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Pro e contro della cessione di Tonali
22 giu 2023
Perché sarebbe giusto cederlo al Newcastle, e perché non sarebbe giusto.
(articolo)
11 min
(copertina)
Foto di Marco Canoniero / Imago
(copertina) Foto di Marco Canoniero / Imago
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Un anno fa Tonali era campione d’Italia, lo premiavamo come giocatore più migliorato dell’anno: il futuro sembrava suo e del Milan. Oggi la sua cessione al Newcastle sembra molto vicina per cifre oggettivamente clamorose: 70 o 80 milioni per il club, 8 o 10 per il giocatore.

Queste sono le ore in cui si gira il dito nella piaga. Da amanti feriti si apre l’album dei ricordi, si cerca un confronto doloroso con i giorni in cui stavamo bene. Allora si riguardano le immagini di Sandro Tonali che fa quel gol strappacuore alla Lazio, in scivolata, all’ultimo minuto, su sponda di Ibra. Poi si toglie la maglia e va a esultare sotto il settore: uno dei gol che ha cementato le possibilità di Scudetto per il Milan.

Oppure peggio si riguardano le foto di Tonali bambino con l’aria seria come il suo idolo, Gattuso, e la maglia rossonera; o il documentario che il Milan gli aveva dedicato ormai quasi tre anni fa, Sandro Tonali: la storia di un cuore rossonero. Il documentario in cui vediamo una tazza che usava da bambino con sopra la faccia di Gattuso, in cui Tonali è più piccolo della palla, in cui tutti lo chiamano affettuosamente “Sandrino”.

Se non si guardano i ricordi allora volano gli stracci. Verso la società che vuole cancellare qualsiasi briciola d’identità rimasta nel Milan, o verso Tonali stesso, mercenario che preferisce la banalità dei soldi al Milan. Uno che sembrava diverso e che invece si è rivelato come tutti gli altri.

Di Tonali fuori dal Milan abbiamo parlato anche nel nostro nuovo podcast riservato agli abbonati, "Che giocatore è". Non siete abbonati? Siete pazzi. Potete rimediare qui.

Bisogna capire i tifosi, non è un momento facile per essere milanisti: in dieci giorni sono stati mandati via Paolo Maldini e Sandro Tonali, cioè la bandiera del passato e quella del presente. Tutto questo appena finita una stagione in cui si è stati eliminati dall’Inter in semifinale di Champions. Senza Maldini manca una figura di riferimento e di garanzia, nei rapporti tra squadra, società e tifosi; senza Tonali manca un leader e un centrocampista molto influente nel gioco del Milan. A disperare i tifosi, però, sembra più altro il fatto che non si capisca ancora qual è la direzione che vuole prendere il nuovo Milan. La consulenza data a Billy Beane, il creatore di Moneyball, sembra andare decisamente verso un approccio più analitico alla costruzione della rosa, ma senza acquisti oggi ci sembra solo freddezza, furia iconoclasta.

È in questo contesto che bisogna interpretare i sentimenti attorno alla possibile cessione di Sandro Tonali. I commenti sotto al post di Instagram de l’Ultimo Uomo hanno toni facilmente apocalittici: «Grazie di tutto Sandrino, pensa che ho ribattezzato il mio scooter col tuo nome»; “Cuore: spezzato”; “Eh ma l’algoritmo, il #moneyball”; “Credo che oggi sia ufficialmente morto il calcio ROMANTICO”; “Da smettere di seguire immediatamente la squadra”.

La disperazione dei tifosi, insomma, è su un volume forse ancora superiore a quella che avremmo avuto con la cessione di Leao, Theo o Maignan, nonostante Tonali sia probabilmente un giocatore meno importante di loro per il Milan. Questo perché in questo momento vendere Tonali lancia un messaggio ancora più aspro e divisivo.

È facile oggi contrapporre una visione romantica - incarnata da Tonali e Maldini - a una tecnocratica e distante dal cuore del calcio - quella di Moncada, Moneyball e il reparto scout del Milan. Come sempre la realtà è molto più complessa di così.

Perché non avrebbe senso vendere Tonali

Tonali per il Milan era innanzitutto un patrimonio simbolico. L’idea che dopo la banter era il club fosse ancora in grado di produrre giocatori iconici, non solo per valore ma anche per stile. Un giocatore che rappresentava una certa etica lavorativa lombarda, ma soprattutto con uno spirito battagliero che sarebbe esaltante per qualsiasi tifoseria. Per citare un suo allenatore a Piacenza, un centrocampista che «Contrasta e imposta, contrasta e imposta» sin da bambino, dal sapore anni ’90 con le sue scivolate, le sue spallate, i suoi battibecchi, ma con un gran piede.

