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Michele Tossani
Il Torino non è più lo stesso
20 ott 2023
20 ott 2023
La squadra di Juric sembra aver smarrito la sua identità.
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Michele Tossani
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IMAGO / HochZwei/Syndication
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«Mi aspetto più da tutti, la squadra gioca e attacca però mi aspetto di più. Vediamo come impostare il lavoro durante la sosta con chi resta, sicuramente ci sono delle problematiche da risolvere». Con queste parole, rilasciate nel post-partita del derby della Mole, l’allenatore del Torino, Ivan Jurić, ha certificato il momento grigio che stanno attraversando i granata. Appena nove i punti in otto giornate di campionato, con il Torino che si trova esattamente a metà tra la zona retrocessione e quella che garantisce una qualificazione europea, con cinque punti di distanza sia dal quinto posto che dal diciottesimo.

È una piccola conferma simbolica dell'eterno limbo da cui il Torino di Cairo non riesce a tirarsi fuori, così come lo score impietoso nei derby contro la Juventus, che ormai da anni sembrano andare sempre allo stesso modo. L'ultima sconfitta, appena prima della sosta per le Nazionali, è stata uguale a quasi tutte quelle degli ultimi anni. Il Toro non vince un derby dal 26 aprile 2015, quando si impose per 2-1 in casa grazie alle reti di Darmian e Quagliarella.

Ma insomma, il derby sembra essere l'ultimo dei problemi per una squadra che non sembra molto in salute. Parafrasando Vasco Rossi, quindi, dobbiamo quindi chiederci cosa c’è che non va nel Toro, quest’anno. Nella guida al campionato granata, Dario Pergolizzi aveva messo nello scenario peggiore possibile per la stagione 2023/24 la possibilità di trovarsi "invischiato per la maggior parte del campionato nella parte destra della classifica, senza realmente rischiare la retrocessione, ma con la sensazione che non ci sia proprio il modo per fare meglio". Ecco, queste prime giornate hanno avvicinato questa prospettiva sempre di più alla realtà.

Forse, al di là dei risultati - che valgono quello che valgono dopo solo otto giornate -, ciò che più preoccupa è la progressiva diluizione dell'identità tattica del Torino. In questi ultimi anni abbiamo imparato a conoscere la squadra di Juric come una delle più aggressive nella difesa in avanti della Serie A, andando a prendere forte gli avversari nella loro metà campo per costruire poi delle transizioni brevi. Com'è noto, il sistema difensivo adottato è quello gasperiniano, fondato su marcature uomo contro uomo a tutto campo.

Rispetto agli scorsi anni, però, qualcosa sembra essersi inceppato, come mostrano anche i dati che ci fornisce StatsBomb. L’indice PPDA (che ci permette di farci un'idea sull'efficacia del pressing di una squadra) si è infatti alzato notevolmente in queste prime otto partite di campionato rispetto alla stagione scorsa, passando da 10.44 a 12.93, che è uno dei dati più alti del campionato (il PPDA, bisogna ricordare, si legge "al contrario": più è basso, più una squadra riesce a recuperare in alto il pallone). Peggio del Torino hanno fatto solo Cagliari, Sassuolo e Genoa. Il Toro, quindi, sembra non riuscire più ad alzare il pressing come faceva nelle scorse stagioni. Questo, inevitabilmente, facilita la gestione della palla da parte degli avversari, cresciuta di tre punti percentuale in confronto al campionato 2022/23. Oggi infatti le squadre che affrontano i granata hanno in media una precisione nei passaggi dell'80%, contro il 77% della stagione passata.

Inevitabilmente, essendo così legato il modo in cui il Torino aggredisce l'avversario al modo in cui attacca, questa dissoluzione della sua identità tattica ha avuto ripercussioni anche sulla fase offensiva. Rispetto alla scorsa stagione è crollato il numero di tiri tentati (passato da 11.71 a partita ai 9.63 di quest'anno; solo il Genoa tira meno della squadra di Juric) e di conseguenza anche quello degli Expected Goals creati (da 1.10 a 0.79 per 90 minuti). La squadra di Juric, insomma, non solo si è abbassata sul campo ed è meno aggressiva, ma è anche molto meno produttiva nella metà campo avversaria, dove già faceva fatica.

Sembra una squadra bloccata nel suo percorso di crescita, indecisa su che strada prendere. Forse questo ha a che fare proprio con il tentativo di cambiare filosofia offensiva che Juric ha iniziato a intraprendere nel corso della scorsa stagione. Tradizionalmente una formazione che cerca di risalire il campo utilizzando i quadrilateri laterali che vengono a formarsi fra terzi, quinti, mediani e trequartisti di parte nel 3-4-2-1 di base con cui si dispone in campo, il Toro aveva provato a diventare una squadra con più controllo dei corridoi centrali del campo. L’idea era quella di sfruttare le qualità dei vari Nemanja Radonjić, Aleksej Mirančuk e Nikola Vlašić per andare a palleggiare nella zona centrale di rifinitura.

Nella seconda metà della scorsa stagione questa evoluzione era apparsa molto evidente a tratti. Nella prima immagine qui sopra, presa dalla partita contro il Milan dello scorso febbraio, vediamo il Toro per esempio muovere palla sfruttando i corridoi centrali attraverso un quadrilatero fluido, con i due mediani (Adopo e Gineitis) che nell’azione in questione si trovano addirittura più avanti dei due trequartisti (Mirančuk e Vlašić). L'idea, evidente, era di caricare di molte più responsabilità, anche in fase di costruzione, i due trequartisti.

