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Chimaev fa sul serio
11 apr 2022
11 apr 2022
A UFC 273 continua anche il dominio di Alxander Volkanovski.
(articolo)
15 min
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Alla vigilia, UFC 273 era uno degli eventi più attesi dell’anno. Anzitutto perché due incontri in programma valevano altrettante cinture: quella dei pesi Gallo, nelle mani del campione Aljamain Sterling che però l’aveva ottenuta per squalifica, proprio contro Petr Yan (nel frattempo diventato campione ad interim); e quella dei pesi Piuma, con il campione Alexander Volkanovski che dopo il forfait di Max Holloway (con cui avrebbe dovuto chiudere la trilogia) ha affrontato Chan-Sung Jung, in arte Korean Zombie. Per molti però, il vero main event della serata era rappresentato dallo scontro tra Khamzat Chimaev e Gilbert Burns. Il fighter svedese, di origini cecene (e amico personale di Kadyrov), si presentava da imbattuto dopo aver vinto tre degli incontri disputati in UFC al primo round e uno al secondo, con un’aria feroce che ricordava quella di Khabib. Non aveva ancora affrontato, però, un osso duro come Burns e l’UFC ha soffiato sul fuoco dell’hype consapevole sia che Chimaev non avrebbe deluso, ma anche che il brasiliano non si sarebbe fatto spezzare facilmente.

Volkanovski è imbattibile?

Per chi, come chi scrive, è un fan di lunga data dello “Zombie” coreano, è stato inevitabile patire un minimo di sofferenza nel vederlo dominato in lungo e in largo da Volkanovski. Non una vera sorpresa: il campione regna in maniera indiscutibile cavalcando una incredibile striscia di 21 vittorie consecutive, 11 delle quali ottenute nella miglior promotion di MMA al mondo, senza aver mai subito una sconfitta. Volkanovski è un cyborg rapido, chirurgico, preciso e non è un caso che nel giro di poco più di tre round ogni speranza del fighter sudcoreano si è spenta. “Ho dato tutto, ma era come colpire un muro”, avrebbe detto a fine match lo “Zombie”, annichilito dall’interno e dall’esterno della sua guardia.

Volkanovski ha lasciato l’iniziativa al suo avversario, puntando sul counterstriking e spezzando l’avanzamento dello sfidante con dei mortiferi leg kick. Jung ha subito compreso la strategia del campione e ha provato ad avanzare fino ad arrivare al giusto range per colpire col diretto. Gli sforzi sono stati velleitari perché la velocità, la precisione e l’esplosività di Volkanovski lo hanno rallentato. Le gambe del combattente sudcoreano sono tremate più volte, ma il biglietto di presentazione di Jung è proprio la durezza data dalla capacità di incassare colpi molto pesanti (da qui il soprannome di “Zombie”, per la capacità di combattere anche “tra la vita e la morte”, per capirci) e Herb Dean gli ha dato la possibilità di rimanere nel match più volte.

Overhand dalla distanza, gancio in uscita dall’esterno: Volkanovski ha dominato il combattimento da tutte le distanze.

Il controllo di Volkanovski è stato davvero da manuale. Finta di movimento, jab rapidissimo seguito dal diretto, calci secchi alle gambe, il campione ha variato i colpi come solo lui sa fare, essendo in possesso di un arsenale molto ampio. Ha lavorato mozzando il footwork dello Zombie e portandolo in giro per l’ottagono fino a stancarlo e costringerlo all’errore. Jung ha avuto dei buoni momenti: due front kick al volto che hanno catturato l’attenzione del campione, qualche gancio in uscita, poco altro. Mentre Volkanovski girava all’esterno ed in maniera fluida, colpiva e rientrava alla testa dello sfidante, Jung ha provato a tagliare le distanze mostrando una difesa dai takedown davvero invidiabile. Lo “Zombie” non ha sofferto molto nella fase di legata, ma ha avuto nettamente la peggio nello scontro dalla distanza.

