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UFC 294: trionfo russo
23 ott 2023
23 ott 2023
Islam Makhachev si conferma il miglior peso Leggero al mondo mentre Kamzhat Chimaev continua a farsi strada verso la vetta dei pesi Medi.
(articolo)
9 min
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È difficile parlare con leggerezza di quello che è successo a UFC 294, una card stravolta dagli infortuni di ben due fighter, protagonisti dei due incontri principali, che hanno lasciato il proprio posto ad altri due fighter, fenomenali, eroici, ma che comunque in short notice non hanno reso al meglio. Come forse c’era da aspettarsi.

Con la componente brasiliana esclusa - Charles Oliveira fuori a causa di un taglio profondo all’arcata sopraccigliare e Paulo Costa che ha dovuto subire un intervento chirurgico al gomito a causa di un'infezione da stafilococco - è toccato all’ex campione dei welter Kamaru Usman e al campione dei pesi Piuma Alexander Volkanovski farsi avanti con poco più di una decina di giorni di preavviso. Potevano essere due incontri epici ma alla fine UFC 294 serve più che altro a mostrare le serie difficoltà a cui si va incontro accettando match d'élite con una preparazione breve. E ci ha privato, probabilmente, di due match dalla caratura enorme se preparati a dovere, con un camp completo.

Nonostante ciò, è stata una card densa e significativa per il momento che stanno vivendo le MMA. Oltre ad un esordio positivo per Sharabutdin Magomedov, striker russo potente e con molto hype (anche grazie a un’estetica minacciosa da personaggio infernale), vincitore per decisione unanime di un incontro combattuto, abbiamo assistito pure al ritorno vincente di Said Nurmagomedov, e in generale ad un trionfo totale dei fighter russi coinvolti nell’evento.

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L’evento, che ha raggiunto il suo picco di interesse tra co-main e main event (al quale hanno assistito Steven Seagal e Kevin De Bruyne, per dirne due) ha lasciato delle domande e delle questioni irrisolte. Con un camp completo Kamaru Usman avrebbe potuto battere Khamzat Chimaev? E Islam Makhachev avrebbe avuto la stessa facilità nel battere Volkanovski?

È ovvio che quando un fighter accetta un incontro in short notice sa benissimo a cosa va incontro. Non a caso ogni volta che Marvin Vettori accettava un match in top 10 con breve preavviso veniva incensato in maniera più che giusta da fan e promotion, lo ricorderete bene. Un fight camp che dura una settimana non è un vero fight camp e il rischio di perdere male è dietro l’angolo. E la sconfitta spesso si porta dietro strascichi psicologici: un commosso Alex Volkanovski ha trattenuto a stento le lacrime dopo l’incontro e vederlo in quello stato, oltre a generare empatia, ha aggiunto qualche rimorso alla scelta di subentrare al posto di Oliveira.

Certo, se avesse vinto sarebbe stato campione di due categorie diverse contemporaneamente, e avrebbe risolto a suo favore i dubbi rimasti dopo il primo incontro (molto equilibrato) con Makhachev. Ma questa sconfitta, per head-kick nel primo round, quanto danneggerà la sua legacy?

La consacrazione di Islam Makhachev

Non è che si possa più dubitare molto quando si parla di Islam Makhachev. Il combattente daghestano è in cima alla catena alimentare nei pesi Leggeri e, dopo l’ultima impressionante prestazione offerta contro un opaco Alexander Volkanovski, non sembrano esserci rivali degni di lui all’orizzonte.

“Lo fai per i soldi”, aveva detto Makhachev a Volkanovski, quando aveva saputo che il campione dei pesi Piuma aveva accettato un rematch con così breve preavviso. Volkanovski, dal canto suo, aveva promesso un KO ai suoi fan ma, come detto, non è stato in grado di mantenere la sua parola. Non per mancanza di determinazione, sia chiaro, semplicemente perché Islam Makhachev non è uno che si può affrontare con poco più di una settimana di preavviso.

