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Spalletti ha trovato un nuovo equilibrio per l'Inter?
19 mar 2018
Contro la Sampdoria è arrivata una delle migliori prestazioni stagionali dei nerazzurri.
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Tra le fatiche di un percorso a tappe lungo ed estenuante come il campionato, la continuità è un lusso che soltanto le squadre più attrezzate possono permettersi, nel bene e nel male (altro che Olanda del ‘74: Benevento, non ti dimenticheremo mai). Il lunch match domenicale lo ha confermato una volta di più, sfatando alcune delle certezze consolidate rispetto al cammino di Sampdoria e Inter.

La Sampdoria era stata fin qui pressoché imbattibile di fronte al proprio pubblico - c’erano riuscite soltanto Lazio e Sassuolo, entrambe nei minuti di recupero. Al Ferraris avevano già perso Milan e Juventus, pareggiato la Roma, ancora nei minuti di recupero, e le uniche due partite «perse malamente», come aveva puntualizzato Giampaolo sabato in conferenza stampa, erano arrivate in trasferta, contro Benevento e Crotone.

L’Inter aveva dimostrato grande compattezza e solidità mentale negli scontri diretti, in cui poteva limitarsi a controllare gli spazi lasciando il pallone agli avversari, e al contrario poca brillantezza al momento di assumersi le responsabilità creative e imporre il proprio ritmo, in quelle partite in cui «dovevamo fare noi il Napoli della situazione», come ha detto Icardi. Questa era una di quelle partite, considerando la delicata posizione di classifica, e l’Inter l’ha affrontata a viso aperto fin dal primo possesso, conquistando una vittoria pienamente meritata.

L’unico all’altezza della propria fama è stato proprio Icardi, che ha segnato 4 gol con 4 tiri in porta, migliorando ulteriormente le statistiche di conversione irreali che sta collezionando, e ha toccato quota 103 gol in campionato.

L'approccio alla gara

Felice dei progressi registrati, Spalletti ha confermato lo stesso undici titolare che aveva giocato contro il Napoli. I dubbi della vigilia riguardavano principalmente le scelte a centrocampo, il reparto più profondo della rosa, dove il tecnico dell’Inter ha riproposto Gagliardini e Brozovic alle spalle di Rafinha. Oltre a confermare l’eccellente stato di forma, tutti e tre hanno mostrato la necessaria flessibilità per adattarsi a un piano gara diverso da quello eseguito domenica scorsa, e hanno conquistato la scena nonostante la superiorità numerica centrale della Sampdoria.

Sulla primissima costruzione bassa della Sampdoria, dopo pochi secondi, l’Inter aveva già alzato il baricentro portando sei uomini nella metà campo avversaria. Icardi e Rafinha si posizionavano alti e allineati contro i due difensori centrali, mentre Brozovic e Gagliardini salivano in avanti a chiudere rispettivamente Torreira e Praet. Questo tipo di movimenti richiedeva grande accortezza tattica, oltre a un grande dispendio di energie. I due centrocampisti erano pronti a indietreggiare nel momento in cui il pallone passava dal centrale al terzino, e poi a riaggredire in avanti nel momento in cui tornava verso il centro.

Le due linee dell’Inter schierate nella metà campo della Samp costringono Silvestre al lancio lungo; Brozovic e Gagliardini si voltano in sincronia per controllare lo spazio alle loro spalle.

Con questo 4-4-2 in fase difensiva, Spalletti ha accettato anche una doppia inferiorità numerica nella fascia centrale del campo, a differenza di quanto aveva fatto col Napoli la scorsa settimana, quando aveva bloccato Rafinha su Jorginho e piuttosto aveva concesso libertà d’azione ai difensori centrali avversari. Ha funzionato: l’Inter ha recuperato 63 palloni, di cui 17 sulla trequarti della Sampdoria, che invece ne ha recuperati in tutto 38 (dati Wyscout).

Il solo Gagliardini ne ha recuperati 13, coronando una prestazione completa, anche sul piano della visione di gioco e della qualità tecnica. Il 91% di precisione passaggi spicca a confronto con le recenti uscite (76% contro la Roma, 80% contro il Genoa, 73% contro il Bologna) dove era apparso disorientato e tecnicamente inadeguato al centrocampo dell’Inter, e a conferma del momento di totale fiducia ha persino completato 2 dribbling completati su 2 tentativi.

