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Emanuele Mongiardo
Top XI: Ligue 1 2022/23
16 giu 2023
16 giu 2023
I migliori undici del campionato francese, esclusi quelli del PSG.
(di)
Emanuele Mongiardo
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IMAGO / Just Pictures
(foto) IMAGO / Just Pictures
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Nonostante la vittoria finale, la scelta del PSG di affidarsi a Christophe Galtier non ha pagato del tutto. La squadra della capitale ha vissuto la stagione più grigia da quando è in mano agli sceicchi, mostrando un club sempre più difficile da gestire, dove le stelle sono più importanti del resto. A pagare forse sarà l’allenatore, già circolano nomi sul suo sostituto, ma non è quello che ci importa qui oggi. Oggi ci interessa parlare di tutto quello che c’è alle spalle del PSG in Ligue 1, un campionato che si è mostrato più vivo che mai. Certo, nemmeno quest’anno le squadre francesi hanno saputo farsi valere in Europa, un problema endemico che va al di là di semplici motivi tecnici, ma abbiamo avuto modo di vedere all'opera squadre interessanti non solo nell'abbondanza di giovani talenti, ma anche dal punto di vista tattico, grazie ad allenatori stranieri come Tudor (che però ha appena lasciato Marsiglia) e Fonseca, tra i pochi insieme ad Haisé a proporre qualcosa di diverso rispetto al calcio speculativo dei tecnici francesi. Alla fine, ad accompagnare il PSG in Champions ci saranno Lens e Marsiglia, due esempi di come alcuni principi del calcio di Gasperini siano riusciti a prendere piede anche fuori dall’Italia. Le delusioni più grandi, invece, sono Nizza, Rennes e Lione, squadre che erano anche più accreditate, ma che per diversi motivi hanno fatto male. Anche per questo la top XI della Ligue 1 2022/23 è ricca di giocatori minori, che hanno brillato in squadre di seconda fascia. Le regole che ho usato per stilarla sono le solite: nessun giocatore del PSG, massimo due giocatori per squadra (scelta per la quale rimangono fuori alcuni elementi del Lens) e nessun giocatore presente nella top XI della scorsa stagione (Caio Henrique e Fofana su tutti). Quest’anno sono saliti alla ribalta diverse punte prolifiche e rapide, per cui la formazione scelta è un 4-2-3-1, o meglio, 4-2-1-3, simile a quello dell’Inter di Mourinho, con due attaccanti mobili adattati ad ali. Portiere: Yehvann Diouf (Reims), Francia, 1999 Yehvann Diouf non disputava un campionato da titolare dal 2019/20 quando giocava in National 2, la quarta divisione del calcio francese, con la seconda squadra del Reims. Dopo un paio di stagioni passate alle spalle del serbo Rajkovic, Diouf quest’anno ha avuto la sua occasione e si è dimostrato uno dei portieri migliori della Ligue 1. Secondo i dati di Stasbomb è stato il secondo miglior portiere per percentuali di parate e tra i migliori nella capacità di salvati rispetto alla media. È quindi anche merito suo se abbiamo avuto una delle storie più incredibili di questa stagione di calcio europeo, quella di Will Still, di cui avrete probabilmente sentito parlare come del tecnico più giovane della Ligue 1. Si tratta di un trentenne inglese che aveva iniziato a costruire la sua carriera su Football Manager e che da ottobre 2022 si è ritrovato sulla panchina di uno dei cinque principali campionati europei. Il Reims aveva avuto un inizio di stagione disastroso, ma con l’insediamento di Still ha mantenuto l’imbattibilità per diciannove partite di fila, con soli sette gol subiti (striscia interrotta a marzo contro il Marsiglia). A inizio stagione il portiere titolare doveva essere l’austriaco Pentz e Diouf ha iniziato a giocare solo all’ottava giornata, un mese prima della promozione di Still come capo allenatore. Diouf ha beneficiato di una squadra solida, ma il suo contributo è stato fondamentale. È un portiere moderno, non solo nell'uso dei piedi, ha buona dimestichezza con la palla anche sotto