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Dario Pergolizzi
Top XI: Bundesliga 2017/18
07 giu 2018
07 giu 2018
I migliori giocatori della stagione del campionato tedesco, scelti ruolo per ruolo (esclusi quelli del Bayern Monaco).
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Dario Pergolizzi
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Nonostante l’esonero di Ancelotti a settembre, l’egemonia del Bayern Monaco non si è fermata nemmeno in questa Bundesliga 2017/18. L’ultimo sforzo chiesto a Jupp Heynckes ha prodotto il sesto titolo consecutivo per i bavaresi, con un distacco di ben 21 punti sullo Schalke secondo classificato. Banale sottolineare che sono del Bayern anche i record di gol fatti e subiti, rispettivamente 92 e 28. Gli stessi trionfano anche nelle classifiche del possesso palla (62.4%), dei tiri a partita con 17,7 di media e della precisione dei passaggi, con l’87.6%. Vengono dalla squadra bavarese anche il capocannoniere, Lewandowski con 29 reti, e il miglior assistman, Thomas Muller, con 14.

 

Insomma, per poter stilare una top XI stimolante anche quest’anno abbiamo deciso di escludere tutti i giocatori del Bayern, così da poter dare spazio ai talenti più interessanti e sottovalutati militanti nel resto del campionato tedesco. La nostra formazione sarà disposta con un 3-4-3 che come al solito cerca di coniugare il rendimento stagionale con il valore complessivo, senza rinunciare all’equilibrio tattico.

 



 



 

Dal Werder Brema che ha chiuso il campionato con un placido undicesimo posto abbiamo scelto il portiere Jiri Pavlenka, autore di una stagione numericamente esaltante. Il 26enne ceco ha la miglior percentuale di parate sui tiri subiti in campionato: su 165 conclusioni nello specchio i salvataggi ammontano a 125, cioè il 76% del totale. Passando alle statistiche avanzate, lo scarto tra expected goal subiti e goal effettivamente arrivati è di 3.47, il maggior numero di probabili reti evitate in campionato.

 

Pavlenk ha uno stile appariscente: si esalta in particolar modo sui tiri dalla distanza ravvicinata e soprattutto in quelle situazioni in cui sembra esserci una deviazione decisiva nella traiettoria del pallone. Possiede una grane esplosività e riesce sempre a distendersi fino all’ultimo centimetro e istante utile. Nonostante il metro e 96 centimetri, Pavlenka è leggero nei movimenti e questo lo facilita enormemente nella capacità ad andare a terra. Buone anche le doti di posizionamento e lettura dell’azione.

 

Come parecchi portieri moderni Jiri rischia pochissimo sia le uscite alte che la presa. Preferisce le respinte, effettuate comunque sempre nella maniera meno rischiosa possibile, indirizzando la palla verso le zone laterali. Più che sufficiente anche la tecnica sull’uscita bassa, portata con risultati migliori e più sicurezza quando l’attaccante è in posizione decentrata. Utilizza la tecnica della croce iberica (come Ederson) per chiudere lo specchio, ed è apprezzabile la sua abilità nell’estendere, anche in questo specifico frangente, l’arto di riferimento verso il pallone con riflessi affilati, che si tratti del piede o delle mani.

 



 





 

Sané - già prenotato dallo Schalke per la prossima stagione - ha 28 anni e si distingue principalmente per l’abilità nei duelli aerei. È il migliore del campionato in questa specialità, avendo collezionato una media di ben 5.7 duelli vinti a partita. Agevolato dai 196 centimetri, Salif è anche bravo a leggere i tempi di intervento e seguire le traiettorie della palla.

 

Nonostante il fisico imponente, Sané è piuttosto agile quando si tratta di provare a saltare l’uomo. Ha un grande controllo del corpo, come se gli bastasse la sola imposizione del corpo tra l’avversario e la porta per riguadagnare il possesso. Possiede una notevole la pulizia negli interventi e la capacità di destreggiarsi con freddezza nello stretto, grazie ad un buon utilizzo del piede debole (il mancino).
La gestione del possesso non è certo il suo punto forte ma ha comunque un buon 81% di passaggi riusciti. Durante la stagione è riuscito a segnare 4 gol.

 



 





 

Così come il futuro compagno di reparto, anche Naldo è estremamente dominante sui duelli aerei: ha chiuso l’anno con una media di 4.9 a gara. Nonostante la stazza sia addirittura superiore a Sané, fatta eccezione per i duelli aerei, Naldo ha uno stile di gioco ancora meno fisico. Non ama buttarsi nei contrasti, predilige uno stile difensivo più prudente e basato sulle letture.

