Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Chi ha vinto il valzer degli allenatori?
02 giu 2021
Come è cambiata la geografia delle panchine in Serie A.
(articolo)
12 min
Dark mode
(ON)

Otto delle prime dieci squadre della Serie A 2020/21 hanno cambiato allenatore. Ciascuna scelta contiene un certo grado di stranezza e sorpresa, come se la Serie A - a corto di soldi e di idee - avesse cercato di mescolare i propri plot narrativi della storia recente per rendere avvincente lo spettacolo. Allenatori la cui identità è associata a un club, sono finiti in altri in cui non ce li saremmo mai immaginati. Altri sono tornati da un’assenza prolungata e inspiegabile, come se avessero voluto farci sentire la loro nostalgia per tornare circondati da un clima di festa. Se in campo sappiamo più o meno cosa aspettarci, visto che stiamo parlando di tutti tecnici di scuola italiana, o comunque con una rodata esperienza nel nostro calcio, i fuochi d’artificio sono attesi soprattutto durante le conferenze stampa. Ogni allenatore si trascina dietro il proprio curriculum di beef, tic e alcuni disturbi della personalità. Abbiamo usato il classico diagramma meme per descrivere il loro sistema morale.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Col mercato ancora chiuso e gli Europei da giocare fare valutazioni è difficile e forse inutile. Ma vale la pena fare un piccolo commento al significato che i vari cambi di panchina si portano dietro, e cosa promettono per il futuro.

Napoli - Luciano Spalletti

Da dove viene: Una vita da sogno, nella campagna toscana in mezzo al vino e agli struzzi, pagato bene.

Frase attesa: «Perché quando parlate del gol di Lorenzo non parlate del movimento di Hirving a portargli via l’uomo e del passaggio di Zielinski?»

Orientamento: Chaotic evil

Obiettivo: Qualificazione Champions

Un acquisto: Matteo Ricci

Il giorno dell’epifania lo Spezia ha inflitto al Napoli una delle peggiori sconfitte della sua storia recente: 1-2 in casa pure in superiorità numerica. Il presidente Aurelio De Laurentiis a fine partita è entrato nello spogliatoio degli avversari per fare i complimenti alla squadra e soprattutto al suo allenatore, Vincenzo Italiano, ignorando Gennaro Gattuso. Da gennaio la situazione si andava delineando in questo modo: Gattuso era già virtualmente esonerato, e Italiano il candidato principale per la panchina del Napoli. Il tecnico si era detto orgoglioso dei complimenti di De Laurentiis, la città gli piaceva, aveva detto.

Se ne è cominciato a parlare così tanto che le sfide successive tra le due squadre sono state presentate come «un esame per il nuovo tecnico» e il presidente dello Spezia ha dovuto rassicurare che Italiano sarebbe rimasto. Per questo è stato un po’ triste che alla fine il Napoli abbia scelto Spalletti. La scelta di Italiano sarebbe stata per certi versi simile a quella fatta con Sarri qualche anno fa: un tecnico che aveva salvato una piccola squadra con principi di gioco interessanti e ambiziosi. Un tipo di scelta in Italia sempre più rara, e resa ancora più rara dalla crisi economica dei club. Il Napoli non ha avuto il coraggio di una scelta rischiosa, e ne ha fatta una più conservativa. Spalletti è l’allenatore che conosce tutti i segreti del campionato italiano, che ha già resistito alle pressioni di ambienti pazzi, e che ha sempre portato la nave in porto. In mezzo, naturalmente, la follia. Le conferenze stampa ermetiche, tesissime, ricche di citazioni agricole, il tutto farcito dalla sua personalissima concezione della sintassi. Come altre scelte di questo mercato degli allenatori, Spalletti a Napoli aggiunge un livello di dramma nelle conferenze stampa che promette spettacolo.

