Otto delle prime dieci squadre della Serie A 2020/21 hanno cambiato allenatore. Ciascuna scelta contiene un certo grado di stranezza e sorpresa, come se la Serie A – a corto di soldi e di idee – avesse cercato di mescolare i propri plot narrativi della storia recente per rendere avvincente lo spettacolo. Allenatori la cui identità è associata a un club, sono finiti in altri in cui non ce li saremmo mai immaginati. Altri sono tornati da un’assenza prolungata e inspiegabile, come se avessero voluto farci sentire la loro nostalgia per tornare circondati da un clima di festa. Se in campo sappiamo più o meno cosa aspettarci, visto che stiamo parlando di tutti tecnici di scuola italiana, o comunque con una rodata esperienza nel nostro calcio, i fuochi d’artificio sono attesi soprattutto durante le conferenze stampa. Ogni allenatore si trascina dietro il proprio curriculum di beef, tic e alcuni disturbi della personalità. Abbiamo usato il classico diagramma meme per descrivere il loro sistema morale.
Col mercato ancora chiuso e gli Europei da giocare fare valutazioni è difficile e forse inutile. Ma vale la pena fare un piccolo commento al significato che i vari cambi di panchina si portano dietro, e cosa promettono per il futuro.