La staticità è stata probabilmente la sua nemica più grande e se è vero che con la potenza che possiede Jung un match può finire con un colpo solo, è altrettanto vero che a centrare in maniera pulita Volkanovski sono riusciti pochissimi combattenti. Lo “Zombie”, purtroppo per lui, non è stato tra questi e alla fine la caratteristica messa meglio in luce in questo incontro è stata quella per cui è famigerato: la capacità di incassare. Ad ogni modo, Volkanovski è andato in crescendo e dopo aver preso le misure nel primo round, ha iniziato un lavoro preciso di demolizione. Al termine di un terzo round (fotocopia del secondo, durante il quale Volkanovski ha seguitato a colpire con diretti, ganci e montanti il sudcoreano) i segni della battaglia erano evidenti sul volto di Jung. Il dubbio dei commentatori d’oltreoceano, come di Alex Dandi, al commento in italiano, era che per via delle combinazioni di jab-overhand subite al volto nel terzo round, alla fine del quale è crollato per un attimo, il quarto non sarebbe neanche cominciato.

Overhand destro, gomitata da parete in uscita dal clinch; Volkanovski è stato perfetto praticamente in ogni momento del match ed ha difeso la cintura in maniera dominante.

Sorprendentemente, dopo un consulto col medico, a Jung è stata data la possibilità di continuare, ma il copione non è cambiato: un’altra combo molto simile alla precedente ha convinto Herb Dean a fermare il match e dare la vittoria per TKO (in piedi) a Volkanovski. Il bilancio finale in termini di colpi significativi ha detto 138 a 48 per il campione, che ottiene così la sua terza difesa titolata e punta ancora Max Holloway per chiudere la loro trilogia. Non c’è mai stato dubbio circa l’abnegazione dello sfidante, ma il campione è sembrato ad un altro livello.

Il campione più sorprendente: Aljamain Sterling

Si era detto di tutto prima del co-main event della serata, e si dirà di tutto persino dopo l’incontro, ma la verità è che Aljamain Sterling ha fatto tesoro della scoperta dei punti di forza di Petr Yan nel loro primo match e li ha utilizzati a suo vantaggio, permettendo al fighter russo di caricarlo a piena forza e di utilizzare la sua furia per prendergli la schiena e ottenere in maniera decisa e dominante almeno due round.

È vero: quando un match è così combattuto è sempre difficile dire con certezza il nome del vincitore, ma la vittoria di Sterling non è stata scandalosa, sebbene sia arrivata di misura e Petr Yan abbia dichiarato di essersi sentito derubato e di volere un immediato rematch. Sterling - al contrario del primo match contro Yan, che pure era stato equilibrato fino al quarto round, ma che stava vedendo il russo rientrare a pieno regime ed in volata verso una probabile vittoria - ha centellinato le forze e gestito molto meglio le proprie energie.

Dopo una prima ripresa di studio (che poi risulterà essere pure la ripresa della discordia), la spartizione dei round è sembrata molto chiara: secondo e terzo sono andati nelle mani del campione, mentre quarta e quinta in quelle dell’ormai ex campione ad interim. Cerchiamo di analizzare quanto meglio possibile la prima ripresa.

È stato Yan a partire in avanzamento e a tagliare le distanze, concedendo a Sterling il beneficio di girare lateralmente. Il footwork di Sterling, lo abbiamo già detto, è uno dei più inimitabili e imprevedibili, perché ogni minimo passo dello statunitense è diverso dal precedente, va in una direzione diversa. Un passo serve ad arrivare alla distanza giusta per organizzare il suo attacco, quello successivo per metterlo nella posizione migliore possibile e fargli ottenere un vantaggio in termini di reazione ed angoli. E proprio Sterling ha tentato da subito il primo takedown, bloccato da Yan, ma ha anche iniziato a mettere a segno dei leg kick rapidi e precisi.