pressione, ma anche nella gestione dello spazio alle spalle della difesa. Diouf è infatti abituato ad accorciare dietro la difesa se c’è da fare da libero aggiunto e si sa imporre nell'uno contro uno con gli attaccanti. Non è molto alto per essere un portiere (un metro e ottantaquattro), ma è sicuro nelle uscite alte e ha buoni riflessi. Terzino destro: Jonathan Clauss (Marsiglia), Francia, 1995 Jonathan Clauss aveva fatto parte della nostra top XI della Ligue 1 già due stagioni fa. All’epoca era appena esploso nel sorprendente Lens di Franck Haisé dopo essere arrivato dalla seconda divisone tedesca. A distanza di due stagioni, Clauss si è confermato come uno degli esterni migliori del campionato. Si è guadagnato il trasferimento in una nobile come il Marsiglia e ha ricevuto anche delle convocazioni in nazionale da Deschamps. Clauss era salito alla ribalta giocando tornante a destra in una squadra gasperiniana come il Lens, era naturale, quindi, aspettarsi una buona stagione nelle mani di un allenatore dai principi simili come Tudor. Questa stagione ha confermato come Clauss sia uno dei migliori specialisti in Europa nel ruolo esterno a tutta fascia, un riconoscimento certificato anche dai numeri: il francese è secondo per assist in Ligue 1, alle spalle del solo Messi, nel 97o percentile per xA ogni 90’ tra i terzini dei cinque principali campionati europei.

Rispetto ai quinti della Serie A, Clauss interpreta il ruolo in maniera meno binaria. Ha un destro eccellente, sia per partecipare alle catene di fascia sia, soprattutto, per crossare: è bravissimo a disegnare quei cross tesi che passano tra difesa e portiere e a cui basta poco per essere spinti in porta. Centrale destro: Jean-Clair Todibo (Nizza), Francia, 1999 Come Clauss, anche Todibo faceva parte della nostra top XI due anni fa. La coppia composta dal francese e dall’immortale Dante è stata una delle poche note liete della stagione del Nizza. L’ex Barcellona si è confermato come uno dei migliori centrali in un paese che abbonda di difensori d’avanguardia per atletismo e tecnica, tanto da ricevere, a marzo, la prima convocazione in nazionale. Todibo ha caratteristiche da centrale contemporaneo: fisico imponente, grandi picchi di velocità, forte e deciso sui contrasti. Porta palla con naturalezza anche sotto pressione e ha un buon range di passaggi rasoterra. È un giocatore che ha estrema fiducia nei propri mezzi e con quelle qualità fisiche sarebbe stato sorprendente il contrario. La troppa confidenza, però, può trasformarsi in un limite. Todibo ama sfidare l’attaccante e andare subito al corpo a corpo, l’opposto rispetto all’idea secondo cui un difensore dovrebbe ragionare in maniera pessimista e prevenire i rischi. In questo, ricalca l’atteggiamento di molti centrali emersi ad alto livello negli ultimi anni. Riuscirà a temperare la sua indole nel prossimo step della carriera? Centrale sinistro: Kevin Danso (Lens), Austria, 1998 Kevin Danso potrebbe essere uno dei pezzi pregiati del Lens sul prossimo mercato. Nato in Austria da genitori ghanesi ma cresciuto in Inghilterra, pare che il Napoli sia interessato a lui come eventuale sostituto di Kim. Una pista sensata, perché in alcuni tratti Danso ricorda il centrale sudcoreano. Ad esempio, nello strapotere fisico che riesce ad imporre agli attaccanti, grazie al metro e novanta d’altezza e ad un fisico ben piazzato. Centrale della difesa a tre del Lens, l’austriaco ama staccarsi per aggredire l’uomo in avanti. La marcatura, però, non è il solo punto forte del suo gioco. Il Lens, infatti, ama pressare alto gli avversari e quindi lascia i suoi difensori con tanto campo alle spalle. Danso si presta bene a un gioco di questo tipo: ha una buona velocità e non ha paura di affrontare situazioni critiche. Se gli avversari riescono a puntare la porta, infatti, ha dimostrato di saper fare quasi da portiere aggiunto, con interventi in spaccata o in scivolata da ultimo uomo. Oltre