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Antonio Cunazza
Il Tottenham ha una nuova casa
03 apr 2019
03 apr 2019
Il nuovo stadio degli "Spurs" è uno dei migliori esempi di architettura sportiva contemporanea.
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Antonio Cunazza
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Dopo un percorso di progettazione durato sei anni, e un concorso di idee iniziato già alla fine degli anni ‘90, stasera il Tottenham scriverà finalmente la prima pagina nella storia del suo nuovo stadio, che per adesso si chiamerà semplicemente Tottenham Hotspur Stadium. Se i lavori di costruzione sono iniziati nel 2015 e sono durati relativamente poco, infatti, il dibattito intorno a una nuova casa che sostituisse White Hart Lane è cominciato almeno due decenni fa.

 

Un dato ancora più sorprendente, soprattutto se rapportato alla velocità di adattamento del massimo campionato inglese alle dinamiche del calcio e dell’economia contemporanea, è che quello del Tottenham è il primo impianto calcistico inaugurato da un club di Premier League nell’ultimo decennio. Bisogna tornare all’estate del 2006 per ritrovare una situazione simile, quando l’Arsenal inaugurò l’Emirates Stadium, rinunciando al vecchio Highbury (che aveva quasi la metà della capienza) e tentando quello che si sarebbe rivelato per molte stagioni un passo economico più lungo della gamba. E i ragionamenti che hanno portato il Tottenham a costruire un nuovo stadio, alla fine, sono stati più o meno gli stessi di quelli dell’Arsenal, ma con un tocco di ambizione e di coraggio in più.

 



Ma andiamo con ordine. La prima proposta di riqualificazione di White Hart Lane e dell’area circostante viene presentata dal Tottenham nel 2007. Ma già dalla fine degli anni ‘90 la questione del futuro dello storico impianto degli “Spurs” aveva aperto un dibattito importante.

 

All’epoca il club era ancora una nobile decaduta. Guidato alla presidenza da Sir Alan Sugar, vulcanico e risoluto imprenditore britannico nel campo dell’elettronica (fondatore dell’azienda Amstrad, produttrice del personal computer nel 1984, primo nel suo genere a essere venduto completo di schermo a colori, tastiera e lettore di floppy), inanellava piazzamenti a metà classifica nella nuova Premier League inglese e pochissime gioie sparse nelle coppe nazionali.

 

White Hart Lane, inaugurato nel 1899, era stato appena rimodellato per andare incontro alle

conseguenti al Taylor Report. Ogni gradinata era stata ricostruita e raddoppiata, con l’ultimo intervento sulla tribuna nord completato nel 1998, e la capienza fissata a 36mila posti. Ma non era ancora abbastanza. In un’epoca in cui i club erano ancora legati agli incassi del botteghino, il rilancio sportivo del Tottenham dipendeva da uno stadio più grande che garantisse più biglietti venduti.

 

In una proposta ufficiale di ampliamento della tribuna est, datata 2001, il Tottenham scriveva: “La capienza di White Hart Lane è nettamente inferiore a quella dei maggiori club di Premier League (già veniva citato l’Arsenal con i 60mila in previsione nel futuro Emirates Stadium, ndr). Aggiungere 8mila posti sarebbe un significativo miglioramento per la vita del club e per le strutture e i servizi dedicati ai tifosi. Viceversa, mantenere l’attuale capienza sarebbe un freno alle ambizioni del club e una diminuzione del suo valore. Il Tottenham desidera rimanere in questo stadio ma se non potrà ampliare la tribuna Est e aumentare la capienza da 36mila a 44mila posti, allora un trasferimento sarà un’opzione realistica”.

 





 

Questo tentativo fallì soprattutto a causa della ridotta larghezza di Worcester Avenue, la via che transitava alle spalle della tribuna est, che il club intendeva trasformare in “strada porticata”, per così dire, sotto al terzo anello aggiunto alla gradinata esistente. Ed è soprattutto per questo, e per la contemporanea costruzione dell’Emirates Stadium e i continui ampliamenti di Old Trafford, a Manchester, che il Tottenham non abbandonò l’idea di un nuovo stadio in sostituzione di White Hart Lane.