Nella parte centrale del round Yan ha iniziato a far fruttare avanzamento e pugilato, costringendo spesso Sterling a battere in ritirata. Il campione ha concesso a Yan il controllo dell’ottagono nella prima ripresa, puntando sul counterstriking. Dopo aver rivisto l’incontro, non posso dire con certezza che Sterling abbia vinto il primo round, secondo i criteri ed il regolamento attuale pare anzi che Yan abbia fatto meglio. Il round è stato disputato nella sua interezza in piedi (con un takedown bloccato da parte del russo); per la regola delle tre D (Duration, Domination, Damage, ovvero Durata, Dominio, Danno), una regola che viene chiesto ai giudici di seguire, Yan dovrebbe aver portato a casa il round: la durata del suo avanzamento, l’aver bloccato il takedown avversario, l’aver perpetrato l’azione offensiva, dovrebbero garantirgli il primo criterio.

Riguardo il dominio ed il danno, però, se non ci sono colpi troppo significativi è davvero difficile avere una preferenza. La combo che mi è parsa più significativa è stata l’uno-due di pugilato da parte di Yan che ha fatto indietreggiare, a circa due minuti alla fine del round, il campione. Sterling ha accennato una reazione, ma è stato Yan a continuare ad avanzare e colpire, chiudendo il round con un overhand sinistro ben assorbito dal campione.

Sterling prende la schiena di Yan e mette un triangolo di corpo. Rimarrà sulla schiena per la durata della ripresa.

Secondo e terzo round sono stati più o meno in fotocopia: Sterling ha atteso che Yan si sbilanciasse in avanti nel tentativo di centrarlo e gli ha preso la schiena, tenendo un dominio effettivo di tre minuti e mezzo per round, mettendo il triangolo al corpo, colpendo e cercando ritmicamente la rear-naked choke, sempre difesa da Yan, e offrendo delizie tecniche come la presa del braccio per togliere la base al russo e continuare a dominare dalla schiena.

Yan ha difeso molto bene, sebbene non sia riuscito a rimettersi in piedi. Il dubbio del 10-8 per una delle due riprese pareva essersi insinuato anche in cabina di commento, ma alla fine anche questi due round (dominati sia in termini di posizione che di durata, meno di danno, da Sterling) sono terminati 10-9 (per Sterling).

Il quarto ed il quinto sono stati quasi un assolo del fighter russo, che alla fine ha anche provato a prendere la schiena di Sterling, visibilmente più stanco, riuscendo solo parzialmente nell’intento.

I cartellini dei giudici. Due di loro hanno assegnato il primo round a Sterling.

Nel quarto Yan ha riguadagnato l’inerzia, riprendendo l’avanzamento e costringendo già dopo due minuti Sterling schiena a terra in posizione di guardia, dopo che lo statunitense aveva riprovato a prendergli la schiena. Il ground and pound di Yan ha pagato i dividendi, ha sfiancato Sterling e ha aperto al russo la strada per il quinto round. Da tenere bene in evidenza un dato: su 22 takedown tentati, Sterling è andato a segno solo con 2, ma in quelle due occasioni ha praticamente portato dalla sua due round.

L’ultima ripresa, sulla falsariga della quarta, ha visto Sterling ritentare l’aggressione iniziale per ottenere una posizione favorevole e riguadagnare le energie, ma Yan - più fresco - ha difeso ancora ed imposto prima il proprio striking dalla distanza e poi, dopo aver difeso altri tentativi di dominio in grappling, è tornato all’assalto negli ultimi tre minuti.

Yan ha dovuto fare i conti con l'aggressività ancora viva di Sterling, ma è riuscito comunque a fare di più, prendendo la schiena nelle ultime battute. Alla fine i giudici non si sono espressi unanimemente: uno di loro ha dato la vittoria a Yan per 48-47, gli altri due invece a Sterling, con lo stesso punteggio, che ha quindi mantenuto il titolo saldo alla vita, di nuovo non senza polemiche, ma stavolta di natura diversa.

