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Federico Sborchia
Southgate è ancora l'uomo giusto per l'Inghilterra?
16 dic 2022
16 dic 2022
C'è la sensazione che in questi sei anni avrebbe potuto fare qualcosa di più.
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Federico Sborchia
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Eddie Keogh/The FA
(foto) Eddie Keogh/The FA
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Il 4 settembre del 2016 l’Inghilterra è a Trnava, in Slovacchia, per disputare una partita delle qualificazioni mondiali. Un paio di mesi prima aveva toccato uno dei punti più bassi della sua storia, facendosi eliminare dall’Islanda agli ottavi dell’Europeo in Francia. In campo è schierata una formazione strana, tra giocatori da “Nazionale inglese”, come Kane, Sterling, Walker e Rooney, ma anche nomi improbabili per una Nazionale di questo livello come Drinkwater, Jagielka e Lallana. La partita ha poco da dire: per circa un’ora le uniche due occasioni sono un cross radente di tale Dusan Svento, su cui non riesce ad avventarsi nessuno, e un tiro largo di Sterling. All’ora di gioco Martin Skrtel, già ammonito, manda per terra Kane con un intervento che, visto ora, non sembra neanche falloso, ma che gli costa l’espulsione. Manca circa mezz’ora alla fine e l’Inghilterra alza il ritmo: entrano Dele Alli e Theo Walcott per Henderson e Sterling; poco dopo entra anche Sturridge. La Nazionale dei Tre Leoni sfiora il gol più volte: prima Lallana prende il palo, poi calcia fuori di poco; a Walcott viene annullato un gol per un fuorigioco che non c’è perché il pallone gli arriva da un difensore. Prova e riprova il gol arriva: Danny Rose entra in area dalla sinistra e prova un appoggio morbido verso il centro su cui un difensore slovacco interviene. Un intervento, però, inutile perché il pallone arriva tra i piedi di Lallana che controlla, si sposta il pallone e calcia forte sotto le gambe del portiere slovacco.

Questa partita ha poco di rilevante se non fosse che in panchina siede Sam Allardyce: è il suo debutto da allenatore della Nazionale inglese. Sarà anche la sua ultima partita e ciò lo renderà l’unico CT della storia inglese ad avere il 100% di vittorie con la Nazionale. Sarà l’ultima perché, tre settimane dopo sul Daily Telegraph comparirà una sua foto. È seduto al ristorante e sta parlando con due uomini d’affari che lo avevano avvicinato per avere informazioni su come aggirare le regole che, dal 2008, hanno impedito ai club inglesi di acquistare i cartellini dei giocatori dai fondi di investimento, anche note third party ownerships. Allardyce afferma che «non è un problema» farlo. Trova anche il tempo di parlare male anche del suo predecessore, Roy Hodgson, e di aggiungere che Gary Neville «dovrebbe mettersi a sedere e stare zitto». In realtà i due uomini d’affari sono due giornalisti del Telegraph che avevano messo in piedi un’inchiesta sulla corruzione interna al calcio inglese. In questo modo erano riusciti a farsi illustrare tutta la procedura per aggirare le regole sulle TPO dallo stesso "Big Sam", il quale ne aveva usufruito per acquistare Enner Valencia nel 2014, quando era manager del West Ham. Il giorno dopo la pubblicazione di questa inchiesta, Allardyce viene messo alla porta e al suo posto arriva come allenatore ad interim Gareth Southgate, allora CT dell’Under 21, messo lì per le partite di qualificazione di ottobre e novembre. L’esordio di Southgate è una vittoria per 2-0 su Malta. Il primo gol della sua gestione è un colpo di testa a incrociare di Daniel Sturridge.

Southgate raccoglie due vittorie e due pareggi nelle prime quattro partite da selezionatore dell’Inghilterra e nel novembre 2016 la FA gli offre un contratto di quattro anni. Qualche mese prima aveva dichiarato di non sentirsi pronto all’incarico, ma alla fine accetterà di restare al comando. Prima dell’arrivo di Southgate, l’Inghilterra veniva da vent’anni senza aver mai superato un quarto di finale di un torneo, con due sole vittorie nelle fasi a eliminazione diretta. Durante la sua gestione sono arrivate una semifinale persa solo ai rigori al Mondiale in Russia e la finale in casa all’Europeo. Due traguardi che mancavano rispettivamente da trenta e cinquant’anni. In Qatar, invece, la Nazionale si è fermata ai quarti, al termine di una partita ben giocata contro la Nazionale più forte presente nel torneo. Se Kane avesse segnato quel rigore, forse, chissà, staremo parlando di una storia diversa. Rimane il fatto che, fin qui, l’Inghilterra di Southgate non ha vinto nulla e il suo CT ha dato l’impressione di aver fatto sì bene, ma non abbastanza. La sconfitta con l’Italia a Wembley è sicuramente la nota più amara della sua gestione, soprattutto per la sensazione – emersa anche dopo la partita con la Francia – è che all’Inghilterra sarebbe bastato fare appena un po’ di più per vincere.