 

Dopo aver considerato, e successivamente abbandonato, l’idea di spostarsi nel quartiere Pickett’s Lock, a 5 km a nord di White Hart Lane (dov’era in progetto la costruzione di uno stadio per la candidatura inglese ai Mondiali di atletica 2005, poi assegnati a Helsinki, con conseguente annullamento del progetto delle infrastrutture previste), nel 2007 il club annunciò l’ipotesi di una ristrutturazione dello stadio e nel 2008 venne ufficializzato il progetto Northumberland Redevelopment. Si trattava di un piano di riqualificazione che avrebbe coinvolto l’intera area dove sorgeva White Hart Lane, con la costruzione di un nuovo impianto e il rinnovamento di tutti gli edifici adiacenti.

 

Lo stadio, nelle previsioni, sarebbe dovuto essere da 55-60mila posti, e costruito al posto del vecchio impianto. Insieme a questa possibilità, però, il club si teneva aperta la strada di insediarsi nel nuovo Olympic Stadium, che sarebbe stato inaugurato in occasione dei Giochi Olimpici di Londra 2012.

 

L’idea del Tottenham, però, era quella di rifare del tutto questo stadio, per renderlo di fatto un impianto solo per il calcio, accollandosi in cambio anche la ristrutturazione dello storico National Athletic Stadium, situato in zona Crystal Palace, a sud della città. Il Comune di Londra, però, pretendeva che la pista d'atletica rimanesse e che l’Olympic Stadium fosse riadattato solo in parte, com’era nei programmi, e assegnò la concessione al West Ham. Da quel momento, quindi, il Tottenham si è concentrato definitivamente sulla costruzione di un nuovo stadio al posto di White Hart Lane.

 



Il nuovo stadio del Tottenham è, o dovrebbe essere, lo “stadio perfetto”, una definizione data dal proprietario del Tottenham, Daniel Levy, che ci aiuta a farci un’idea delle ambizioni del club. Tale infatti è stata la richiesta fatta in questi sei anni al responsabile del progetto, l’architetto Christopher Lee, dello studio Populous: ogni dettaglio tecnico ed estetico è stato cercato, valutato e realizzato per concorrere ad avere l’impianto sportivo migliore possibile in questo momento storico. Una somma di elementi di eccellenza e di soluzioni di estrema funzionalità, quasi un collage di tutto ciò che funzionava altrove e radunato per questo stadio, per ottenere il miglior risultato possibile.

 

Non è un caso che Lee abbia viaggiato a stretto contatto con Levy per gran parte del tempo, durante la fase di progettazione. «La sua attenzione maniacale ai dettagli, e la volontà di fare il meglio per il club, hanno fatto sì che qualunque cosa diventasse un suggerimento o uno spunto per il disegno dello stadio», ha detto Lee riguardo alla sua collaborazione con Levy, «Teatri, aeroporti, gli altri impianti sportivi nel mondo: ovunque andassimo c’era la possibilità di cogliere quel dettaglio di eccellenza e di funzionalità che, replicato a Londra, avrebbe reso il nuovo stadio un luogo unico».

 





 

La capienza del nuovo stadio è di 62mila posti, poco meno di duemila in più dei rivali dell’Arsenal, ma la spesa complessiva è stata quasi raddoppiata. Il nuovo stadio degli Spurs è costato infatti circa 700 milioni di sterline, un segno soprattutto della ricerca tecnologica e architettonica fatta in ogni elemento.

 

Certo, alcune linee estetiche rimangono e sono parte fondante dell’architettura sportiva contemporanea. Il profilo ondulato del bordo superiore delle gradinate rimane una caratteristiche centrale, che permette di ottimizzare al massimo la distanza di visuale da ogni posto, che sia centrale o nelle porzioni d’angolo. Per contro, però, è stata rotta una tradizione mutuata dagli stadi americani, che stava prendendo piede anche in Europa, e cioè quella che prevede un mini-anello, compresso fra il primo e il secondo anello dello stadio, destinato ai palchi e alle suite per sponsor e vip, su tutti e quattro i lati dello stadio. Nel Tottenham Hotspur Stadium è stato inserito solo su tre lati dello stadio: sul quarto, la gradinata sud che sarà la curva dei tifosi del Tottenham, è stato proposto l’effetto di un settore ad anello unico, che va a celebrare e recuperare la tradizione delle grandi curve inglesi (le famose “Kop”) e l’estetica ormai riconosciuta della Südtribune di Dortmund.