alle qualità difensive, l’austriaco ha grande confidenza col pallone. È abile a portare palla e sa trasformare l’anticipo in una conduzione, un altro aspetto in cui ricorda Kim. Il Lens quest’anno ha difeso in maniera meno orientata sull’uomo e Haisé, in qualche gara, ha proposto anche la difesa a quattro. Danso è sembrato a suo agio. Dovesse continuare a rendere così, diventerebbe di sicuro un habitué della Champions. Terzino sinistro: Nuno Tavares (Marsiglia), Portogallo, 2000 Per qualità fisiche e tecniche, Nuno Tavares è uno dei terzini under 23 migliori d’Europa. Alto 183 centimetri ma con gambe lunghe e affusolate lo fanno sembrare ben più alto, è arrivato al Marsiglia in prestito dall’Arsenal, dove aveva dimostrato dei limiti difensivi piuttosto evidenti. Il sistema di Tudor, di certo, lo ha aiutato a mascherarli: in una squadra che crea duelli lungo tutto il campo, Tavares può concentrarsi sul proprio uomo di riferimento e difendere in avanti, senza dover pensare troppo. Il meglio, comunque, lo dà col pallone tra i piedi, soprattutto in conduzione. Può bruciare gli avversari in allungo, grazie alla falcata, ma è bravo a gestire le sterzate anche per rompere i raddoppi. La sua particolarità è che, nonostante si tratti di un mancino naturale, usa bene anche il destro, specie per calciare. La possibilità di usare il piede debole gli permette di variare il suo gioco: se non può sfondare, Tavares a volte rientra sul destro e calcia. Sui sei gol totali di questa stagione, tre li ha segnati col piede debole; due di questi li ha fatti da fuori area, sterzando verso l’interno e calciando con una potenza tale da sembrare destro naturale.

Come Saliba la scorsa stagione, Tavares in estate tornerà all’Arsenal. Il centrale francese quest’anno si è imposto come uno dei migliori difensori della Premier League, non sarebbe sorprendente se Tavares riuscisse a fare altrettanto la prossima stagione. Mediano destro: Branco Van den Boomen (Tolosa), Olanda, 1995 Uno dei motivi per cui esiste questa top XI, è provare a ragionare in ottica mercato, dato che la Ligue 1 è un campionato d’esportazione, forse il migliore da cui pescare per rapporto qualità/prezzo. Su Branco Van den Boomen, però, non si può più fantasticare: col contratto in scadenza a giugno, l’olandese si è già accordato con l’Ajax per la prossima stagione. Van den Boomen è un centrocampista capace di produrre ottimi numeri offensivi: in questa Ligue 1 ha collezionato 5 gol e 8 assist in 33 partite; la scorsa stagione, in Ligue 2, aveva firmato addirittura 12 gol e 21 (!) assist e con queste premesse sarebbe stato utile anche a squadre di medio-alto livello in campionati più importanti.

Un video che potrebbe convincervi che Van den Boomen sia uno dei migliori centrocampisti al mondo.

Van den Boomen è un centrocampista atipico: alto un metro e novanta, abile nel gioco lungo, in più è uno specialista nei calci piazzati sia che si tratti di crossare che di calciare direttamente in porta. L’altezza, poi, lo rende un ottimo pressatore in avanti in fase di recupero palla, in fase di possesso, invece, ama molto inserirsi in attacco. Van den Boomen ha ventotto anni, non è un giovane di belle speranze. Dal prossimo anno, però, si troverà in un club di grande lignaggio come l’Ajax e non sarebbe strano se diventasse un centrocampista di culto. Mediano sinistro: Enzo Le Fée (Lorient), Francia, 2000 A livello puramente estetico, Enzo Le Fée è uno dei centrocampisti più belli da vedere di tutta Europa. Alla seconda stagione da titolare in Ligue 1, ormai il suo è un nome noto tra gli appassionati e nella prossima finestra di mercato sembra destinato a trasferirsi in squadre con più ambizione: «Per me è il momento di partire e vorrei farlo la prossima estate in modo da garantire un certo incasso al Lorient, il club che mi ha cresciuto e che mi ha fatto firmare il primo contratto da professionista», ha dichiarato lui stesso.

