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Il Tottenham è una squadra senza compromessi
12 feb 2018
12 feb 2018
La squadra di Pochettino ha un'identità chiarissima ma anche grandi individualità.
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In un’ipotetica classifica che tiene conto delle ultime due stagioni di Premier League, esclusa quella in corso, il Tottenham Hotspur è al primo posto, con una media di 2.05 punti a partita. Eppure non ha vinto nessun trofeo, arrivando alle spalle del Chelsea la passata stagione e solamente terzo in quella precedente, quando a un certo punto sembrava potesse seriamente contendere al Leicester il titolo di campione d’Inghilterra.

Quest’anno l’inesorabile cammino del Manchester City ha presto tolto alle altre contendenti qualsiasi velleità in Premier League, e il Tottenham si è ritrovato invischiato nella lotta per la prossima Champions League. Ma, appunto, se dopo più di due terzi del campionato gli “Spurs” sono fuori dai giochi per il titolo e non sono neanche sicuri di occupare uno dei primi quattro posti, non è tanto a causa di un calo del rendimento della squadra, quanto piuttosto della marcia irresistibile del City e della rinnovata competitività di tutte le migliori squadre del campionato. I numeri del Tottenham sono stabili nel corso delle ultime tre stagioni (1.93 punti per partita nel 2017/18) e raccontano in controluce della costanza del lavoro di Mauricio Pochettino.

Va ricordato che il Tottenham è finanziariamente distante dagli altri 5 top-club della Premier League – City, United, Chelsea, Arsenal e Liverpool. La recente competitività ad alti livelli del club è quindi in gran parte frutto della stabilità tecnica della squadra e al grande lavoro di Pochettino, ormai alla quarta stagione sulla panchina degli Spurs.

La continuità

La rosa del Tottenham è cambiata poco negli ultimi anni, specie in rapporto al movimentato calciomercato delle altre squadre inglesi. Ricostruiamo brevemente gli ultimi movimenti di mercato degli “Spurs”. Dopo il terzo posto della stagione 2015/16 il club aveva bisogno di rinforzare la rosa, aumentare la qualità dei sostituti e allargare il roster dei possibili titolari. C’era bisogno di un rincalzo di Harry Kane, ed è arrivato il centravanti olandese Vincent Janssen dall’AZ Alkmaar, e due rinforzi per il centrocampo, Moussa Sissoko e Victor Wanyama.

Quest’estate gli “Spurs” si sono mossi ancora meno. L’offerta di più di 50 milioni di euro da parte del Manchester City per Kyle Walker era irrinunciabile; assieme al terzino il Tottenham ha ceduto il centrale austriaco Wimmer allo Stoke City e mandato in prestito al Fenerbache il deludente Janssen, sostituito dal più affidabile Fernando Llorente. Walker è stato sostituito numericamente dall’acquisto di Serge Aurier dal PSG. L’investimento più consistente è stato fatto per comprare Davinson Sanchez dall’Ajax. Nel mercato di gennaio, un po’ a sorpresa, è arrivato Lucas Moura dal PSG, ma il brasiliano non ha ancora giocato un minuto.

Al momento del suo arrivo al Tottenham, Mauricio Pochettino portava con sé, oltre all’etichetta di “bielsista”, la fama di integralista del 4-2-3-1. E in effetti, nella prima stagione, il 4-2-3-1 adottato dal tecnico argentino ha tagliato fuori ogni giocatore inadatto a giocare all’interno del disegno di gioco. Dallo scorso anno, però, Pochettino ha abbandonato ogni legame rigido con il modulo, iniziando a considerarlo come una cornice formale dentro cui esprimere i princìpi del proprio calcio, quelli sì inderogabili.

Il pessimo cammino nella Champions League 2016/17, con il girone concluso al terzo posto dopo due sconfitte interne contro Monaco e Bayer Leverkusen, e il quinto posto in campionato, hanno suggerito al tecnico di mutare l’assetto della squadra, adattandola alle esigenze della rosa, priva di Lamela per infortunio, ma con giocatori muscolari come Sissoko e Wanyama ancora da utilizzare al meglio. Il 3-4-2-1 nella seconda parte della stagione ha portato gli “Spurs” al secondo posto in classifica, oltre che al migliore attacco e migliore difesa di tutta la Premier League.