In campo la scelta è logica, nella misura che Spalletti ha la competenza e l’esperienza per rendere logica qualsiasi rosa ha a disposizione. Nella sua carriera ha saputo valorizzare i propri centravanti e gli attaccanti particolarmente bravi a cercare la profondità. Non solo li ha valorizzati, li ha fatti migliorare (Salah, Dzeko, Perisic, Icardi). Osimhen e Lozano, tra le sue mani, potrebbero davvero raggiungere un livello inedito. Per i suoi gusti manca un play davanti la difesa, forse, ma Spalletti è tra quegli allenatori italiani che sanno lavorare con quello che hanno, e la rosa del Napoli è già piuttosto completa. Dovrà riuscire a motivare una squadra che per alcuni elementi chiave pare un po’ spremuta e logorata dai vari cicli tecnici, ma pochi tecnici in carriera sono riusciti a entrare nella testa dei giocatori come Spalletti. La prima questione su cui è attesa la sua opinione è il rinnovo di Lorenzo Insigne, in scadenza tra un anno. Ma lo sappiamo che nella gestione delle bandiere in scadenza Spalletti ha costruito una legacy.

Chissà come tornerà sulla panchina, dopo due anni passati nel suo agriturismo nella campagna toscana, in mezzo agli struzzi e alle bottiglie di vino.


Inter - Simone Inzaghi

Da dove viene: 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe italiane una cena con Lotito finita meno bene di quanto sembrasse

Frase attesa: «Non ricordo parate di Handanovic»

Orientamento: Chaotic neutral

Obiettivo: Scudetto

Un acquisto: Stefan Radu

È stata la vicenda più romanzesca, l’interessamento dell’Inter, la cena con Lotito, gli accordi ufficiosi, il ripensamento di fronte a un’offerta irrifiutabile. Da parte dell’Inter la fretta di prendere Inzaghi è facile da spiegare: era la migliore toppa da infilare sul buco che rischia di aprirsi in questa estate, un tecnico che offre diverse garanzie. Il suo modulo permette di appoggiarsi sull’ossatura di questa rosa, è abituato a lavorare con poco e valorizzarlo al massimo. È l’allenatore che ha vinto più partite di Serie A negli ultimi dieci anni dopo Massimiliano Allegri. Quello che ha vinto di più tra quelli che non erano seduti sulla panchina della Juventus.

L’Inter, lo sappiamo, è in un momento difficile ma almeno ha scelto bene il tecnico da cui ripartire. Inzaghi è inamovibile dalla difesa a 3, ma il suo modulo è uguale a quello di Conte solo nei numeri; la sua interpretazione è meno rigida e più modellata attorno alle letture e alle intuizioni dei giocatori. Per questo i giocatori più tecnici e dalle letture più complesse potrebbero uscirne valorizzati: Eriksen e Barella su tutti. Poi certo, parlare di rosa con tutto un mercato di plusvalenze davanti è un esercizio di stile, in pratica. Il momento dell’Inter è particolare ed è difficile anche immaginare quali saranno le ambizioni della squadra. Inzaghi però sembra nato per allenare una squadra dalle grandi ambizioni in Italia, con la sua ossessione per l’equilibrio, la flessibilità, la preparazione della sfida singola, l’efficacia comprovata nelle partite secche. Dopo cinque anni sarà interessante vederlo all’opera in un contesto diverso.


Ivan Juric - Torino

Da dove viene: Un paio di campionati di metà classifica col Verona, un incazzatura vistosa davanti ai microfoni.

Frase attesa: «Ho parlato col presidente per vedere se si riesce a fare qualcosa sul mercato, adesso come adesso mi è difficile trovare undici giocatori da mandare in campo per la partita di domenica».

Orientamento: Lawful evil

Obiettivo: Parte sinistra della classifica

Un acquisto: Simy

Il Torino proprio non ce la fa, a non prendere un allenatore che gioca con la difesa a 3. A maggior ragione dopo il disastro Giampaolo, che ha mostrato quanto fosse complicato rivoluzionare una rosa che da vent’anni gioca con i tre difensori - Ventura e Mazzarri hanno fissato lo standard dietro cui pure Giampaolo e Nicola si sono dovuti adattare. Stavolta però ha preso un allenatore con idee un po’ più ambiziose del solito, che sembrano potersi modellare sui punti di forza, ma soprattutto sui limiti della rosa attuale. Il Torino, si dice sempre, ha una buona rosa, ma la verità è che se l’atletismo dei giocatori non manca, la qualità tecnica sì, e disperatamente.