Chi prenderà Le Fée potrà godere di un centrocampista dalla tecnica sopraffina, a suo agio sotto pressione e nel portare palla. Sa agire sia da mediano in un centrocampo a due che da mezzala. Non è un regista, ma grazie al suo dinamismo si muove lungo tutte le altezze del campo e quindi può condizionare qualsiasi fase della manovra, dalla prima costruzione alla rifinitura. L’aspetto migliore del suo gioco, quello più soddisfacente per gli occhi, è il modo in cui passa attraverso le maglie avversarie col pallone incollato al piede. Secondo FbRef, tra i centrocampisti è nel 97o percentile per dribbling riusciti. Il suo metro e settanta d’altezza lo fa sembrare gracile, ma la statura, unita alla tecnica, gli permette di trovare sempre uno spazio in cui insinuarsi. Le Fée si muove per dare continuità al possesso e renderlo scorrevole grazie alla sua tecnica. Nell’ultimo terzo di campo, poi, non è mai conservativo, ma anzi dimostra una buona confidenza nei filtranti rasoterra per servire i compagni alle spalle della difesa. Il calcio francese non ne produce molti di centrocampisti del genere e Le Fée, dovrebbe, essere protagonista dell’Europeo Under 21: chissà che il rendimento nel torneo non possa condizionare la sua prossima destinazione. Trequartista: Rémy Cabella (Lille), Francia, 1990 Qualcuno di voi ricorderà Rémy Cabella come una delle maggiori speranze del calcio francese all’inizio dello scorso decennio. Un’aletta elettrica, dai capelli ingellati e i dribbling irrisori, uno dei tanti wannabe Cristiano Ronaldo di quell’epoca. «Adorava Cristiano Ronaldo, la sua stanza era piena di poster di CR7, provava a replicare le sue skill. Era iperattivo… Con gli anni si è un po’ calmato, ma da giovane era pazzo!», ha detto di lui Teiji Savanier, suo compagno di giovanili al Montpellier. Un buon riassunto della parabola di Rémy Cabella. Chi di voi si sarebbe aspettato di trovarlo in una lista del genere nel 2023? Per tre stagioni, dal 2019 al 2022, il francese è sparito dai radar andando a giocare al Krasnodar in Russia. Sembrava la fine della sua carriera ad alti livelli, poi, ad aprile dello scorso anno, ha approfittato della finestra speciale riservata dalla FIFA ai giocatori stranieri in Russia per rescindere il suo contratto e tornare a casa, al Montpellier. Cabella non si è guadagnato la conferma, ma ha trovato posto al Lille. Ora non è più un esterno fumoso, ma un trequartista capace di coordinare i possessi della propria squadra: una piccola dimostrazione che i giocatori tecnici, anche quando sembrano finiti, possono riciclarsi in funzioni utili e inaspettate. Cabella è vitale per un allenatore come Fonseca: se il pallone passa da lui, il Lille attacca in maniera fluida. Con la sua tecnica nello stretto riesce a infilarsi tra le linee, attrare gli avversari e facilitare la vita ai compagni intorno a sé. Il gusto per la giocata a effetto è rimasto intatto, soprattutto nel modo in cui usa la suola per provocare gli avversari. Dalla trequarti in su, poi, lascia sfogo alla sua creatività: tra i giocatori con almeno 1500 minuti disputati, è secondo solo a Messi e Neymar per xA ogni 90’ (0,45). Ala destra: Loïs Openda (Lens), Belgio, 2000Loïs Openda è la più grande rivelazione della Ligue 1 2022/23. Arrivato in estate dal Bruges per dieci milioni, è stato il tassello che ha permesso al Lens di fare il salto di qualità definitivo e di guadagnarsi un posto in Champions League a vent’anni di distanza dall’ultima volta. Openda parte da centravanti, ma grazie alla sua velocità non offre mai punti di riferimento ai difensori. Il belga può svariare sia verso sinistra che verso destra. Destro naturale, dalla sinistra può convergere sul piede forte e puntare la porta, grazie ad un dribbling secco, declinato soprattutto nelle sterzate con cui lascia sul posto i difensori. Se invece taglia verso destra riesce sempre a guadagnare campo sul diretto avversario grazie alla sua velocità. In più, la forza nelle gambe gli permette di resistere agli urti: ai difensori non conviene intervenire in maniera troppo aggressiva su di lui, a farne le spese quest’anno è stato