiva come la Ducati Gresini, che ha a disposizione la Desmosedici dello scorso anno) sembravano poter mettere Bagnaia in secondo piano, quantomeno in discussione nel suo ruolo di uomo da battere. Le prime gare, come già detto, erano state sfortunate, e preannunciavano dei nuvoloni neri all’orizzonte.

È per tutte queste ragioni che a Jerez è successo qualcosa di più di una semplice vittoria ed è cambiato il modo in cui il motociclista torinese viene percepito. Dentro e fuori dal circuito.

Il duello con Marquez

Riavvolgiamo il nastro e torniamo all'inizio del racconto. Bagnaia ha un secondo scarso su Marquez, che sale di gran carriera. Il 93 non forza la mano, ma recupera decimi di giro in giro, provando a seminare incertezze nella testa della corsa. Il primo duello si tiene così, a distanza: Marquez e Bagnaia si scambiano il giro veloce tornata dopo tornata, avvicinandosi ogni volta di più al record della pista, fissato a 1'37"669 proprio da Bagnaia nel 2022. Marquez sembra averne di più e viene da pensare che Bagnaia farebbe meglio a essere conservativo e prudente. Un Marquez combattivo è infatti anche un Marquez pericoloso, e una caduta in questo momento della stagione potrebbe cambiare definitivamente il destino di Bagnaia nel circuito. Insomma, il motociclista torinese, che avrebbe l'occasione per accorciare sui primi in generale finendo anche secondo, non può però permettersi un altro 0.

Marquez abbatte il simbolico distacco di mezzo secondo a 6 giri e mezzo dal termine e, trascinato da un tifo totalizzante (per lui è uno dei GP di casa), passa all'attacco esattamente due giri dopo: Marquez entra in Curva 8 ma Bagnaia punta sull'incrocio di traiettorie, rimanendo sempre interno. I due arrivano al contatto, che è duro ma regolare: entrambi rimangono in piedi, anche se Marquez - più esterno - deve metterci un attimo in più per ritrovare l'equilibrio. Bagnaia ne approfitta per riassestarsi davanti. Marquez ritenta il sorpasso identico al giro successivo, nello stesso punto, ma Bagnaia riesce ancora a incrociare le traiettorie. Stavolta è pulitissimo, esce più forte e mantiene la prima posizione, che terrà fino al traguardo.

Gli ultimi tre giri sono pura accademia di Bagnaia, che mette dietro Marquez e non lo fa più riavvicinare. Al terzultimo giro, Bagnaia sfodera un record della pista sensazionale: con 1'37"449 migliora il suo stesso record di due decimi abbondanti. Marquez, per dare un'idea, fa 1'37"6, un tempo maestoso ma che lo costringe comunque a perdere terreno. Il motociclista spagnolo non avrà più alcuna chance di farsi sotto su Bagnaia, che va a vincere quella che da molti è stata già definita la miglior vittoria della sua carriera. L'accorata esultanza del team manager Ducati Davide Tardozzi al traguardo è diventata immediatamente iconografia.

Le reazioni

Un’altra immagine che sembra aver cambiato la percezione di Bagnaia è arrivata dopo la fine della gara. Il più contento di questa vittoria, forse persino più del protagonista in pista e di quelli ai box, è sembrato infatti essere stato proprio Valentino Rossi.

«Pecco è stato incredibile dal primo giro, il più forte di tutti», ha detto Rossi, «gli sarò in debito per tutta la vita». In molti hanno colto una provocazione a Marquez, che forse c’era davvero, ma ha fatto anche effetto sentire un nove campione del mondo parlare così di un altro motociclista. Rossi ha descritto alla perfezione, probabilmente rispecchiandosi nelle qualità in duello, i pregi della vittoria di Bagnaia. «Il duello con Marquez è stato stupendo: gli ha fatto capire che non l'avrebbe avuta vinta facilmente, è stata una grande soddisfazione anche per me». Il team manager Tardozzi - che a febbraio aveva spiegato che «Pecco non deve avere paura di affrontare Marquez, ma voglia di confrontarsi con lui» - è stato perentorio: «Oggi è stata una di quelle giornate che posizionano Bagnaia nell'olimpo dei campioni». Gli ha fatto eco il direttore generale di Ducati, Gigi Dall'Igna: «Forse è il GP più bello che abbia mai visto».

La risonanza della gara, come già accennato in precedenza, è stata tra le più roboanti degli ultimi anni. A quattro giorni di distanza, i video di sintesi lunga del GP di Jerez continuano ad abbondare nelle tendenze di YouTube, e il dibattito sul Motomondiale sembra essersi rinvigorito di colpo. Non che prima fosse uno sport in declino: le vittorie di Bagnaia stavano contribuendo a una seconda giovinezza, ma sembravano farlo più lentamente del dovuto. “I piloti di oggi della MotoGP sono spesso criticati dai media e da alcuni appassionati perché dimostrano molto rispetto e fair play tra loro”, aveva scritto René Pierotti nel novembre 2022 a commento del Mondiale vinto da Bagnaia, e forse questa scarsa aggressività non ha aiutato nel rilanciare la MotoGP dal punto di vista dell'intrattenimento negli ultimi anni, soprattutto nell'epoca dove uno dei principali competitor (la Formula 1) si è decisamente rilanciato con un prodotto catchy come Drive to Survive.

Con la vittoria a Jerez, però, Bagnaia è riuscito in un doppio (forse triplo) grande obiettivo. Da un lato, si è definitivamente affermato come uomo da battere del motociclismo, dall'altro ha rilanciato l’intero movimento, dopo anni di transizione che nessuno sapeva dove avrebbero potuto portare. Il terzo incerto fattore dipenderà da qualcun altro: riuscirà Marquez a dare continuità a questi risultati e restituire al motociclismo dopo tanti anni una grande rivalità? Sarebbe un'altra grande notizia per chi ama questo sport.

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