 

Con 336 presenze è il brasiliano più impiegato di sempre nella massima divisione tedesca (a pari merito con la leggenda Zé Roberto). Questo status di senatore gli ha conferito un’aura di autorità fondamentale per la gestione della fase difensiva del sorprendente Schalke di Domenico Tedesco. Lo stile di gioco dell’allenatore agevola sicuramente i compiti dei centrali difensivi, grazie al suo baricentro basso ed all’impiego di una difesa a 3 (in cui Naldo occupa lo slot centrale).

 

Il brasiliano rappresenta una costante minaccia anche sui calci piazzati, sia quelli diretti che quelli indiretti. Sono ben 7 i gol segnati quest’anno, di cui 5 di testa e 2 su tiro diretto.

 



Arrivato col compito di non far rimpiangere il connazionale Andreas Christensen, ritornato al Chelsea, Jannik Vestergaard è riuscito a portare a termine la stagione 2017/18 in maniera ampiamente positiva. Con i suoi 199 centimetri per 98 kg, il mancino classe 1992 è un difensore possente e fisico, con un’ottima abilità di lettura delle situazioni e una furbizia posizionale che gli permette di compensare una certa lentezza. Si fa valere soprattutto nei duelli aerei e sulle spazzate, portando a referto rispettivamente una media di 3.2 e 5 a partita.

 

Le sue doti fisiche e tecniche gli consentono di essere particolarmente efficace sui contrasti. Da rimarcare la freddezza con cui cerca di giocare la palla nonostante la stazza, e la sicurezza con la quale non rinuncia a rischiare un dribbling per potersi far strada. Non si può certo definire un regista basso, ma risulta affidabile anche quando deve far circolare la palla.

 




 





 

Il ruolo degli esterni è stato cruciale nel funzionamento del 3-4-3 di Domenico Tedesco, e Daniel Caligiuri nonostante l’arrivo a metà stagione, ha saputo interpretare le consegne affidategli con costanza e precisione.

 

Caligiuri è stato chiamare a svolgere un impressionante lavoro di quantità sul fianco destro, per garantire un’ampiezza sistematica alla manovra della squadra di Gelsenkirchen, a prescindere dalla posizione del pallone. Una delle tattiche offensive principali era portare entrambi gli esterni a calcare quasi la linea laterale per poter allargare la difesa avversaria e concludere l’azione con un cross mentre tre giocatori attaccavano l’area centralmente.

 

Per far funzionare questa strategia è stato necessaria una spinta costante da parte delle ali, anche quando non dovevano ricevere il pallone dovevano creare incertezza nella difesa avversaria con la loro posizione. Daniel Caligiuri ha fatto fronte a questa mole di lavoro grazie a una resistenza sopra le media, ma anche a una qualità sottovalutata. Ha chiuso la stagione con 6 gol ed 11 assist, e una media di 1.5 passaggi chiave riusciti a partita e 1.7 dribbling.

 



Unico superstite della

, Naby Keita non ha avuto forse i picchi della scorsa stagione ma è stato comunque uno dei migliori centrocampisti della Bundesliga. La sua storia e le sue caratteristiche

: è un centrocampista totale, che interpreta il ruolo con grande intensità ed è efficiente sia in interdizione che in rifinitura.

 

In stagione ha parzialmente confermato i numeri impressionanti del 16/17, rimanendo sui circa 2 tackle a partita e riducendo il numero degli intercetti da 3 a 2. Aumentano di contro la precisione dei keypass, ben 1.60 a partita, e le chance create, 1.85
Keita dal prossimo anno giocherà nel Liverpool, dove si prepara ad abbracciare un allenatore ed uno stile di gioco che sembrano fatti su misura per le sue caratteristiche verticali.

 




 





 

Dopo l’ottima impressione destata al Sudamericano U-20, il tignoso centrocampista argentino classe 1997 è passato dall’Estudiantes allo Stoccarda senza dar l’impressione di subire l’impatto col calcio europeo. Ascacibar è un mediano prettamente difensivo e in patria è stato immediatamente definito “Il nuovo Mascherano”.
Ascacibar è stato tra i migliori centrocampisti del campionato in fase di interdizione, con una media di 3.1 tackle riusciti a partita.

 

Alto appena 170 cm, pur essendo nato come volante davanti alla difesa - a supporto di due mezzali più offensive - allo Stoccarda Ascacibar è stato impiegato prevalentemente in coppia con Aogo, nella posizione forse più congeniale alla sua struttura fisica nel contesto europeo. Il suo stile di gioco è dinamico ed aggressivo, si esalta nelle situazioni di 1 contro 1 difensivo grazie alla rapidità e la precisione dei suoi contrasti, ed ha anche una buona lettura delle traiettorie di passaggio, mantenendo sempre una concentrazione elevata. È un giocatore capace di dire la sua anche in fase di possesso: la sua distribuzione sul corto è pulita e talvolta non disdegna il lancio in profondità.