In quest'altra immagine sempre dalla scorsa stagione, nella partita contro il Sassuolo, un mediano si è abbassato in difesa formando così una linea a quattro, mentre Ricci si alza per andare a giocare con Vlašić e Radonjić a ridosso di Sanabria. Da notare quanto il trequartista serbo sia basso e interno.

Questa metamorfosi non ha però avuto seguito sul lungo periodo. Mirančuk è tornato all’Atalanta dopo la fine del prestito, Vlašić non è ancora riuscito a tornare ai livelli che aveva mostrato qualche tempo fa, e Radonjić è Radonjić. Recentemente Juric è tornato a contestarne la mancata continuità di rendimento, anche se non è una grande sorpresa. Questo cambio strutturale forse è stato spinto anche dalla graduale perdita di qualità sugli esterni, dove il Torino è passato in pochi anni da Cristian Ansaldi, Ola Aina e Wilfried Singo a Raoul Bellanova, Valentin Lazaro e Brandon Soppy. Anche nelle altre zone di campo le ultime sessioni di mercato sembrano aver eroso il patrimonio tecnico della squadra, perdendo giocatori decisivi come Dennis Praet, Josip Brekalo o Bremer. In ogni caso, adesso la squadra di Juric sembra essere rimasta a metà del guado, non riuscendo ad attaccare per i corridoi centrali e non avendo sufficiente qualità e spinta su quelli esterni.

Certo, anche Juric ci ha messo del suo. La scelta di affidare la difesa dei pali a Vanja Milinković-Savić è stata di Juric, che ne apprezza il lancio lunghissimo che permette al Toro di rinunciare a costruire dal basso per andare invece direttamente alla ricerca della seconda palla nella metà campo avversaria. Milinkovic-Savic è effettivamente uno dei migliori in questo fondamentale (non solo in Serie A) ma paga qualcosa tra i pali. Anche quest’anno è in negativo per quanto riguarda i Goals Saved Above Average (-0,13 per 90 minuti), la metrica che ci permette di sapere quanti gol hanno salvato i portieri alla luce dei post shot Expected Goals affrontati, e anche la percentuale di tiri parati è pallida (72%).

Questa insistenza sul gioco diretto, sottolineata dalla scelta di puntare su Milinkovic-Savic, ha finito per deprimere anche Ivan Ilić e Samuele Ricci. Il serbo e l’italiano costituiscono una delle coppie di centrocampo più interessanti in Serie A, almeno relativamente all’età che hanno, di sicuro la migliore tra le squadre di media fascia. Anche quando il Torino prova a risalire il campo palleggiando qualcosa sembra sempre non funzionare a livello di spaziature, tutto sembra rendere più difficile il lavoro di Ilic e Ricci. Prendiamo come esempio due situazioni recenti, nel derby contro la Juve.

Nel primo caso Ilic agisce da terzo di difesa, andando a costruire nella zona liberata dall’avanzata di Rodriguez. Dalla camera tattica è evidente come Ilicic, scendendo in difesa, si disconnetta dal resto della squadra, vista la tendenza del Torino a svuotare il centrocampo. C’è infatti una vasta area di campo totalmente disabitata da giocatori granata al centro, con una grossa frattura che non aiuta le connessioni tra i giocatori. Nella seconda situazione troviamo ancora Ilic da terzo di difesa con Ricci anch’egli basso per aiutare il primo possesso. Il Toro, in questo caso, ha troppi giocatori sotto la linea della palla, e contro una Juve bassa non ha nessun giocatore che vada a cercare superiorità posizionale fra le prime due linee.

La rigidità con cui Jurić applica il suo 3-4-2-1 iper-verticale sta insomma mostrando i limiti della rosa più che mascherarli e questo sicuramente è un problema. Possibile che non ci siano altre soluzioni? Sarebbe interessante per esempio vedere il Torino provare di nuovo ad attaccare per i corridoi centrali. D'altra parte, si tratterebbe di ripercorrere la stessa evoluzione avuta da Igor Tudor proprio col Verona (ereditato proprio da Juric) o col Marsiglia l’anno scorso. Allo stesso modo si potrebbe mettere in discussione la difesa a tre, aggiungendo un uomo sopra la linea della palla, magari provare un attacco a due punte.

A proposito di questo bisogna almeno citare i problemi degli attaccanti del Torino in questo momento. Antonio Sanabria non si sta ripetendo sui livelli della passata stagione (la prima in carriera nella quale è arrivato in doppia cifra in termini di gol realizzati) mentre Duván Zapata appare ancora un corpo estraneo alla squadra. Il Toro deve trovare il modo di sfruttare l’ex atalantino, l’uomo che, con le sue reti, potrebbe in parte nascondere le difficoltà in attacco di una squadra che ha segnato solo 6 reti in 8 partite. Del colombiano ormai conosciamo pregi e difetti. Zapata sembra nella fase discendente della sua carriera ma forse può ancora tornare utile al Torino. Certo, forse non ci si può attendere un contributo da attaccante onnipotente e deve essere servito con palle pulite, magari affiancato da un compagno di reparto sulla stessa linea, per garantirgli più libertà di movimento sul fronte offensivo.

Qualsiasi sia la soluzione, comunque, Jurić adesso deve provare a invertire la rotta, sperando poi in qualche aiuto da parte della società nel prossimo mercato di gennaio. O il tecnico e la squadra si evolvono, o al tifoso del Torino non resterà che sopportare un'altra stagione di grigiore.

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