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Splendori e miserie del Brighton di De Zerbi
11 ott 2023
11 ott 2023
Una squadra unica che nelle ultime partite ha mostrato qualche limite.
(copertina)
IMAGO / Pro Sports Images
(copertina) IMAGO / Pro Sports Images
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All'Old Trafford va in scena Manchester United-Brighton. L'orologio segnala che sono passati 6 minuti e 14 secondi dall'inizio del secondo tempo. Il portiere degli ospiti, Jason Steele, si accinge a toccare il pallone per dare il via all'azione dalla rimessa dal fondo. Tic, tac, tic, tac. È il rumore delle lancette che procede in perfetta armonia con il suono secco del pallone colpito dai giocatori del Brighton. Un minuto, trenta secondi e trenta passaggi dopo, il pallone si trova alle spalle di Onana.

Il portiere camerunese è stato battuto dal destro preciso di Gross dopo una sequenza interminabile di scambi, a cui i Red Devils non hanno potuto far altro che guardare inermi e affascinati, proprio come noi da casa. È un gol che descrive con precisione chirurgica il calcio di Roberto De Zerbi: la ricerca del pressing avversario, la qualità tecnica per eluderlo, e la sfrontatezza di chi persegue un obiettivo con uno scrupolo ossequioso verso i propri principi. Al di là dell'avversario, del pubblico, del blasone.

Se invece preferite la versione video potete vederla qui.

È passato un anno dall’arrivo in Inghilterra di De Zerbi e il suo impatto è difficile da sottostimare se persino un gigante come Pep Guardiola ha iniziato a rubare qualcosa dal suo gioco. Dopo una prima stagione storica, con il raggiungimento dell’Europa League (primo piazzamento europeo nella storia dei "Seagulls"), il Brighton ha iniziato questa stagione in maniera ancora più luccicante segnando 21 gol in otto partite (miglior attacco della Premier League finora). Ovviamente siamo ancora agli inizi e gli ultimi risultati non proprio esaltanti (solo una vittoria nelle ultime 6 partite in tutte le competizioni, tra cui la pesante sconfitta per 6-1 contro l’Aston Villa) hanno ricordato come l'equilibrio su cui si regge la squadra di De Zerbi non va mai dato per scontato, ma oggi non sembra così peregrino pensare a una stagione con un Brighton costantemente in lizza per un piazzamento in Champions League.

La rivoluzione Dezerbiana

Si è scritto e detto tanto nell’ultimo anno sul Brighton di De Zerbi (a tal proposito vi rimando al bel pezzo di Daniele V. Morrone di gennaio) e non è il caso di dilungarsi ulteriormente sui principi di gioco dei Seagulls. In questo pezzo mi sembrava invece più interessante porre l’accento su quelli che sono gli aspetti innovativi del loro gioco, cosa li differenzia da altre squadre che praticano il cosiddetto gioco di posizione e quali sono i margini di miglioramento.

Ovviamente sul gioco di De Zerbi è piuttosto evidente l'influenza della scuola olandese-catalana. Guardare una partita del Brighton e una - per esempio - del City di Guardiola sono però due esperienze piuttosto diverse. Certo, rimangono intatti gli aspetti basilari come la ricercata occupazione degli spazi e il desiderio di controllare il gioco attraverso la gestione del possesso palla fin dal rinvio dal fondo. Questo dominio del pallone, però, si traduce in due modi molto diversi di gestire lo spazio e il tempo.

Le squadre di Guardiola storicamente impostano la manovra da dietro per attirare la pressione avversaria e superarla attraverso le combinazioni strette e la qualità degli interpreti, con l’obiettivo di soffocare la squadra avversaria nella sua metà campo. Da questo punto di vista il Barcellona prima, e poi il Bayern Monaco e il Manchester City sono state tutte squadre formidabili nel trovare soluzioni per superare un blocco basso. Se vi chiedessero di pensare a quale sia il classico gol che segnano le squadre di Guardiola molto probabilmente vi verrà in mente un’azione di questo tipo: possesso prolungato sulla trequarti, passaggio "a palombella" o tagliato per servire il giocatore in ampiezza che taglia alle spalle della difesa, tocco per mandare in porta un compagno a porta quasi sguarnita (o cutback), gol.