Sono stato a San Siro un paio di volte durante l’esaltante corsa finale del Milan la scorsa stagione, in quelle partite tutte muscoli e tensione. Prima di quei match, sui banchi del merch attorno allo stadio, si sentiva come una litania “Maglia di Tonali finita”. Questa forza simbolica aveva però anche effetti reali. Quando prendeva palla all’altezza del centrocampo, spesso defilato a sinistra, o quando partiva in pressing sulla trequarti avversaria, come fosse stato sguinzagliato, Tonali suonava la carica. Dire che fosse l’anima del Milan non è solo retorica, ma un modo di dire che serve a descrivere la forza nervosa con cui scuoteva partite difficili facendole vibrare di energia, diventando contagioso per i compagni. Lo abbiamo visto in quel finale di campionato la scorsa stagione, quando Tonali è stato spesso il migliore in campo, e lo abbiamo visto anche nella partita incubo di quest’anno, nel derby d’andata contro l’Inter. Dentro un Milan anestetizzato dalla paura, Tonali non si è arreso alla piega irreversibile che aveva preso la partita dopo pochi minuti. Ha giocato a un’intensità superiore a quasi tutti, con quell’energia che a tratti sembra poter inghiottire tutto, e ha cercato di risolvere i problemi da solo. Partendo da mediano ha dato un favoloso assist a Messias, e ha poi preso il palo con un inserimento in area di rigore. Il momento in cui quel doppio confronto avrebbe potuto davvero prendere una piega diversa.

Quando le partite si facevano ruvide e difficili, spesso Tonali saliva in cattedra, il suo gioco diventava più ruvido, ma anche tecnicamente più preciso. Uno di quei centrocampisti, rari, le cui qualità proliferano nell’agonismo. Anche questa è una dote raccontata dagli allenatori di quando era bambino: «Dopo una vittoria esultava solo se la partita era stata difficile»; e questa dote intangibile è quello che rende speciale Sandro Tonali, e che gli permette di andare oltre anche ai propri limiti tecnici, ed è questa qualità che lo rendeva così magnetico per i tifosi del Milan. Quando andava a battere un calcio d’angolo, col numero otto, i capelli lunghi e le mani sui fianchi, la gravità di San Siro che pioveva su di lui, la sua immagine trasmetteva una potenza antica.

Detto questo, era un centrocampista tecnicamente e tatticamente molto importante per la squadra. Fra i due mediani era quello che cuciva di più il gioco tra il centrocampo e l’attacco, prendendo corridoi spesso ampi e lunghi. Toccava molti palloni e aveva compiti d’impostazione importanti, soprattutto defilandosi a sinistra dove - lo sappiamo - il Milan ha la catena decisiva del proprio gioco. Theo Hernandez poteva prendere il suo posto al fianco di Bennacer, e allora lui si allargava sull’esterno o saliva più in alto. Quando il Milan era in svantaggio Tonali doveva fare di più la mezzala, coprendo porzioni di campo ancora più vaste (questione su cui Capello ha provato a mettere in mezzo Pioli durante un’intervista) e portandosi di più in area. Quest’anno ha messo insieme 2 gol e soprattutto 7 assist, tanti per un mediano.

Giocando in quella posizione, però, Tonali aveva soprattutto compiti di cucitura difensiva. In quest’annata la squadra di Pioli ha perso un po’ le distanze: ha attaccato peggio e quindi difeso peggio. Grandi spazi si sono aperti soprattutto dal lato di Tonali, dove il Milan ricerca le combinazioni più ambiziose e Leao non offre certo grande stabilità difensiva. La squadra di Pioli ha sempre difeso con un forte orientamento sull’uomo, ma Tonali quest’anno è stato costretto a letture più complesse perché finiva spesso in inferiorità numerica dal suo lato. La sua efficacia in pressing si è ridotta insieme a quella di tutta la squadra, soprattutto in quel momento di buio di inizio 2023. Tonali però resta uno dei migliori pressatori del nostro campionato. È il sesto giocatore della Serie A per chilometri percorsi.

Rimpiazzarlo per il Milan non sarà semplice soprattutto per la quantità di compiti che Tonali svolgeva in campo: con letture difensive in avanti e all’indietro (dove è sempre stato meno a proprio agio), e con un gioco di passaggi diversificato, sia sul corto che su lungo. Il Milan deve prendere un mediano box-to-box bravo sia col pallone che senza, non un vero regista ma capace anche di organizzare un minimo il gioco, e con una sua efficacia anche nella metà campo offensiva.

Perché avrebbe senso vendere Tonali

Partiamo dal presupposto che la stagione di Tonali non è stata all’altezza di quella precedente. Il volume del suo gioco si è ridotto praticamente in ogni aspetto. In questo Tonali ha risentito del calo di tutto il Milan ovviamente, soprattutto col pallone.

Grafico Statsbomb.