Nell’intervista post match Yan ha detto di aver vinto tre riprese su cinque, di essersi sentito derubato e di volere subito un ennesimo rematch. Non sappiamo se Dana White glielo concederà subito, visto che Sterling ha sfidato TJ Dillashaw, presente fra il pubblico, che pare aver gradito quello che potrebbe essere il suo prossimo match.

Un esempio del dominio finale di Yan: prima va con un diretto a segno, e quando Sterling tenterà un takedown si difenderà con lo sprawl arrivando al ground and pound.

Khamzat Chimaev “the real deal”

Sebbene l’hype train di Khamzat Chimaev possa aver subito un leggero rallentamento dopo uno dei match più belli dell’anno contro Gilbert Burns, sicuramente non si è fermato. Nella conferenza stampa successiva all’evento, con la sua solita verve polemica, Dana White ha detto che se qualcuno dubita che Chimaev sia “the real deal”, cioè che faccia sul serio, “è fuori di testa”. Gilbert Burns ha accettato la sfida del numero 11 di categoria, che quasi chiunque altro voleva evitare, e ha messo in gioco la sua posizione di numero 2 nei ranking. In molti davano per spacciato Burns, ma l’ex campione del mondo di Brazilian Jiu-Jitsu ha dimostrato che non bastano le minacce per impensierirlo.

Già quando ha sfidato Kamaru Usman, Burns aveva dimostrato di essere un fighter d’élite, ma non era riuscito a superare lo scoglio più alto: il campione lo aveva messo KO a UFC 258 e Burns aveva dovuto rimettere insieme i pezzi, presentandosi però in forma smagliante a UFC 264, quando superò Stephen Thompson, quello che è considerato il rebus più difficile da risolvere della divisione. Nel frattempo, Chimaev si stava facendo un nome e dopo l’affermazione arrivata contro Li Jingliang, la UFC ha deciso di fargli fare il grande salto. Dopo una conferenza piena di “smesh” e “kill” dalla quale Burns non pareva minimamente preoccupato, i due finalmente si trovavano faccia a faccia nella gabbia in quello che da molti era considerato il vero main event della serata.

Le dimensioni contano, e non si è potuto fare a meno di notare quanto Chimaev fosse più grosso del combattente brasiliano. Khamzat ha provato a partire in quinta, tentando il takedown prima cambiando il livello e poi attraverso il clinch, ma ha capito subito che Burns era un animale diverso da quelli incontrati nel suo percorso finora. Dopo averlo trascinato giù, lo svedese ha provato a controllare, ma dopo una capriola Burns ha rimesso la guardia, non consentendo a Chimaev di continuare l’offensiva.

Il diretto di Chimaev che causa il knockdown, poi la scarica in ground and pound.

Generalmente, guardare Chimaev annichilire i suoi avversari è come assistere a un’aggressione ai danni di un passante, tanto sembrano inerti nelle sue mani. Contro Burns è andata diversamente: i ganci del brasiliano, sia il destro che il sinistro, gli hanno consentito di rendere più e più volte pan per focaccia, tanto che Chimaev ha sentito tremare le proprie gambe per la prima volta da quando combatte da professionista. Burns ha cambiato il livello più volte coi suoi pugni, andando dal bersaglio grosso alla testa, spesso chiudendo con potenti overhand a segno. A cinquanta secondi dalla fine del primo round, Chimaev ha centrato con un diretto Burns, che è andato giù in knockdown, ma ha ripreso subito la bussola grazie alla concretezza della sua guardia a terra. Prima della fine della ripresa, il brasiliano ha ottenuto l’ultimo colpo, dando un segnale chiaro a Chimaev: lui non avrebbe ceduto al primo affondo riuscito.

