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Antonio Cunazza
Il peggior stadio d'Inghilterra è arrivato in Premier League
02 giu 2023
02 giu 2023
È quello del Luton Town, costruito in mezzo alle case e con una capienza da soli diecimila posti.
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Antonio Cunazza
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IMAGO / PA Images
(foto) IMAGO / PA Images
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L’approdo in Premier League del Luton Town dopo la vittoria della finale playoff di Championship ai rigori contro il Coventry City non è una notizia soltanto per la sua scalata dai dilettanti alla massima serie inglese in soli nove anni, o per le condizioni dello stadio o per le dimensioni del club stesso. In effetti, è una notizia forse per tutte queste cose insieme, che ci mostrano in modo plastico il modo in cui è organizzato il calcio inglese e quanto riesce a valorizzare ogni club nonostante disparità economiche alle volte paradossali.

Del valore della finale per approdare in Premier League ne avevamo parlato anche in Ultimi Fuochi, il nostro podcast giornaliero.

Luton è la città più importante del Bedfordshire, una delle contee meno celebrate d’Inghilterra, a metà strada fra l’area di Londra a sud, le più note coste del Suffolk e del Norfolk a est, la zona ovest dall’Oxfordshire alle Midlands verso nord fino a salire poi fino a Nottingham, Leeds, Sheffield o Manchester. Il suo nome è conosciuto soprattutto per l’aeroporto, uno dei 4 principali hub per i turisti che vogliono andare a Londra, che poi non è nemmeno così vicina, visto che dista oltre 50 chilometri. A Luton si celebra ogni anno, a maggio, uno dei Carnevali più grandi d’Europa, e per tutto il Novecento qui ebbe la sua principale fabbrica e la sede la famosa azienda britannica di automobili Vauxhall Motors. Nell’Ottocento, e per quasi due secoli, Luton è stata il centro della produzione manifatturiera di cappelli – soprattutto per signore: ecco perché il soprannome dei giocatori del Luton Town è “The Hatters” (i cappellai). A parte questo non ci sono molte altre cose davvero sorprendenti sulla città, a parte lo stadio. Kenilworth Road è lo stadio di casa del Luton dal 1905 e il suo approdo in Premier League rappresenta un piccolo effetto macchina-del-tempo per il campionato più ricco, mediatico e scintillante al mondo.

Il peggior stadio d'Inghilterra, l'ha definito questo Youtuber.

La storia di Kenilworth Road Le circostanze che hanno portato alla costruzione dell’impianto erano nate improvvisamente. Il proprietario del terreno su cui sorgeva il precedente campo da gioco del club, in Dunstable Road, aveva deciso di vendere ad alcuni imprenditori per uno sviluppo residenziale dell’area e così, da un giorno all’altro, la dirigenza del Luton Town si era trovata con la prospettiva di non avere più un posto dove giocare e aveva immediatamente trovato la soluzione di Kenilworth Road, a poco più di un chilometro dalla stazione ferroviaria e dal piccolo centro storico cittadino. Era il terzo stadio di casa per un club fondato appena vent’anni prima, e si mostrava con alcuni dettagli di bel gusto tardo-ottocentesco, come la tribuna che ospitava un settore dedicato ai giornalisti ed era completata da un grazioso balconcino sul tetto, destinato a nobili e dirigenti. All’epoca era un club semi-professionistico, che galleggiava nei campionati regionali, ma nel 1920 si affacciò alla Football League e lo stadio fu lentamente adeguato al nuovo livello di calcio richiesto.

Un'immagine dello stadio negli anni '20.