 

Questa forte considerazione verso i tifosi (da mettere alla prova con gli alti prezzi dei biglietti del calcio inglese, in contrasto con le cifre popolari proposte dal Borussia Dortmund) si ritrova anche nella predisposizione della parte bassa della gradinata per l’installazione dei seggiolini “rail seats”, la soluzione richiudibile con mancorrente frontale che,

, permette ai tifosi di stare in piedi o seduti sempre in condizioni di massima sicurezza. Un altro segnale da parte dei club inglesi al governo di rivedere le attuali normative e modificarle con l’introduzione di una tecnologia all’avanguardia e perfettamente sicura.

 



Il rivestimento esterno del Tottenham Hotspur Stadium è un insieme di acciaio, vetro e ceramica: 4801 elementi traforati in acciaio avvolgono in modo armonico l’edificio, in contrasto con i 2505 pannelli in vetro che completano l’involucro. Proprio grazie alla porzione vetrata, sul lato sud si svelano due enormi pilastri in acciaio che terminano ad albero, e sostengono l’intera South Stand dell’impianto: ognuno dei due “alberi” pesa 275 tonnellate e, insieme ad altri più piccoli lungo il perimetro dello stadio, sostiene anche l’anello di base della copertura.

 

La copertura, che si sviluppa su una pianta ovale leggermente schiacciata sul lato sud, ha una circonferenza di 720 metri, e termina verso il centro con una parte semitrasparente formata da 287 pannelli in vetro. Sulla sommità del tetto, sul lato sud, è stata posizionata la statua del galletto da combattimento alta 4,5 metri: si tratta della riproduzione su larga scala della statua originale che rappresenta il simbolo del club, e apparve a White Hart Lane per la prima volta nel 1909, diventando poi uno degli elementi iconici del vecchio stadio.

 





 

Il campo da gioco è retrattile, grazie alla progettazione congiunta con l’azienda SCZ Special Projects, con sede a Sheffield. In questo impianto, infatti, si giocheranno anche delle partite di NFL, grazie a un accordo con la lega di football americano. Lo scorrimento del prato sarà effettuato in modo separato: la base sarà il campo NFL (che ha dimensioni leggermente più grandi) e quello da calcio, suddiviso in tre porzioni longitudinali (ognuna del peso di 2500 tonnellate), verrà sovrapposto scorrendo su binari appositamente incorporati nel prato sottostante. Il tutto in un tempo complessivo di 25 minuti.

 

115 ingressi permettono l’ingresso ai tifosi, che avranno a disposizione 65 punti ristoro tra cui quattro bar. Di questi vale la pena parlare del “65-m Goal Line Bar”, situato all’interno della gradinata sud, che diventerà il bar più lungo del Regno Unito, avendo un bancone parallelo all’intera linea di fondo del campo. Un piccolo birrificio produrrà birra direttamente all’interno dell’impianto, e i sistemi automatici disseminati nello stadio permetteranno di riempire 10mila bicchieri al minuto.

 

Il nuovo stadio del Tottenham, insomma, è uno degli esempi più fulgidi dei nuovi impianti sportivi contemporanei. E non solo, è anche il risultato di un importante atto di ambizione e coraggio fatto più di dieci anni fa, in un momento storico in cui il club non aveva una statura tale da giustificare (o almeno, non con certezza) un investimento del genere. In una fase in cui l’architettura ha stabilito un suo standard costruttivo generale (dallo Stade de France in poi), infatti, è soprattutto la tecnologia ad essere sempre più centrale nel processo progettuale, influenzando scelte funzionali e tecniche come mai prima d’ora.

 





 

A questo si aggiunge la necessità ritrovata di identificarsi con lo stadio. I club hanno ricominciato a “brandizzare” gli impianti, a caratterizzarli con i colori sociali, con elementi evocativi e simbolici. Se l’Arsenal ha affrontato questo processo nei dieci anni successivi all’inaugurazione dell’Emirates Stadium (che nel 2006 non aveva alcun riferimento evidente al club, mentre oggi è circondato da statue, pannelli e grafiche riferite alla storia e ai giocatori del passato), il Tottenham è partito da zero facendo tesoro di tutte queste esperienze.

 

In definitiva, il nuovo impianto del Tottenham non traccia una nuova via per l’architettura sportiva, ma la rinnova in modo decisivo. È uno stadio che pensa in modo globale, con un’impronta americana ma un’anima europea. Di sicuro una bella novità per tutti gli appassionati di calcio, di cui i tifosi del Tottenham potranno essere presto orgogliosi.

 

 

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