Per gli inglesi l’eliminazione dal Mondiale – in cui potevano realisticamente puntare alla coppa, come detto dagli stessi giocatori – è stata accompagnata da quella narrazione autoconsolatoria da it was not meant to be, che potremmo leggere come non era destino, usata anche dalla stessa Football Association. È una narrazione pigra, forse banale e sicuramente abusata, che ha accompagnato molte eliminazioni passate ma che forse ha un suo senso in questa occasione. In questo Mondiale la squadra di Southgate è sembrata pronta ad arrivare fino in fondo sia per la qualità dei suoi interpreti che per una proposta di gioco, meno conservativa e più propensa ad accettare qualche rischio. Contro la Francia ha giocato la sua partita e non ha del tutto brillato ma si è mostrata capace di tenere il confronto con i campioni del mondo in carica, meritando, a tratti, anche di vincere. Chiaramente, vedere un’eliminazione ai quarti dopo una semifinale mondiale e una finale europea può sembrare un passo indietro ma va anche notato come una versione così funzionale della nazionale inglese non si era mai vista in questi anni. Southgate, alla fine, ha saputo intraprendere un percorso di crescita non scontato, considerando come il movimento britannico stia esprimendo sempre più giocatori di alto livello, con tutte le difficoltà di gestione che ciò può comportare. Southgate è stato bravo a costruire un sistema per far funzionare quasi tutto il talento di cui disponeva. In tal senso si può dire che abbia lavorato da manager più che da selezionatore. Ha fatto scelte anche controverse, come quella di non impiegare Trent Alexander-Arnold, e le ha difese anche quando gli sono costate critiche. I risultati non sembrano neanche avergli dato torto, visto che sia Trippier che Walker si sono mostrati sostanzialmente all’altezza delle aspettative. È generalmente difficile considerare negativo il percorso di Southgate da CT dell’Inghilterra e la stessa Football Association sembra decisa a non metterlo da parte. Tuttavia, lo stesso Southgate dopo la partita con la Francia ha fatto intuire che potrebbe essere lui a fare un passo indietro. Non è troppo sorprendente: sei anni da CT sono tanti e in generale Southgate potrebbe avere la percezione – probabilmente fondata – che il suo lavoro sia stato sottovalutato dalla critica. Inoltre, i prossimi due grandi tornei saranno gli ultimi di alcuni di senatori come Maguire, Kane e Walker ma anche quelli in cui ci si aspetta una maturazione ulteriore dei vari giovani come Bellingham, Foden e Saka. Questo potrebbe alzare l’asticella delle aspettative, mettendo la squadra nella condizione di dover vincere a tutti i costi. Un cambio di guida si potrebbe leggere anche con la possibilità di trovare un profilo più ambizioso dal punto di vista tattico. Il Telegraph ha fatto i nomi di Thomas Tuchel e Mauricio Pochettino ma entrambi sembrano fuori dalle disponibilità economiche della FA, motivo per cui probabilmente si finirà ad attingere dal mercato interno. In questo caso la prospettiva non sarebbe troppo migliore visto che l’allenatore dal curriculum migliore sarebbe Sean Dyche, la cui proposta di gioco rischia di essere fin troppo reattiva per una squadra con il talento dell’Inghilterra. Gli altri due profili più interessanti potrebbero essere quelli di Steven Gerrard e Scott Parker ma entrambi sono reduci da dei licenziamenti con Aston Villa e Bournemouth. Lo stesso Telegraph fa il nome di un altro ex come Frank Lampard, che però è alla guida – con risultati altrettanto discutibili – dell’Everton. Ironia della sorte, sul mercato ci sarebbero anche gli ultimi due predecessori di Southgate: Allardyce e Hodgson. C'è poi la questione che Southgate è particolarmente apprezzato dai suoi giocatori e un cambio in panchina potrebbe rompere l'alchimia di un groppo che sembra molto unito. Dopo l’eliminazione dal mondiale, infatti, molti lo hanno ringraziato pubblicamente e si sono spesi largamente in favore di una sua riconferma.

Nel corso della sua gestione, Southgate ha creato un’atmosfera incredibilmente positiva all’interno della nazionale. Declan Rice ha elogiato molto questo aspetto, sottolineando come il gruppo che si è creato negli anni sia stato speciale. Sempre Rice ha poi aggiunto che spera nella permanenza di Southgate e che ha adorato giocare per lui. Ancora più significative sono le parole di Maguire, la cui presenza in Nazionale non è mai stata in discussione nonostante diciotto mesi molto difficili allo United, culminati nelle numerose panchine di questa stagione, e questo lo ha aiutato a ritrovare sicurezza in campo e a riportare le sue prestazioni ad alti livelli. «Gareth [Southgate] è stato fantastico con me e con ogni giocatore» ha detto il capitano dello United. «La sua gestione degli uomini. Il modo in cui ha costruito il gruppo. Ha gestito tutto benissimo e sa prendere bene le decisioni più importanti» ha poi aggiunto. Non viene difficile credere alla sincerità di queste parole. È difficile dire se Southgate sia veramente l’uomo giusto per questa Nazionale. Forse, con tutto il talento che ha a disposizione, poteva e doveva ottenere di più ma raramente un allenatore dell’Inghilterra è stato così apprezzato dai suoi giocatori. L’opinione pubblica in Inghilterra sembra remare un po’ da entrambe le parti tra chi vorrebbe la sua riconferma e chi, invece, vorrebbe un nome più importante come segno delle ambizioni della FA. Qualora questo cambio dovesse esserci, chiunque arriverà alla guida dell’Inghilterra avrà il difficile compito di dover fare l’ultimo passo per portare a casa un trofeo, ma nel farlo potrà anche contare su una squadra forte, con un gruppo coeso e delle ambizioni che ora come mai sembrano legittimate dal campo. Di questo, alla fine, bisogna rendere merito a Gareth Southgate.

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