Il Brighton invece non ha l'interesse o la forza necessaria per schiacciare l’avversario nella sua metà campo (anzi, come vedremo va spesso in difficoltà quando affronta squadre che si chiudono), ma cerca piuttosto di attrarre la pressione avversaria per allungare i reparti e creare lo spazio per attaccare in velocità. L’obiettivo è quindi quello di sviluppare dal basso delle “transizioni artificiali”, ossia quelle situazioni in cui l’avversario è momentaneamente lungo e fuori equilibrio come accade solitamente durante un contropiede.

L’esempio migliore sia per la qualità dell’esecuzione, sia per il distacco rispetto al tradizione calcio posizionale fatto di combinazioni strette e gioco palla a terra, è lo splendido gol realizzato da Kaoru Mitoma contro il Brentford nella stagione scorsa: solita costruzione 4+2 (che diventa 5+2 sfruttando il portiere), esterni alti in ampiezza, centravanti e trequartista che vengono incontro contemporaneamente per attirare la marcatura dei difensori centrali avversari e creare un varco in mezzo al campo; lancio lungo di Steele, taglio con i tempi giusti di Mitoma e pallonetto delizioso.

Qui se preferite il video.

Se il gioco di Guardiola è l’Aria sulla quarta corda di Bach - una melodia placida ed elegante che non modifica bruscamente il suo ritmo - il gioco di De Zerbi invece è una ballad metal che parte piano con un arpeggio di chitarra acustica prima di esplodere in un riff di chitarra a quasi 200 BPM, come Battery dei Metallica. Per un gioco così serve la doppia cassa, che nel caso specifico (come affermato dallo stesso De Zerbi) sono ali e attaccanti molto atletici e veloci, giocatori in grado di trasformare queste transizioni artificiali in un inferno per le difese avversarie.

I limiti

Nonostante il livello del Brighton sia salito nelle ultime stagioni con De Zerbi e i risultati sia arrivati di conseguenza, le ultime partite hanno messo in mostra anche i limiti del gioco del tecnico italiano, gli aspetti su cui bisogna ancora migliorare. Le partite di questa stagione contro West Ham e Aston Villa, per esempio, sono state esemplificative, non solo per le sconfitte incassate ma anche per il passivo negativo in termini di Expected Goals.

Si è detto che uno dei principali punti di forza del Brighton consiste nella capacità di attrarre la pressione avversaria ed eluderla per poi attaccare in una situazione di transizione artificiale, ma cosa succede quando la squadra avversaria decide di non pressare alto? Il piano partita di David Moyes, per esempio, si è basato proprio su questo: baricentro basso, e struttura 4-1-4-1 con linee compatte e strette per costringere l’avversario a scoprirsi nel tentativo di buttar giù il bunker degli "Hammers".

Il West Ham era disposto persino a difendere con 9 giocatori nei pressi della propria area pur di non lasciare campo alle imbucate del Brighton.

Per trovare con più facilità gli esterni Mitoma e Marsch, e per avere una struttura più organizzata nelle transizioni difensive, De Zerbi ha chiesto ai due terzini Estupiñan e Gross di stringersi per formare un 2-3-5 molto compatto centralmente ma piuttosto sguarnito sugli esterni. Il West Ham allora non aspettava altro che il momento opportuno per recuperare il pallone e lanciare immediatamente per Antonio, con un pallone lungo in profondità sulle fasce. È così che è nato il gol dello 0-1 di Ward-Prowse.

In questo modo David Moyes non ha fatto perdere pericolosità alla sua squadra e contemporaneamente ha messo in mostra le difficoltà del Brighton nel crearsi occasioni pericolose quando gli spazi si fanno più stretti.

Per quanto riguarda invece l’incredibile sconfitta per 6-1 rimediata al Villa Park, il piano partita di Emery è stato piuttosto diverso. In prima pressione la struttura era simile a un 4-1-3-2 in cui i due attaccanti - Diaby e Watkins - rimanevano stretti per oscurare Gilmour e Hinshelwood, con Douglas Luiz che gli dava una mano alzandosi sul mediano dal lato della palla.

L’aspetto più interessante della strategia imbastita dal tecnico spagnolo riguarda però il tratto centrale del campo: 4-4-2 stretto in blocco medio; marcatura a uomo sui due mediani del Brighton (da sempre giocatori chiave per il gioco di De Zerbi); libertà di impostare per i due centrali avversari, costretti a scaricare sull'esterno per via dell’intasamento centrale; trasmissione che fungeva da trigger per il pressing dei padroni di casa.