Senza Kessié al suo fianco, ma con un giocatore meno versatile come Bennacer, ha dovuto fare semplicemente troppe cose. Nei momenti di scarsa brillantezza di Leao e Theo la sua influenza sul gioco del Milan è cresciuta ulteriormente col pallone, e forse abbiamo potuto vedere di più i limiti di Tonali. Un giocatore di alto livello, ma che al momento forse non appartiene veramente all’élite nel suo ruolo. Un giocatore che fa più o meno tutto bene, ma con uno standard medio che non è quello dei migliori in assoluto. Bisogna capire quanto il peggiore rendimento del sistema abbia condizionato le sue prestazioni - comunque positive, sia chiaro, a parte quel periodo di inizio anno - e quanto invece sia questo il limite reale di Tonali.

In questi giorni si è parlato molto di un confronto con Barella, perché il Newcastle avrebbe provato a comprare anche lui, ripiegando poi su Tonali.

Barella ha tre anni in più del centrocampista del Milan, ma credo si possa dire serenamente che per ora sia un giocatore con un impatto più grande, già certificato ad alti livelli, sia con l’Inter che in Nazionale. Barella è un giocatore superiore soprattutto nella sua dimensione col pallone, per la qualità con cui gioca in transizione e negli ultimi metri di campo. Per la creatività e la qualità tecnica.

Grafico Statsbomb.

Soprattutto se guardiamo le statistiche, Tonali è un ottimo passatore ma non un passatore d’élite; è un ottimo portatore di palla, ma non tra i migliori. La sua qualità maggiore sembra essere la capacità di fare più cose, oltre a tutta la parte meno misurabile del suo gioco. Non solo l’impatto emotivo ma per esempio anche tutta la sua intelligenza nel gioco senza palla.

Se poi facciamo un confronto tra la scorsa stagione di Tonali e quella attuale di Barella, allora il discorso cambia.

Grafico Statsbomb.

E allora qual è il vero Tonali? Il centrocampista box-to-box totale dello scorso anno o quello più incerto e limitato di questo? Quali sono i suoi margini di miglioramento, visto che a 23 anni è difficile pensare che non ne abbia?

La prossima sarà la quinta stagione di Tonali ad alti livelli e forse ci darà qualcuna di queste risposte. Probabilmente però non ce le darà con la maglia del Milan. Quello che sappiamo è che il valore di Tonali è in fondo ancora incerto e ci sono diversi segnali che ci dicono che non sia un centrocampista d’élite. Con questi presupposti rifiutare un’offerta da 70 o 80 milioni è francamente impossibile.

L’unica ragione per cui sarebbe sbagliato cedere Tonali ha a che fare col suo valore identitario, con quello che rappresenta il giocatore per il club. Quella parte lì davvero non è rimpiazzabile e dire che, appunto, quella parte “non gioca le partite” è semplicistico. La storia recente del Milan ci dimostra piuttosto quanto non bastino solo giocatori giovani e di talento per tornare a essere una squadra di successo. Il lavoro umano di Pioli e il carisma di giocatori come Ibrahimovic, Kjaer, Giroud e Tonali è stato importante per formare una squadra con un’anima, con una sicurezza nelle proprie possibilità. Tutto quel lato intangibile del calcio che rende una squadra più della semplice somma dei suoi valori fisici, tecnici e tattici.

In questo periodo sembra non ci sia uno spazio in cui possiamo difenderci dei soldi del golfo arabo, e vale la pena arrendersi, cercando di trovare altri spazi in cui far crescere la competitività del nostro calcio. Bisogna investire bene i soldi drogati che stanno circolando, che è la cosa che il Milan ha già dimostrato di saper fare. Le possibilità per essere competitivi con poche risorse e più creatività è esigua, ma esiste, come dimostra anche questa stagione di coppe europee.

Se il Milan ha fatto bene o male a cedere Tonali, sul campo, dipenderà ovviamente da come lo sostituirà. O meglio, da come deciderà di re-investire i soldi della sua cessione. Con 70 o 80 milioni si possono comprare ottimi rimpiazzi di Tonali, e giocatori che possono avere un impatto immediato anche in altri ruoli, visto che quest’anno la squadra ha dimostrato di avere diverse lacune (un altro centrocampista affidabile, un centravanti, un esterno destro e un trequartista). Cedere un giocatore per provare a migliorare complessivamente la rosa è un ragionamento inattaccabile, a livello razionale.

D’altra parte non si può negare che la cessione di Tonali ha un significato che va molto oltre il campo. Possiamo raccontarci che l’energia simbolica e umana di certi giocatori non conti più niente nel calcio, che mettendola in mezzo in questi discorsi si faccia della facile retorica, ma la tristezza dei tifosi del Milan oggi è reale quanto l’amore e il rapporto privilegiato che avevano con Sandro Tonali.

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