
Negli ultimi vent’anni il tennis ha conosciuto una crescita economica senza precedenti. Questa ha portato in dote una sensazione molto specifica: la paura della fine. Il timore, cioè, dei dirigenti che gestiscono il tennis, di perdere tutto. Nulla è eterno, tutto finisce, e forse finirà anche l’amore per il tennis, e quindi l’interesse del pubblico, degli sponsor, e bisognerà ridimensionarsi. Forse non si riuscirà più nemmeno a giocare ogni singola settimana dell’anno.
Di fronte a questa paura ci sono due comportamenti possibili. Il primo è quello di cambiare lo sport. Come si fa a competere con i videogiochi, attraverso la lentezza novecentesca del tennis? Ridurre i set a 4, eliminare i vantaggi, eliminare i corridoi dal campo perché dai, chi cazzo li vuole i corridoi?
L’altra strada è creare attorno al tennis contenuti che non c’entrano niente col tennis. Del resto, come si può attirare l’attenzione dei giovani 18-25 a cui non piace il tennis? Ovviamente non dandogli tennis!
Come sempre in questi casi, gli americani si stanno dimostrando all’avanguardia. Agli US Open di quest’anno vedremo alcune novità. Della prima abbiamo già parlato qualche mese fa: un torneo di doppio misto a cui parteciperanno i migliori giocatori e le migliori giocatrici al mondo.
Una sorta di ballo di fine anno che ci permette di fantasticare sugli accoppiamenti della nostra serie tv preferita, ovvero il tennis. A metà tra sport e fan-fiction. Certo, dal punto di vista sportivo è problematico e qualcuno non ha potuto fare a meno di notarlo. Il doppio misto, teoricamente, è una disciplina regolamentata, con i suoi partecipanti e i suoi professionisti che cercano di guadagnarsi da vivere attraverso di essa. Cosa succede se ci invitiamo gli svogliati, e già oberati, tennisti singolaristi che non hanno un reale interesse nel doppio misto? È un modo interessante per attirare l’attenzione sulla disciplina oppure finiamo per sottrarle valore? Non è semplice rispondere ora.
Il passo successivo degli US Open, comunque, è stato creare una serie tv vera e propria. Voi direte: una serie tv sul tennis. Qualcosa che segua i giocatori nello Slam newyorkese, che crei una narrazione. No, perché su questo ci ha già provato Netflix ed è stato un mezzo flop. La nuova serie tv in questione è un Dating Show. Uno di quei contenuti, come Temptation Island, Too Hot to Handle o Uomini e Donne, che esibiscono la grande magia dell’accoppiamento tra esseri umani.
La novità è stata annunciata negli scorsi giorni, il titolo è Game, Set, Matchmaker. Nell’immagine di presentazione vediamo, la protagonista, Ilana Sedaka, truccata e vestita con una versione sexy di un completino da tennis; poi una serie di silhouette maschili che restano oscure. Ciascuno di loro potrebbe essere l’uomo della sua vita. La serie, infatti, «Segue una ragazza single esperta di tennis, “la Campionessa”, nella sua ricerca dell’amore, un match alla volta». Se ho capito bene, la serie sarà composta di 8 episodi che mostreranno 7 appuntamenti tra “la Campionessa” e alcuni suoi fantomatici pretendenti. Ilana Sedaka è quanto di più vicino a un’entità virtuale che potete immaginare: una ex pattinatrice diventata maestra di pilates (!).
So che tutto questo vi suonerà assurdo, ma non mi sto inventando niente. Secondo Hollywood Reporters alla serie potrebbero partecipare “social personalities, tennis superfans” etc. Nell’articolo di presentazione sul sito degli US Open si utilizza, senza porsi alcun problema, un linguaggio aziendale vago e lunare. Il direttore dei social media di USTA, per esempio, ha dichiarato: «È il momento perfetto per lanciare un divertente, social-forward concept che stimola i fan all’intersezione tra tennis, cultura pop e intrattenimento».
Forse vi starete ponendo una domanda semplice: perché?
IL TENNIS NON È SEGUITO DAI GIOVANI NEGLI STATI UNITI?
I Reality Dating Show e il tennis sono due concetti distanti tra loro che pensavamo che non si sarebbero mai toccati. Cioè, non ci abbiamo nemmeno pensato: appartengono a due continenti diversi della cultura umana. Credo che questo sia esattamente il pensiero dietro questa mossa: trovare questa fantomatica “intersezione”, che non mi pare ci sia, tra questi due universi. Il tennis, col suo teorico aplomb ancient regime, e i reality, che al massimo possono diventare guilty pleasures. Dunque, il pubblico anziano e quello più giovane. L’obiettivo sarebbe di riversare il pubblico dell’uno in quello dell’altro, e nello specifico attirare l’attenzione di un pubblico giovane - che secondo questi dati rappresenterebbero il 30% del pubblico dei reality americani.