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L’ex dominatore dei pesi Mosca e attuale campione dei pesi Gallo nella promotion One, Demetrious Johnson, aveva previsto l’esito sui suoi canali social. Fenomeno anche in questo.

L’inizio del match è stato molto lento e ponderato da parte di entrambi i contendenti. Makhachev ha provato a sorprendere Volkanovski con headkick e low kick mancini, ma Volkanovski ha risposto mettendo in mostra il proprio grappling, portando Islam a parete e costringendolo a combattere dal clinch, teoricamente la sua comfort zone. Contro Volkanovski, però, già dal primo incontro tra i due, il russo è parso più a suo agio a colpire dalla distanza e anche in questo caso è stato così. Soprattutto con i diretti mancini, Makhachev ha comandato in maniera netta il ritmo del match, terminato con un devastante headkick mancino alla tempia di Volkanovski, prima della finalizzazione in ground and pound.

La sequenza che ha chiuso il match: headkick mancino devastante di Islam, seguito da un superfluo ground and pound e dallo stop preciso di Goddard.

Meno di un round completo è stato sufficiente ad Islam Makhachev per chiudere definitivamente i conti col suo ultimo avversario, del quale aveva detto solo grandi cose. Volkanovski, per stessa ammissione di Makhachev, era stato l’avversario più complicato da affrontare. Questa sconfitta chiude probabilmente i conti e subito dopo il match Volkanovski ha chiesto a UFC di mantenerlo attivo, dicendo di essere già pronto a tornare nella divisione inferiore, la sua divisione, quella di cui è re e padrone incontrastato. A gennaio avrebbe dovuto esserci il match contro Ilia Topuria, ma vedremo tra sospensioni mediche e decisioni di UFC quando il match avverrà.

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Intanto Makhachev si gode la sua posizione privilegiata e attende con tutta probabilità Justin Gaethje, che non molto tempo fa ha affondato Dustin Poirier guadagnandosi virtualmente la possibilità di sfidare il campione. La situazione nei Leggeri si fa interessante anche con il rientro di Charles Oliveira, che ha manifestato l’intenzione di voler affrontare McGregor proprio adesso, dimenticandosi per un attimo della chance di riconquistare la cintura.

Islam Makhachev, in questo momento, sembra intoccabile e forse la scelta di salire nei pesi Welter, una possibilità che a suo tempo non fu colta dal suo mentore Khabib, sembra un’opzione percorribile. Poco dopo l’incontro, Makhachev ha dichiarato a Brett Okamoto di ESPN di essere pronto a fare da backup per il prossimo match titolato dei pesi welter. Vedremo.

Khamzat Chimaev ha faticato

Khamzat Chimaev è ormai lo spauracchio della divisione dei Welter e dei Medi, ma i più attenti ricorderanno sicuramente che prima di lui veniva Kamaru Usman. Dominatore totale dei pesi Welter, Usman ha accettato con brevissimo preavviso il match contro il ceceno (anche se sportivamente formato in Svezia e che ha preso da poco la nazionalità saudita), partendo in maniera difficoltosa, ma aggiustando molte cose in corsa.

Usman era al suo esordio nei pesi Medi e aver accettato con così breve preavviso un match del genere, contro un vero mostro (nel senso più latino del termine, da monstrum, meraviglia) quale è Chimaev, ha lasciato sbigottiti molti osservatori, tanti dei quali lo davano per spacciato. La condizione non proprio ottimale delle ginocchia di Usman è cosa ormai nota, Cormier ne ha parlato più volte ma il video agli open workout durante i quali sembrerebbe essersi fatto male ad un ginocchio aveva preoccupato ancora di più. Fatto sta che ad inizio match, appena Chimaev ha potuto, ha comprensibilmente tentato lo shoot, il takedown, trovando quasi subito il successo ed annullando l’opposizione tentata da Usman che era rimasto con un braccio come appoggio per provare a rimettersi in piedi.