Cinque giorni dopo la debacle con l’Aston Villa, il Brighton è volato a Marsiglia per affrontare in Europa League la nuova squadra di Rino Gattuso. L'allenatore calabrese ha da subito dimostrato di aver fatto i compiti a casa, dato che il suo piano gara era praticamente identico a quello proposto da Emery. Dopo venti minuti i padroni di casa erano già avanti per 2-0.

Se la settimana prima De Zerbi non era riuscito a trovare delle contromosse efficaci per superare i problemi posti dall’Aston Villa, contro il Marsiglia invece il passaggio dal consueto 4+2 in costruzione al 4+1 ha permesso ai "Seagulls" di recuperare la partita. Il Brighton, in particolare, è riuscito a trovare con più facilità il vertice basso e, sfruttando la posizione nei mezzi spazi di Joao Pedro e Gross, è riuscito a isolare Mitoma e Adingra sulle fasce, permettendogli di puntare il diretto marcatore in uno contro uno.

Queste partite insomma hanno evidenziato qualche limite offensivo. Certo, parliamo comunque della squadra che (secondo i dati Statsbomb) è nel 94esimo percentile in Europa per xG prodotti, ma rimane il fatto che la squadra di De Zerbi ha delle difficoltà quando affronta avversari che non cadono nella trappola della pressione alta e che bloccano i corridoi centrali forzando le azioni sull’esterno, specialmente se a questa fase di non possesso abbinano buone capacità nell’attacco in transizione.

Come si era già intuito a Sassuolo, sembra particolarmente problematica la fase difensiva: in Premier League, il Brighton ha subito 16 gol in 8 partite, e, se aggiungiamo al calcolo le prime due giornate di Europa League, arriviamo a 21 gol in 10 partite. Decisamente troppi.

Le statistiche avanzate sembrano confermare che quella del Brighton non è solo una fase. La squadra di De Zerbi è infatti sono al 16° percentile per Expected Goals concessi e al 10° per xG concessi per tiro. Questo significa che il Brighton subisce tanto sia in termini quantitativi (numero di occasioni concesse) che in termini qualitativi (pericolosità delle occasioni concesse). È inoltre interessante notare come sembra esserci una correlazione tra possesso palla e sconfitte: nelle 17 partite in cui la squadra di De Zerbi ha tenuto di più il pallone sono arrivate 9 sconfitte e 3 pareggi, segno del fatto che fa più fatica contro squadre che non contendono il possesso e si difendono basse. Sembra questa anche la ragione che porta il Brighton a fare grandi prestazioni contro le migliori squadre del campionato e a cadere invece in sconfitte (anche con tanti gol al passivo) contro squadre di livello simile o inferiore. E infatti raro, soprattutto in Premier, che una squadra di primo livello si accontenti di lasciare il pallone all'avversario e di difendersi basso.

La qualità del gioco del Brighton e l’innovazione tattica del calcio di Roberto De Zerbi sono sotto gli occhi di tutti, e proprio per questo, in un campionato competitivo come la Premier, sarà necessario nel prossimo futuro alzare ulteriormente livello per non rimanere vittima delle contromosse degli avversari.

In un'ottica di lungo periodo, invece, De Zerbi sembra particolarmente adatto per una grande squadra, visto che si è parlato di lui anche come successore di Guardiola. Quando hai a disposizione giocatori di alto livello è più facile scardinare blocchi bassi, è più facile vincere duelli nelle transizioni difensive (e in questo senso si sente la mancanza di Caicedo), ed è più facile mantenere la porta inviolata grazie a interventi provvidenziali del portiere. Rimanendo sul Brighton, invece, forse a De Zerbi manca ancora un ultimo gradino per arrivare a un pragmatismo che gli permetterebbe di navigare nelle acque sempre diverse che la Premier League gli presenta.

Se in una competizione lunga come il campionato può avere senso - per parafrasare Zeman - cercare di produrre sempre un xG in più dell’avversario, in competizioni brevi come le coppe europee spesso forse è più efficace giocare sui limiti dell’avversario anche a costo di rinunciare a qualcuno dei propri principi. Ovviamente questo tipo di scelte spetta soltanto a De Zerbi, e per fortuna verrebbe da dire, visto lo spettacolo insuperabile e unico che offre allo spettatore il Brighton.

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