In questa stagione 2017/18 Pochettino ha inizialmente confermato il 3-4-2-1, ma, da un paio di mesi sembra essere tornato al 4-2-3-1 e a un undici titolare simile a quello della stagione 2015/16. Se il modulo di gioco non è più un dogma, come detto, non sono negoziabili i princìpi di base della sua squadra. Pochettino nel corso della sua carriera ha sviluppato un calcio che, partendo da una matrice effettivamente vicina a Marcelo Bielsa, ha subito poi diverse influenze.

Come gioca il Tottenham

Una delle caratteristiche fondanti per il calcio di Pochettino è la riconquista del pallone attraverso il pressing offensivo. La pressione è sempre innescata da specifici “trigger” e viene portata anche nelle fasi immediatamente successive alla perdita del pallone in posizione avanzata. Alcuni indici quantitativi restituiscono la volontà del tecnico, in fase di non possesso palla, di non limitarsi a prevenire i pericoli, ma di operare attivamente per la riconquista veloce del pallone tramite il pressing. Nei suoi anni al Tottenham la squadra ha sempre avuto uno dei tre indici PPDA più bassi della Premier League. Il pressing degli Spurs costringe gli avversari a lanciare lungo per sfuggire alla pressione: solo contro il Manchester City le squadre giocano percentualmente più palle lunghe.

I trigger più comuni sono il retropassaggio verso il portiere, con la squadra che avanza compatta in avanti e il movimento del pallone tra centrale e terzino avversario, che innesca il pressing, favorito dalla linea laterale che limita di 180° l’angolo di giocata per il portatore di palla. I meccanismi di riconquista sono applicati riducendo il più possibile le distanze tra i giocatori. La linea difensiva gioca alta per ridurre le distanze verticali e i calciatori sul lato debole stringono dentro il campo riducendo quelle orizzontali.

Il pressing su palla esterna del Tottenham, che stringe gli spazi al Manchester United.

In fase di difesa posizionale il Tottenham gioca una zona piuttosto ortodossa, privilegiando il controllo dello spazio. La squadra rimane compatta, collassando con decisione verso il lato forte a costo di scoprire quello debole. Ad esempio, se schierato con il 4-2-3-1, l’esterno di centrocampo del lato debole non protegge il fianco esterno del terzino schierandosi come “quinto” di difesa, ma rimane alto, anche in funzione della successiva transizione offensiva.

Il 4-4-2 difensivo degli Spurs. Il terzino sinistro Davies si posiziona molto dentro il campo e l’esterno sinistro Son rimane alto. Il lato debole è lasciato scoperto per privilegiare una maggiore densità su quello forte.

In fase di possesso palla il Tottenham usa alcuni strumenti del gioco di posizione per avanzare lungo il campo. L’idea di Pochettino è quella di abbassare la difesa avversaria, anche per favorire le fasi di gegenpressing successive alla perdita del pallone, occupando la zona alle spalle del centrocampo avversario. Gli schieramenti in costruzione bassa sono variabili, adattandosi alla necessità di creare superiorità posizionale per avanzare lungo il campo. Ad esempio, nell’ultima partita contro l’Arsenal, il Tottenham, partendo dal 4-2-3-1 si schierava in fase di costruzione con una sorta di 2-3-4-1; la linea arretrata costituita dai due centrali Sanchez e Verthongen metteva in inferiorità numerica l’unica punta dei Gunners, Aubameyang; più avanti Dier si apriva sul centro destra e il terzino sinistro Davies si piazzava sul centro sinistra, ai fianchi di Dembelè, garantendosi superiorità contro i due trequartisti dell’Arsenal, Ozil e Mkhitaryan. Più avanti l’ampiezza era presa dal coreano Son a sinistra e dal terzino Trippier a destra, con Alli ed Eriksen ad occupare gli half-space alle spalle di Kane.

Il 2-3 in zona arretrata visto contro l’Arsenal con l’interno Dier e il terzino sinistro Davies che disegnavano insieme a Dembelè una linea più avanzata rispetto a quella dei due centrali per agevolare l’uscita del pallone contro la pressione dell’Arsenal.