L’attuale tribuna principale (Main Stand) fu costruita nella stagione 1922/23 mentre l’affluenza media alle partite casalinghe si attestava sui cinquemila spettatori. Da lì in poi, soprattutto nella seconda metà del Novecento, l’impianto fu gradualmente migliorato a seconda delle necessità, sia a livello tecnologico che strutturale: nel 1953, ad esempio, vennero installati i riflettori, inaugurati con un’amichevole giocata addirittura contro il Fenerbahce, mentre lo stadio aveva già preso quasi la forma che vediamo oggi e poteva ospitare fino a trentamila persone. Sono anni in cui il Luton fatica ad affermarsi ad alti livelli. Fra il 1955 e il 1965 scende dalla Prima Divisione fino alla Quarta per poi risalire in nei nove anni successivi, riuscendo finalmente a stabilizzarsi fino a metà anni Novanta. Di conseguenza negli anni Ottanta arrivano alcuni interventi di ammodernamento, fra cui la costruzione di un settore di tribuna obliquo che completava l’angolo sud-est, e la ricostruzione della tribuna laterale Bobbers Stand, trasformata in palchi e box executive (quasi con l’aspetto di una tribuna-condominio, che a vederla sembra la riproduzione mini e semplificata di quella della Bombonera di Buenos Aires). Nel 1985 viene anche introdotto il campo in erba sintetica, innovazione quasi fantascientifica per i tempi, e mutuata dall’esperienza dei tappeti Astroturf usati dagli sport americani fin dagli anni ’70 (nei campi indoor della NFL ma anche in Major League Soccer). Per farvi un’idea: immaginate i campi da calcetto di prima generazione, ma ancora meno performanti. Quegli esperimenti (come anche quello dell’Oldham Athletic) dureranno fino al 1991, creando quasi solo problemi e infortuni. Con la nascita della Premier League e il lento declino del club, in anni recenti Kenilworth Road ha iniziato a essere più un feticcio per appassionati che un posto dove guardare grande calcio. Dopo un paio di ultimi squilli in Championship (seconda divisione) fra il 2005 e il 2007, il Luton Town ha affrontato il dramma del fallimento e della ripartenza dal semi-professionismo, fino alla risalita culminata con il salto in Premier League al termine di questa stagione. Intanto, chi andava a Kenilworth Road ad assistere alle partite, continuava a vedere seggiolini in legno in tribuna, settori con panche senza schienale o a posti in piedi e, soprattutto, a entrare attraverso il famoso ingresso fra le case per il settore ospiti della Oak Road End. Forse l’avete intravisto in qualche foto o video nel feed dei vostri smartphone in questi giorni ed effettivamente è come sembra: un ingresso per il pubblico che interrompe la sequenza di colorate porte d’ingresso delle abitazioni del quartiere lungo Oak Road, la via sul lato nord-ovest dell’impianto.

Incolonnati lungo il marciapiede per i controlli, i tifosi si avviano poi verso un piccolo cortiletto interno e salgono alcune rampe di scale posizionate dietro la tribuna, guardando direttamente sopra i “back garden” (i giardinetti) delle terraced house dei residenti, per poi infilarsi sotto la tettoia in gradinata e assistere alla partita. Sono scene da calcio d’altri tempi, così come i piccoli e stretti tornelli di vecchia generazione che accolgono i tifosi all’ingresso della tribuna principale. Ma sono tutte cose che potranno esistere anche in Premier League quando qui arriveranno il Manchester City, l’Arsenal o il Liverpool. I requisiti della Premier League La domanda è lecita: come fa uno stadio da 10mila posti scarsi, con ingressi ritagliati fra i giardini privati dei residenti e gradinate che sembrano uscite dalle foto di sessant’anni fa, a essere accettato dai parametri del campionato più scintillante del mondo? È possibile principalmente per un motivo: la capienza minima richiesta per uno stadio di Premier League è di soli cinquemila posti ed è la stessa che viene imposta agli impianti di tutte le altre squadre della Football League, fino in quarta divisione. I requisiti davvero stringenti sono sulla parte tecnologica/funzionale, e questa distinzione è importante a livello concettuale. Il principale obiettivo del calcio inglese, infatti, rimane quello di preservare il più possibile l’identità di un club, garantendogli di giocare sempre in casa anche in caso di promozione a livelli altissimi e mai raggiunti prima e non magari dover emigrare solo per avere qualche migliaio di spettatori in più presenti alla partita. Per far ciò, l’adeguamento degli stadi viene accompagnato attraverso un percorso chiaro e graduale di norme e requisiti, rivolto a tutti i club che si affacciano alla League Two arrivando dal semi-professionismo (National). Se la capienza minima richiesta per uno stadio di League Two è 5mila posti – ed è la stessa per tutte le altre divisioni superiori fino alla Premiership – vengono stabiliti degli step per raggiungere quel dato: a chi viene promosso in League Two sono richiesti 4mila posti (con almeno 500 a sedere), che andranno aumentati a 5mila (con 1.000 a sedere) entro il primo anno, per poi salire a 5mila (con 2mila a sedere) entro i due anni successivi. Per avere un metro di confronto utile, nel calcio italiano i regolamenti di capienza minima alla stagione 2022/2023 sono così suddivisi: per la Serie C un minimo di 1.500 posti; per la Serie B minimo 5.500 posti; per la Serie A minimo 12mila posti. https://twitter.com/MenInBlazers/status/1662540750104526851

Questo è più o meno quello che vedranno i tifosi in trasferta a Luton il prossimo anno.