Quando Zaza e Belotti giocano insieme in attacco è davvero difficile vederli completare due passaggi di fila. Con Juric il Torino ha però ingaggiato un allenatore capace di esaltare le squadre più che altro senza il pallone. Il suo Verona aveva una fase difensiva incredibilmente efficace e coraggiosa: il sesto baricentro medio più alto del campionato, il secondo PPDA più alto (quindi seconda squadra del campionato a concedere meno passaggi agli avversari prima di recuperare palla), seconda squadra per percentuali di duelli vinti, seconda per recuperi palla offensivi. D’altra parte quella con la percentuale di passaggi completati più bassa del campionato (!) e quella che lanciava di più, e che vinceva più duelli aerei. Se si vuole giocare a calcio soprattutto correndo senza il pallone, trasformando il campo in un inferno, Juric è l’allenatore perfetto.

Dovesse andar via Belotti serve un altro attaccante, naturalmente, ma a mancare sono soprattutto gli esterni offensivi in grado di far progredire il pallone e aggiungere qualità tecnica. È stata la qualità balistica di Dimarco, quella in conduzione di Zaccagni, a offrire una dimensione ulteriore a un Verona altrimenti povero. Il Torino, che non può confidare sulla fragilità di Verdi, deve guardarsi intorno.


Massimiliano Allegri - Juventus

Da dove viene: una rescissione consensuale, diverse partitelle al gabbione, un paio di interviste in stile Savonarola.

Frase attesa: «Potete dire che si è sbagliato questo o si è sbagliato quello, ma alla fine dei conti noi si è qui ad allenare e qualchedun altro sta a casa a parlare»

Orientamento: Neutral Evil

Obiettivo: Scudetto

Un acquisto: Leandro Paredes

Una sceneggiatura scritta così bene che i social della Juventus ci hanno volato: la foto del Minnesota a richiamare il cavallo tanto amato da Max, la giacca buttata sul prato e poi le foto di Allegri sorridente di quel sorriso pieno, pazzo, contagioso. Come ha scritto Marco D’Ottavi, è stata una restaurazione in piena regola, dopo i tentativi di rivoluzionare il DNA del club. Si era tentato di smentire il principio secondo cui “vincere è l’unica cosa che conta”: la piacevolezza estetica doveva affiancarsi al risultato, uno stile di gioco spettacolare non poteva essere sacrificato sull’altare del pragmatismo.

Due anni dopo la Juventus ha fatto un’inversione a U; non solo ha riportato a casa il tecnico che rappresentava la vecchia filosofia del club, ma quello che è diventato di fatto l'ambasciatore e la prima voce anti-intellettualista del calcio. L’uomo che continua a ripetere che in giro ci sono troppi professori che vogliono farla difficile, ma che il calcio resta un gioco semplice. Arriverà con poteri superiori a quando era andato via, e con un contratto migliore (9 milioni invece che 7). Sembra l’uomo perfetto per il momento di crisi che il calcio sta attraversando, l’uomo che in un mondo senza calcio, e che quindi non può permettersi le idee (quelle costano), cercherà di svoltare un’operazione di mercato alla volta, una partita alla volta, in modalità sopravvivenza. In un mercato degli allenatori ultra-conservatore, è normale che a dettare la linea sia stata la società più importante in Italia, la Juventus, con la scelta più conservatrice in assoluto.


Josè Mourinho - Roma

Da dove viene: tre esoneri dal 2016, una Europa League, una serie tv

Frase attesa: «Se Mourinho ha vinto più trofei di Roma la colpa è di Mourinho o di Roma?»