La giocata preferita del Tottenham per passare dalla fase di preparazione bassa della manovra alla fase offensiva in zona avanzata, è un passaggio verticale dalla linea arretrata verso la trequarti, occupata dai trequartisti, cercando un varco tra la linea dei centrocampisti avversari. Portato il pallone nell’ultimo terzo di campo, la manovra si sviluppa tramite combinazioni strette tra i giocatori offensivi o improvvise aperture verso le zone esterne liberate dalle ricezioni negli half-space.

Se in difficoltà nell’uscita palleggiata, gli “Spurs” non disdegnano il lancio lungo verso Harry Kane, a cui segue l’attacco delle seconde palle, di cui Dele Alli è maestro. Dei 6 top-team della Premier League il Tottenham è quello che, insieme allo United, alza percentualmente di più il pallone. Ma la sua organizzazione gli permette di governare anche situazioni abbastanza imprevedibili come le palle alte, e la squadra è seconda solo al City per percentuale di precisione dei lanci lunghi.

La transizione offensiva, che cerca di approfittare dello sbilanciamento degli avversari successivo alla perdita del possesso, è giocata velocemente e in verticale. Se corta, perché generata dal pressing, la transizione punta direttamente la porta avversaria, approfittando dei tanti uomini portati in pressione avanzata. In occasione delle transizioni che partono da posizione più arretrata sono invece fondamentali i movimenti verso l’esterno di Kane, che prova così a ricevere il pallone fungendo da perno e ad aprire gli spazi per le corse in campo aperto di Alli e Son.

Una tipica configurazione dell’attacco degli Spurs con tutti i trequartisti del 4-2-3-1 in zona interna e l’ampiezza presa dai due terzini Davies e Trippier.

Le individualità eccezionali

Il Tottenham è una squadra solida ed estremamente organizzata in ogni aspetto del gioco, ma brilla in particolare nell’applicazione del pressing e del gegenpressing. L’ottima costruzione tattica messa in piedi da Mauricio Pochettino non deve però nascondere che la forza degli Spurs risiede anche nell’alta qualità di molti suoi giocatori. I più eccezionali sono senz’altro Christian Eriksen ed Harry Kane.

Il trequartista danese è un giocatore estremamente tecnico, un fenomenale passatore e un ottimo finalizzatore grazie a un calcio forte e preciso, anche a palla ferma. Alle doti puramente tecniche Eriksen aggiunge però anche una straordinaria sensibilità tattica, che gli permette di trovare sempre la zona di ricezione più opportuna per far progredire la manovra e mandare al tiro i compagni: solo Kevin De Bruyne ha più Expected Assist del danese in Premier League. Harry Kane non è solamente un formidabile bomber (23 gol in 26 partite, 20 Expected Goals e record di tiri, 5.8 a partita, in Premier League), ma un centravanti completo, capace di legare il gioco in vari modi, prevalere fisicamente sui difensori e pressare con estrema efficacia.

Eriksen e Kane si integrano perfettamente con Alli e Son, disegnando il miglior reparto degli Spurs. Ciascuno dei quattro giocatori offensivi, indipendentemente dalla posizione occupata, ha un ruolo diverso nello sviluppo delle trame offensive della squadra. Negli ultimi due mesi, nel 4-2-3-1, Christian Eriksen occupa formalmente la posizione di trequartista di destra, che però abbandona presto per occupare gli half-space o per abbassarsi per fluidificare la circolazione della manovra. I movimenti di Eriksen permettono al Tottenham di variare il proprio assetto posizionale in fase di possesso, integrando il centrocampo e convertendo così il 4-2-3-1 in 4-3-3 o il 3-4-2-1 in 3-5-2.

Dei tre trequartisti, il danese è quello che deve controllare e indirizzare i tempi e gli spazi della manovra. Dele Alli, invece, partendo da posizione centrale ha il compito di supportare Harry Kane nel cuore della difesa avversaria e, con la sua agilità, di attaccare gli spazi liberati dai movimenti del centravanti. Infine, alla velocità del sud-coreano Son Heung-Min, cresciuto tantissimo nell’ultimo anno, è assegnato il compito di fornire ampiezza e attaccare la profondità.

I punti deboli di Pochettino

L’efficacia del sofisticato calcio progettato da Mauricio Pochettino dipende da un alto livello di intensità del gioco per sostenere il pressing e il ritmo della manovra offensiva. Nei momenti di calo psico-fisico gli Spurs non hanno molte armi per arrivare al risultato. Il girone eliminatorio, e in particolare la doppia sfida con il Real Madrid, sembra però aver certificato la crescita del Tottenham, anche da un punto di vista mentale.