 


 



 

Nella salvezza relativamente tranquilla conquistata dall’Augsburg Max ha avuto un ruolo fondamentale. Il tedesco classe ’93 ha messo a referto 12 assist, solo 2 in meno di Thomas Muller.

 

Max è uno specialista dei cross, che riesce ad eseguire alla perfezione in qualsiasi circostanza: da fermo, in corsa, di prima, da piazzato, da corner, dalla trequarti, dal fondo. Le sue parabole sono arcuate e precise, ma non è raro vedere anche dei cross bassi verso il compagno a rimorchio, sintomo di una costante scansione delle situazioni di gioco e di una buona capacità di scelta. Philipp crea in media 2.43 occasioni e 2.04 passaggi chiave ogni 90 minuti, grazie anche ad una buona capacità di lancio da dietro negli attacchi in contropiede.

 

La difesa individuale non è dello stesso livello dell’attacco, ma Max si destreggia comunque in maniera accettabile grazie a una buona concentrazione e alla puntualità nei movimenti. Se cercate un terzino sinistro low cost e dalla elevata produttività offensiva, Philipp Max fa al caso vostro.

 



 





 

Nonostante due infortuni che lo hanno costretto a saltare diverse partite nella prima parte di stagione, Gnabry ha trovato la miglior annata della carriera. All’Hoffenheim Nagelsmann lo ha impiegato in diverse posizioni: seconda punta, centravanti, centrocampista offensivo, persino laterale di centrocampo sia a sinistra che a destra con mansioni difensive. Quest’ultimo spostamento è stato giustificato da Nagelsmann proprio “

” il suo giocatore di essere troppo poco cinico sotto porta. Critica che ha sortito il suo effetto: da quel momento Gnabry ha messo a segno 6 gol nelle successive 9 partite, chiudendo la stagione con 10 reti.

 

Gnabry si è dunque guadagnato il definitivo posto da seconda punta, a ridosso di Uth o Kramaric, posizione dalla quale ha saputo incanalare al meglio le sue doti. È un giocatore brevilineo ed esplosivo, in possesso di un destro molto raffinato, rapido nella preparazione e preciso nell’esecuzione del tiro, capace di portar palla agilmente anche in situazioni di estrema congestione e di rifinire l’azione con letture abbastanza eleganti. Il Bayern sembra intenzionato a riportarlo alla base, che sia il momento della consacrazione definitiva?

 



In termini di conversione delle opportunità da gol, Volland è stato uno dei migliori attaccanti della stagione: ha segnato 14 gol a fronte di appena 10.53 expected goals, abbinando inoltre 5.16 expected assist per i suoi compagni.

 

Si tratta un profilo tenuto d’occhio dagli addetti ai lavori da almeno 5 stagioni, grazie alla modernità nell’interpretazione del ruolo e all’eleganza delle sue giocate. Tuttavia, non era mai riuscito ad affermarsi completamente. All’Hoffenheim aveva giocato in prevalenza da ala destra con la tendenza a rientrare sul mancino, suo piede forte, ma è al Bayer che trova l’espressione ideale dei suoi valori, nella posizione di attaccante centrale con licenza di svariare lateralmente o all’indietro.

 

Oltre ad avere una notevole precisione tecnica sui tiri e sui passaggi, Volland fa la differenza grazie al suo dinamismo: i suoi contro movimenti e attacchi alla profondità sono di difficile lettura per le difese avversarie; si esalta in particolare nelle situazioni di campo aperto, in contropiede, diventando l’arma ideale per il calcio ultra verticale della squadra di Heiko Herrlich.

 



 



 

Nonostante i 20 anni, Leon Bailey è stato determinante nella stagione delle aspirine e si è guadagnato l’attenzione di tutti i più grandi club d’Europa. Il suo punto di forza è la rapidità nella conduzione del pallone. Giocando abitualmente a sinistra, tiene il piede forte verso l’esterno del campo, ma rimane sempre imprevedibile nelle intenzioni e sa anche andare per tracce interne agevolmente.

 

Bailey usa il piede debole quasi esclusivamente per aggiustarsi la palla, una volta raggiunta una situazione di stabilità, Bailey parte ed è inarrestabile: la sua progressione ricorda a tratti quella di Douglas Costa. I suoi numeri offensivi sono ottimi: 9 goal e 5 assist, 2 passaggi chiave e 1.9 dribbling ogni 90 minuti, ma il beneficio principale portato alla manovra dei rossoneri rimane la sua ricerca della profondità in conduzione.

 

Al dominio atletico Bailey riesce ad abbinare anche un’ottima visione di gioco, che gli consente di non perdere tempi di gioco preziosi pur di portar palla, e delle intuizioni creative come questa:


 

 

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