persino un centrale del calibro di Sergio Ramos. Per essere una punta, forse si tratta di un giocatore più basso della media (un metro e settantasette d’altezza), tuttavia la furbizia con cui usa il fisico, la velocità e la capacità di separarsi dai marcatori, gli permettono di sopperire ai problemi di taglia e farsi valere anche dentro l'area di rigore. D’altra parte, se fosse stato più alto non avrebbe avuto la stessa rapidità e sarebbe stato più prevedibile. In totale Openda ha segnato venti gol in trentasette presenze, il bottino migliore della sua carriera. Considerando che si tratta del suo primo anno in uno dei cinque principali campionati, i margini di crescita sono incoraggianti. Per il belga, il salto in un campionato di livello più alto come quello francese non è stato un problema. Vedremo se l’anno prossimo accadrà lo stesso in Champions League. Attaccante centrale: Jonathan David (Lille), Canada, 2000 Alla terza stagione con la maglia del Lille, Jonathan David è finalmente esploso. Il canadese aveva accumulato buoni numeri nei campionati precedenti, ma era sembrato più utile per i suoi movimenti che per i gol. Quest’anno, invece, ha fatto un passo in avanti a livello realizzativo, ciò che gli mancava per rendere evidente a tutti il suo talento. David ha segnato 24 gol in 36 presenze, nemmeno nel campionato belga aveva avuto un’efficienza simile. Certo, 10 di queste reti sono arrivate su rigore, tuttavia è riduttivo valutare un attaccante come lui solo dai gol.

David, infatti, è un giocatore completo, utile alla squadra in tanti modi diversi, e che negli anni ha saputo ampliare il numero di cose che può fare in campo. Al suo arrivo al Lille, nell’anno della Ligue 1 vinta con Galtier, si trattava di una punta utile soprattutto per allungare la squadra con gli attacchi alla profondità: David tagliava dietro la difesa o verso la fascia, e grazie alla sua velocità riusciva sempre a separarsi dall’uomo e a ricevere, spostando di peso la squadra in attacco. Oggi, invece, ha migliorato il suo gioco spalle alla porta e sa venire incontro per giocare tra le linee con buona pulizia tecnica. In più, grazie alla sua velocità, può ricevere anche sulla fascia. Insomma, al canadese piace svariare, non si tratta di un centravanti statico. Il fatto di essere ambidestro, poi, gli permette di migrare un po’ ovunque nell’ultimo terzo di campo. Visti i suoi numeri, Fonseca si è già rassegnato all’idea di perderlo: «Sarà difficile trattenerlo il prossimo anno. Non ci sono molti attaccanti con le sue qualità e le sue cifre in Europa». Ala sinistra: Alexandre Lacazette (Lione), Francia, 1991 Dopo cinque anni in Inghilterra con la maglia dell’Arsenal, Alexandre Lacazette è tornato a casa sua, a Lione, a trascinare una squadra alla disperata ricerca di certezze dopo qualche stagione passata nella mediocrità. Nemmeno quest’anno il Lione è riuscito a riprendersi e lo stato di forma del suo capitano è una delle poche notizie liete del 2022/23. Lacazette ormai ha superato i trent’anni, ma per uno con la sua tecnica la carta d’identità è una questione secondaria. La capacità di muoversi incontro per combinare con i compagni e la qualità nel gioco di sponda sono rimaste intatte. Il modo in cui si appoggia ai difensori per proteggere palla e girargli intorno, resta unico. Un attaccante come lui è un partner perfetto, a livello sia tecnico che emotivo, per talenti come Cherki o Barcola. Alla regia offensiva e al ruolo di chioccia, però, Lacazette ha aggiunto 27 gol in 34 presenze, numeri con cui ha lottato fino all’ultimo per la palma di capocannoniere della Ligue1: competere per gol contro un fuoriclasse Mbappé, nonostante le difficoltà del Lione, è il miglior certificato possibile per Lacazette.

L’addio di Aulas rende difficile capire cosa riserverà il futuro al Lione. Lacazette, però, è una certezza da cui ripartire: con quei piedi, con quella visione di gioco e con un peso del genere nello spogliatoio, il francese sembra aver trovato lo scenario perfetto in cui scrivere la parte finale della propria carriera.

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