Da un punto di vista tattico gli Spurs mostrano talvolta qualche imprecisione nella linea difensiva. In particolare, quando è alta a supportare il pressing, la linea arretrata può commettere errori nella copertura della profondità, spesso lasciata scoperta da un’errata interpretazione dell’elastico difensivo.

I due difensori sul lato forte, Verthongen e Davies si fermano per lasciare in fuorigioco Lacazette, i due dal lato debole, Trippier e Sanchez, coprono invece la profondità. L’incoerenza costa un gol.

Le fasi di difesa posizionale del Tottenham sono meno efficaci delle fasi di non possesso più dinamiche e, anche in questo caso, la linea difensiva sconta qualche imprecisione nella difesa dello spazio prevista dalla zona pura giocata dagli Spurs. Se lasciare scoperto il lato debole è una scelta strategica - oltre che il prezzo da pagare per una maggiore densità sul lato forte - la vulnerabilità della zona tra i due centrali nel cuore dell’area è di certo una debolezza non voluta.

Firmino riesce a ricevere un cross nella zona tra i due centrali del Tottenham.

In fase di possesso palla, la costruzione dal basso può essere messa in difficoltà da avversari che adottano una strategia di pressing offensivo. In quest’ottica l’assenza del centrale belga Toby Alderweireld, molto abile nella costruzione del gioco, sarebbe una perdita importante per gli Spurs. Il suo sostituto, il colombiano Davinson Sanchez, non è altrettanto bravo nel fronteggiare il pressing avversario, sia in termini di capacità di lettura del gioco che da un punto di vista puramente tecnico. Alderweireld è reduce da un infortunio ed è rientrato solo la scorsa settimana nella partita di FA Cup contro il Newport County, squadra di League Two.

Contro le difese schierate e che non escono facilmente in pressing, l’attacco degli Spurs, sebbene diventato più paziente nel tempo, può andare in difficoltà nell’innescare le ricezione dei trequartisti negli half-space e a penetrare in zona pericolosa. Non a caso il Tottenham è la squadra di Premier League che, con 7.7 conclusioni a partita, calcia di più da fuori area.

La partita contro la Juventus

Quella che la Juventus affronterà agli ottavi di finale sarà una squadra estremamente organizzata e dalle ottime qualità individuali. I bianconeri dovranno essere bravi a contrastare le qualità degli avversari e a metterne in evidenza le debolezze. Nell’ultima partita la Juventus ha incontrato la Fiorentina, una delle squadre di Serie A che gioca un pressing più avanzato ed aggressivo, e i bianconeri hanno mostrato alcune difficoltà nel far avanzare la manovra dal basso in maniera palleggiata e isolando per questo Higuain.

Per questo la squadra di Allegri dovrà migliorare la resistenza al pressing e utilizzare ogni arma per risalire il campo. Saranno quindi importanti le conduzioni palla al piede di Douglas Costa e Alex Sandro, il lavoro di Mandzukic sulle palle alte dalle retrovie e quello di raccordo di Higuain. In fase di attacco posizionale è prevedibile che Allegri proverà a muovere orizzontalmente lo schieramento difensivo del Tottenham per sfruttare a proprio vantaggio il sovraccarico del lato forte della squadra di Pochettino.

In fase di non possesso la Juventus potrebbe alternare fasi mirate di pressing offensivo, per approfittare di qualche imprecisione in costruzione bassa del Tottenham, ad altre fasi di difesa posizionale mirate a congestionare gli spazi interni e a negare le ricezioni negli half-space ai trequartisti avversari. Un grosso lavoro atletico e di attenzione sarà richiesto alla coppia di centrali, chiamata a controllare Harry Kane, e in genere a tutta la squadra, vista la fisicità del Tottenham.

Pochettino ha già battuto il Real Madrid nella fase a gironi e sogna di superare anche l’altra finalista della Champions League della passata stagione. La qualità delle due squadre promette una sfida davvero interessante e ricca di spunti sia tecnici che tattici, e servirà la migliore Juventus possibile per battere questo Tottenham Hotspur.

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