Il primo round è stato un assolo del ceceno che, portatosi sulla schiena di Usman, ha tentato più volte rear-naked choke, neck crank ed ogni tipo di sottomissione possibile. Usman non si era mai visto in una difficoltà simile ma è rimasto composto, ha chiuso il mento e non ha ceduto agli attacchi avversari, facendo scivolare prima Chimaev alto sulla sua schiena e mettendosi poi in piedi senza che le sue gambe avessero il minimo tentennamento (mettendo così a tacere ogni illazione sulla debolezza delle sue ginocchia, vuoi per l’adrenalina del momento, vuoi perché effettivamente è in un buon momento psicofisico). Subito dopo ha schiantato a terra Chimaev gettandosi in avanti.

Una sequenza che dice molto: Usman, con Chimaev sulle spalle, tenta di liberarsi sbattendolo al suolo in avanti. Ha avuto successo, ma l’azione si è spostata a terra.

Piano piano, dal secondo round in poi, c’è stato un comprensibile calo di Chimaev, e allora Usman ha iniziato a farsi vedere. Il suo jab è iniziato a sembrare sul pezzo, le misure sempre più alla sua portata. Annullata la massima fonte di pericolo del suo avversario, Usman è parso più sciolto e spensierato: tra una finta di presa della caviglia ed un leg kick, il nigeriano ha anche parato bene tutti i tentativi di Chimaev di sorprenderlo con degli headkick.

Chimaev è probabilmente il miglior attaccante in termini di wrestling che si possa vedere in questo momento e l’ha dimostrato alla metà del secondo round, quando ha ritentato con successo l’ennesimo takedown con soli 30 secondi rimasti sul cronometro. La sensazione comunque era quella che Usman avesse portato a casa quella ripresa. Chimaev è sembrato risparmiare le energie in questo secondo round, forse l’esperienza con Gilbert Burns gli ha insegnato qualcosa, ma sallo stand-up Usman gli ha fatto pagare ogni leggerezza attraverso un sapiente uso del jab e qualche diretto secco all’indirizzo del volto del ceceno. La crescita di Usman si è poi concretizzata nel terzo round. Il suo coach Trevor Whitman lo ha incoraggiato al pressing, mentre nell’angolo di Chimaev veniva detto al russo di puntare tutto sul wrestling.

Chimaev ha ripreso subito il forcing offensivo, tentando un takedown in apertura della terza ripresa, prontamente evitato da Kamaru che ha preferito giocare a fare l’attendista, certo delle possibilità che le sue qualità nel counterstriking gli offrivano. Nel corso della terza ripresa, Usman si è giocato le sue carte, impaurendo il ceceno in più di un’occasione, e quando il match si è messo sui binari dello striking, ha preso l’incontro in mano.

Non so se sia più un mio bias, ma sui miei personali cartellini se il primo può essere considerato un round da 10-8 per Chimaev dato il dominio e la durata totale (il danno lo toglierei dall’equazione, visto che comunque i tentativi di sottomissione e il ground and pound non sono stati pericolosi in senso assoluto), direi che - a parte una breve porzione temporale durante la quale Chimaev ha ottenuto un altro takedown controllando da terra nel corso del terzo - secondo e terzo round non sarebbe stato scandaloso segnarli in favore del nigeriano. In ogni caso una sconfitta che lo riporta tra i grandi.

È forse paradossale, ma Usman, a quota tre sconfitte consecutive oggi, non può non essere considerato uno dei migliori fighter del roster UFC, sia nei Welter che nei Medi, e questa è la prova tangibile che il risultato finale, in questo sport, non è tutto. Adesso Usman può scegliere se tornare nei Welter o se proseguire nei Medi e guadagnarsi una buona posizione.

Per quanto riguarda Chimaev, invece, le uniche vere opzioni percorribili riguardano una title shot immediata o, nel peggiore dei casi, una title eliminator. Come Islam Makhachev, anche Chimaev - in russo - ha manifestato solidarietà per la situazione palestinese e chiedendo a gran voce la pace. Certo, fa strano sentirlo da uno che subito dopo l’incontro ha postato su Instagram una foto con il signore della guerra ceceno Ramzan Kadyrov. Ma queste sono le MMA, verità e apparenza si mescolano e diventa difficile a volte orientarsi.

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