La principale qualità di Gagliardini è comunque quella di coprire ampi spazi in fase di non possesso, e il centrocampo leggero della Samp non ha trovato soluzioni per aggirarlo. Per tutto il primo tempo, Praet ha provato invano ad abbassarsi al fianco di Torreira per creare un’ulteriore linea di passaggio e sbloccare le azioni congestionate dal pressing interista. Il risultato è che la Samp si è spaccata in due tronconi: Ramírez, il trequartista, ha ricevuto solo 16 passaggi nei 50 minuti in cui è stato in campo, risultando il meno coinvolto nella manovra, e ancora meno (15) ne ha ricevuti Caprari entrato al suo posto.

Per i difensori diventava più semplice cercare direttamente Quagliarella e Zapata con una verticalizzazione, ma a quel punto l’azione si spostava sul terreno del duello corpo a corpo, congeniale a Skriniar e Miranda, senza che i centrocampisti avessero la forza di accompagnare in avanti per sostenere l’attacco. La Samp è arrivata al tiro 7 volte in area di rigore - e mai davvero pericolosamente - di cui 5 sugli sviluppi di un calcio piazzato e 2 attraverso un pallone alzato per Duván Zapata (che al 41’, sul 3-0, ha colpito un palo, unica emozione per i tifosi della Sampdoria).

Per il numero di grandi occasioni fallite dall’Inter, il risultato sarebbe potuto essere ancora più rotondo. Per la Samp, soltanto tentativi velleitari.

La Samp non sapeva come difendere l’Inter

Quando la Sampdoria è arrivata a guadagnarsi due calci d’angolo consecutivi tra il 33’ e il 34’, con il risultato già sul 3-0, Spalletti si è tolto il cappotto e lo ha schiacciato sul terreno fangoso di Marassi, sbraitando il suo disappunto. Questa volta, la determinazione del suo allenatore si è riflessa nella determinazione con cui l’Inter ha gestito le primissime fasi di possesso a partire dalla propria area di rigore, nonostante proprio il terreno particolarmente pesante in alcuni punti complicasse una fluida circolazione della palla.

L’idea della Samp era quella di pressare con i tre attaccanti e il supporto di una mezzala l’inizio azione dell’Inter, che aveva spesso sofferto (contro la Fiorentina, contro la Roma, nel secondo tempo contro il Napoli) questo tipo di atteggiamento aggressivo, portando Spalletti a lamentarsi per la mancanza di qualità, che nelle sue parole sottintendeva anche una certa mancanza di ambizione: «per giocare nella metà campo avversaria e tenerli lì bisogna avere la sintesi, giocare nello stretto, quando ci vengono a pressare torniamo dal portiere troppe volte».

Con il coinvolgimento di tutti i difensori nella manovra e con l’abbassamento di Brozovic, sempre più a suo agio nelle vesti di regista arretrato, bravo a muoversi spalle alla porta e a proteggere palla, con la coda dell’occhio diretta alla verticalizzazione, l’Inter è riuscita ad eludere puntualmente il pressing della Samp, che ha via via perso fiducia nelle proprie idee e metri di campo.

Un’altra azione spesso cercata dall’Inter per attaccare in profondità la Sampdoria: Cancelo trova Gagliardini internamente, che di prima lancia lungo per Candreva (qui alza la testa per prepararsi al lancio). Puntualmente, Murru è sorpreso alle spalle.

Alla Sampdoria sono mancati tempismo e coordinazione negli scivolamenti laterali, uno dei difetti strutturali più evidenti nel rombo di Giampaolo, che contribuiscono a rendere la sua difesa terzultima in campionato per xG subiti. Cancelo, il vero playmaker dell’Inter in questa partita, ha ricevuto 12 volte il pallone da Miranda e 13 da Brozovic, più che da Skriniar (8) e Gagliardini (9) che occupavano le posizioni sul centro-destra, a lui più vicine. Su quel cambio di gioco, la Samp non aveva risposte immediate, e nel tempo che serviva a scivolare da un lato all’altro, l’Inter riusciva ad arrivare sul fondo a crossare.

L’Inter sblocca la partita al 25’, e nei successivi cinque minuti segna tre gol, riducendo la successiva ora di gioco a mero "garbage time", ma già nella prima metà del primo tempo aveva creato più volte i presupposti per segnare, scontrandosi sull’opposizione di Viviano o su errori grossolani dei propri attaccanti (poi Icardi avrà modo di recuperare, e Rafinha di farsi perdonare con una prestazione di altissima qualità). Le direttrici di gioco sono sempre le stesse, ma la Samp non trova risposte: consolidamento sulla destra con Cancelo e Candreva, Perisic che attacca il lato debole e Rafinha a rimorchio, a tutti gli effetti in veste di seconda punta.