La premessa di queste operazioni è sempre minacciosa: preferite che il tennis muoia, oppure questo? Non ci sarebbe via d’uscita. Il tennis sarebbe costitutivamente poco attrattivo per i giovani, quindi bisogna darsi da fare.
Ma è davvero così?
Rimaniamo negli Stati Uniti, dove secondo l’USTA, no: non è così. Nel 2024 si sarebbe al contrario registrato il quinto anno consecutivo di crescita, arrivando a 25 milioni di praticanti. Viene considerato uno degli sport più in crescita negli Stati Uniti. Quasi la metà dei nuovi partecipanti sarebbe under-25 e due terzi sarebbero under-35. Una crescita che ha avuto un punto d’inizio, a livello globale, dopo il Covid. Secondo tutte le metriche a nostra disposizione, il tennis è in crescita fra i più giovani.
L’impressione però è che non basti mai. In un classico meccanismo capitalistico, la crescita economica costruisce nuovi budget aziendali con l’obiettivo di aumentare ulteriormente questa crescita. A un certo punto la macchina produttiva diventa talmente grande, insomma, che non ci si può dedicare esclusivamente al tennis. Anche perché si potrebbe arrivare al temuto livello di saturazione.
E poi un conto è giocare un altro è guardare. Vanno bene i praticanti, ma sono i consumatori televisivi che ci interessano.
Secondo uno studio di Ofcom, in Gran Bretagna meno giovani seguono il tennis in televisione. Del resto sempre meno persone guardano la televisione. Un dato francamente inaccettabile da contrastare a tutti i costi. L’ossessione è sempre quella della Formula 1: se il tennis è in crescita tra i giovani, la F1 è in FORTE crescita tra i giovani. (Senza contare che la F1 partiva da un pubblico basso tra i giovani). Una tendenza da contrastare, per esempio, con un Dating Show.
COSA ASPETTARSI
Praticamente tutti i commenti sotto l’annuncio degli US Open sono tra lo sbigottito e l’inorridito. Sembra un meme, perché la logica dietro questa idea resta oscura nonostante tutto quello che ci siamo detti fin qui. Il giornalista Ben Rothenberg si è chiesto chi dovrebbe essere il target di riferimento di uno show simile. Se si può immaginare un dating show in qualche modo collegato al tennis, allora si può immaginare tutto.
Una crociera a tema tennistico? Una linea aerea della ATP? Un videogioco sparatutto con i tennisti protagonisti? Una linea di gallette dietetiche del Roland Garros? Un concerto rap di Shapovalov tra primo e secondo set della finale di Toronto? Una linea di food truck di cucina romanesca gestita da Binaghi? Il cruciverba di Wimbledon nella app del torneo? The Sims con Tsitsipas e Badosa protagonisti? Candy Crush con Daniil Medvedev protagonista? Non c’è limite ai prodotti che possiamo immaginare per provare a costruire un sentiero di "intersezioni di mercato" vasto come la biblioteca immaginata da Umberto Eco. La dimensione del reality, però, è effettivamente quella che potrebbe aprire delle prospettive per il futuro.
Nel 2021 Gaudenzi affermava che ai giovani le partite non bastano: vogliono vedere cosa fa Tsitsipas la sera. Allora questo dating show degli US Open forse dobbiamo vederlo come un test per capire fin dove ci si può spingere. Arriveremo a una reality tv dedicata al tennis in cui seguiremo i tennisti quando non giocano? Una tv digitale in cui a ogni canale corrisponderà la vita di un tennista? Le telecamere dentro gli spogliatoi, nei campi, al tavolo della mensa.
È impossibile che non ci abbiano già pensato. Anzi, alcuni prodotti ci si avvicinano già. Il desiderio di aumento dei profitti del tennis si scontra col fatto che i giocatori sono già spremuti al massimo. Non possono giocare più di così, e si sta anzi rendendo necessaria una profonda ristrutturazione del calendario. Resta da vendere il tempo fuori dal campo. Arriveremo a quel punto? I giocatori sono disposti a cedere?
Nel frattempo vedremo quante persone seguiranno le appassionanti avventure della “Campionessa” alla ricerca dell’amore durante gli US Open.