L’approccio della Football League parte quindi da un presupposto di custodia dell’identità dei singoli club e del loro diritto a giocare in casa e a rappresentare sé stessi e la loro unicità. Gli step di adeguamento strutturale scongiurano il rischio di trasferimenti temporanei o di partite casalinghe giocate in affitto altrove, e soprattutto evitano di caricare sulle spalle di una piccola società l’obbligo di costruire per forza uno stadio sovradimensionato, che comporta una spesa inutile e che diventerà probabilmente un peso gestionale a medio termine. Certo, in vista della stagione 2023/2024 ovviamente Kenilworth Road andrà adeguato, e il Luton Town dovrà fare una corsa contro il tempo. In soli tre mesi andranno completati interventi di restyling per 10 milioni di sterline, già previsti e pianificati, per adeguare i riflettori (serve più potenza luminosa); ricostruire la tribuna laterale Bobbers Stand in un vero e proprio settore con spazi per la stampa, area ristorante, palchi per gli spettatori; sostituire i famosi seggiolini in legno e le panche; migliorare i box e gli spazi per le tv. Il tipo di adeguamenti che richiede la Premier League. Nuovo stadio In realtà il Luton avrebbe già in programma la realizzazione di un nuovo stadio. Se Kenilworth Road è di proprietà della municipalità (rimase in mano al club solo fra il 1933 e il 1989), l’intenzione del club è quella di dare seguito al percorso di rinascita partito nel 2009, con un progetto ambizioso che serva anche a concretizzare gli sforzi fatti sul lato sportivo. Il progetto “Power Court" era stato lanciato nel 2015 e, nonostante alcuni intoppi burocratici, ha recentemente ottenuto tutti i permessi necessari, con la speranza di avviare i lavori già nel 2024. Per una spesa di circa 100 milioni di sterline, un nuovo stadio fra i 17 e i 19 mila posti verrà costruito a un paio di chilometri da quello attuale, riqualificando un’ex area industriale in passato dedicata alla produzione di energia elettrica, e completando il macro-progetto con un nuovo quartiere residenziale annesso (in parte simile al progetto realizzato dall’AFC Wimbledon, a Londra).

Il rendering del nuovo stadio presente sul sito del Luton Town.

In definitiva, l’approdo dello stadio del Luton Town in Premier League non sarà solo affascinante e dal gusto retrò, in mezzo agli scorci dei nuovi grandi stadi inglesi e alle immagini che ci fanno percepire il prodotto-Premiership come qualcosa di un altro pianeta. Quando i tifosi di Liverpool, Manchester United e City, Arsenal e Chelsea, o chi preferite, arriveranno sulle piccole gradinate di Kenilworth Road, sarà soprattutto la conferma che il calcio inglese “funziona” perché ha sempre puntato a valorizzare l’unicità di ogni suo club, senza snobismi elitari e nonostante i paradossi e gli enormi squilibri economici interni degli ultimi anni. A differenza dell’approccio utilizzato ad altre latitudini (come in Italia o in Spagna), dove ci si racconta che in vetrina vanno messe solo poche grandi squadre per poter dare valore all’intero prodotto-calcio nazionale, l’Inghilterra ha sempre avuto la convinzione contraria. La diversità, le tradizioni e le singole storie possono essere ciò che farà appassionare i tifosi, anche e soprattutto dall’estero. È stato vero per tanti decenni con la FA Cup, continua a esserlo ora con la Premier League, gigante vorace ma paradossalmente aperto a tutti, anche a chi arriva dalla quarta divisione in meno di dieci anni con uno stadio che sembra piuttosto l’ingresso di una vecchia casa.

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