Quest’azione ricorda quella dello 0-1 di Perisic, che infatti arriva pochi minuti dopo. Lo sviluppo è abbastanza elementare, ma la Samp è disposta malissimo.

Il tentativo di gol olimpico di Cancelo, fermato dalla traversa, è l’ultimo pericolo creato dall’Inter prima di dilagare. Nell’azione che porta all’1-0 sono evidenti le difficoltà difensive della Sampdoria, la separazione tra l’idea e la voglia di pressare e la capacità di farlo come un corpo unico. I reparti hanno perso le distanze, i giocatori hanno perso i riferimenti: Cancelo trova Gagliardini tra le linee, che a sua volta trova Candreva, e l’Inter arriva sul fondo in tre passaggi. Poi Candreva perde il tempo del cross, ma questo aiuta l’Inter, perché nel frattempo la linea della Sampdoria decide di salire, ma sbaglia il fuorigioco. Così Silvestre si trova a dover difendere lo stacco di Perisic mentre corre verso la propria porta.

Per quanto organizzata, la difesa della Sampdoria non ha probabilmente il personale per sostenere le proprie ambizioni, almeno nelle giornate in cui mancano anche fiducia e comprensione reciproca. Come sempre succede nello sport, quella fiducia la acquistano i giocatori dell’Inter, che dopo il vantaggio iniziano a mettere in mostra giocate sopraffine e, soprattutto, ad attaccare in transizione con quella convinzione che era mancata contro il Napoli, dove la paura di perdere aveva prevalso.

Per sostenere un attacco che vive di folate e di vertigine verticale, è particolarmente interessante la divisione dei compiti tra Brozovic, regista e incursore con la palla, e Gagliardini, interditore e incursore senza palla, per quanto sia difficile scommettere sulla continuità di rendimento di entrambi.

Prospettiva europea

Particolarmente scottato dai nove gol subiti nelle ultime due partite, Giampaolo ha detto di aver visto una squadra che «non è all’altezza mentale di sostenere una responsabilità diversa». Alludeva a quel piazzamento europeo che al termine del girone di andata sembrava vicinissimo, e adesso è seriamente in discussione. La data da segnare sul calendario è il 3 aprile, quando la Sampdoria andrà a Bergamo a giocarsi quello che sembra a tutti gli effetti uno spareggio, che assegnerà l’ultimo posto valido per entrare in Europa League.

La Samp ha molti limiti ma è una squadra ambiziosa, con buone individualità e la possibilità di migliorarsi anche attraverso i ricambi. Contro l’Inter mancavano Strinic, che Giampaolo non ha convocato perché «ha perso sicurezza e serenità, anche per via del mercato», e Linetty per squalifica. Dopo la sosta, avrà la possibilità di reintegrarli nella formazione titolare per rimpiazzare Murru e Barreto, probabilmente i peggiori in campo in questa disfatta collettiva. Ha anche parlato della necessità di «riazzerare le gerarchie», per cui è lecito attendersi qualunque cambiamento, e chissà se arriverà a toccare il suo sistema di gioco.

L’Inter ha mostrato convincenti segnali di ripresa dopo tre mesi e mezzo di desolante involuzione, sia sul piano dei risultati che delle prestazioni. Lo ha fatto trovando nuovi equilibri, come quello in mediana tra Gagliardini e Brozovic, ma anche quello sugli esterni tra Cancelo che ha «più libertà sulla destra», e D’Ambrosio «più guardiano sulla sinistra», come ha commentato Spalletti. Lo ha fatto conservando quella solidità difensiva che rimane il suo principale punto di forza, senza però rinunciare ad alzare il baricentro, a recuperare palla nella metà campo avversaria, e a usare la circolazione bassa come strumento per migliorare l’efficacia delle transizioni.

Questa vittoria ha confermato, come forse Spalletti si augurava, che la qualità non è un valore assoluto, ma va contestualizzata sulla base dell’atteggiamento tattico e della condizione mentale dei giocatori. Mancano nove partite per confermare il quarto posto, poi si tornerà a combattere con il pareggio di bilancio, e a cercare di realizzare se sarà possibile, per un progetto che insegue la qualità, fare a meno di Cancelo e Rafinha.

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