Per quanto Chimaev stesse ottenendo la vittoria dopo il primo round, un fighter del calibro di Burns necessita di ben più impegno per essere dominato, e infatti il brasiliano è partito alla carica da subito, centrando Chimaev con il solito gancio. I due hanno preso a scambiare e lo svedese ha avuto i suoi momenti, ma Burns è stato il fighter che ha messo i colpi migliori ottenendo anche un knockdown con poco meno di tre minuti sul cronometro.

Il colpetto di Chimaev ben oltre la fine della seconda ripresa, dato per foga ma anche per stordimento: in quel momento lo svedese non sembrava sapere dove si trovasse (e, nel dubbio, Chimaev mena sempre per primo).

Gli scambi si sono fatti più intensi e Chimaev è tornato a colpire sfruttando la propria fisicità. Burns, più mobile e rapido, gli ha riservato però una dose massiccia di uno-due, colpendolo anche quando si è trovato con la schiena a terra, con un front kick che lo ha spinto indietro di qualche metro. Col sangue sul volto per via di alcune gomitate precise, Burns ha continuato ad avanzare colpendo Chimaev che ha ottenuto un takedown proprio sullo scadere. Nella foga lo svedese ha continuato a colpire anche dopo che l’arbitro si è messo in mezzo alla fine del round.

La situazione si è subito normalizzata e nella terza ripresa è stato Burns a partire in quinta, assestando subito un jab preciso. Chimaev è ripartito in avanzamento e l’intensità non è mai calata: difeso un takedown, lo svedese è tornato all’assalto con una scarica, ma è finito di nuovo nel clinch del brasiliano, che si è affidato all’esperienza per recuperare le energie. Nonostante un fisiologico rallentamento, Burns ha provato a prendere in mano l’incontro, attaccando con dei destri potenti di diversa natura: ganci, overhand e diretti sono arrivati all’indirizzo di Chimaev, che li ha accusati, ma senza mai cedere e rivelando anche una capacità da incassatore che gli sarà utile in futuro.

Overhand secco a segno di Burns.

A meno di un minuto dalla fine, Burns ha messo a segno tre overhand e Chimaev ha incassato invitandolo a continuare. Negli ultimi trenta secondi i due hanno continuato a scambiare e afine match Chimaev si è complimentato con Burns. Per la prima volta, il “lupo ceceno” ha rivelato la sua umanità ed è arrivato alla vittoria per decisione unanime (29–28 per tutti e tre i giudici) con grandissimo sacrificio e non senza subire danni. Khamzat ha quindi ringraziato Burns: ai microfoni il brasiliano ha detto che per essere un campione, bisogna combattere con i migliori e - gliene va dato atto - potrà non avere una cintura, ma la mentalità del campione è propria del combattente brasiliano.

Alla fine tutti e tre i giudici hanno dato la vittoria a Chimaev, che in effetti è sembrato avere la meglio per la maggior parte dell’incontro e nel primo e nell’ultimo round ha fatto di più. Non è stata l’ennesima vittoria schiacciante ma, come si dice, ci sono dei livelli in questo sport e considerando che nel giro di pochi mesi Chimaev è salito fino (quasi) al massimo livello, non c’è niente di male nel doversi adattare. Come ha detto lui dopo: adesso dovrà lavorare ancora di più, per pensare di guardare ai due fighter che si trova sopra.

Cosa ha in serbo Dana White, ora, per Chimaev? Colby Covington è uno step necessario prima di tentare l’assalto al titolo, ma una cosa è certa: Khamzat Chimaev è materiale da contesto titolato, così come ha dimostrato d’essere Gilbert Burns, superato ma mai domo, ed al quale Dana White - in uno slancio di generosità rarissimo - alla fine ha promesso l’intera borsa da vincitore, oltre ovviamente, al bonus Fight of the Night, condiviso con Chimaev per celebrare un match che entrerà senza dubbio tra i migliori dell’anno.

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