Orientamento: Chaotic evil

Obiettivo: Qualificazione Champions

Un acquisto: Marouane Fellaini

La Roma ha fatto la scelta più folle e controintuitiva. Una scelta contraria al momento storico, al DNA del club, persino alla storia moderna della Roma, che ha avuto in Mourinho uno dei nemici più dichiarati. Ancora oggi, un mese dopo l’annuncio, è strano vedere la cover del telefono giallorossa di Mourinho, i cuori che mette ai profili social del club. Sembriamo piombati in un multiverso alternativo. Potrebbe essere un semplice agente del caos, oppure l’uomo davvero in grado di costruire una mentalità vincente in un club spesso velleitario. Potrebbe far inabissare definitivamente la Roma nella psicosi - una squadra dalla psicosi facile - oppure farla risorgere. Aggiungere le cose di cui aveva esattamente bisogno il club. Il confine fra trionfo e tragedia pare sottilissimo. Sarebbe assurdo non definire ambiziosa la scelta di prendere uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio, e quindi legittimo l’entusiasmo che si è sparso a Roma. D’altra parte la rosa non sembra adatta a quella di un allenatore abituato a gestire grandi giocatori; di riflesso, per una volta, la narrativa da underdog di Mourinho potrebbe risultare più potente del solito - e più coerente che in club prestigiosi o comunque ricchi come Real Madrid, Manchester United o Tottenham.


Gennaro Gattuso - Fiorentina

Da dove viene: Un esonero su Twitter venti minuti dopo l'ultima partita

Frase attesa: bot_gino

Orientamento: Chaotic good

Obiettivo: Qualificazione europea

Un acquisto: Matteo Politano

Un’altra scelta che sembra avere senso per tutti. Gattuso fa un passo indietro nella sua carriera, forse, ma finalmente allenerà in un contesto nel quale non verrà messo in discussione sin dal primo giorno - come gli è successo prima al Milan e poi al Napoli. La Fiorentina potrà contare su un allenatore che ha dimostrato di costruire squadre affidabili e di rendimento. Squadre a cui sembra mancare sempre qualcosina, forse troppo scolastiche e lineari, imperfette negli scontri diretti, ma che sanno conciliare idee offensive chiare con la solidità difensiva. La rosa della Fiorentina è una delle più equivoche del nostro campionato: ricca di giocatori interessanti, ma un tantino mal assortiti. Il dibattito sulla difesa a tre o quattro ha tenuto banco nei passaggi tra Iachini e Prandelli: Gattuso ha giocato con entrambe ma funzionando di gran lunga meglio con la linea a quattro. Mancano esterni offensivi.


Lazio - Sarri? Dionisi? Mazzarri?

Da dove viene: Uno scudetto con esonero, centinaia di accostamenti a panchine diverse.

Frase attesa: «Abbiamo giocato in Lituania giovedì e oggi alle 12.30 eravamo in campo a Salerno. Alle 12 e 30 che io l’ho detto sempre non è un orario in cui si può giocare una partita di calcio».

Orientamento: Chaotic good

Un acquisto: Daniele Rugani

Dopo la pugnalata ricevuta da Inzaghi è arrivato il comunicato passivo aggressivo della società. Poi è partita la ricerca del sostituto, in mezzo a un ambiente depresso dal poco supporto dalla presidenza. Lotito quindi ha parecchie pressioni addosso, e ne sta provando uscire restituendo un po’ di entusiasmo attraverso Maurizio Sarri. Il tecnico rilancerebbe non poco le ambizioni della Lazio, non solo a livello di risultati ma di percezioni emotive dell’ambiente. Sarebbe una scelta di forte discontinuità, la rosa sarebbe da ripensare a fondo, con un paio di acquisti per reparto, e in particolare in difesa, le fondamenta del gioco di Sarri.

Se Lotito non riuscisse a soddisfare le richieste economiche del tecnico, o magari le garanzie tecniche, allora magari sceglierebbe il nuovo Sarri, ovvero Alessio Dionisi. E diciamo “Nuovo Sarri” perché viene da una promozione con l’Empoli e gioca col rombo. Con ancora meno ambizioni, si potrebbe andare da Walter Mazzarri, che il suo lo ha sempre fatto, e che potrebbe rimanere tranquillo nel suo 3-5-2.


Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura