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Foto di Massimo Paolone / LaPresse
Calcio Francesco Lisanti 27 giugno 2019 6'

Sensi non è troppo diverso da quello che vuole Conte?

Davvero un colpo a sorpresa.

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Stando alla confidenza con cui le fonti più autorevoli in tema di calciomercato descrivono la trattativa, Stefano Sensi dovrebbe essere il primo acquisto ufficializzato dalla dirigenza interista dopo l’annuncio di Antonio Conte. Era difficile immaginarlo, soltanto una settimana fa. Non solo perché non erano circolate voci – nonostante i quintali di nomi che si accostano quotidianamente all’Inter – ma anche perché quello di Sensi non sembrava esattamente il tipo di centrocampista che immaginiamo nel centrocampo di Antonio Conte.

 

Sensi compirà 24 anni ad agosto ed è un calciatore atipico, all’interno del nostro campionato e in relazione al contesto in cui è cresciuto. Un dato rilevante in tal senso è il numero di presenze con la maglia dell’Under 21: zero. Tra i centrocampisti della sua generazione, Di Biagio ha puntato soprattutto su Benassi (27 presenze), Cataldi (20 presenze), e in misura minore su Grassi (12), Mazzitelli (7), Gagliardini (6) e Cristante (6).

 

La prima differenza visibile tra Sensi e gli altri profili elencati è la prestanza fisica. Sensi è alto indicativamente un metro e sessantotto, gli altri tutti sopra il metro e ottanta, in qualche caso vicini al metro e novanta. Sensi si è imposto ad alti livelli attraverso la pulizia tecnica, il primo controllo, il fraseggio breve; gli altri attraverso il dinamismo, l’intensità, la capacità di capovolgere il piano dell’azione con un contrasto o di lanciarsi in area e finalizzare.

 

Ed è questo l’elemento più sorprendente dell’operazione: quando provavamo a immaginare un tipo di centrocampista perfetto per Conte, avevamo in mente il secondo insieme di caratteristiche. Invece arriverà Sensi, che comunque nel frattempo ha messo insieme due presenze con la maglia della Nazionale maggiore e un gol di testa (!) contro il Liechtenstein.

 


Un inserimento in area senza palla, con un rapido cambio di passo per sganciarsi dal marcatore, che sarà servito ad attirare le attenzioni di Antonio Conte.

 

Cosa aggiunge Sensi all’Inter

Se è vero, come riporta Di Marzio, che negli ultimi giorni Inter e Fiorentina abbiano accelerato le trattative per riportare Borja Valero al servizio di Montella, questo aiuterebbe a contestualizzare l’acquisto di Sensi da parte dell’Inter. La scorsa stagione ci aveva dato modo di realizzare ancora una volta quanto lo spagnolo, a dispetto degli anni che passano e dei ritmi che calano, fosse un giocatore insostituibile nella rosa dell’Inter, addirittura decisivo se utilizzato negli ultimi venti minuti delle partite.

 

Quando la sterile fase di possesso dell’Inter non riusciva a superare la resistenza delle difese avversaria, il suo ingresso sulla trequarti ha spesso aggiunto brillantezza e creato pericolosità. Sensi può essere un giocatore simile nelle idee della dirigenza interista, con il beneficio della giovane età che promette ulteriori miglioramenti nei prossimi anni. Di sicuro è un calciatore altrettanto duttile, che durante la carriera ha ricoperto qualunque posizione nell’area di centrocampo: trequartista nel San Marino, volante a Cesena, interno a Sassuolo.

 

La recente evoluzione lo conduce verso un impiego da mezzala, con una funzione di enganche tra la difesa e l’attacco. È lì che De Zerbi lo ha utilizzato con maggior frequenza, in particolare sul lato sinistro del campo. Continuamente attratto nella zona del pallone, Sensi si trova spesso a giocare di spalle al diretto marcatore, in appoggio verso i difensori centrali o il terzino più vicino, e in questo continuo fraseggio crea opportunità da sfruttare grazie all’uso sapiente dei tempi di gioco, che possono essere molto rapidi o molto lenti a seconda della disposizione dei suoi compagni.

 

Proprio nell’avanzamento del pallone del pallone, l’Inter ha incontrato le maggiori difficoltà nella passata stagione, ritrovandosi a poggiare interamente sulle intuizioni verticali di Brozovic o sulle inefficaci progressioni laterali. Serviva dunque un secondo giocatore in rosa con la qualità tecnica e la personalità per guadagnare metri di campo attraverso le corse palla al piede, oppure i lanci lunghi. Un giocatore creativo, istintivo, che sciogliesse le redini di una squadra molto solida, e a tratti altrettanto noiosa.

 


Con la sensibilità nel primo controllo, Sensi disorienta il diretto marcatore e fa guadagnare al Sassuolo venti metri in un attimo. Caratteristiche difficili da trovare nel nostro campionato.

 

Sarà un vice Brozovic?

In questa stagione, tra i centrocampisti con almeno 19 presenze e 700 minuti giocati (un campione che comprende 72 calciatori), Sensi è stato il terzo per passaggi chiave realizzati (2,4 ogni 90 minuti, alle spalle di due fenomeni come Pjanic e Fabian Ruíz), risultando in particolare il più produttivo del campionato nel mandare i compagni al tiro da calcio d’angolo.

 

È stato anche il sesto centrocampista per precisione dei passaggi con un notevole 89,9%, in una classifica che vede Borja Valero primo e Brozovic quarto. Oggi, dunque, Sensi può già essere considerato uno dei migliori passatori del campionato, con probabili margini di crescita. Ma proprio nel confronto con gli attuali centrocampisti dell’Inter emergono alcune differenze stilistiche che aumentano i dubbi intorno alla sua collocazione tattica.

Brozovic, per esempio, in questa stagione ha tentato esattamente il doppio dei passaggi lunghi tentati da Sensi (10,1 contro 5,1), risultando anche più preciso (77,2% contro 72,6%). Rispetto a Sensi ha anche tentato esattamente il doppio dei contrasti (5,3 contro 2,7), e ne è uscito più spesso vittorioso (64,2% contro 63%). Curiosamente identico il numero di intercetti (1,5) e di dribbling riusciti (0,7), ma anche in questa voce le percentuali di Brozovic sono migliori (63,6% contro 46,7%) .

 

Quello che le statistiche sembrano descrivere è un giocatore non abbastanza efficiente rispetto all’élite del calcio europeo. Con un raffinato controllo del pallone, ma forse privo della potenza o del controllo del corpo necessari a ricoprire un ruolo delicato come quello di playmaker davanti alla difesa. Sensi non è abbastanza presente nelle zone di campo in cui si decide la partita, non è abbastanza incisivo nei duelli corpo a corpo, non è abbastanza preciso quando la pressione avversaria cresce di intensità.

 

Pare più a suo agio in zone del campo avanzate, negli spazi stretti, a testa bassa, e potrebbe rivelarsi utile in un ruolo complementare a quello di Brozovic. Le squadre di Conte mostrano sempre una fase di possesso molto organizzata e lineare, che ha funzionato anche in presenza di centrocampisti meno tecnici, e che con due dei migliori passatori del campionato in campo contemporaneamente è destinata, almeno sulla carta, a decollare.

 


Questo è quello che è in grado di fare quando riesce a ricevere libero da marcature. Decelerazione improvvisa e passaggio morbido che pesca Berardi direttamente in area di rigore.

 

È il centrocampista che Conte aspettava?

Paragonandosi a De Bruyne all’interno degli schemi di Martínez nel Belgio, Cesc Fabregas ha raccontato di essersi sentito «ingabbiato in quella posizione» nei due anni con Conte. «È come dire al tuo giocatore più creativo di non essere creativo», ha concluso. Qualche mese dopo ha detto che con Sarri sentiva «sensazioni che non credevo avrei più sentito», e che si augurava «potesse arrivare un poco prima ad essere onesti».

 

Pensieri simili, nei due anni in cui Conte ha allenato la Nazionale, devono aver attraversato la testa di Marco Verratti, sicuramente il calciatore che è più semplice paragonare a Sensi se pensiamo ai prodotti del vivaio italiano. Già prima dell’infortunio muscolare che a conti fatti ne ha pregiudicato la presenza agli Europei 2016, Conte aveva spesso preferito affidarsi al fraseggio disciplinato di Thiago Motta o De Rossi che all’istinto creativo del pescarese.

 

Anche pensando ai metri di campo che Conte solitamente chiede di coprire alle mezzali, per esempio salendo in pressione sui terzini avversari come abbiamo visto con l’Italia e poi con il Chelsea nel passaggio al 3-5-2, diventa più complesso immaginare una collocazione per Sensi che non ha quel tipo di presenza difensiva su ampio raggio nelle corde. Tuttavia anche Conte ha bisogno di giocatori creativi, come dimostra la fiducia che ha riposto proprio in Fabregas, autore di 11 assist nella stagione della vittoria della Premier.

 

In ogni caso da Sensi è atteso un salto di qualità. Anche Mancini ha dimostrato di credere in lui come riserva di Jorginho, e dovrà per questo diventare più preciso nel gioco lungo e più efficiente nella resistenza al pressing, garantendo all’Inter quella alternativa a Brozovic che nelle ultime stagioni è totalmente mancata. Dovrà poi dimostrare di avere la necessaria disciplina per entrare in sintonia con Conte, un allenatore che concede poco spazio alle mezzali creative, ma allo stesso tempo apprezza una circolazione del pallone su alti ritmi che è nelle corde di Sensi.

 

È una di quella situazioni in cui i prestiti onerosi aiutano tutte le parti in causa, e non solo da un punto di vista contabile. L’Inter ha investito nel calciatore, obbligandosi a metterlo in condizione di dimostrarsi all’altezza, come ha fatto con Politano ‒ e allo stesso tempo si è riservata il diritto di rinunciarci tra un anno. E se anche così dovesse andare, saremmo tutti sollevati di vederlo tornare in Emilia, a tenere alta la bandiera del progetto De Zerbi.

 

Tags : antonio conteinterstefano sensi

Francesco Lisanti è nato a Matera nel 1994, a Torino si è laureato ingegnere, a Milano ha iniziato a lavorare. Deve tutto al blog di Wannabe Radio. Al momento si divide tra la passione per il calcio e la pianificazione della produzione.

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